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Autore: Lifaen    25/02/2014    1 recensioni
Salve a tutti! Come si può evincere dal titolo, la trama ruota attorno ad un gruppo di avventurieri che affrontano i demoni che infestano il loro mondo, nel tentativo di liberarlo. Spero vi divertiate a leggere questa storia come io mi diverto a scriverla! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vino della tavola di lord Fyrian non era niente male, doveva riconoscerlo.
Nom era seduto alla lussuosa cena che il nobile aveva preparato per lui e Falias, per festeggiare la sua investitura a paladino. Erano seduti da ormai quasi un’ora, a parlare con aristocratici e a scherzare tra loro. Sulle prime il guerriero si era sentito un po’ intimidito dall’imponente volta dorata con affreschi di angeli che incombevano su di lui, ma a poco a poco era riuscito a sciogliersi grazie all’ottimo vino che gli veniva generosamente offerto ogni volta che il suo bicchiere si ritrovava vuoto, e i volti senza lineamenti degli angeli non lo avevano più turbato tanto.
Era il suo sesto o settimo bicchiere di vino, quando, d’improvviso, il chiacchiericcio dei nobili e il tintinnare di posate e bicchieri venne tacitato dal bussare frenetico al portone della sala.
Nom lanciò uno sguardo incuriosito a Falias, che però stava già fissando lord Fyrian; il quale, schiaritosi la gola, in evidente imbarazzo si alzò dal tavolo per mandare un servitore ad aprire la porta e prepararsi ad accogliere chiunque stesse interrompendo il banchetto.
Dev’essere qualcosa d’importante pensò il guerriero. Lord Fyrian era noto per essere un amante della buona tavola a dispetto del suo fisico, che indicava un combattente, e sapeva che avesse fatto giustiziare chiunque avesse osato interrompere un suo banchetto, in passato. Ma questi pensieri si polverizzarono nella mente del guerriero quando vide chi aveva interrotto la cena.
Era un ragazzo giovane, in armatura, con l’elmo ancora in testa. Al suo fianco c’era una spada, intrisa di sangue, che sembrava cambiare colore ad ogni incerto passo che il soldato faceva. Ma non era l’armamentario ad attirare l’attenzione di Nom.
Il giovane aveva conficcata, nel fianco opposto a quello a cui portava la spada, una picca di uno stendardo. Sangue gocciolava dalla ferita, macchiando il costoso tappeto di seta di lord Fyrian, il quale tuttavia sembrava troppo atterrito dalla visione per farci caso. Sollevando un po’ di più lo sguardo, il guerriero comprese anche il perché. Sotto l’elmo, metà del volto del giovane era stato completamente devastato. La pelle sembrava essere stata strappata a morsi, i muscoli esposti all’aria continuavano a muoversi frenetici, biascicando parole senza senso in tono terrorizzato, e l’occhio, privato della sua palpebra, era una visione veramente orrenda nella sua nudità, così come la mascella, coperta solo blandamente da alcuni lembi di cute. La scena era resa ancora peggiore da un altro particolare. L’altra metà del volto era completamente carbonizzata, ad un punto tale che Nom si chiese come un uomo ridotto in quello stato fosse riuscito a sopravvivere il tempo necessario anche solo a giungere in quella sala.
Il soldato avanzò fino al centro della sala, vicinissimo alla tavola. Nom e Falias si alzarono in contemporanea, ed il guerriero vide il suo stesso orrore e il suo stesso odio nascere negli occhi del paladino; entrambi sapevano perfettamente che c’era un solo genere di creature adatte a compiere tale scempio di un essere vivente.
Demoni.
Il soldato, gli occhi fissi su lord Fyrian, mosse qualche volta quelle che una volta erano state le labbra, come cercando di dire qualcosa. Alla fine riuscì ad articolare qualcosa, e la sua voce era lo straziante lamento dei morti.
“Demoni… Fuoco, tanto fuoco… Al castello…”
Poi, cenere che cadeva da quello che un tempo era stata la sua pelle, e sangue che sgorgava ad ogni movimento dei muscoli, collassò per terra, un lago di sangue che si allargava sotto di esso, l’ennesimo giocattolo rotto per soddisfare i sadici desideri di divertimento di quelle orride creature.
Si scatenò il panico attorno a lui e a Falias. I nobili fuggirono, terrorizzati, ma a Nom non importava nulla. Si sentiva come all’interno dell’occhio del ciclone, in una specie di piatto inebetimento che rendeva solo più acuta la rabbia che sentiva di stare provando. Senza nemmeno sapere cosa stesse facendo, o se Falias lo stesse seguendo, il guerriero avanzò, uscendo dalla sala per arrivare al corridoio, la spada sguainata, pronto a fare a pezzi qualunque cosa gli fosse capitato di incrociare per strada.
D’improvviso, percepì un lieve movimento dietro di sé. Reagendo d’istinto, si voltò sferrando un fendente, con una violenza tale da essere sicuro di mutilare un eventuale aggressore. Ma tutto quello che sentì fu solo lo stridore della lama nello scontrarsi con qualcosa di incredibilmente duro.
Superato lo stupore, ciò che vide fu un piccolo mantello nero da cui sbucava un braccio, mosso a parare il suo fendente diretto alla testa, che assumeva una colorazione grigiastra e simile a quella dell’acciaio attorno al punto nel quale la sua lama lo avrebbe dovuto tagliare. Dal mantello sbucava anche una testa, dai capelli azzurri e dagli occhi di brace, che riconobbe per Lys, la misteriosa servitrice, insieme a sua sorella Syl, della loro padrona.
Nom rinfoderò la spada, mentre il braccio della ragazza ritornava della consueta colorazione rosea. Che razza di abilità era quella, che le aveva permesso di bloccare il suo fendente? Il guerriero sentiva il suo braccio intorpidito, come se avesse a viva forza colpito una lastra di granito spessa almeno una decina di centimetri.
“Farei più attenzione con quella. Non è un giocattolo, ma tu dovresti saperlo assai bene, no?” disse, gelida, la giovane.
“Non mi aspettavo di trovarti qui. Che sei venuta a fare?” chiese Nom, pur potendo presagire la sua risposta. Rimase sorpreso nel notare come l’altra fosse parecchi centimetri più bassa di lui e tuttavia riuscisse a risultare tanto intimidatoria.
“Gli ordini della mia signora sono assoluti, e non possono essere né discussi né disattesi. Solo eseguiti” replicò la ragazza, facendo al guerriero cenno di seguirla, mentre lo precedeva lungo il corridoio.
Camminarono fino in fondo a questo, e quando Lys aprì la porta, Nom si ritrovò su una balconata semicircolare da cui poté vedere tutta la situazione sottostante.
Avrebbe preferito non vederla.
Al di fuori delle mura, un’enorme marea di corpi si estendeva. Demoni lottavano contro gli umani, massacrando indistintamente qualunque cosa capitasse loro a tiro, in un impeto di ferocia che Nom non avrebbe mai ritenuto possibile se non avesse saputo della congenita follia di quei mostri. Nonostante gli umani si battessero con valore, era ovvio che i demoni stessero avendo la meglio; la situazione avrebbe potuto presto diventare tragica.
“Che cosa possiamo fare?” domandò il guerriero a nessuno in particolare.
Sentì la ragazza ridere, e si voltò per vedere il suo sguardo scivolare indifferente sulla devastazione sottostante.
“Che razza di domande. Combattere, ovviamente. Ti aiuterò anch’io, non preoccuparti. Questi sono gli ordini della mia signora, e io li eseguirò fino in fondo. Una volta finito qui, tornerò a palazzo per far rapporto, tuttavia. I demoni questa volta sono davvero tanti, e a lei questo genere di notizie interessa sempre molto. Però” disse, rivolgendogli un sorriso che al guerriero sembrò soprattutto beffardo “cosa sarà mai un esercito di demoni per ben due Uccisori di Demoni, dico bene?”.
Il guerriero si voltò, fermandosi sulla soglia del corridoio. Aveva passato troppo tempo con le mani in mano assieme a quella strana donna. Sembrava quasi si divertisse ad osservare il massacro che si perpetrava là sotto.
“Ho solo una richiesta. Quando tutto questo sarà finito, mi dirai chi o che cosa siete tu e tua sorella Syl. D’accordo, Lys?”.
Sentì la ragazza ridere di nuovo, una risata in cui riuscì a percepire distintamente una violenza sanguinaria e folle propria di chi aveva combattuto innumerevoli battaglie, divertendosi nel farlo.
“Se sarai ancora vivo.”
  
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