La testa abbandonata sul cuscino. Gli occhi fissi sul soffitto. Odore di muffa, che nera e orrida consuma il candore dell’intonaco, come l’abisso del male inquina la bianca innocenza dell’anima.
Le piume morbide sono ormai diventate legno, i muscoli dolgono, tutto è teso come la corda di un arco in procinto di scoccare una freccia. Ma niente partirà. Niente giungerà mai al termine.
Gli occhi chiari come il cristallo si spostano di continuo, ma non vedono nulla. Le mani si tendono, subito percorse da un disordinato formicolio, come attaccate da un esercito di minuscoli insetti emofagi.
Ogni pensiero è inquinato, indistinto, confuso. C’è solo l’abisso che corrode il corpo e la mente, dalla punta dei piedi ai lunghi capelli color ebano.
Il coltello da cucina appoggiato sul comodino; il delicato filo di vita ad esso appeso.
Mani tremanti che gli si avvicinano sfidando l’immobilità del tempo, dove pastiglie tossiche sono padrone delle azioni.
Desiderio di soccombere.
Delicato filo di raso che si spezza.
Candore infinito.
Le piume morbide sono ormai diventate legno, i muscoli dolgono, tutto è teso come la corda di un arco in procinto di scoccare una freccia. Ma niente partirà. Niente giungerà mai al termine.
Gli occhi chiari come il cristallo si spostano di continuo, ma non vedono nulla. Le mani si tendono, subito percorse da un disordinato formicolio, come attaccate da un esercito di minuscoli insetti emofagi.
Ogni pensiero è inquinato, indistinto, confuso. C’è solo l’abisso che corrode il corpo e la mente, dalla punta dei piedi ai lunghi capelli color ebano.
Il coltello da cucina appoggiato sul comodino; il delicato filo di vita ad esso appeso.
Mani tremanti che gli si avvicinano sfidando l’immobilità del tempo, dove pastiglie tossiche sono padrone delle azioni.
Desiderio di soccombere.
Delicato filo di raso che si spezza.
Candore infinito.