Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Farawayx    28/02/2014    8 recensioni
E' come se la tua intera vita fosse stata basata su delle bugie, un giorno sei una persona normale e l'altro vieni catapultata in un susseguirsi di eventi che ti lasciano senza fiato. Di chi puoi fidarti? Chi sa la verità?
Ma la domanda che continua a porsi Samantha Reyes è solo una: chi è realmente?
Le sue risposte sembra averle tutte una persona: Jonathan Christopher Morgenstern.
« Io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' pronunciato, mi sento come l'angelo affascinato dal buio.»
Nel buio ho trovato il mio angelo.
Un angelo pieno di paura e di odio, pieno di rancore e di voglia di vivere.
Nel buio l'ho amato, l'ho cullato, abbiamo cantato e sognato.
Abbiamo riso e ci siamo amati intensamente.
Ma alla luce mi ha annientato.
E se qualcuno insegnasse ad amare ad un angelo oscuro?
Genere: Avventura, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ss






» Capitolo 14
                                 
«È questo il problema del dolore, esige di essere sentito.» 





U
n rumore di passi riempiva il freddo corridoio di pietra. Era udibile lo scricchiolio dell’acqua che scorreva in copiose gocce in lontananza, come se stesse piovendo.

Ma a lui quel rumore non importava, era abituato ad udirlo e ormai non ci faceva più caso.
Al rumore dei suoi passi se ne aggiunsero altri e poi una voce impaurita rimbombò tra le mura. – Signore siamo pronti. -
Inarcò le labbra in un sorriso, lui odiava quel posto e una volta ottenuta la ragazza avrebbe regnato su ogni cosa. Lui avrebbe vinto, così com’era destinato a essere.
- Bene, almeno in alcune cose non siete così incompetenti come potrebbe sembrare. – Commentò mentre il rumore di passi si affievoliva in lontananza.





Forse infondo non ci aveva mai creduto nessuno, sembrava troppo bello per essere vero, eppure quella volta Jace era davvero convinto che tutto fosse finito. Era sicuro che finalmente l’idea che Sebastian fosse a covare in qualche posto il suo oscuro piano, non avesse più attraversato la sua mente. Eppure. Eppure quell’essere, perché cosi doveva definirlo, era riuscito a farla franca nuovamente. Ma c’era una cosa che Jace non riusciva a spiegarsi, un pezzo di un puzzle che galleggiava nella sua mente nell’attesa di essere messo al suo posto, come aveva fatto?
Dal messaggio che avevano ricevuto dal conclave si diceva che nella sua cella non c’era nessuna forma di forzatura, come se fosse svanito nel nulla.
-Jocelyn, si dice che insieme lo stesso giorno sia evasa anche una ragazza, una mondana rinchiusa qualche cella più in là.- La voce ferma di Magnus attirò l’attenzione di Jace che smise di giocare con la sua stregaluce portando lo sguardo sul viso dello stregone.
-Perché avevano arrestato una mondana? E perché tenerla ad Alicante?- Chiese il cacciatore ritrovandosi con lo sguardo addosso degli altri presenti.
-Non ne ho idea. - rispose sinceramente Magnus poggiando le mani sul legno del tavolo.
Jocelyn si strinse le braccia al petto. –Penso che sia la ragazza, Magnus.-
- La ragazza?- Intervenne Isabelle che fino a quel momento era stata intenda a giocare con una delle sue trecce mentre con lo sguardo osservava il profilo delle case fuori dalla finestra.
-Non ditemi che stiamo parlando di quella. - sbuffò Jace.
-Sam?- Chiesero Simon e Alec all’unisono.
-Solo io non ho idea di cosa parlano?- Chiese a sua volta Isabelle, girando il viso verso Jace, ma dal suo sguardo non riuscì a intercettare nessun tipo di emozione.
-Zitti. - esclamò Magnus facendo calare il silenzio nella stanza. –Jocelyn dobbiamo trovarlo o sia per noi che per lei, sarà la fine.



Quando Sam riaprì gli occhi, la stanza era inondata di luce, nonostante l’assenza di finestre, le lampade artificiali riuscivano ad adempiere quella mancanza. Il posto accanto al suo era vuoto, ma dal materasso schiacciato e le lenzuola stropicciate si capiva che in quel punto aveva dormito qualcuno, ma ora quel qualcuno non c’era più.
Dopo alcuni minuti decise di alzarsi dal letto e con passo pesante si ritrovò nel bagno, aprendo l’acqua calda per poi infilarsi nella cabina. Doveva prendersi un secondo per elaborare quello che era accaduto la sera precedente o rimandare per alcuni istanti il rimuginare?
Al sol pensiero arrossì, lasciando che l’acqua le ricadesse sulla guancia smorzando il calore formatosi sulla sua pelle.
Non lo aveva mai immaginato il quel modo, non aveva mai pensato di vedere un Sebastian così, eppure in quel momento era stato tutto perfetto, ma per quanto lei potesse fare chiarezza su quello che provasse non aveva idea di cosa potesse sentire invece Sebastian. Era così schivo su se stesso e forse Sam avrebbe dovuto pensarci di più invece di lasciarsi trasportare dall’impeto della situazione…Chiuse bruscamente l’acqua, basta, quel che era fatto era fatto, non poteva tornare indietro e poi… Lei non se ne pentiva per niente.
Uscì dalla stanza dopo aver indossato un paio di jeans stretti e una maglia larga con una fantasia a righe, avviandosi in direzione della cucina. La casa sembrava deserta, non c’era nessuna traccia né di Sebastian né di Shauna. Al quel pensiero una sgradevole sensazione le si formò alla bocca dello stomaco.
-Oh, chi ci fa l’onore di unirsi a noi. - La voce di Shauna riempì la stanza. Era intenta a sbattere qualcosa in una ciotola, il suo corpo era nascosto dietro l’isola della cucina e i capelli biondi erano raccolti in una coda. Era bellissima.
-Buongiorno. - Disse Sam sentendo la sua voce inaspettatamente bassa.
-Dormito bene?- Chiese l’altra sfoggiando un sorriso che di sincero aveva ben poco.
-Una meraviglia. -
Shauna le lanciò un ultimo sguardo per poi chinare nuovamente la testa, dedicandosi alle sue uova.
-Shauna.-
-Sì?- Chiese lei senza guardarla.
-Hai visto Sebastian?- Chiese Sam timidamente. –
Shauna alzò velocemente lo sguardo su di lei, lanciandole uno sguardo velenoso, annuendo appena. - E’ nel suo studio, non penso voglia essere disturbato, quando entra lì dentro è come se non ci fosse. -
Sam la osservò per alcuni istanti, lasciando ricadere le mani all’interno delle tasche dei jeans. Farò un tentativo allora. - Rispose voltandosi appena.
-Sam, ti ho detto che non puoi andare. - Le ordinò Shauna.
La ragazza si bloccò di scatto, girando appena il viso, mostrandole il proprio profilo. –E cosa ti fa anche solo pensare che io ti dia ascolto?-.




Aveva allungato il pugno della mano almeno tre volte in direzione della porta di legno, prima di ritirarlo indietro, qualcosa la bloccava, non riusciva ad avere il coraggio di bussare ad una stupida porta. Aveva paura. Paura che ogni cosa avesse una determinata importanza solo per lei e che lui l’avrebbe liquidata in maniera rude, ferendola. La paura di soffrire era radicata in profondità.
Quando ormai era sul punto di voltarsi la porta si aprì.
Non appena gli occhi neri di lui si posarono sorpresi in quelli nocciola di lei, Sam umettò le labbra che erano diventate terribilmente secche.
-Cosa ci fai qui?- Fu quello che disse Sebastian, niente di più, niente di meno.
- Io…- Sussurrò appena la ragazza, lui aveva il potere di intimidirla. – Ti cercavo. -
Sebastian annuì lentamente per poi scostarsi dalla porta in modo da darle lo spazio giusto per entrare. –Prego. -
Sam entrò nella stanza Lo studio era stranamente ordinato, la ragazza ricordava ancora il casino della camera di Sebastian, le pareti erano spoglie se non per una pianta sistemata in un angolo, alcuni quadri e una libreria. Ogni mobile era laccato di nero, una grande scrivania prendeva quasi tutto lo spazio, mentre due poltrone di pelle erano poste ad entrambe le sue estremità.
Sebastian si chiuse la porta alle spalle, sollevando poi lo sguardo verso la ragazza restando in attesa che lei parlasse.
Sam deglutì appena, non aveva preparato un qualcosa da dire, infondo non si aspettava di vedere un Sebastian così freddo, non dopo che…
-Allora? Sam guarda che non ti mangio, puoi anche parlare. - Disse lui distraendola dai suoi pensieri.
- Ecco, forse dovremmo parlare di…- Odiava se stessa per comparire così insicura, non riusciva nemmeno a formulare una frase di senso compiuto, ma era estremamente in imbarazzo e Sebastian non faceva molto per farla sentire al suo agio.
Il ragazzo inclinò il viso, annuendo appena. –Capisco… Siediti là.- Le indicò una delle due poltrone e Sam automaticamente obbedì.
Sebastian le si piazzò di fronte, accovacciandosi sulle ginocchia, davanti a lei, in modo da avere il viso, e gli occhi, alla sua stessa altezza. –Ho perso il controllo ieri sera e, per quanto suoni strano detto da me, ma… mi dispiace. -
Il cuore di Sam perse un battito. –Sei pentito. - disse in un sussurro.
Lui non rispose.
-Sei pentito.- Ripeté lei inumidendosi appena le labbra. –Era una cosa importante per me, io ero…vergine.- Si passò nervosamente una mano tra i capelli. –Sono stata così stupida. - disse infine avvertendo le lacrime pungerle gli occhi.
-Non piangere. - Sebastian sollevò una mano che portò sulla sua guancia, raccogliendo con le dita le sue lacrime. –Io non sono pentito. - disse con una velata dolcezza. –Io non voglio mentirti, ma ci sono cose che dovresti sapere. - sussurrò lui.
Sam irrigidì i muscoli del viso, guardandolo. - Cosa?-
Lui si chinò appena stampandole un bacio a fior di labbra. – Ecco Sam…-
Un urlo di dolore squarciò l’aria. Shauna.
Sebastian scattò in piedi, afferrando velocemente da sopra la scrivania uno dei pugnali d’osso che Sam sapeva appartenere alle spade angeliche. Il suo sguardo era cupo. Cosa stava accadendo?
-Sam resta qui, nasconditi. - le ordinò lui, precipitandosi poi fuori dalla porta.
Lei osservò la porta per alcuni istanti, si sentivano altri urli, e Sam sapeva che a gridare era Shauna. Un brivido di terrore le attraversò la pelle, ma poi ci fu il silenzio.
Tre secondi di silenzio e poi un altro urlo. Questa volta non era stata Shauna…
-Sebastian.- Sam scattò in piedi, afferrando uno sei pugnali da sopra la scrivania di legno e senza pensarci più del dovuto era già fuori, attraversando di corsa il lungo corridoio con il cuore in gola e il panico nello stomaco.
La scena che si trovò davanti era l’ultima che la sua mente aveva immaginato. Sia Sebastian sia Shauna erano accasciati sul pavimento, del sangue usciva dal collo del cacciatore e Sam corse di slancio nella sua direzione.  Tastò velocemente il suo polso, riprendendo a respirare solo quando avvertì il suo battito regolare sotto le dita. –Sebastian… Sebastian ti prego svegliati. - Disse in un sussurro passando le dita tra i capelli chiari di lui.
Ma chi poteva essere stato? Chi sarebbe stato capace di mettere fuorigioco il Cacciatore più temuto?
Chi?
-Ora non farai nessun movimento e verrai con me.- Una voce fredda parlò alle sue spalle, mentre un coltello affilato le si strinse contro la gola. –Oppure questi due faranno una bruttissima fine ed io posso, non ne hai idea, lo sappiamo tutti che lui è il più forte degli Shadowhunter, ma sai ragazzina, io lo sono ancora di più, perchè io sono l'incubo di ogni singola persona e fidati, anche il tuo. Quindi ora da brava ti alzi e vieni con me.-





Era passato solo un instante, un secondo prima erano nella cucina della casa di Sebastian e ora si ritrovavano in una specie di cella. Le pareti erano di pietra, nell'aria era possibile sentire l'odore di muffa e una forte umidità depositarsi ovunque, rendendo scivoloso ogni angolo che non fosse pavimentato o murato.
Sam si voltò di scatto e sgranò gli occhi nel vedere chi c'era dietro di lei. Matt.
Non le diede il tempo di dire mezza parola che uno schiaffo l'aveva già colpita in viso, facendole perdere l'equilibrio. La ragazza si portò automaticamente una mano sulla zona arrossata, non riuscendo a formulare nemmeno un commento davanti allo shock di ritrovarsi davanti a lui.
Matt estrasse uno strano oggetto dalla cintura sollevando dopo un paio di minuti e le si avvicinò, fissandola con odio. Lei ansimava alla ricerca di aria, ai suoi piedi.
Senza neanche pensarci lui si piegò e la afferrò per un braccio, facendola alzare da terra con un gesto brusco. Lei gemette di dolore, e lui la strattonò ancora più forte.
- Lasciami!- gridò Sam, cercando di divincolarsi. - Cosa diavolo stai facendo, Matt!-
- Non ti lascerò. - tuonò lui in risposta ridendo.
Iniziò a camminare lungo il corridoio, trascinandosela dietro a forza. Fece fatica, perché nonostante fosse debole, lei faceva resistenza e cercava in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa.
Una volta raggiunta una stanza, dalla quale era possibile intravedere il suo interno cupo, illuminato di poco solo da alcune candele, Matt aprì la porta e spinse la ragazza davanti a sé, facendole quasi perdere l’equilibrio.
Sbatté la porta alle sue spalle e la chiuse con lo strano oggetto, prima di voltarsi verso di lei.
Sam stava cercando una via di fuga, ma non ce n’erano.
- Finalmente ci siamo ritrovati- disse Matt allungando un braccio per afferrarla.
- Lasciami andare!- rispose lei strattonandolo, liberandosi così dalla sua presa.
Mossa sbagliata.
L'uomo strinse spasmodicamente la mano destra sullo strano oggetto a forma di penna, respirando a fatica, con le guance rosse. Appariva arrabbiato.
- Questo farà male. - Commentò per poi puntare con forza l'estremità dell'aggeggio contro la pelle di Sam che cadde a terra, gridando di dolore e contorcendosi contro la sua volontà. Matt non accennava a toglierlo dalla sua pelle, e lei sentiva le ossa dolere e piegarsi, scricchiolare sotto l’effetto di un calore che non aveva mai provato prima.
- Non avresti dovuto farlo!- le urlò contro il ragazzo, interrompendo il contatto.
Sam era senza fiato, aveva gli occhi chiusi e la bocca, secca, aperta alla ricerca d’aria. Il petto si alzava e abbassava velocemente, e non riusciva ad alzarsi dal tappeto sul quale era stesa.
Non sapeva descrivere a parole quello che provava.
Aprì gli occhi e li fissò in quelli verdi di Matt, che la sovrastava con un’aura nera alle spalle.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. - mormorò, riuscendo a mettersi seduta dopo qualche prova.
Vide le labbra del ragazzo assottigliarsi pericolosamente come il suo sguardo. Cercò di alzarsi, e ci riuscì, nonostante le dolessero le ossa e faticasse a reggersi in piedi.
- Mi fai schifo. - disse, con tutto il disprezzo che provava per lui in quel momento.
Uno schiaffo colpì violentemente la sua guancia sinistra. Non cadde a terra solo perché si appoggiò a un mobile poco dietro di lei.
Guardò Matt avvicinarsi. Aveva gli occhi lucidi. Non poteva credere a quello che stava succedendo...
Il ragazzo la afferrò per le spalle e la scosse con vigore - Ora farai la fine a cui eri destinata dall'inizio. - le disse con un sorriso amaro.
- No, smettila!- protestò lei, scuotendosi per sciogliere quella forte presa - Lasciami!-
- Mai!- tuonò Matt. - Non puoi andartene!-
Sam allungò le mani per colpirlo, graffiarlo, lasciandogli quattro righe rosse sulla guancia sinistra e due sul lato destro del collo cosicché Matt la spinse indietro e lei sbatté i fianchi contro lo spigolo del mobile al quale si era appoggiata prima. Cercò di dargli un calcio, ma senza riuscirci.
Matt la insultava, le diceva che no, non poteva andarsene, lui non gliel’avrebbe permesso.
Quando riuscì a spingerlo lontano per muovere qualche passo lontano da lui, Matt allungò un braccio e la afferrò per i capelli, tirando con forza.
Sam gridò di dolore e venne spinta a terra. Il ragazzo si chinò su di lei, colpendole il viso con uno schiaffo. E poi un altro, un altro, e un altro ancora.
Continuava a dire che non poteva, che non le avrebbe permesso di scappare mai più, che sarebbe rimasta lì dentro non vendendo più nemmeno un’alba, e lei gridava di smetterla, cercando di proteggersi il più possibile.
Non poteva credere, non voleva credere a quello che stava succedendo. Matt non la stava picchiando, non la teneva immobilizzata sotto di sé, non aveva ferito Sebastian e minacciata portandola lì. Era tutto così irreale.
Con un gesto rude afferrò entrambe i bordi della sua maglia tra le dita e la strappò.
- No!- gridò lei, voltandosi su un fianco, mentre il tappeto si riempiva delle tante piccole gocce di sangue che le colavano dal naso e dalle labbra.
Ma lui la prese per le spalle e la tenne ferma a terra. Si chinò sul suo viso, fissandola truce.
- Non ti permetterò di farmi fallire. -
La scosse di nuovo. Tenerla ferma si stava rivelando difficile, perché lei si muoveva come se fosse stata morsa da una tarantola.
Piangeva, gridava che le faceva male, lo supplicava di smetterla, ma lui sembrava essere sordo ai suoi richiami.
La colpì di nuovo al viso, poi si alzò e, senza attendere, le scagliò di nuovo contro il suo strano stilo, trafiggendole la pelle.
Lei non oppose resistenza, non aveva più le forze per farlo.













NOTE D’AUTRICE 
Capitolo molto più breve dei precedenti, lo so, ma ultimamente sono sempre stanchissima.  Riesco a riposare massimo due ore per notte, quindi se notate delle vere e proprie sbandate e omicidi verso l’italiano, ditemelo perché i miei occhietti stanchi potrebbero aver preso un abbaglio.
Detto questo, grazie per essere ancora qui e per darmi il vostro sostegno, siete fantastiche.
<3







Credits
: Per la barra prima delle note a : yingsu
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Farawayx