*Epilogo*

Ritrovarsi sempre a Porto Alghepoli alla fin fine era diventato più che altro una sorta di rituale.
Milotic e Magneton avevano imparato a giocare assieme, evitando uno di bagnarsi e l'altro di prendere scosse ogni volta che si sfioravano per caso. Mostravano apertamente la propria felicità nell'incontrarsi l'un l'altro e viceversa, sinceri e spontanei anche in quello.
I loro padroni erano, almeno per una buona metà, ancora un poco restii a rendere così esplicito il proprio sentire. Ma non per questo conservavano dentro di sé un'emozione di portata minore.
-Kasamatsu- senpai! Kasamatsu- senpai! Mi passi una fetta di anguria?
Yukio dovette svegliarsi, dietro gli occhiali da sole che proteggevano il suo sguardo, e stendersi di nuovo sopra la sabbia soffice della spiaggia. Il passare del tempo, che lui aveva trascorso rilassato e addormentato, aveva trasportato altrove la sagoma buia del suo ombrellone: muovendo i piedi, sentì tirare un poco la pelle già rossa.
Per fortuna Kise aveva insistito per coprirlo da capo a piedi di lozione.
Sbuffò, facendosi ben sentire, e rotolò sull'asciugamano per allungare poi un braccio, afferrando l'ultimo dei pezzi dell'anguria che era stata loro da pranzo.
Si mise a sedere, per offrigliela, e la sua attenzione fu catturata ad un certo punto dal verso acuto del suo Milotic – quando lo vide, riuscì a scorgerne la pinna azzurra che si muoveva frenetica in ogni dove, come a imitare un ballo. Sorrise, intenerito, e non si accorse dell'avvicinarsi dell'altro, che gli prese all'improvviso la vita in un abbraccio stretto.
-Kasamatsu- senpai è così carino!
Ricevette un colpo sulla testa bionda, neppure forte abbastanza da intimorirlo o farlo allontanare.
-Non urlare! C'è altra gente!
Qualcuno degli altri bagnanti si girò nella loro direzione, ma tutto sommato non vi badarono che i soliti pochi curiosi che ricordavano i loro volti e i loro nomi e solo in virtù di qualche chiacchiera futura rivolgevano loro un poco di interesse.
Kise lo lasciò solo dopo qualche minuto, con ancora un sorriso furbo sulle labbra. Yukio sbuffò ancora e tornò a sdraiarsi, calmo, affondando la nuca nel tessuto sotto di sé. Stava bene, dopo tutto.
L'odore della salsedine gli arrivò alla sensibilità, trasportata da un vento gentile, così come delle sottili gocce di spuma, direttamente dal mare a pochi metri di distanza.
Gli fu allungato un piccolo pezzo di polpa rossastra – aprì le labbra perché le dita di Ryota potessero introdurlo nella sua bocca e farglielo assaggiare. Era dolce e piena di succo, anche se non più tanto fresca. Sportosi in avanti, Kise ora lo proteggeva dalla luce del sole con il proprio capo, la cui ombra veniva proiettata direttamente sul viso di Yukio.
-Buona, vero?
Sapeva cosa desiderava, cosa gli stava implicitamente chiedendo. Era sul punto di negarsi e far finta di dormire ancora, ma un terzo sbuffò proruppe dalle sue labbra e lui si alzò appena, con la testa.
Che fosse leggenda o meno, che avesse una fama in grado di andare al di là dei confini della regione Hoenn, che fosse uno dei più giovani Capo Palestra del tipo elettro mai visti prima, certo era che Kise Ryota non si limitava a quello, né a essere un esuberante ragazzino viziato.
Aveva, per esempio, anche un buon sapore sulle labbra. E la capacità di sorridere in una maniera tale da far venire voglia di ricambiarlo.