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Autore: dreamey    27/02/2014    8 recensioni
Quando la vita sembra prendersi gioco di te; quando sai perfettamente quanto sia importante quel minuto; quando ti rendi conto che ti accade proprio quello che non avresti mai creduto possibile; quando la persona che non avresti mai assolutamente pensato, diventa l'amore della tua vita.
Quando un litigio tra perfette estranee per un taxi,si trasforma in un'inaspettata storia d'amore.
E' quando accade tutto questo, che scopri che la vita ti ha regalato i momenti più preziosi della tua esistenza.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Eccomi con il terzo capitolo!
Per tutte voi che vi ritrovate a leggerlo, spero sia una piacevole lettura e che, la storia continui a piacervi :)
Il quarto capitolo, non riuscirò a pubblicarlo il prossimo giovedì; sarò fuori per motivi di lavoro e non avrò il pc con me  :(.
Vi auguro una buona lettura e, come sempre ringrazio chi mi segue e spende un pò del suo tempo a leggermi e chi vorrà lasciare un commento :)
A presto!
 
 
3 capitolo
 
Il suono assordante e ripetuto  della sveglia destò una sognante Callie che di abbandonare il mondo onirico dei sogni, proprio non voleva saperne. Sbuffando rumorosamente e ancora con gli occhi chiusi, cercava a tentoni, di spegnere disperatamente quell'odioso affare.
- Perchè proprio ora, stavo sognando così bene! - Quasi piagnucolando si impose di mettere i piedi fuori da quelle confortevoli lenzuola che l'avevano cullata tutta la notte.
Stropicciandosi gli occhi, raggiunse le altre due coinquiline che erano già in piedi in cucina.
- Caffè!-  esclamò appena le giunse alle narici quell'amabile aroma di quella bevanda scura che le era indispensabile tutte le mattine.
- Fammi indovinare- esclamò ridendo Addison, guardando l'aria ancora sconvolta dell'amica - i bicchieri di tequila che hai mandato giù ieri sera, non li hai ancora smaltiti eh?-
- Ma quanto avrò bevuto?- rispose con una retorica domanda all'amica che divertita le porgeva la tazza fumante. Sedendosi ancora un pò traballante allo sgabello, continuò - Piuttosto, imponetemi la prossima volta di non bere così tanto. Cavolo, non sono più abituata all'alcol-
-Già, almeno la prossima volta eviterai di strusciarti con quel marpione di Mark!- le rispose di rimando Cristina già pronta per andare via. -A proposito-  aggiunse, prima di richiudersi la porta di ingresso alle spalle - Il reggiseno sul divano, è il tuo-
Sgranando gli occhi a quell'affermazione, e con la paura dipinta sul volto, non esitò a farsi illuminare da  Addison.
- Ti prego, ti prego, dimmi che non è successo quello che immagino. Dimmi che non sono andata a letto con nessuno-
Prendendo le chiavi dal portaoggetti e, mettendosele nella borsa, Addison, con tono ancora divertito, rincuorò una terrorizzata Callie.
- Oh, no! Tranquilla Torres, non ti sei portata a letto nessuno. Diciamo, che avete ballato molto, molto intimamente. - si fermò e ridendo aggiunse - Però devo ammettere che il lancio del reggiseno è stato favoloso.- Dicendo questo, sparì dietro la porta.
Callie era rimasta in piedi a fissare con un'esagerata espressione interrogativa, quel divano sul quale era adagiato il suo reggiseno.
Perfetto. Disse a se stessa mentre si dirigeva in bagno per prepararsi. Devo farla assolutamente finita con la tequila.
Con quel frastuono continuo che ancora le rimbombava in testa, si diresse alla macchina parcheggiata di fronte e, che aveva noleggiato quasi appena arrivata a Seattle. Abitava a cinque minuti dall'ospedale, e spesso, quando non pioveva, ci andava a piedi, ma nella sua nuova città il tempo spesso nuvoloso, non risparmiava di certo la pioggia e poichè odiava bagnarsi, un'auto le era indispensabile. Quel giorno non pioveva, ma il ritardo accumulato quella mattina a causa della sbornia della sera precedente, non le permise di andare a piedi.
Giunse in ospedale e parcheggiò l'auto nel posto che aveva trovato libero nei giorni di pioggia della sua prima settimana di lavoro.
Spegnendo la macchina e tirando via meccanicamente le chiavi dal cruscotto, in tutta fretta aprì lo sportello per scendere. Una mossa azzardata le fece cadere la borsa per terra, rovesciando tutto il contenuto.
Sbuffando rumorosamente e non senza imprecare, si inginocchiò per raccogliere tutte le sue cose, che ovviamente erano sparse ovunque.
Al diavolo me, la tequila e la mia dannata mania di non richiudere mai la borsa.
Si rimproverò alzandosi e mettendosi in piedi davanti alla sua nuova auto, per quanto la fretta glielo potesse consentire, cercava di inserire la chiave nella serratura dello sportello del guidatore.
Una voce, spiacevolmente familiare la fece bloccare.
Di soppiatto, Arizona, che aveva visto da non molto lontano la scena, le era giunta alle spalle.
-Sai, stamattina non trovavo le chiavi della macchina, mi sono messa a cercarle per l'intero appartamento, accumulando così minuti su minuti di ritardo.-
Callie, intanto con le chiavi ancora in mano, si era girata di scatto per guardare il viso della sua interlocutrice, che non aveva per niente un'aria amichevole. Sospirando rassegnata, si mise ad ascoltare per vedere dove, quell'assurda conversazione le avrebbe portate a finire.
- Così, dopo svariate ricerche in tutti gli angoli della mia casa, le ho finalmente trovate sotto al divano. Ma ero già in ritardo ed io odio arrivare in ritardo. Non ho rispettato ben due semafori, non ho dato la precedenza ad un incrocio, ho ignorato il pedone che era sulle strisce pedonali, tutto questo per arrivare qui il prima possibile, perchè,  te lo ripeto, odio essere in ritardo. -
Fece una piccola pausa e avvicinandosi ancora di più alla bella dottoressa latina, che la sovrastava in altezza di qualche centimetro, rendendo ancora più aspro il suo tono continuò a parlare ad una Callie, che intanto si era poggiata con aria seccata e a braccia conserte alla fiancata della macchina.
- Quindi, finalmente sono arrivata qui, certa di trovare libero il mio parcheggio, che mi è stato assegnato da più di quattro anni. Immagina la sorpresa, quando l'ho trovato occupato. E immagina lo sgomento, quando avvicinandomi, dopo ovviamente aver parcheggiato lontano dall'entrata la mia auto, ho visto chi era la proprietaria dell'auto indesiderata.- Fece una piccola pausa e fulminando la mora, aggiunse:
-E' incredibile Calliope, come ancora dopo quasi dieci anni, continui a fregare le mie cose.-
Pronunciò l'ultima frase con tono pungente e, a Callie non era di certo sfuggito il modo cinico della dottoressa bionda, nel pronunciare il suo nome.
Così, facendo spallucce, rispose con una sola battuta a quell'interminabile ed ispido discorso della sua fastidiosa collega:
- Tranquilla, Robbins. Domani il parcheggio sarà tutto tuo. Me ne farò assegnare uno.-
Si girò di schiena per chiudere la macchina, consapevole di avere su di sè gli occhi dell'altra, che per niente celavano l'espressione di irritazione.
Poi voltandosi nuovamente, pronunciò seccamente:
- A proposito, Arizona. E' incredibile come tu sia rimasta così irritante anche dopo quasi dieci anni.-
- Sai una cosa, Torres? Anche tu sei la stessa sgradevole persona che eri dieci anni fa. Come vedi il tempo non ha cambiato nemmeno te.-
Il problema era, che di sgradevole, Calliope Torres, non aveva proprio niente.
Era bella, bella da togliere letteralmente il fiato. E Arizona questo lo sapeva dal primo giorno che l'aveva vista.  E ora, dopo quasi dieci anni, doveva ammetterlo a se stessa, lo scorrere del tempo l'aveva resa ancora più affascinante.
Ma che Callie Torres, fosse incantevole o meno, questo non le importava. L'odio e l'antipatia che provava nei confronti di quella donna, erano più forti di qualsiasi attrazione.
Rimasero a fissarsi dritte negli occhi per una manciata di secondi, fino a quando Arizona, decise di porre fine a quell'agghiacciante contatto visivo, dandole le spalle e marciando in direzione delle porte scorrevoli dell'entrata dell'ospedale, per poi sparire dietro di esse.

- Un cappuccino grazie. -
- Buongiorno anche a te, Arizona!-  pronunciò prontamente Teddy, guardando di sottecchi l'amica che l'aveva appena raggiunta al bancone del bar.
- Non immagini chi ho incontrato al parcheggio!- le rispose invece di rimando la bella pediatra con tono ancora alterato.
- Giudicando dal tuo tono di voce e dalla cera che ti ritrovi, non credo che mi sarà difficile indovinare, Arizona.- sospirando Teddy, rispose all'amica.
- Già! E' incredibile come sia riuscita ad irritarmi già dal primo giorno. E sono solo le otto del mattino!- pronunciò la frase, senza rendersi conto della quantità smisurata di zucchero che intanto versava nella sua bevanda con gesti di piena irritazione.
- Arizona, credo che tu stia un tantino esagerando. E non intendo solo con lo zucchero.-
Incontrando lo sguardo della bellissima donna che le era accanto e che la guardava con occhi minacciosi, Teddy si affrettò a chiedere:
- Ok, ok. Dai, cosa ti ha combinato stavolta? Cavolo, mi sembra di essere ritornata alla specializzazione.-
-Ha pensato bene di fregarmi il parcheggio. Il mio parcheggio. Come quando mi fregò il taxi il primo giorno di specializzazione.-
- Non posso crederci, che dopo dieci anni litighiate ancora per quell'assurda faccenda. Avete trentadue anni, siete due primari ora, è assurdo che si litighi per un parcheggio. Sicuramente ancora non sapeva fosse il tuo.-
- Teddy, ti ricordo che qualche mese fà, hai litigato proprio qui per un cappuccino!-
- Oh, andiamo, lo sai anche tu, non ero in uno dei miei periodi migliori e poi ero di fretta. E quel tizio non l'ho mai sopportato-
- Se la metti così, ti ricordo che la Torres mi fa esattamente lo stesso effetto. Semplicemente io, quella lì, non la sopporto.-
 
***
 
- Io quella lì, non riesco proprio a farmela piacere!- sospirando Callie, si mise a sedere accanto a Teddy, che era intenta a mangiare la sua insalata.
Erano in pausa pranzo.
- Sono passati due anni Callie, e voi vi odiate ancora come il primo giorno!-
- Io non cederò di certo per prima e, da quello che ho potuto imparare su di lei, non credo che lo farebbe lei. Quindi, rassegnati Teddy, siamo destinate ad odiarci per almeno altri tre anni. Perchè , finita la specializzazione,spero proprio di non incontrarla mai.-
- Sai una cosa Torres? E' un incubo stare in mezzo a voi due!- non smettendo di mangiare la sua insalata, Teddy, rispose alla mora che cercava di aprire il suo yogurt, poi aggiunse nascondendo un sorriso - e sai un'altra cosa? Spero io, di non incontrarvi mai insieme fuori da qui!-
- Torres, perchè non le racconti di quanto sono stata grandiosa oggi e di come ti ho soffiato il paziente praticamente da sotto le mani?-
Dicendo questo, una pungente Arizona si era messa a sedere al tavolo già occupato dalla sua rivale e dalla sua amica.
- Ecco appunto- sospirando, una preoccupata Teddy, si rivolse alle due - Vi prego, risparmiatemi almeno oggi, ho perso un paziente stamattina-
- Teddy, non vorrai disattendere il suo momento di gloria- non celando il suo tono ironico, Callie con un finto sorriso, prese parola rivolgendosi al cardiochirurgo che le era seduto accanto- lasciala pavoneggiarsi un altro pò, non è che in fondo sia abituata poi così tanto a farlo.- poi, piantando i suoi occhi in quelli blu di Arizona, riprese - deve lottare contro di me, non è di certo  abituata a vincere!-
- Senti chi parla, ti ricordo che non entri in sala operatoria da più di una settimana. Un motivo ci sarà!-
- Ragazze- scostando la sedia sulla quale era seduta un attimo prima, Teddy parlò alle amiche, senza nascondere il suo tono esasperato - io me ne vado, preferisco mangiare nello sgabuzzino-
- Me ne vado anch'io,  stare seduta a mangiare accanto a lei mi dà il voltastomaco!-
Così dicendo, Callie, prendendo il suo yogurt si allontanò, lasciando un'indifferente Arizona, seduta sola a mangiare il suo hamburger.
 
- Altman e Torres, preparatevi. Servono più medici possibili. Si è aperta una voragine a pochi isolati da qui, ci sono decine di feriti, dobbiamo uscire a prestare soccorso sul luogo.-
La frase concitata della dottoressa Evans, fece scattare in piedi le due specializzande, concentrate ad aggiornare diverse cartelle cliniche.
Finalmente un'emergenza degna di questo nome!- con un tono quasi allegro Callie , cominciò a prepararsi eccitata per la sua prima missione sul campo.
Sei così cinica a volte, Torres! Ci sono decine di feriti là fuori, come ti può far sorridere questo?- rispose una esterrefatta Teddy, dopo la battuta dell'amica.
- Dai, Altman. Sai quello che intendo! Non ci credo che tu non sia eccitata. E' la prima volta che affrontiamo un'emergenza di questo genere fuori da questo ospedale.-
- Sarà, ma voi due mi preoccupate! Non sembrate per niente umane a volte-
- Intendi anche la Robbins? A proposito, immagina la sua faccia, domani quando lo verrà a sapere. Proprio oggi è il suo giorno libero!-
Appena giunte sul luogo, non ci misero che una manciata di secondi, per rendersi conto della gravità della situazione. C'erano feriti sparsi ovunque. Il caos più totale.
 - Passatemi le piastre, forza! E' in arresto-
Al suono di quella voce che riusciva ad irritarla anche in momenti simili, Callie si girò di scatto, solo per scoprire che la sua irritante collega, era già operativa sul luogo. Intanto Teddy, era sparita a prestare aiuto.
- Torres, non stare lì impalata, ho bisogno di una mano qui-
- E tu cosa ci fai qui?- Chiese aspramente alla bionda che aveva appena richiesto il suo aiuto e che era concentrata a rianimare il paziente.
- Non posso crederci, ti sembra il momento di discutere? Ho ricevuto un 911 e come al solito sono stata più veloce di te.-
Ignorando la risposta secca e discutibile di Arizona, e concentrandosi finalmente sul paziente, si inginocchiò per terra e chiese alla bionda con voce tremante e piena di panico:
- Dimmi cosa devo fare.-
- Torres, ehi, guardami, non è il momento di perdere il controllo. Respira. Ce la possiamo fare, ok?-
Notando lo sguardo ancora quasi terrorizzato dell'altra e non ricevendo risposta, Arizona, senza smettere di rianimare il paziente, continuò a parlarle addolcendo il tono per la prima volta da quando si conoscevano.
- Callie, Callie, respira profondamente. Ho bisogno di te, qui. Lo salveremo insieme. Sei in gamba. Sei diventata un medico per questo, per salvare vite. E' il momento di volare sole, Torres!-
Alla fine di quell'inaspettato discorso, Callie la guardò annuendo.
Arizona, cominciò a darle istruzioni.
-  C'è una copiosa emorragia alla gamba destra, devi provare a fermarla. Io continuo a rianimarlo. -
 
Erano le due di notte, erano rientrate in ospedale, dopo quasi quattro ore di soccorso sul campo.
Arizona, era da quasi mezz'ora nella stanza del medico di guardia. Era esausta. Ma l'adrenalina accumulata, la teneva ancora sveglia.
Sentì richiudere la porta, subito dopo, una voce alquanto familiare, le fece aprire di scatto gli occhi.
- E' appena uscito dalla sala operatoria. E' stata lunga, ma c'è la farà.-
 Le comunicò una stanchissima Callie,  poggiando la sua schiena alla porta che aveva appena richiuso dietro di essa.
- Pensavo lo volessi sapere.- aggiunse con tono diverso dal solito.
- Ok, grazie per essere venuta a dirmelo.-
 Immerse nella penombra della stanza, rimasero per secondi interminabili in silenzio.
Arizona, ancora distesa sul letto, percepiva la presenza dell'altra in piedi a pochi passi da lei.
Avevano passato ore interminabili, nel caos più assoluto, a prestare soccorso, a correre da una parte all'altra, stremate dalla fatica e dalla continua situazione di emergenza.
Erano rimaste affiancate tutto il tempo.
Ora, alla fine di tutto, entrambe sapevano di provare le stesse emozioni.
L'adrenalina che passava, la tensione che diminuiva, la stanchezza che cominciava a farsi sentire.
Non parlavano, se ne stavano al buio, nella stessa stanza, a pochi passi l'una dall'altra, senza darsi contro.
Il silenzio, quello era importante dopo una pessima giornata del genere.
Impensabilmente, furono vicine come mai lo erano state.
- Callie..- con voce titubante e, con tono privo della consueta asprezza di cui era caratterizzato ogni qual volta si trovava a parlare con lei, Arizona cominciò a parlare, rompendo il silenzio.
Ma Callie,  irrigidendosi, con tono deciso e freddo, la interruppe all'istante.
- Se racconti a qualcuno quello che è successo quando eravamo lì, ti avverto, la pagherai cara, Robbins!-
- Sparisci, Torres-  Ritrovando tutta la freddezza di cui era capace, sospirando seccata, Arizona rispose a tono alla mora, prima che quest'ultima, abbandonasse la stanza.

***
 
- Che abbiamo qui?- Svegliata in piena notte dal suono del cercapersone, Callie giunse in meno di un quarto d'ora al pronto soccorso dove era attesa.
- Torres, finalmente sei arrivata. Ti ho fatta chiamare mezz'ora fa- con tono non dei più amichevoli, Arizona, raggiunse la sua nuova collega, al triage.
- Cosa? Sei stata tu a farmi chiamare in piena notte?- con voce adirata, Callie rispose alla bella dottoressa bionda.
- Oh credimi, non lo avrei voluto nemmeno io. Ma a mio malgrado, sei tu il primario di ortopedia. Non crederai davvero che possa dividere la mia sala operatoria con un semplice strutturato o addirittura con uno specializzando.-
- Siamo in vena di complimenti, Robbins? -
- Voglio un primario con me, in sala operatoria. E appena vedrai il caso, capirai il perchè. Intanto, camminando una accanto all'altra nel lungo corridoio, si erano dirette nella stanza del paziente. Aprendo la porta, Arizona continuò - Quindi no, non sono affatto in vena di complimenti. Mi sei toccata tu, Torres-
Giunsero in sala operatoria dieci minuti dopo.
L'adolescente disteso sul tavolo operatorio, gettandosi da un'altezza considerevole, semplicemente per una bravata, si era procurato, fratture a carico delle vertebre cervicali, frattura esposta della tibia ad entrambe le gambe e diverse emorragie interne.
- Blocco quest'ultima emorragia e poi il paziente è tutto tuo, Torres.-
- Parametri vitali nella norma, procedo alla stabilizzazione cervicale-  pronunciò Callie avvicinandosi al tavolo operatorio, prendendo il posto di Arizona che indietreggiò di qualche passo.
Quasi un'ora e mezza dopo, i valori sul monitor, indicarono alle dottoresse che qualcosa stava andando storto.
- I parametri stanno scendendo,  potrebbe indicare uno shock ipovolemico, Torres, le emorragie interne erano ovunque.-
- Calma Robbins, non c'è ancora un tamponamento cardiaco. Ho quasi finito con la stabilizzazione. Non vorrai rovinare proprio ora il lavoro.- Con tono noncurante e, sicura di se, la mora continuò l'operazione.
- Torres, fammi controllare se ho bloccato tutte le emorragie. Allontanati dal tavolo.-
- I parametri stanno risalendo. Capita che in questa posizione si alterino i valori fisiologici. Un ultimo chiodo  ed ho finito.-
- Il paziente può andare in arresto, Torres!-
- In quel caso, sarai pronta a rianimarlo, dottoressa Robbins. Pochi minuti e ho finito la stabilizzazione.-
L'operazione si concluse meno di un quarto d'ora dopo, senza complicazioni.
Erano all'incirca le cinque del mattino.
- Avevo ragione l'altro giorno Robbins, sei davvero irritante. E' un incubo dover lavorare e operare con te.-
Con una tazza fumante di caffè, Callie, si era avvicinata ad Arizona, che era in piedi davanti alla stanza del paziente ad aggiornare la cartella clinica.
- Se pretendere che nella propria sala operatoria, fili tutto liscio, allora si, Torres, abituatici, perchè sarò sempre esasperante.- Rivolgendosi, verso la mora e porgendole la cartella, continuò- Compila la tua parte.-
Dandole le spalle, sparì in direzione della stanza del medico di guardia.
Meno di mezz'ora dopo, fu svegliata dalla luce che sopraggiunse dal corridoio. Qualcuno aveva aperto la porta, entrando nella stanza.
- E poi sarei io, l'incubo? Cosa vuoi, Torres? con voce mezza impastata dal sonno e dalla stanchezza, non celando un' espressione infastidita, Arizona parlò ad una Callie che di fare polemiche, proprio non aveva voglia.
- Pensavo non ci fosse nessuno, il mio turno comincia..- si bloccò e guardando l'orologio che aveva al polso, sospirando continuò - beh, comincia tra meno di due ore. E' inutile tornare a casa.-
- Cercati un letto nel tuo reparto allora e lasciami in pace.-
- Perchè dovrei? Ci sono due letti qui, ed è anche un mio paziente.-
- Semplicemente perchè io e te non possiamo stare nella stessa stanza, Torres. Ecco perchè-
Ma intanto l'altra, incurante delle parole della bionda, si era già distesa sul letto ancora libero.
Dopo qualche minuto, la voce esasperata di Arizona, risuonò nella stanza ancora immersa nella penombra.
- Non mi piaci Torres.  Non mi piaci per niente . Non sopporto il tuo carattere, la tua persona mi irrita, mi dà addirittura fastidio il tuo respiro.-
- Tranquillizzati, Arizona, anche tu non mi piaci affatto. Non mi piace assolutamente niente di te.-

 Ed era vero. Quella donna, che per anni era stata sua nemica e, che era destinata ad esserlo ancora per molto, non le piaceva. Non le era mai piaciuta.
Ma c'era un piccolo, piccolissimo dettaglio. Mancava una piccolissima parte a quella verità.
 Sarebbe stato tutto vero se, quella donna, distesa a pochi centimetri da lei, non avesse avuto quel sorriso. Quel sorriso meravigliosamente fuori dall'ordinario.
C'era una  piccola sfumatura in quella verità: Callie Torres, poteva rimanere incantata, semplicemente guardandola sorridere.
C'era una piccola eccezione a quella verità.  Dopo quasi dieci anni, il sorriso di quella donna, era riuscito a farle lo stesso, identico effetto disarmante.
  
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