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Autore: MissShinigami    27/02/2014    1 recensioni
La storia si svolge in Inghilterra, almeno all'inizio, dei Mezzosangue che non sanno la verità sui propri genitori, altri che sono stati inviati in missione, altri ancora che combinano casini.
Due ragazzi vogliono sovvertire l'ordine del mondo, facendo cadere gli dei ... almeno si pensa ... ma qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il capitolo che alcuni non volevano che pubblicassi e che altri non vedevano l'ora di vedere.



Le domande erano quelle che chiunque si sarebbe aspettato in un momento come quello.
Il Signor D si fece quattro risate quando notò che Fran era cieca, lei non sembrò darci tanto peso quello a cui però la cosa pesò non poco fu Mason.
Sue rimase per tutto il tempo ferma in un angolo della stanza in piedi poggiata contro il lavello della piccola cucinetta della Casa Grande, non distoglieva lo sguardo da quell’uomo burbero che nei pochi minuti che passarono lì si scolò ben tre lattine di Diet Coke; era fin troppo familiare, immaginava perché ma non voleva essere la prima a parlare, oltre che quello non le sembrava il momento più adatto ad un ricongiungimento padre e figlia poi non voleva che quel momento si realizzasse in quel modo. Era strano: voleva ma non voleva, le sarebbe piaciuto ma era terrorizzata all’idea. In più c’era quella perenne sensazione che tutto ciò che le accadeva non stesse accadendo realmente e che non la riguardasse che fosse solo qualcosa di passeggero senza importanza, si sentiva altrove.
A rispondere alle varie domande, a quelle serie di Chirone, un uomo distinto di mezza età con la lunga barba brizzolata che sedeva su una sedia a rotelle con una coperta sulle gambe, e a quelle un po’ meno serie, e che a volte parevano più minacce che altro, del Signor D, ci pensavano Sonny e Ginny, a meno che non fosse interpellato direttamente qualcuno.
“Bene, direi che può bastare.” disse ad un certo punto Chirone sorridendo affabile. “A sentire la vostra storia si direbbe che ne avete passate davvero tante. Adesso non vorrete far altro che farvi un lungo sonno ristoratore, he?”
Il gruppo annuì.
“Allora ognuno nella sua capanna!” ordinò loro il Signor D chiudendosi il frigo dietro le spalle dopo aver preso la quarta lattina. “Sarete abituati alle divisioni secondo il genitore, no? Andate andate …” continuò facendo segno loro di andare con la mano libera.
Così gli altri uscirono seguendo Annabeth, che diceva loro che avrebbe fatto da scorta, e Clarisse, che invece urlò che sarebbe tornata al suo turno di guardia e si portò dietro Mally sollevandola di peso neanche fosse un gattino.
Sue rimase per ultima sulla soglia della Casa Grande, aspettando che Mason avesse preso di peso Fran che continuava a rifiutarsi di farsi portare sulle spalle; sentì una pacca sulla spalla e si voltò. Dioniso stava bevendo la sua Diet Coke senza guardarla, poi la spinse leggermente in avanti e lei capì che era venuto il momento di andare assieme agli altri e si affrettò a seguire il gruppo.
Annabeth distribuì ognuno nella sua capanna: Selena si ritrovò una stanza enorme tutta per lei mentre Sonny invece si ritrovò per la prima volta circondata da ragazzi che le facevano mille domande su che strumenti sapeva suonare, se scriveva poesie o preferiva le canzoni; Aurea fu portata in infermeria; Sue e Ginny si unirono al resto dei loro fratelli mezzi addormentati nelle loro capanne.
Poi Annabeth, Mason e Fran passarono davanti a quello che sembrava una fornace e si sentì distintamente: “Dove sono!?” seguito da una risata di puro divertimento provenire dall’interno.
La bionda che guidava gli altri due si fermò portandosi una mano davanti agli occhi incredula.
“Ecco ecco!! Ma tu ce l’hai la mia di roba? Non dovrei rifare tutto quello che ho fatto stanotte solo con le pennellesse!! Ho bisogno dei rulli!”
Altra risata indecente.
“È Greenie questa?” chiese Fran.
“Una delle tre, sì.” rispose l’altra. “Quella che ride dovrebbe essere a letto e con l’altra ci ho perso le speranze. Ma andiamo … non ho voglia di essere bersagliata di tempera verde.” e riprese a camminare.
Mason la seguì. “Annabeth, ma tu di chi sei figlia?” le domandò.
“Davvero?” fece Fran da sopra la sua spalla.
“Davvero, cosa?”
“Atena.” fu la risposta decisa della ragazza.
Il ragazzo sospirò. “Sono nel covo dei leoni …”
Le altre due risero.
“Sì, sono figlia di Atena.” riprese l’altra mentre arrivavano davanti alla loro capanna. “E anche tu lo sei.”
Fran annuì.
“La porto dentro.” si offrì Mason e Annabeth lo accompagnò davanti ad un letto libero. “A domani.”
“A domani.” gli rispose senza aggiungere che comunque non avrebbe chiuso occhio per il resto della notte.
Poi lui andò con Annabeth alla capanna di Ermes, l’unico posto in cui lui potesse andare.
Il mattino non arrivava mai per alcuni e arrivò troppo presto per altri. Ma tutti poterono ammirare lo splendido murale di Greenie sui muri della mensa: la rappresentazione completa dell’Odissea.
Anche per la colazione le ragazze rimasero con i loro fratelli e sorelle, a parte Mason che aiutava Fran qualsiasi cosa facesse. I suoi fratelli la osservavano mentre lei fissava il vuoto finché lei non sbottava con un: “Perché quelle facce?” facendoli ridere.
“Comunque penso sia figo.” fece un ragazzo.
“Sì, fantastico: va in battaglia in quel modo!” rispose invece una ragazza dall’altra parte del tavolo.
“Non credo che ci abbia mai pensato.” continuò il primo rivolto a Fran.
“Invece sono preoccupata per questo.” non sapendo quanto potesse dire e quanto effettivamente sapesse non aggiunse altro, però si ripromise di chiedere a Mason cosa stesse succedendo a New York.
Selena mangiava la sua ciotola di cereali in silenzio con nessuno a farle compagnia fino a che Mally non le si presentò davanti con il suo piatto di sabadas e si sedette.
La figlia di Zeus la guardò bene. “Ma perché la maglietta rosa?” domandò.
L’altra sollevò lo sguardo su di lei con gli occhi di brace. “Non-ne-voglio-parlare.” disse tra i denti.
La mora annuì in fretta distogliendo lo sguardo e diede un occhiata al padiglione, praticamente tutti i ragazzi del campo dovevano essere lì in quel momento. “Ma voi perché siete qui?” domandò all’altra.
Mally finì di mangiare uno dei suoi dolci. “Non ricevevamo più notizie da un paio di giorni così Phill ha deciso di fare una squadra e venire a dare un occhiata.”
“Stai dicendo che c’è anche lui?”
“Sì, ieri sera non l’avete visto perché non era il suo turno di guardia e lo abbiamo lasciato dormire.”
Selena annuì mangiarono per un altro po’ di tempo in silenzio. “Ma come avete fatto ad arrivare prima di noi?”
La figlia di Ares sollevò lo sguardo su di lei con una sabadas a mezz’aria. “Con l’aereo.”
“Sì, non dovevo chiederlo.”
All’improvviso si sentì un urlo di sconcerto, sorpresa e dolore provenire dal tavolo di Ermes.
Mally non si scompose minimamente e continuò a mangiare come se niente fosse mentre Selena era sconcertata.
“Ma qui è sempre così?” domandò.
“Sì e no, diciamo che stiamo anche contribuendo.”
“MALEDETTA!!” si sentì ancora.
Poi  dal capannello di gente intorno al tavolo da cui era venuto l’urlo emerse una figura non ben distinguibile da lontano che si dirigeva a grandi passi nella loro direzione.
“Irma?” domandò Selena tra il sorpreso e lo spaventato.
La ragazza dai riccioli scuri era furiosa aveva il volto paonazzo e le lacrime agli occhi.
“TU! PICCOLA BASTADA! DI NUOVO!?”
“Sei tu quella che ci casca sempre con tutte le scarpe.”
“Un’altra torta piccante?” domandò Selena.
“SI!”
La ragazza iniziò a ridere e continuò finché le due davanti a lei continuarono a litigare. A quanto pareva quello era solo l’ennesima vendetta tra di loro: tutto era iniziato durante caccia alla bandiera, Irma aveva fatto finire Mally in un cespuglio, poi la torta piccante … la figlia di Ecate si era presa la sua rivincita facendo diventare tutte le maglie dell’altra rosa; allora le era toccata una bombetta puzzolente nella capanna, la figlia di Ares non ci andava leggero. Così, secondo la legge dell’occhio per occhio, dente per dente, Mally si era ritrovata anche tutto il resto dell’armadio rosa, dal pigiama alla biancheria intima, perciò il contrattacco non poteva che essere un’altra torta piccante.
Nel frattempo il tavolo di Afrodite era tutto concentrato sulla nuova arrivata che tentava di mangiare, considerando che la colazione era l’unico momento in cui lo faceva davvero.
“Sei inglese?”
“Sì.”
“Londra?”
“No.”
“Ma ci sei stata a Londra, no?!”
“Sì.”
“Da Harrods? Ci sei mai stata da Harrods!?”
“Sì ma …”
“No, la domanda più importante è: ce l’hai il ragazzo?”
“Ok, adesso basta! Sto cercando di mangiare per favore le domande dopo!” riportò tutti all’ordine riprendendo in mano il suo yogurt con gli anellini di cioccolato.
La sua voce si udì addirittura dal tavolo a cui era seduta Sonny che si stava rimpinzando di ciambelle.
“Le tue amiche sono chiassose, he?” le disse un suo fratellastro indicando anche il tavolo di Selena.
“Sì, ma si stanno anche trattenendo. Al nostro Campo il peggiore è Phill!” inghiottì l’ultimo boccone di ciambella e ne prese un’altra. “È come Chirone qui da voi immagino, oppure il Signor D. comunque sia lui …”
“LUI, COSA?”
La domanda le gelò il sangue nelle vene. Si voltò lentamente: il satiro era dietro di lei con le braccia incrociate al petto e la osservava con uno sguardo di rimprovero.
“Lui  … è il miglior insegnate del mondo, non ci sfrutta come muli e non tenta di ucciderci durante le cacce alla bandiera …” finì poco convinta la nera.
“Ah, ecco sarà meglio!” disse lui scompigliandole i capelli e ridendosela.
“Ma quindi ci sei anche tu!” commentò lei rimettendoseli bene o male a posto.
“Sì, non è che ho mandato un branco di ragazzini a recuperare un gruppo senza una guida!”
“No … non lo hai fatto …”
“Taci!”
Aurea varcò la soglia della mensa in quel momento, si sentiva meglio rispetto al giorno prima: le avevano cambiato le bende e fatto mangiare ambrosia finché non si era addormentata, e al risveglio non si sentiva più enormemente stanca come prima. Si guardò un po’ intorno: le ragazze sedevano ai tavoli delle rispettiva capanne, più o meno. Vide Sue che parlava animatamente con i ragazzi del suo tavolo di non si sa bene cosa ma sembrava fosse pizza. Allora decise di sedersi accanto a Fran, tutti la osservarono incuriositi.
“Una cacciatrice?” fece un ragazzo.
“Sì, la sorellona ha preso questa strada.”
“Sorellona?” domandò ancora il ragazzo.
“Sono figlia di Atena anche io, ovviamente l’ho scoperto dopo essere diventata una cacciatrice.”
E tutti si misero ad ascoltare la storia di Aurea.
Dopo un po’ Fran e Mason si alzarono per riportare i piatti a posto.
“Aspettami qui.” fece il ragazzo mentre fermando l’altra accanto al braciere al centro del salone. “Porto questi e torno subito.”
“Okey …”
Lo sentì allontanarsi.
“Quindi state insieme?” le domandò una voce lì accanto.
“Greenie?”
“Sì … allora?”
“Tu sei Rob.”
“Cosa c’entra?”
“Hai capito?”
“Sì.”
“No, nel senso che tu … hai CA-PI-TO!?”
“Sì!!”
“Questo significa che tu …”
“Che?”
“Tu … tu sei … sei …”
“Cheeeeeee!?”
“Figlia di Atena.”
“Ah … sì …”
“Non ci si aspetta da lei vero?” un’altra voce.
“Sì, mamma avrà avuto un bel mal di testa quando sono nata io.”
“Che bel tumore …”
“Blackie, zitta o ti tingo.”
“Blackie?”
“Piacere, mi chiamo Blackie e sono figlia di Efesto.” poi la ragazza dai capelli neri dalle punte arancioni prese a guardare gli occhi di Fran attraverso i suoi occhiali. “Hei … li vuoi degli occhi bionici.”
“Hem … no … grazie …”
Una risata spaccò un timpano alla povera ragazza. “Che Stige c’è ora?”
“Ahahaha!! Scusa non mi sono presentata io mi chiamo Pinkie!” una terza ragazzina le si avvicinò di più saltellando e doveva averle teso la mano perché qualcuno, forse Blackie, sollevò il suo braccio e gliela fece stringere.
“Ma cos’è qui vi chiamate solo per colori?” commentò Fran.
“No, ma io mi chiamo davvero verde …” fece l’altra figlia di Atena.
“Midori?”
“Sì, significa verde in giapponese.”
“Suo padre era un otaku del cavolo.” la prese in giro Blackie.
“Intanto mi manda in manga che leggi pure tu! E poi avanti dillo il tuo nome!” la sfotté Greenie mentre Pinkie rideva.
“ Mi chiamo Ilga ma, essendo troppo figa per questo nome, ho deciso di chiamarmi Black, siete state voi a chiamarmi Blackie!”
“Io sono Eleonor, ma visto che la prima cosa che ho detto è stata ‘pink’ mamma mi ha soprannominato Pinkie. Dice anche che un nome del genere fa sorridere, per cui me lo sono tenuto.” spiegò la morettina saltellante.
“Ma chi sarebbe tua madre?” domandò Fran.
“Estia, la dea del focolare!”
La figlia di Atena aggrottò le sopracciglia. “Ma lei non è …”
“Figlia adottiva.” la frenò la nera.
“È un umana che possiede la Vista e prima che i mostri potessero mangiarsela, Estia l’ha portata qua.” Finì di spiegare Greenie.
“Ah, adesso capisco … quindi siete tutte … nerd …”
“Certo!!”
“Ok, ieri sera erano vostre le voci che parlavano di rulli … pennellesse e cos’altro poi?”  iniziò Fran.
“Ci hai sentito parlare nella fornace?” domandò Blackie. “Comunque sì. Eravamo noi.”
“Io porto a lei le sigarette e lei mi fornisce colori, pennellesse e rulli.” spiegò Greenie.
“Anche se ancora non abbiamo capito come fai a procurarti le cicche.” le fece notare Pinkie.
Fran inclinò la testa da un lato. “Secondo me neanche l’autrice lo sa.”_
Silenzio …
“Forse è perché sono forte, bella e intelligente.” si lusingò la spilungona.
“PALMO DELLA SAGGEZZA!!!” la figlia di Efesto le rifilò un frontino micidiale.
“Ahia!!”
All’improvviso qualcuno disse: “È tornato il gruppo di ronda!”
Tutti i presenti nella mensa si voltarono per assistere all’ingresso di una decina di persone, per la maggior parte cacciatrici che si fiondarono immediatamente al tavolo di Atena dove si ricongiunsero con Aurea, dopo averla lasciata a Ipswich sembrava passato un sacco di tempo, non erano abituate a dividersi così spesso dalle compagne. A chiudere la fila c’erano due ragazzi.
Ginny alzò la testa per vedere meglio e vide Javier che si avvicinava al centro della mensa mentre parlava e scherzava con l’latro ragazzo e si precipitò da lui.
Quando fu più vicina lo chiamò: “Jav …” poi vide il ragazzo che gli stava accanto: era alto con i capelli nerissimi e scompigliati, non si poteva non notare i suoi occhi verdi, di un colore simile a quello dell’acqua cristallina del mare stesso quando è calmo, che si guardavano attorno cercando chissà cosa.
“… vier …” finì Ginny che dal correre passò al camminare per finire allo stare ferma con le mani a mezz’aria, era partita con il voler abbracciare il figlio di Ares poi si era fermata a metà del gesto con la bocca aperta e rivolgeva lo sguardo prima ad uno poi all’altro senza trovar posa. Sembrava totalmente imbambolata.
“Ginny?” la chiamò a sua volta Javier facendole un gesto con la mano davanti al viso.
Lei si concentrò su di lui ed infine si riscosse e lo abbracciò.
“Mi sei mancata tanto …” le sussurrò nell’orecchio lui.
“Anche tu a me.”
Il ragazzo la strinse più forte poi la baciò
Dopo poco l’altro ragazzo lì accanto si schiarì la gola.
I due si divisero diventando rossi in volto.
“Ecco Ginny … lui è Percy, figlio di Poseidone. Percy, lei è Ginny figlia di Afrodite.”
“Si vede … ahia ahai ahai!!” si piegò in due dal dolore e all’improvviso accanto a lui comparve Annabeth nell’atto di togliersi di testa il suo cappello da baseball, che gli stringeva un orecchio in una morsa d’acciaio.
“È onorato di fare la tua conoscenza.”
“Esatto! Esatto!!”
Javier rise.
Ginny si perse di nuovo negli occhi del figlio di Poseidone finché la bionda non lo portò via sgridandolo sul fatto di averci messo troppo a tornare.
Il ragazzo accanto a lei le pizzicò la guancia.
La mora si rivolse a lui mesta: “È colpa sua. Come diammine fa ad avere quegli occhi!!”
Javier rise ancora. “Credo che questi siano i rischi dello stare con te giusto?”
Lei annuì silenziosa.
Lui la prese per mano e la condusse al tavolo di Ares per presentarla ai suoi fratelli.
“Credo che tu ti sia appena persa una delle scene più imbarazzanti che potessero mai capitare alla tua amica lì … la figlia … di …?” iniziò Blackie rivolta a Fran.
“Afrodite.” le suggerì Greenie.
“A Ginny? Stai scherzando vero?”
“No.” le fece ancora la spilungona bionda.
La figlia di Atena sollevò le braccia al cielo: “Noooooooooooooooo!!!!!” concluse con un gesto molto teatrale. “Almeno l’avete filmata?”
“No.” rispose la nera.
“Noooooooooooooooo!!!!” riprese allora.
La giornata al Campo passò bene o male tra un riposo e l’altro, le ragazze non avevano la forza per fare niente di costruttivo.
Aurea se ne tornò in infermeria, disse che là non c’era tutto quel baccano che c’era nel resto del campo e che avrebbe potuto dormire meglio, in più alla sera le avrebbero cambiato le bende.
Sonny prese a gironzolare tra l’armeria, il muro di lava e le zone dove gli altri semidei si allenavano per poi finire nel bosco, verso l’ora del tramonto, seduta a gambe incrociate su delle alte rocce che affioravano dal terreno.
Rimase sola fino a che Sue non riuscì a trovarla. “Perché non sei ad allenarti come fai sempre quando sei pensierosa?” le domandò.
“Non lo so … non ne avevo voglia.”
La mora si sedette accanto a lei con le gambe che penzolavano dalla pietra verso il terreno sotto di lei.
Passarono qualche minuto in silenzio ad osservare gli alberi muoversi nel vento.
“Anche tu la senti questa sensazione di …” Sonny sbuffò senza riuscire a trovare le parole.
“Di irrealtà? Come se le cose che ti accadessero stessero accadendo a qualcun altro?”
“Sì … quella.” annuì la nera.
Ancora silenzio.
“È da quando ho incontrato mio padre che la sento … e non riesco a togliermela di dosso. Non mi sono mai sentita così.” scosse la testa.
“Io da quando ho salutato Von Rio … quello che ha detto, non so è stato strano. Non so cosa pensare ma è come se ci fosse altro da sapere.” sospirò. “Chissà … poi magari è soltanto preoccupazione per quello che sta per avvenire.”
“La guerra … non sappiamo esattamente contro chi o che cosa combatteremo … sappiamo così poco …” fece sovrappensiero Sonny.
Sue la osservò: era entrata in modalità strategia. “E se chiedessimo una riunione a Chirone e il Signor D? magari loro sanno meglio di noi ciò che sta per accadere.”
“Dobbiamo dirlo anche alle altre.” concordò la figlia di Apollo.
Fran era riuscita ad tormentarsi stesa sotto ad un albero in prossimità dei campi di fragole. Mason vegliava su di lei e controllava che nessuno si avvicinasse e finisse con lo svegliarla, non poteva sapere se avrebbe accettato ancora di provare anche solo a chiudere gli occhi.
Adesso gli sembrava strano che lei fosse lì a pochi centimetri da lui … ma ancora non era completa. Aveva sbagliato qualcosa, sicuramente era colpa sua se Fran era ridotta in quel modo. A lei non sembrava importare più di tanto ma lui sapeva che non era così, se lo sentiva. Era impossibile che le stesse bene una cosa del genere. Finì con lo stringersi le ginocchia al petto come quando era piccolo e sua madre era morta da non più di una settimana, lui era solo un peso per Alec …
Alec.
Non sapeva dove potesse trovarsi adesso: non gli aveva mostrato il luogo dove teneva la Spirale, il piano era un altro. Adesso iniziava a pensare che il piano era di non dirglielo fin dall’inizio in caso fosse successo quello che poi era effettivamente accaduto.
Aveva abbandonato anche lui?
Mason si alzò, non riusciva più a stare fermo. Si sgranchì le gambe camminando un po’ vicino alle piantine cariche di piccoli frutti rossi, senza allontanarsi mai troppo dalla ragazza stesa sotto gli alberi lì vicino.
Non avrebbe abbandonato il suo amico. Colui che gli aveva salvato la vita in più di un’occasione e che gli aveva insegnato chi era e che cosa poteva fare.
Ma come?
Era inutile chiederselo, lo sapeva e lo aveva sempre saputo … si voltò ad osservare il volto calmo di Fran mentre dormiva.
Niente e nessuno avrebbe potuto salvare il suo amico se non questo.
Raccolse qualche fragola poi tornò dalla ragazza.
Javier aveva rapito Ginny verso metà pomeriggio e l’aveva portata al laghetto delle canoe.
“Sicuro che non ci ribaltiamo?” gli chiese quando la invitò a salire su una.
“Tranquilla l’ho già fatto, ti aiuto io a non cadere.”
Così l’imbranatissima figlia di Afrodite riuscì anche a salire su una traballante canoa.
Raggiunsero il centro del laghetto in breve, non era quel caldo afoso da estate inoltrata e tirava una leggera brezza che rinfrescava piacevolmente.
Ginny muoveva lentamente le dita nell’acqua creando piccoli cerchi e linee sinuose.
L’acqua scintillava sotto i raggi del sole.
“Allora? Ti piace qui?” domandò Javier.
“Molto … è davvero splendido.”
Il ragazzo sorrise, le sembrava ancora più abbronzato dall’ultima volta che l’aveva visto al campo inglese.
Si innervosì in un attimo e prese a giocherellare con i suoi braccialetti indiani torturandoli per sfogare un po’ di tensione.
“Ti sono stati utili?” le chiese ancora l’altro.
Lei lo guardò senza capire. “Oh …” fissò i due bracciali. “Hem … in realtà non li ho mai usati …”
Javier alzò un sopracciglio.
“Ecco tendo a non fiondarmi in combattimento …”
Lui sorrise piano. “In fondo è questo che mi piace di te, sai?” e i suoi chiarissimi occhi verdi scintillarono sotto il sole.
Ginny arrossì violentemente.
Intanto nascosta in un cespuglio Mally osservava la scena assieme a Irma e Greenie.
“Non se la caverà con così poco …” sogghignò la ragazzina.
“Mally, essere un po’ gelosi è un conto qui rischi di far prendere fuoco alla barca se continui a fissarla in quel modo.” la rimproverò la ricciola.
“Sì … ma perché io sono qui?” domandò la spilungona rincalcata su se stessa perché troppo lunga per stare semplicemente seduta  come le altre due.
“Perché volevi scappare da Clarisse.” le fece Blackie dietro di lei.
“Così da non dover subire nessuna punizione per quello che hai fatto alla mensa.” completò Pinkie.
“Ok, e loro perché sono qui?!” domandò ancora la bionda.
“Se mi beccano a fumare anche solo una sigaretta in un posto che non sia la fornace mi fanno secca.” rispose la figlia di Efesto accendendosi una cicca con la punta dell’indice.
“Io avevo voglia di fare qualcosa di divertente.” sorrise l’altra dondolando un po’sul posto.
“INSETTO!!” si sentì urlare dal centro del laghetto.
“Ginny così ribaltia-“
Qualcosa si schiantò nell’acqua.
“Non ci posso credere … sono finiti in acqua …” mormorò Mally.
Selena si ritrovò a camminare sulla spiaggia al tramonto. Non sapeva bene come ci fosse finita ma solo che aveva bisogno di camminare e il campo era tanto grande che era facilissimo perdersi. L’acqua era calma sotto il sole che la tingeva di un color arancio brillante, le piccole onde che si rifrangevano contro il bagnasciuga rilucevano di schiuma dorata. Sembrava un posto paradisiaco ma la ragazza non si sentiva affatto al settimo cielo.
Avvertiva come un peso al cuore, qualcosa che le schiacciava il petto e le impediva quasi di respirare. Si fermò con il viso rivolto al mare, una mano sul petto e inspirò profondamente. Una lieve tensione. Espirò e il peso si alleggerì un poco. Ma qual sollievo non duro per molto, anzi non durò affatto.
Continuò a camminare per un po’ sollevando sabbia ad ogni passo finché non decise di sedersi sempre col volto al mare. Più osservava l’oceano più voleva somigliargli: a lui non importava di quello che accadeva sulla terra, se ne stava nel suo umido letto e osservava gli umani confusionari che si facevano le guerre tra loro senza che vi fosse motivo alcuno. Invece lei era come il vento, veniva sballottata da forze più grandi senza avere la possibilità di contrastarle, di opporvisi …
I pensieri che continuavano a ferirla erano sempre i soliti: non aveva fatto niente durante tutto il viaggio, la paura della guerra e … e Alec … paura che potesse fare qualche sciocchezza, paura di non riuscire a fermarlo in tempo, a fargli cambiare idea … paura di Alec … di quello che avrebbe potuto fare al mondo e a sé stesso.
Nascose la faccia tra le ginocchia. Non pianse, anche se pensava che forse le sarebbe stato di aiuto, magari sarebbe riuscita ad allentare un po’ la tensione, sfogarsi un po’ non le avrebbe fatto male, ma non ci riusciva. Avrebbe voluto parlare con Alec ma non sapeva dove fosse né se lui avrebbe voluto parlarle: se brava che nell’ultimo mese avesse tentato di ucciderla più che cercare di esserle amico. Una volta non era così. Lei ricordava ancora il ragazzetto timido ed un po’ impacciato che giocava con lei ai giardini di Brighton, poi un giorno era scomparso. Aveva chiesto a sua madre dove fosse, lei disse solo che si era trasferito o qualcosa del genere. Con quello che la ragazza sapeva in quel momento capì che doveva essere accaduto qualcos’altro, di molto più grave. Ma alla fine Alec era ricomparso in città lo vedeva spesso in giro, per i corridoi della scuola, assieme a Mason ma non aveva mai avuto il coraggio di parlargli, si vergognava ed’erano anni che non si sentivano. Alla fine era arrivata anche Fran e i litigi tra lei e quei due l’aveva allontanata ulteriormente da Alec.
Avrebbe dovuto parlargli subito, la prima volta che lo aveva riconosciuto, con il suo sguardo torvo e triste, chiedergli come stava. Se andata tutto bene. Se avesse potuto fare qualcosa per lui … allora magari non sarebbe giunti fino a quel momento.
Adesso le veniva davvero da piangere. Per distrarsi si frugò in tasta trovando la piccola dracma, iniziò a rigirarsela tra le dita, la picchiettò con l’unghia del pollice e da questa sprigionarono piccole scintille.
Selena si fece più attenta e ripeté il gesto: dalla dracma partirono altre scintille, poco più grandi delle prime … se si fosse concentrata ancora cosa sarebbe potuto venir fuori? Continuò a tentare, a provare e testare ciò che poteva far uscire dal metallo della moneta. Fulminare la sabbia non le sembrò mai più così divertente.
Quella sera, nella mensa si era riunito praticamente tutto il campo, sarà stato anche che quella sera c’era la pizza. I ragazzi ridevano e scherzavano creando una gran confusione.
Sembrava che il tavolo più rumoroso fosse quello della capanna di Ares.
Mally, avendo aiutato Fran a prendersi da mangiare, se l’era portata dietro fino al suo tavolo e adesso stavano litigando … e non è mai bene che un figlio di Ares inizi a litigare con un figlio di Atena.
“Per me la pizza deve essere croccante ma morbida.” aveva iniziato la ragazzina dalla maglietta rosa sventolando una crosta a pochi centimetri dal naso della bionda.
Che molto probabilmente non se ne accorse nemmeno. “E che mi sta a significare?! È come mangiare una foglia di lattuga sostenendo che sa di filetto al manzo!! Sottile e ben cotta: ecco come!”
“Ma starai scherzando?!”
“Non scherzo sulla pizza!!”
Annabeth la vide e si avvicinò al tavolo. “Fran, che ci fai qui?”
“Litigo!”
“No, perché sei qui!?” insisté.
La ragazza si guardò intorno. “Perché dove sono?”
“Al tavolo di Ares!”
“Colpa sua!” fece indicando Clarisse.
“E io che c’entro?” fece la sfortunata.
Annabeth sbuffò e guardò Mally.
“Sapeva dove si stava sedendo.” le fece allora la piccoletta.
Fran si scandalizzò molto teatralmente. “Non ricordi?! Sono cieca!” disse sventolandosi le mani davanti agli occhi. “E non mi guardare con quella faccia!”
“ANDIAMO!” la prese la bionda con i riccioli tirandola fino al tavolo di Atena. “Ma perché litigavate?”
“Ha detto che la pizza deve essere croccante ma morbida!”
“E mi sta a significare!?”
“È quello che ho detto anche io!”
Poi Chirone fece il suo ingresso nella sala, rivelando agli ultimi arrivati la sua vera natura. Batté con uno zoccolo più volte a terra finché non ottenne il silenzio della platea.
Accanto a lui c’erano Sonny e Sue che sondavano con lo sguardo tutti i tavoli.
“Ragazzi, vorrei annunciare che questa sera ci sarà una riunione speciale. I capitani delle capanne e i nuovi arrivati sono pregati di riunirsi in Casa Grande entro e non oltre le nove e mezza!” annunciò con voce solenne. “Bene adesso finite pure di mangiare.” e anche lui si mosse alla ricerca di un trancio di pizza.


Personaggi nuovi, amori, delusioni, fulmini e pizza.
Queste canzoni mi hanno ispirare la storia di Ginny e Javier:
- Proof, Paramore ... http://www.youtube.com/watch?v=5bPEnio7tuw
- My number one, Paramore ... http://www.youtube.com/watch?v=8bkJ9wkt99Q
E d'ora in poi ... botte.
  
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