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Autore: Piperilla    03/03/2014    0 recensioni
In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più simile a un gentiluomo d'altri tempi che non a un uomo d'affari e di cultura del ventunesimo secolo; lei, ancora adolescente, dal temperamento impetuoso e la lingua tagliente, con l'argento vivo addosso e a prima vista impossibile da fermare: non potrebbero essere più diversi. Come il bianco e il nero. Tra due estremi ci sono un'infinità di sfumature... quante ne servono perché due mondi - e due persone - apparentemente agli antipodi si incontrino a metà strada?
[Tratto dal capitolo 40]
«Non mi illudo che possa bastare così poco per legarti a me» replicò Richard. [...] «Anche se vederti questi gioielli addosso me ne dà la piacevole illusione ».
«Se ti assecondassi, finiresti per credere che sia la realtà» mormorò lei.
«No, mia piccola Agathe, mai» sospirò Richard contro la sua pelle. «Quest’illusione è amara e non mi appaga. Quello che voglio è che sia tu a legarmi a te. Sii pure la mia carceriera».
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quel giovedì di fine settembre stava regalando agli abitanti di Hersham una delle rare belle giornate di inizio autunno. Approfittando del sole e del calore inaspettati, gli studenti della St. Margaret si erano riversati in massa nei giardini della scuola durante la pausa pranzo, sdraiati sui prati o seduti sui muretti e sulle panchine in pietra.
   Richard Prescott aveva trovato così la St. Margaret al suo arrivo, venti minuti dopo mezzogiorno. Aveva varcato il cancello – che il custode, avvisato del suo arrivo, aveva aperto appositamente per lui – ed era avanzato con passo altero sul viale, senza quasi degnare di uno sguardo gli studenti schiamazzanti tutto intorno. Era entrato nel vasto atrio della scuola, facendo ticchettare la punta del bastone da passeggio a ogni passo, e si era diretto con decisione verso la biblioteca.
   Per tre giorni Richard aveva cercato di non pensare a quanto impertinente e sgarbata fosse Agathe Williams; l’aveva vista passare sotto casa propria al mattino mentre andava a scuola e l’aveva spiata quando chiacchierava con Lara. Per tre giorni Richard si era chiesto per quale motivo quella ragazza fosse così scontrosa, e per tre giorni si era ripetuto che non aveva senso sprecare il proprio tempo pensando a lei. Alla fine, tuttavia, la curiosità aveva avuto la meglio sul suo buonsenso, e l’uomo aveva deciso che alla St. Margaret avrebbe avuto modo di scoprire qualcosa di più sulla secondogenita di Evan Williams.
   Arrivato alla biblioteca, Richard aprì con delicatezza il battente: sebbene fosse certo che non ci fosse nessuno, lì dentro, la natura stessa di quel luogo lo spingeva a muoversi e agire con ancora più grazia del solito, facendolo arrivare addirittura a stringere il bastone da passeggio in modo da non fargli toccare il pavimento di marmo.
   Quando entrò, gli bastò una rapida occhiata per trovare la persona che cercava, seduta a una pesante scrivania antica.
   « Miss King » salutò, facendole un elegante baciamano.
   Elizabeth King – cinquantadue anni, single, da tempo irrimediabilmente innamorata di Richard Prescott – quasi svenne per l’emozione.
   « Signor Prescott, che gioia vederla! » rispose con voce appena tremante.
   Richard sorrise con garbo e intavolò una conversazione qualunque: sapeva dell’infatuazione che Elizabeth King nutriva nei suoi confronti, e aveva deciso che sarebbe stato saggio blandirla un po’ prima di chiederle informazioni su Agathe.
   Dopo pochi minuti, proprio l’oggetto dei suoi pensieri sbucò dal nulla, avanzando a passo di marcia nella loro direzione: aveva la cravatta storta sotto il maglioncino della divisa, un lembo della gonna a pieghe rivoltato all’insù, tanto da permettere a Richard di intravedere una porzione di pelle candida al di sopra dei calzettoni, e l’aria scocciata.
   Agathe si fermò accanto a loro, le braccia incrociate sul petto. Nessuno dei due la degnò del minimo sguardo e la ragazza sbuffò appena dal naso, picchiettando la punta del piede a terra in un gesto impaziente.
   « Miss King, ho bisogno di lei » disse Agathe.
   La donna le rivolse uno sguardo colmo di sufficienza e irritazione.
   « Non ho tempo da perdere con te » scattò.
   « Mi servono dei libri, deve dirmi dove sono » insisté la ragazza, fissandola torva.
   « Credi che sia qui per star dietro ai tuoi capricci? » ribatté Miss King. « Cercateli da sola, i libri! ».
   Agathe sgranò gli occhi, la perfetta immagine dell’innocenza.
   « Oh, mi scusi, mi scusi tanto! Perdoni la mia distrazione: l’avevo scambiata per la bibliotecaria! » esclamò la ragazza. « Vorrà dire che andrò dal preside Collins e gli chiederò di ragguagliarmi su chi ricopre questo ruolo, così da non commettere più errori simili… » aggiunse poi in un sibilo minaccioso.
   Miss King, scioccata, spalancò la bocca per ribattere, ma la richiuse quasi immediatamente.
   « Va bene, fastidiosa ragazzina, dimmi che libri ti servono e facciamola finita! » cedette.
   Si scusò con Richard – che aveva seguito con grande interesse lo scontro tra le due donne – e tornò alla scrivania, tallonata da Agathe. Sotto gli occhi dell’uomo, la ragazza elencò rapida cinque o sei titoli e, dopo una ricerca al computer, Miss King stampò un foglio con la collocazione esatta all’interno della biblioteca di ogni volume richiesto dalla ragazza.
   Agathe le strappò il foglio di mano.
   « Grazie per la disponibilità » disse sarcastica, ignorando completamente Richard e andando con passo svelto verso gli scaffali. Non appena fu scomparsa nei meandri della grande biblioteca, Richard si rivolse a Miss King, che era tornata al suo fianco.
   « Chi era quella ragazza? » chiese in tono noncurante.
   « Agathe Williams, figlia dell’avvocato Evan Williams e di Gisèle Dubois » rispose Miss King, tirando su col naso. « Senza dubbio uno degli studenti più fastidiosi dell’intera scuola, come avrà avuto modo di vedere poco fa ». Richard non si diede la pena di farle notare che Agathe non aveva fatto nulla se non costringerla a svolgere il proprio lavoro. « Una ragazza superficiale, noiosa, priva di cultura e di un’intelligenza notevoli » concluse la donna.
   Richard si accigliò: le parole di Elizabeth lasciavano intuire una profonda antipatia verso Agathe, dunque quelle informazioni non gli erano di nessuna utilità.
   L’uomo sospirò internamente, chiedendosi in che modo si sarebbe liberato ora di Elizabeth King, quando qualcuno arrivò in suo aiuto.
   Uno dei dipendenti dell’istituto mise la testa dentro la porta e scandagliò la stanza con lo sguardo.
   « Miss King, il preside vuole vederla » disse.
   La donna si accigliò. Da tempo era convinta che avrebbe potuto conquistare Richard Prescott se solo avesse avuto l’opportunità di parlargli e mostrargli quanto garbata, colta e intelligente fosse, e adesso che l’occasione si era finalmente presentata, non riusciva a credere che tutti le stessero mettendo i bastoni tra le ruote: prima quella petulante di Miss Williams, e adesso il suo collega! « Non vedi che sto parlando? » sibilò a bassa voce, ma l’altro non si fece intimorire dal suo sguardo furioso.
   « Ha detto che vuole vederla subito » insisté l’uomo.
   Miss King tentennò, infastidita, ma se il preside l’aveva convocata, non poteva non andare nel suo ufficio. Con stizza si risolse a seguire il collega.
   « Vengo subito » disse a malincuore. Salutò Richard, esprimendo più volte la speranza di rivederlo presto – se fosse dipeso da Richard, non l’avrebbe visto per i venti anni a venire – e uscì dalla biblioteca, non senza lanciargli un’ultima occhiata.
   Richard sospirò di sollievo. Qualcuno in cielo doveva amarlo, visto che era riuscito a liberarsi di Miss King senza nemmeno dover lasciare l’edificio!
   Finalmente libero di agire come preferiva senza che nessuno lo vedesse, l’uomo si avviò con passo felpato lungo gli scaffali, scrutando i tavoli deserti fino a quando non scorse una testolina nera china su un tavolo nascosto in un angolo: di fronte aveva almeno una mezza dozzina di libri aperti, e li sfogliava furiosamente mentre prendeva appunti.
   Richard si sistemò su una comoda poltroncina dall’altro lato del tavolo, proprio di fronte alla ragazza.
   « Che vuole? » chiese sbrigativa Agathe, senza neanche alzare gli occhi dal quaderno.
   « Cosa le fa pensare che voglia qualcosa da lei? » ribatté Richard.
   « La biblioteca è deserta, eppure lei ha scelto di sedere proprio qui, all’unico tavolo occupato. Se avesse solo cercato un posto in cui sedere, non sarebbe venuto fin quaggiù » rispose la ragazza.
   L’uomo chinò appena il capo, in un muto assenso. « Fuori c’è una così bella giornata, e lei sta chiusa qui a studiare » osservò casualmente.
   « Sono abituata a saltare il pranzo per portarmi avanti con le assegnazioni » rispose distratta Agathe, sempre prendendo appunti. « Così nel fine settimana posso fare quello che voglio… compreso aiutare Lara con i suoi compiti, visto che lei li fa sempre tutti all’ultimo minuto! ».
   Richard quasi rise: adesso che era distratta, Agathe aveva perso tutto l’astio che aveva contraddistinto i loro precedenti incontro, e con esso l’aria arcigna.
   « Perché non fa una pausa e non parla un po’ con me? » le propose l’uomo.
   Stavolta Agathe alzò la testa e lo fissò con aria sbalordita. « Perché dovrei parlare con lei? Non so neanche qual è il suo nome! ». Alzò una mano, bloccandolo prima ancora che potesse parlare. « Non m’interessa sapere il suo nome, me lo risparmi. In ogni caso, di cosa potremmo mai parlare, lei e io? ».
   Lui fece un gesto con la mano a ricomprendere tutto quello che li circondava. « Mi parli di questa biblioteca » buttò lì.
   La ragazza sbuffò sonoramente. « Abbiamo una bibliotecaria che detesta il suo lavoro e che se può evita di svolgerlo, gli scaffali della biblioteca sono penosamente vuoti e nessuno si dà la pena di rimediare » rispose, prendendo un appunto con tanta ferocia da rischiare di bucare la carta.
   Per un attimo Richard rimase senza parole. « A me questa biblioteca non sembra vuota » obiettò.
   Agathe scoppiò in una bassa risata sarcastica. « Scommetto che si è limitato a dare un’occhiata distratta agli scaffali del corridoio principale, e solo a quelli ad altezza d’uomo » replicò.
   L’uomo avrebbe voluto ribattere, ma non poté farlo perché Agathe aveva visto giusto: non aveva degnato della minima attenzione gli scaffali di legno. « Eppure so che vengono fatte regolarmente generose donazioni vincolate proprio al miglioramento della biblioteca » non poté fare a meno di dire. Lo sapeva bene, visto che era lui a fare quelle donazioni. Da almeno quindici anni.
   « Ho sentito parlare di questo benefattore: chiunque sia, è un idiota » rispose Agathe, una smorfia di fastidio sul volto. « Chi mai donerebbe i propri soldi senza mai controllare che vengano usati per ciò a cui sono stati effettivamente destinati? Nessuno. Eppure qui non si è mai visto! ». Di nuovo, Richard non poté replicare. « Quando ci vengono assegnate delle ricerche, o abbiamo bisogno di approfondire qualche argomento, siamo sempre costretti a rivolgerci ad altre biblioteche, perché qui non c’è mai quello che ci serve. Mancano testi come l’Enrico V e La Tempesta di Shakespeare, l’Ulisse di Joyce e i Racconti di Canterbury di Chaucer. Non abbiamo che una sola copia delle opere di Dickens, insomma! ». Agathe sembrava scandalizzata, e Richard quasi sorrise. « Non parliamo poi dei testi di filosofia e storia: quasi non ce ne sono! Gli scaffali più interni, quelli meno in vista insomma, sono perlopiù vuoti; su alcuni non ci sono che una mezza dozzina di volumi ».
   Richard – che aveva seguito ipnotizzato il monologo della ragazza - si alzò, il bastone da passeggio stretto tra le mani. « Me li mostri ».
   Agathe si riscosse. « Mostrarle… che cosa, mi scusi? ».
   « Gli scaffali » ripeté lui. « Me li mostri ».
   La ragazza esitò, poi scrollò le spalle e si alzò. « D’accordo ».
   Agathe lo guidò lungo i corridoi e in varie sezioni – come quelle di Storia, Filosofia, Arte e Letteratura Antica – indicando gli scaffali a mano a mano che avanzavano.
   « Qui ci sono solo due o tre delle opere di Plauto, ed è un peccato perché sono molto divertenti e argute » spiegò. « Abbiamo poco altro, una copia delle Nuvole di Aristofane e una delle Coefore di Eschilo. E qui, invece » proseguì quando raggiunsero la sezione sull’arte, « ci sono solo un paio di volumi sull’architettura romanica, forse uno sul gotico e nessuna monografia, neanche sugli artisti più famosi ».
   Concluso il giro i due tornarono al tavolo che avevano occupato in precedenza: Agathe riprese a sfogliare libri e prendere appunti, mentre Richard rimase in silenzio per qualche minuto, fumante di rabbia. Da anni donava venticinquemila sterline a cadenza trimestrale per un totale di centomila l’anno: si aspettava che quella della St. Margaret ormai fosse una delle biblioteche meglio fornite del Paese, e invece scopriva che non era affatto così.
   « Lei ha ragione, Miss Williams: questa biblioteca è penosamente carente di testi » ammise Richard dopo un po’. « La mia biblioteca personale, al contrario, è più fornita di quanto lei possa immaginare ».
   Agathe neanche lo guardò. « E allora? ».
   « Potrebbe visitarla e usufruirne, se volesse ».
   Agathe rialzò la testa così in fretta da farsi male e lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite.
   « Mi sta invitando a casa sua? » chiese, sospettosa.
   Richard era interdetto: le parole gli erano sfuggite di bocca prima che potesse rendersene conto, e non sapeva per quale motivo l’avesse detto. « Non è quello che ho detto. Io ho detto che può visitare la mia biblioteca » la corresse.
   « Che si trova a casa sua » sottolineò Agathe.
   Richard tacque; la ragazza percepì il suo disagio, e tornò a prendere appunti.
   « Farebbe meglio ad andarsene » disse piano Agathe. Richard annuì e si congedò con un cenno della testa prima di andarsene. Poco dopo anche Agathe raccolse le proprie cose e uscì dalla biblioteca, e come tutti i suoi compagni, non degnò di un’occhiata la piccola targa in ottone accanto alla porta.

Questa targa è apposta in memoria
dell’incendio che distrutte la biblioteca
della St. Margaret, e della generosità
di Richard Prescott, grazie al quale
fu prontamente ricostruita.
19-03-1998

   
 
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