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Autore: Obsydian    03/03/2014    1 recensioni
Quella sera sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa che avrebbe sconvolto la sua vita, Miranda lo sentiva nel profondo del suo essere. Chiusa nella sua camera, le luci spente, rifletteva pacatamente sul senso della sua vita, sulla sua fragilità, mentre fuori imperversava un violento temporale. Con gli occhi lucidi Miranda guardava le luci della strada che filtravano debolmente, intermittenti, tra le stecche delle persiane.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si risvegliò, al mattino seguente, scoprì di essersi addormentata ancora una volta nella sala, sul divano, ancora una volta vestita. Ma tanto ormai che importava, ormai c’era davvero ancora qualcosa per cui le importasse di vivere, per cui ne valesse la pena, per cui le abitudini rassicuranti di un tempo avessero ancora un senso? Il giorno era un inferno, la notte consisteva in incubi strazianti, popolati da assassini, figure demoniache, era peggio di qualsiasi cosa si potesse immaginare.

Decise che comunque era suo dovere fare almeno un tentativo per cambiare questo stato di cose alla deriva, un ultimo tentativo in rispetto della memoria dei suoi genitori. Avrebbe tentato una terapia, magari uno psicanalista avrebbe trovato la chiave per restituirle un senso alla sua vita ormai distrutta. O magari no. Ma doveva almeno provarci.

Si vestì, svogliatamente, nella ferma decisione di cercare aiuto, in qualche modo, e uscì di casa. Sulla prima pagina dei giornali locali si leggeva di un terribile ed efferato omicidio avvenuto la sera precedente, al Circo che si trovava in città proprio in quei giorni. Miranda era affascinata dagli omicidi, ma l’idea che ci fosse un assassino a piede libero nei paraggi la fece rabbrividire.

Durante il tragitto per recarsi all’Ufficio a cui fare richiesta per una seduta di psicanalisi non fece che pensare a questo omicidio, a come potesse essere accaduto. E riusciva ad immaginare dei dettagli molto particolari, troppo particolari, pur senza aver letto l’intero articolo sul giornale. Si mise d’istinto una mano nella sdrucita tasca dei jeans e vi trovò un oggetto. Un nastro. Un nastro di raso nero. Un sorriso, fugace e luminoso, si stampò involontariamente sul volto stupito, mentre si domandava cosa ci facesse quel nastro nella tasca dei suoi pantaloni.

E, nella sua fervida e distorta immaginazione, aveva supposto che l’assassino avesse ucciso la vittima proprio con un nastro scuro, come quello.. beh, ormai era giunta a destinazione, doveva smetterla di fantasticare e tornare alla realtà, anche se la cosa non la rassicurava per niente.
Tuttavia pensare a quell’omicidio le dava un brivido che non provava più da tempo, una sensazione che era un insieme di angoscia e curiosità, quel brivido che le aveva fatto tanto amare la vita.

“Vendetta, l’amore è vendetta, la vita è odio”, echeggiava nella sua mente. Ancora una volta sorrise, nella sua indotta innocenza.

Fu fortunata, le fu dato appuntamento per quella sera stessa alle diciassette, un’altra paziente aveva disdetto la seduta  e si era liberato un posto… magari la matassa di quelle emozioni confusa avrebbe trovato un inizio di soluzione… Miranda non sapeva che si stava lentamente alla comprensione che l’avrebbe condotta alla distruzione.

Quella sera la dottoressa le chiese di descrivere i sogni che tanto la turbavano e poi raccontare tutto dall’inizio, da dove pensava avessero avuto origine i suoi problemi. Lo studio era piccolo e in penombra, una lampada illuminava fiocamente la scrivania, mentre i raggi del tramonto filtravano dalla finestra, inondando la stanza di una luce rosso cupo… l’atmosfera era quasi claustrofobica, ma in un certo modo quasi rassicurante.. sensazioni contrastanti venivano scatenate nella mente sconvolta di Miranda, man mano che proseguiva a raccontare quanto le era stato chiesto, ma aveva capito subito che con questo i problemi non si sarebbero in alcun modo risolti. No, c’era qualcosa di molto più profondo, lo sentiva, anche se aveva la sensazione che quello che provava non fosse che la punta di un iceberg.

“Nella sua vita c’è stato un qualche evento traumatico, oltre la recente perdita dei genitori?”

“Sì. Quando avevo diciannove anni mio fratello maggiore si è suicidato. E’ stato un momento terribile e non si è mai capito perché lo abbia fatto. E, poche settimane prima, il mio ragazzo era scomparso nel nulla…”

Ecco, ora forse era sulla pista giusta… allora, prima della morte di David, era così felice.. non aveva mai più ritrovato quell’equilibrio, quella gioia, e da allora aveva iniziato ad odiare tutti, e con particolare odio tutti coloro che vedeva felici, sereni, con una vita normale. Inconsciamente strinse tra le dita il nastro nero che teneva in tasca. Qualcosa iniziava a riaffiorare alla mente debolmente scossa della ragazza..

“Negli ultimi dieci anni nella nostra tranquilla cittadina si sono verificati diversi omicidi inspiegabili, forse provocati dalla stessa mano. Si  parlerebbe quindi di un serial killer, ipotesi avallata dal fatto che ogni anno, lo stesso giorno, viene strangolata una persona, apparentemente senza movente alcuno..”. L’annuncio del telegiornale locale riscosse Miranda dalla sua riflessione, colpita come da una scossa elettrica da quelle parole. Un flash le abbagliò la mente. Suo fratello stava urlando contro di lei, le gridava che avrebbe pagato per quello che aveva fatto, avrebbe pagato caro per il dolore che aveva generato.. ma cosa aveva fatto? Non aveva alcun ricordo di questo episodio. Di quel periodo, del prima, ricordava solo la felicità del suo splendido rapporto con Simon, un amore così puro come non credeva potesse esistere nella realtà. E poi la sua scomparsa, improvvisa e mai accettata.. scomparsa? Qualcosa nel suo cuore le diceva che non era andata proprio così. Un’emozione improvvisa, un tuffo al cuore, lei sapeva che qualcosa era nascosto sotto la superficie increspata della sua memoria, qualcosa di immenso e spaventoso. Ma non le importava, o forse aveva troppa paura e non voleva sapere, non voleva che quel mostro che sentiva ogni tanto emergere dalla sua coscienza si palesasse in tutto il suo orrore.
   
 
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