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Autore: Notteinfinita    27/02/2014    3 recensioni
La guerra è finita, Harry ha vinto. Hermione torna ad Hogwarts per finire gli studi ma la pace non fa ancora parte della sua vita...
*****
Erano passati due mesi dall'inizio della scuola, eppure non riusciva ad abituarsi ad essere ad Hogwarts senza Harry e Ron. Certo, loro erano molto più felici al corso per Auror ma lei non poteva fare a meno di sentirne la mancanza.
Con un sospiro Hermione riprese a camminare lungo il corridoio, in direzione della Presidenza.
La scuola era stata ricostruita eppure, ai suoi occhi, appariva ancora come l'aveva vista la terribile notte della battaglia finale. Ad ogni passo nella sua mente alle immagini reali si sovrapponevano quelle di quella notte:le mura smembrate, i vetri in frantumi, i corpi degli amici e dei nemici a terra privi di vita.
Portando le mani alla testa e chiusi gli occhi, scosse violentemente il capo per cacciare via quelle immagini così deleterie per il suo equilibrio.
Sapeva che non doveva indulgere in quei pensieri, che la indebolivano, ma a volte non riusciva ad evitarlo.
Intanto, dalla direzione opposta, sopraggiunse uno studente. Appena la vide, un ghigno divertito si aprì sul suo volto.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Poppy Chips | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 5: In cerca di una soluzione.

Chiuso nella sua stanza nel dormitorio di Serpeverde, Draco alzò un attimo lo sguardo dall'Inventario per dare un'occhiata alla pendola posta sul camino. Si era chiuso in camera subito dopo la partita per studiare il volume ed aveva praticamente perso la cognizione del tempo.

Vedendo che era ora di cena, chiuse il libro e, dopo averlo miniaturizzato, lo nascose all'interno del materasso; non pensava che qualcuno avrebbe frugato in camera sua ma la prudenza non era mai troppa.

Con passo elegante si incamminò verso la Sala Grande, senza tradire il minimo nervosismo.

Come ogni sera, da quando era tornato a Hogwarts per completare gli studi, mangiò senza rivolgere la parola a nessuno. Gli studenti della sua Casa si dividevano in due categorie: quelli per cui era un ex-Mangiamorte e che perciò lo evitavano e quelli che lo ammiravano proprio in quanto ex-Mangiamorte e in questo caso era lui ad evitarli.

Finito di mangiare, si avviò verso l'uscita gettando, però, prima un'occhiata al tavolo dei Grifondoro. Hermione era ancora lì. Per gli altri probabilmente era tranquillamente intenta a chiacchierare con i compagni di Casa ma per lui, che era abituato a leggere i volti delle persone, era lampante il nervosismo di cui era preda e il suo desiderio di lasciare la Sala al più presto.

Il Serpeverde volse le spalle ai tavoli e fece ritorno alla sua camera. Giunto lì si sdraiò sul letto in attesa del momento in cui si sarebbe recato in Presidenza.

Agli studenti del settimo anno era concesso di rimanere fuori dal dormitorio dopo l'orario di rientro imposto agli altri per concedergli delle ore di studio in più in biblioteca, quindi nessuno si sarebbe stupito vedendolo uscire.

Trascorsa circa un'ora, si disse che era il momento di andare. Recuperato l'Inventario, lo nascose in una tasca del mantello quindi prese alcuni libri, perché tutti pensassero che stesse andando in biblioteca, ed uscì dal dormitorio.

Stando ben attento a che nessuno lo vedesse, deviò verso l'ufficio della Preside.

Giunto davanti alla porta bussò ma nessuno rispose.

Dopo aver provato un'altra volta, col medesimo risultato, si decise ad entrare.

L'ufficio era debolmente illuminato da un fuoco morente che ardeva nel camino e sembrava deserto.

Stupito, Draco si avvicinò alla scrivania e vide un biglietto recante la dicitura “Per la signorina Granger e il signor Malfoy”. Nonostante la ragazza non fosse ancora arrivata, decise di aprilo.


Cari ragazzi,

sono stata chiamata urgentemente al Ministero per un caso di trasfigurazione

umana mal riuscita.

Nonostante il mio disappunto non mi sono potuta astenere dal presentarmi.

Usufruite pure del mio ufficio per i vostri studi.

Ho incaricato uno degli elfi della scuola di rifornirvi di bevante e di

quant'altro potrebbe esservi utile per rendere più confortevoli le vostre ricerche.

Vi auguro buon lavoro.

Minerva McGranitt.


Aveva appena finito di leggere quando la libreria si aprì permettendo ad Hermione di entrare.

«Buonasera, Malfoy. La professoressa McGranitt?» chiese, vedendo l'ufficio vuoto.

Il ragazzo si limitò a salutarla con un cenno del capo e a porgerle il biglietto che aveva trovato.

Dopo averlo letto, Hermione si sentì stranamente agitata: avrebbe trascorso la serata sola con Malfoy e la cosa la innervosiva.

«Hai scoperto qualcosa sugli incantesimi che proteggono l'Inventario?» chiese, mentre con la bacchetta accendeva quante più candele possibile per scacciare quella atmosfera intima.

«Come sospettavo, era ben protetto. Penso di averli eliminati quasi tutti ma avrei voluto che la professoressa lo controllasse prima di iniziare a studiarlo.» spiegò Draco. «Temo potrebbe non essere ancora sicuro per una come te.» continuò il ragazzo, sedendosi alla scrivania con fare imbarazzato.

«Per una come me?» chiese Hermione, perplessa.

«Per una...con origini Babbane.» precisò lui, distogliendo lo sguardo.

«Capisco.» affermò Hermione, sedendogli di fianco e cercando di mantenere un tono di voce neutro ma gioendo segretamente perché aveva avuto l'accortezza di non chiamarla Mezzosangue. «Hai già pensato a come ovviare a questo inconveniente?»

«Penso che se non lo tocchi non correrai alcun rischio. Lo sfoglierò io.»

«Allora mettiamoci a lavoro.» lo incoraggiò Hermione.

Senza attendere altro, Draco aprì il libro e iniziò a sfogliarlo alla ricerca di una pagina che parlasse del pugnale. Nei minuti che seguirono i due continuarono a cercare nel libro, in silenzio, i volti vicini, troppo concentrati per accorgersi della stranezza della situazione.

Era trascorsa circa mezz'ora quando, con un “pop” una piccola elfa apparve facendoli sussultare entrambi.

«La professoressa McGranitt mi ha chiesto di occuparmi di voi.» spiegò. «Sono Tippy, se vi serve altro chiamatemi e arriverò.»

Quindi, dopo aver lasciato sulla scrivania un vassoio con succo di zucca e tramezzini, fece un inchino e sparì.

«Vuoi fare una pausa?» chiese Hermione.

«Solo un po' di succo di zucca.» rispose Draco.

Dopo aver versato due bicchieri di succo, ne porse uno al ragazzo e si sedette a sorseggiare la bevanda.

«Ormai dovremmo esserci, non sono rimaste molte pagine.» disse lui, osservando il libro.

«Certo che se avessero messo un indice sarebbe stato più facile.» obiettò Hermione.

«Il volume è stato scritto nel corso degli anni, ognuno ha inserito le informazioni sui vari manufatti acquistati ma nessuno ha pensato a sistemare il tutto in maniera sistematica.» commentò Draco, tranquillamente. «Riprendiamo?»

«Certo!» rispose la ragazza, prendendo i due bicchieri e poggiandoli sul vassoio prima di riprendere il suo posto.

Qualche minuto e qualche pagina dopo trovarono finalmente la parte dedicata al Pugnale Oscuro.

«Il Pugnale Oscuro fu usato da Phineas Nigellus Black al fine di rinchiudervi Oscurità di Cristallo, il demone immortale ladro di anime.» lesse Draco «Bé, questa è la descrizione del pugnale: in argento finemente decorato con motivi spiraliforme.»

«Vai avanti.» lo incitò Hermione, facendoglisi più vicino per vedere meglio la pagina.

«Qualora il Pugnale venisse a contatto con del sangue impuro ciò spezzerebbe il sigillo che tiene imprigionato il demone, il quale prenderebbe possesso del primo corpo a sua disposizione.» continuò a leggere. «È possibile liberare chi viene posseduto tramite un Rito da effettuare usando lo stesso Pugnale.»

«Non vi libererete così facilmente di me!» sibilò, ad un tratto Hermione, con voce improvvisamente roca.

Draco comprese immediatamente che a parlare era il demone.

Presa Hermione per le spalle la volse verso di se.

«Cerca di calmarti, rilassati, torna in te.» le disse, con voce rassicurante e massaggiandole leggermente le braccia.

«Non vi permetterò di scacciarmi da questo corpo.» ribatté l'essere, puntandogli addosso due iridi nere come la notte. «E poi, proprio tu vorresti scacciarmi, tu che in passato le hai causato tanto dolore?»

Quelle parole furono per Draco come uno schiaffo in piena faccia. Lui l'aveva ferita diverse volte, forse rivederlo le causava dolore e disgusto, forse lui stesso poteva essere la causa scatenante delle sue crisi. Questi pensieri iniziarono a vorticagli in testa mentre le sue mani perdevano presa sulle braccia della ragazza e lui abbassava lo sguardo, avvilito.

Un ghigno perfido e soddisfatto si dipinse sul volto di Hermione mentre anche i capelli iniziavano ad assumere una tonalità corvina.

Resosi conto che così stava facendo il suo gioco, Draco rialzò la testa e afferrata Hermione per le spalle iniziò a scuoterla.

«Non te la darò vinta. Ho avuto paura per tutta la vita, adesso non mi arrenderò così facilmente!» gli urlò in faccia.

Il viso della ragazza, però, continuò ad avere quell'espressione derisoria che non le era propria.

«Non puoi lasciarlo vincere! Devi lottare!» le gridò, cominciando a temere di essere costretto ad usare l'Anatema che uccide. «Hermione, maledizione, torna in te!»

Improvvisamente, il ghigno sparì dal volto della ragazza che piegò il capo, come se fosse intenta ad una lotta interiore.

Draco, che la teneva ancora per le braccia, la sentì tremare. D'un tratto lei alzò il capo, mostrando i suoi occhi color nocciola e un lieve sorriso sulle labbra, quindi si accasciò tra le braccia del ragazzo, svenuta.

Presala in braccio, si avvicinò alla libreria.

«Luce di tenebra.» enunciò.

La libreria scivolò lateralmente permettendogli di entrare.

Avvicinatosi al letto, vi depose delicatamente la ragazza, la coprì con una coperta e le scostò una ciocca di capelli dal viso non potendo fare a meno di soffermarsi un attimo sulla delicatezza dei suoi lineamenti.

Ritratta la mano con uno scatto, si disse che non era quello il momento di lasciarsi distrarre. Con un agile gesto della bacchetta invocò il proprio Patronus e lo inviò all'indirizzo dell'Infermeria.

Mentre lo splendido pavone miniaturizzato spariva fuori dalla finestra, Draco rischiò di lasciar cadere la bacchetta: si era reso conto che per invocarlo aveva pensato al pomeriggio precedente, quando aveva soccorso Hermione e l'aveva tenuta tra le sue braccia.

Scombussolato da questa scoperta, tornò nell'ufficio della Preside e si versò un bicchiere di succo di zucca, anche se avrebbe voluto trasformarlo in della Burrobirra.

Passati pochi minuti, un lieve bussare alla porta annunciò l'arrivo di madama Chips. Velocemente, Draco poggiò il bicchiere sul vassoio e andò ad aprirle la porta.

«Ha avuto un'altra crisi, gli occhi erano diventati neri e anche i capelli avevano iniziato a cambiare colore.»

«Hai dovuto usare l'Anatema?» s'informò, mentre dava la parola d'ordine alla libreria affinché si schiudesse il passaggio.

«Non è stato necessario ma, appena ripreso il controllo, è svenuta e non si è ancora ripresa.» spiegò, accompagnando l'infermiera nell'altra stanza.

Dopo un veloce controllo con la bacchetta, la donna sorrise, rasserenata.

«Sta bene, si è solo stancata troppo.» lo rassicurò. «Appena si sarà svegliata dovrà prendere la Pozione Ricostituente. Purtroppo, però, io devo tornare in Infermeria; un gruppo di ragazzini del primo anno è entrato di nascosto nella serra numero due e adesso sono pieni di pustole a causa di un incontro ravvicinato con dei Bobotuberi.»

«Non si preoccupi, rimango io fino a che non si sveglia.» rispose Draco.

«Se ci sono problemi non esitare a chiamarmi.» disse la donna chiudendo la sua valigetta e avviandosi verso la porta.

Rimasto solo, Draco recuperò l'Inventario dal tavolo e si sistemò in una poltrona vicina al letto di Hermione, lasciando che la libreria si chiudesse, isolandoli dall'ufficio e celandoli agli occhi di chi, eventualmente, sarebbe potuto venire in Presidenza.

Nonostante si sforzasse di concentrarsi sul libro, il suo sguardo andava sempre alla ragazza addormentata.

Da quando era tornato a scuola il loro rapporto non era più quello di prima, lei non era più la stessa, e adesso lui sapeva perché ma anche lui non era più il ragazzino spocchioso che otto anni prima era stato Smistato a Serpeverde. La guerra lo aveva cambiato. È vero, continuava a stuzzicare Hermione con le sue battute ma ormai erano prive di cattiveria, erano solo un modo per ricordare il tempo in cui era ancora bambino ed il suo più grande problema erano i compiti o le partite di Quidditch.

Gli ultimi giorni, poi, erano stati incredibili. Suo malgrado si era ritrovato a starle vicino e, per assurdo, la sua vicinanza aveva iniziato a farlo sentire meglio, vivo, come non si sentiva da troppo tempo.

Si sentì stupido nel pensare tutto quello, nel pensare di stare bene vicino ad una persona che lui, fino a qualche tempo fa, aveva creduto di odiare.

Per distrarsi da quegli strani pensieri, tornò a leggere l'Inventario. Forse avrebbe potuto esserle utile, anche se probabilmente la sua liberazione sarebbe coincisa con la fine della loro frequentazione.

Trascorse un'ora, un'ora che il ragazzo passò tentando di comprendere le fasi del Rito che avrebbe imprigionato il demone, quando un gemito lo distrasse dalla sua lettura.

Hermione aveva aperto gli occhi e si guardava intorno con aria spaesata.

«Ben svegliata!» l'apostrofò Draco, avvicinandosi a lei.

«Cosa mi è successo?»

«Hai avuto una crisi, Lui non era molto felice di sapere che stiamo cercando il Rito per liberarcene.» le spiegò. «Dopo aver ripreso il controllo del tuo corpo sei svenuta.»

«Ora ricordo, tu mi hai chiamato per nome!» esclamò la ragazza.

«Non ci ho fatto caso.» rispose lui, sulla difensiva.

«Non capisci. Sentirti pronunciare il mio nome mi ha riportato alla realtà, sei stato tu a riportarmi indietro dall'oscurità dell'oblio.» confessò lei, ancora non totalmente in se.

«Sarà meglio che tu prenda la Pozione Ricostituente che ti ha lasciato l'infermiera.» consigliò Draco, lievemente a disagio, chiedendosi nel contempo che cosa avrebbe provato lui nel sentirle pronunciare il suo nome.

Hermione prese l'ampolla che Draco le porgeva e la vuotò con una smorfia leggermente disgustata.

Un rumore, proveniente dalla stanza a fianco li informò del ritorno della Preside.

«Sarà meglio che vada.» annunciò Draco.

«Grazie di tutto, Draco.» sussurrò lei, mentre il ragazzo stava per uscire dalla stanza.

Quelle due sillabe sulle sue labbra risuonarono come una carezza, ebbero il potere di fargli battere più forte il cuore. Solo il fatto di ritrovarsi di fronte la McGranitt gli permise di mantenere il suo consueto aplomb.

«Che succede?» chiese la donna, vedendo Draco uscire dalla stanza nascosta.

«Durante lo studio dell'Inventario Herm...la Granger ha avuto un'altra crisi.» spiegò «Ho già chiamato madama Chips, le ha dato una Pozione Ricostituente.»

Minerva sospirò, sollevata.

«Temevo che sarebbe successo. È sicuro che stia bene?»

«Si, non si preoccupi.»

«Avete trovato una soluzione al problema della signorina Granger?»

«Abbiamo trovato un Rito ma, a causa della crisi, non ci è stato possibile studiarlo.»

«Ormai si è fatto tardi.» disse la donna, osservando la pendola posta sopra il camino «Vada a dormire, signor Malfoy, domani ne riparleremo.»

«Le auguro buona notte.» disse il ragazzo, salutandola con un cenno del capo ed uscendo dall'ufficio

Rimasta sola, la McGranitt entrò nella stanza nascosta ma, vedendo la ragazza profondamente addormentata, si ritirò nella sua stanza pregando in cuor suo che tutto si risolvesse per il meglio.

Giunto nella sua camera, Draco poggiò i libri sul comodino e si gettò sul letto; per fortuna quando era entrato nel dormitorio la Sala Comune era deserta, non aveva voglia di vedere nessuno.

Stanco e provato dalla serata, il ragazzo si rialzò sbuffando, si liberò dei vestiti e, indossato il pigiama, s'infilò sotto le coperte. Si chiedeva se Hermione stesse davvero bene e se quel Rito sarebbe davvero riuscito ad aiutarla.

Con un sospiro, si girò su un fianco, chiuse gli occhi e si lasciò scivolare nel sonno, in attesa del domani.

  
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