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Autore: effe_95    26/02/2014    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.
62. Just close your eyes.
<< Vado a studiare in Italia >>
Aleksandr, Katerina e Yulian spostarono contemporaneamente gli occhi azzurri su Iliana.
Il piatto della ragazza era ancora pieno di cibo, mentre quello degli altri semivuoto, nessuno voleva credere di aver sentito davvero quelle parole.
<< Come? >> Aleksandr guardò la figlia con le sopracciglia contratte, la forchetta a mezz’aria e le narici dilatate.
<< L’università vado a farla in Italia >> Iliana era tranquilla nel pronunciare quelle parole, mentre Yulian la guardava come se fosse letteralmente impazzita, come una persona che stava delirando.
<< Davvero? E con quali soldi, scusa? >>
<< Sta zitto Yulian! >>
Katerina fulminò il figlio più grande con un’occhiataccia, Yulian gettò malamente la forchetta nel piatto e incrociò le braccia al petto, non poteva credere che tutto quello stesse succedendo veramente.
La sola idea che i genitori potessero prendere in considerazione quell’eventualità che gli era stata negata, lo faceva impazzire.
<< Iliana, capisco che tu sia sconvolta per la morte del tuo amico, infondo è passato solo un mese, ma … >>
<< No mamma! Non prendermi per una stupida che ha la vista appannata dal dolore! Io so bene cosa sto dicendo, e cosa ho promesso a Jurij >>
Katerina rimase con la bocca spalancata, Iliana non era mai stata così seria, non le aveva mai risposto in quel modo così brusco, perfino Il’ja non fiatava, seduto nel suo seggiolone.
<< Iliana, smettila con queste stupidaggini! >>
Aleksandr alzò il tono della voce rivolgendosi alla secondogenita con uno sguardo abbastanza eloquente, Iliana non si scompose minimamente.
<< Non sono stupidaggini. Papà, non sto scherzando. Ho fatto delle ricerche, ed è possibile studiare in Italia come studente straniero. Dividerò l’appartamento con qualcuno e mi troverò un lavoro part-time, non peserò sulle tue spalle! E poi ci sono Francesco e Claudia, mi aiuteranno loro >> Yulian mollò sul tavolo un pugno talmente forte che Il’ja cominciò a lamentarsi, muovendo le braccia nella direzione della madre che invece non osava muoversi.
<< Finiamola con queste cretinate! >> Ringhiò verso la sorella più piccola, sfidandola con lo sguardo carico di fuoco, no, quel giorno nemmeno Yulian avrebbe fermato la sua determinazione.  Nella stanza regnò il silenzio più assoluto, Yulian non poteva tollerare che le venisse concessa una cosa del genere, non poteva credere che poi la soluzione sarebbe stata così facile.
<< E cosa vorresti studiare in Italia? >>
La domanda di Aleksandr lasciò tutti a bocca aperta, l’uomo aveva le mani incrociate davanti al piatto e un espressione accigliata.
<< Psicologia >> Replicò Iliana seria, guardando entrambi i genitori con aria grave e non avrebbe accettato un no come risposta, non l’avrebbe fatto mai più.
Aleksandr e Katerina si scambiarono un’occhiata sotto lo sguardo scioccato di Yulian, che ancora non riusciva a credere alle sue orecchie, non poteva succedere davvero.
Non le avrebbero dato il permesso.
<< Ci penseremo su e faremo le cose per bene >>
Iliana sorrise vittoriosa, ma Yulian non avrebbe riso affatto quella sera.
Scattò in piedi e fece cadere la sedia per terra, Il’ja cominciò a piangere e Katerina lo prese in braccio, mentre guardava il figlio più grande con aria arrabbiata.
<< Yulian è cattivo >> Mormorò il piccolo nascondendo la faccia nella spalla materna in segno di protezione, ma quelle parole non giunsero nemmeno, alle orecchie del fratello più grande.
<< Non assisterò ancora a questa pagliacciata! Non posso credere che abbiate anche solo preso in considerazione l’idea, non dopo che … >>
Aleksandr si alzò in piedi a sua volta e Yulian tacque, spaventato, ma l’uomo non fece nulla, si limitò a guardare il figlio negli occhi, con le mani poggiate sul tavolo, tese.
<< Yulian, smettila. Ricordati che sei tu, che non me l’hai mai chiesto >>
Nella stanza calò ancora il silenzio, Yulian rimase in piedi, immobile nella posizione che aveva assunto poco prima, ghiacciato da quelle parole.
La colpa era sua, dunque? Era stato lui? Avrebbe potuto chiederlo,? Yulian aveva sempre creduto di no, e adesso il sangue gli si era gelato nelle vene e sentiva la testa girare all’impazzata.
<< E ti dirò anche un’altra cosa >> Yulian abbassò la testa, ma non smise di tenere gli occhi fermi e fissi in quelli del padre << Non me l’hai mai chiesto perché in realtà sei tu, che non lo volevi. Tu non volevi affatto chiedermelo, perché credevi che si sarebbe distrutta di nuovo la tua famiglia, perché credevi che ci avresti persi per sempre, vero Yulian? >>
Il ragazzo sobbalzò quando sentì pronunciare il suo nome, tremò come se un brivido freddo gli avesse attraversato la schiena, Katerina si mosse impercettibilmente sulla sedia, voleva farli smettere, ma era consapevole che la verità era meglio ascoltarla che evitarla.
<< Quel giorno, un anno fa, quando ti ho chiesto di tornare in Italia con me per quella settimana … ricordi? >>
 
<< Papà, adesso non ha più senso, sei d’accordo? >>
<< Comunque ho pensato di dovertelo dire, anche solo per correttezza. Mi manderanno una settimana in Italia per delle conferenze importanti, tu, vuoi venire con me? Ti pagherò l’albergo e avrai una settimana tutta per te, per vedere chi vuoi tu, tutto, ti darò tutto quello che vuoi, pur di non vederti più in questo stato! >>
 
Si, Yulian la ricordava bene tutta la fatica che aveva fatto per prendere quella decisione, tutto il dolore che ne era comportato, ma alla fine, ne era valsa anche la pena.
<< Quella volta, prima di tornare a casa, ho aspettato che tu me lo chiedessi. Ho aspettato che tu ti facessi avanti e mi dicessi “ Voglio restare qui! Sono più felice qui, fammi restare!“ Ma tu non l’hai fatto Yulian, non l’hai fatto. Perché non hai capito, che io come riscatto per i miei errori, ti avrei lasciato andare! Anche se controvoglia, ti avrei lasciato andare >>
Yulian crollò letteralmente a terra, nascose la faccia tra le mani e le ginocchia, era talmente schiacciato sul pavimento che gli si vedeva la spina dorsale attraverso la maglietta, era scosso dai singhiozzi silenziosi e squassato dalle lacrime che non scendevano lungo il suo viso, nascoste nel profondo.
Katerina guardava quel figlio con gli occhi lucidi, tenendo Il’ja tra le braccia, Iliana aveva abbassato gli occhi sul suo piatto, mentre Aleksandr non smetteva di fissarlo, aspettando che si calmasse, che finisse quell’attacco di panico.
Era da tanto tempo che Yulian non ne aveva uno.
Quello che aveva detto Aleksandr alla fine era vero, era tutto vero.
Yulian era tornato a casa perché non voleva che quella famiglia si distruggesse di nuovo, perché non voleva perdere quell’affetto ritrovato da poco tempo, perché andare avrebbe significato distruggere tutto.
Perché non vedeva nessun’altra strada.
Yulian era un codardo, perché aveva sacrificato Claudia ancora prima che se ne rendesse conto.
<< Va tutto bene Yulian, va tutto bene >>
La voce di Katerina lo riportò al presente, così si accorse di essere seduto sul divano, di respirare ancora a fatica e che la sensazione di morire stava piano piano svanendo.
<< Mamma? >>
<< Sono io Yul, sono la mamma >> La donna accarezzò affettuosamente la faccia del figlio più grande, che aveva ormai ventuno anni, ma sembrava più piccolo che mai quel giorno.
<< Ho sbagliato tutto mamma? Ho sbagliato davvero? >>
Yulian si portò nuovamente le mani sulla faccia, ma Katerina gliele tolse, perché voleva che lui guardasse davanti a se, guardasse quello che aveva costruito nonostante tutto.
<< Yulian, smettila! Non è questo quello che voleva dirti tuo padre, non fare il bambino! Non ha più importanza quale sarebbe stata la scelta giusta, se si poteva fare diversamente, se c’era un’altra strada a disposizione, questo è quello che tu hai costruito con le tue scelte.
Bene o male la vita ti ha portato qui, dalle persone che hai conosciuto. >>
Yulian lanciò distrattamente uno sguardo verso il suo cellulare, ricordando la telefonata che aveva fatto a Nicola, ricordando la voce di Claudia, le promesse che aveva fatto.
 
<< Devi essere felice, Claudia. Devi essere felice finché non torno. >>
<< Anche tu, promettimelo! Devi promettermelo >>
<< Te lo prometto >>
<< Non mentirmi, perché da qui non posso vederti >>
 
<< Non puoi vedermi eh? >> Mormorò Yulian sorridendo.
<< Yulian, adesso perché ridi? >> Domandò Katerina esasperata, stringendo forte le mani del figlio tra le sue, cercando di dare un senso a quella conversazione, a quella situazione.
<< Mamma, io volevo tornare in Italia, volevo davvero, ma prima non potevo farlo senza di voi >>
Ammetterlo ad alta voce fu più facile del previsto, averlo capito, fu una vera e propria liberazione. << Mi pento enormemente di non averci pensato, mi pento di tutto, ma adesso ho altre promesse da mantenere, e voglio farlo a tutti i costi. Se poi non dovessi riuscirci, allora non smetterò di pentirmi mai più per tutta la vita, ma andrò avanti ugualmente. >>
Katerina sospirò, avevano fatto un passo avanti, un altro passo avanti.
Sarebbe andato tutto bene.
Yulian avrebbe resistito ancora un po’, e non sarebbe più caduto.
Yulian avrebbe accettato qualunque cosa, anche di aver sbagliato.
 
Iliana guardava con gli occhi attenti la foto di Danil su quella lapide bianca baciata dal sole, era così piccolo in quella foto, aveva si e no tre anni, i capelli biondi come il grano e gli occhi azzurri più del cielo. Chissà cosa avrebbe fatto quel bambino, chissà se in quel presente dove c’era lei, all’età di ventisei anni, avrebbe avuto una famiglia, avrebbe avuto qualcuno da amare, avrebbe avuto una vita felice.
Iliana accarezzò quel fratello, lo baciò e poi cambiò i fiori vecchi di qualche settimana pulendo la tomba con le mani pallide.
Il suo sguardo poi andò un po’ più lontana, verso un altro avello, verso il luogo dove si trovava Jurij. La foto era grande, era grande per far si che si vedessero entrambe le facce, per far si che si vedesse quanto fossero felici nonostante tutto.
<< Ehi, Jurij >> Si mise seduta sulla lapide fredda e l’odore di quei fiori ancora freschi le arrivò alle narici.
<< Domani parto, sai? Sono sicura che in Italia fa caldo, Settembre è appena cominciato, ma li il sole dovrebbe esserci ancora. Scusa se non potrò più venire a trovarti per un po’, ma sto mantenendo la mia promessa, voglio farti conoscere Francesco >>
Altre persone affollavano quel luogo, ma il silenzio era così reale che faceva paura, a volte faceva terribilmente paura, Iliana rabbrividì.
<< Andrò a stare in uno studentato, non troppo lontano dalla sua casa. Ho detto a mio padre che avrei lavorato, ma lui non vuole, dice che mi pagherà tutto lui, dice che vuole che io studi e basta. E che sia felice >>
Iliana prese distrattamente la rosa che aveva conservato nella borsa per tutto il viaggio, era già rovinata sulla sommità dei petali, come se non potesse tollerare il caldo, la depositò in quel vaso già ricco di fiori e guardò la foto.
Poteva sentire la risata di Jurij nelle orecchie, poteva sentire la sua presenza lì, accanto a lei, magari che le teneva una mano, con quel suo cappello buffo sulla testa. Poteva sentire chiaramente quelle parole :” Ma tu sei felice?”
Iliana sorrise e accarezzò la foto.
<< Adesso si, e d’ora in poi potrà solo andare meglio. Non mi arrenderò mai più, comunque vada la mia vita >>
 
Francesco camminava distrattamente, con le mani nella giacca leggera, i capelli un po’ più lunghi davanti agli occhi grigi, la cartella vuota a tracolla e un’aria spensierata.
Agneszka era partita alla fine di Agosto, e lui aveva finito il liceo con un bel settantaquattro, non poteva dirsi pienamente soddisfatto, ma sicuramente era quello che si era meritato.
L’università che aveva scelto gli piaceva, era andato a fare un sopralluogo e adesso tornava a casa da Claudia, perché doveva mangiare da lei.
L’amica aveva finito il liceo con novanta come punteggio finale, era stata fortissima alle prove scritte e aveva dato il massimo che poteva dare.
Francesco sorrideva percorrendo la strada, con il sole ancora caldo che gli accarezzava le braccia e la faccia, la gente lo guardava come se fosse matto, come se in realtà non ci fosse nulla da ridere, ma lui era stanco di piangere e soffrire.
Voleva essere felice con poco, e non sbagliare mai più.
Sollevò distrattamente la faccia in prossimità della sua vecchia scuola, dove aveva passato la maggior parte della sua vita, e vide qualcuno fermo accanto al cancello.
Il suo passo si fece più cadenzato e rallentò quasi automaticamente, fino a fermarsi del tutto.
I capelli biondi della ragazza erano raccolti in una lunga treccia che partiva dalla parte più alta della testa senza lasciare un solo capello fuori posto, gli occhi azzurri come il mare erano contornati da una matita blu e scrutavano la strada.
Indossava un vestito bianco con dei fiorellini rosa sopra, bloccato alla vita da una fascia stretta, e sulle spalle un golfino leggerissimo, la borsa ce l’aveva sulle spalle come una cartella e reggeva con entrambi le mani le due fasce, proprio come una bambina che aspettava che cominciasse la scuola.
Lei spostò lo sguardo distrattamente e incrociò quello di Francesco, che non smetteva di fissarla, un po’ come se avesse visto una dea.
E fu un po’ come se si vedessero per la prima volta.
Come se l’uno si innamorasse nuovamente dell’altro.
Le guance di Iliana assunsero una tonalità più alta imporporandosi di rosso, le mani di Francesco cominciarono a sudare e a tremare dentro quelle tasche.
Sembrò di ritornare indietro nel tempo, al primo sguardo, alle prime parole.
<< Avevo nostalgia di questo posto! >> Cominciò Iliana, indicando il cancello della scuola, lo disse con una tale espressività che Francesco trasalì nel sentire quella voce così squillante, aveva dimenticato quel particolare << Lo so che non ti avrei trovato più qui, ma il primo impulso è stato questo. Sono tornata tre giorni fa, ma sono venuta ora perché avevo tante cose da sistemare e … >>
<< Sei tornata per sempre? >>
La voce di Francesco la fece sobbalzare, così virile e calda, era cambiata in quei due anni di lontananza, lui era più alto, i capelli un po’ mossi alle punte gli ricadevano in ciocche disordinate sulla faccia e sulla fronte, gli occhi avevano assunto un taglio più spigoloso, aveva messo su carne e gli si vedeva anche la barba che stava per ricrescere.
La guardava serio, con ancora le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre Iliana non voleva altro che abbracciarlo, mentre le sue mani fremevano per toccare quella pelle così pallida.
<< Sempre? Cosa significa “per sempre”? >>
Chiese lei guardandolo negli occhi, Francesco resse quello sguardo come aveva fatto tante volte in passato, con la stessa consapevolezza di un inizio.
<< Significa accettare l’altro per tutta la vita, significa amarlo e rispettarlo, significa aspettarlo, significa non andare più via. Significa soffrire con lui, significa piangere insieme, tenersi la mano per sempre, accettare tutti i difetti dell’altro. >>
Francesco smise di parlare che aveva il fiatone, con ancora dieci metri a separarli, Iliana fece un altro passo e quei metri diventarono nove.
<< Ah, allora si, sono tornata per sempre >>
Francesco avanzò e i metri diventarono otto, e poi sette.
<< Ma lo sai cosa significa? >>
Sei metri.
<< Si che lo so! Lo sapevo anche prima io, eri tu a non saperlo! >>
Cinque metri e poi quattro.
<< Beh, adesso lo so con chiarezza! Ma tu, ne sei proprio sicura? >>
Tre metri.
<< Sicura? Non ho bisogno di essere sicura, io lo so perché l’ho visto già, l’ho vissuto già>>
Due metri.
<< Come prima? Puoi prometterlo? >>
Un metro.
<< Più di prima Francesco, molto più di prima. >>
Francesco allargò le braccia e la strinse forte, ricordando finalmente il suo odore, ricordando finalmente tutto quello che avevano fatto, concretamente, veramente.
La sollevò da terra e la fece girare, nascondendo la faccia nell’incavo del suo collo, li dove la pelle era più calda, la baciò li, e poi sulle labbra.
<< Just close your eyes the sun in going down, you’ll be all right, no one can hurt you now, come morning light, you and I’ll be safe and sound >>
 
Chiudi solo i tuoi occhi il sole sta andando via, tu starai bene, nessuno può ferirti adesso, vieni luce del giorno, tu ed io saremo sani e salvi …


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Effe_95

Buonasera a tutti.
Dato che sono stanchissima, ho deciso di fare un regalo a tutti, anche a me stessa, e postare questo capitolo adesso.
Ci tengo a dirvi che da ora in poi il tempo vi sembrerà scorrere in una maniera vertiginosa, ma con l'inizio della terza parte tornerà regolare, solo con alcuni cambiamenti nelle età dei nostri protagonisti.
Iliana e Francesco hanno terminato il loro percorso, e da adesso sarà solo in salita.
La pace arriverà per tutti? ;)
La frase finale del capitolo è tratta, ancora una volta, dalla canzone " Safe and sound" di Taylor Swift con i Civil War.
Un saluto a tutto e grazie in anticipo.



 
 
  
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