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Autore: SilviaDG    09/03/2014    7 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una brezza gelida ma confortante mi fa stringere nel mio vestito rosso, lo indosso ancora, non mi sono cambiata, sono subito corsa qui sopra.
La mia chioma di fuoco volteggia nell'aria, ogni ricciolo ribelle vola nell'immenso cielo di Capitol City, ma senza perdersi, rimane attaccato alla mia testa, come se avesse una sicura imbracatura.
Mi siedo sul pavimento gelido, costruito con mattonelle di ceramica nere decorate con insensati disegni, che solo guardati da una certa angolazione formano un magnifico schema dell'universo, con tanto di stelle e pianeti. 
Aggiusto con le dita il vestito, stando attenta a non rovinarlo, so che non lo indosserà mai più nessuno, che verrà messo in un armadio ad ammuffire o buttato in qualche cassonetto, ma mi sembra ugualmente un peccato strapparlo o macchiarlo.
Mentre attendo seduta alzo il naso all'insù, in cerca delle mie adorate stelle, in cerca di quelle luci calorose che rendono la notte meno paurosa e tormentosa, più elegante ed affascinante.
Ma quel solito luccichio che mi fa rilassare non c'è, il cielo è cupo, nero, inquinato dallo smog di Capitol City. 
-Clary- un sussurro, fra il rumore del vento.
Non mi giro, so che è Jace.
- Siediti tu, muovermi con questi vestito è impossibile.- ironizzo leggermente, anche se so che non è il luogo nè il tempo.
Fra poco, pochissimo tempo, sarò dentro l'arena, saremo dentro l'arena. 
-Grazie per l'intervista...- sorrido tristemente- mi hai salvato la pelle.
Jace avanza e si siede accanto a me, incrociando le gambe e facendomi ricordare la "farfallina" che facevo da piccola nel prato di casa.
Porto le ginocchia alla testa, come faccio sempre, abbracciando le gambe e lasciando il capo rivolto verso Jace, poco lontano da me.
-Perché mi hai fatta venire qui?- chiedo- insomma... Dovremmo stare più lontani possibile, l'arena è vicina... Doremmo essere con i nostri mentori a sistemare gli ultimi dettagli, ad organizzare un eventuale piano B, o C, o Z che sia... Invece siamo qui- guardo i suoi occhi, che risplendono nel buio della notte- da soli, sotto questo cielo così- lo guardo- cupo e pauroso ed insulso, che non merita neanche le stelle.
-Qui non c'è amore, per questo non ci sono stelle.- afferma Jace, atonalmente, come se avesse detto qualcosa di naturale e scontato.
-Cosa vuol dire?- lo guardo, in un misto fra curiosità e divertimento. -Questo mondo è troppo apparente, elegante, stressante... Anche per me. - allunga le gambe sul pavimento- Qui c'è odio, non amore, l'amore è messo al secondo posto, sotto i soldi e l'aspetto fisico.
Quando l'amore viene messo al secondo posto- mi guarda- la luce che illumina i momenti bui scompare, c'è solo un fioco bagliore appena visibile in lontananza.
E io ho vissuto le tenebre sulla mia pelle, ho provato la crudeltà di un cuore solo che batte meccanicamente e in modo poco convinto.
Poi ho raggiunto quel misero bagliore, mi sono salvato per miracolo, pochi ci riescono...
Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. 
Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.- conclude.
Guardo il cielo, ancora cupo, instancabilmente pauroso.
-Quindi adesso non c'è amore?- chiedo- Qui, a Capitol City, non c'è alcun sentimento buono?
Lui ci riflette per qualche secondo, poi si sdraia letteralmente a terra.
- Ancora è coperto. - guarda la distesa nera- Esiste, l'amore c'è, ma è nascosto dalle nuvole e dallo smog, dall'apparenza e da tutti i sentimenti negativi dei capitolini e non.
Acora non capisco il discorso di Jace.
È troppo profondo, complesso, anche se quando fuoriesce dalla sua bocca sembra un concetto semplicissimo.
-Adesso- continua- vorrei distruggere quelle nuvole, non lo vorresti anche tu? Non vorresti amare senza problemi? Dimenticare tutta la crudeltà del mondo? Dimenticare tutto? Vivere sempre col sorriso stampato sulle labbra?- ha lo sguardo perso nel cielo, come se cercasse una stella, come se sperasse in un cambiamento. 
Sta pensando ad Isabelle... la ama davvero?
Ama davvero lei? O me?...
No, insomma, chi mi ama?
Mi ama mia mamma, Luke mi ama, Simon mi ama come amico, ma Jace, un ironico e splendido ragazzo, non potrebbe mai amarmi.
Mi sdraio anche io sul pavimento. 
-Ti sei confessato?- azzardo- hai detto "ti amo"-mi fermo- alla ragazza di cui parlavi durante l'intervista?
-No- mi guarda- non ancora, e tu? 
E io? Io amo? So cos'è l'amore? 
Guardo il volto perfetto di Jace, la sua indecifrabile e bizzarra espressione, i suoi lineamenti spigolosi ma morbidi, la sua carnagione di una sfumatura perfetta, le sue labbra, che mi fanno fremere dal desiderio.
Si, amo.
- Sarebbe inutile,- ammiro ancora il suo viso- amo qualcuno che ama qualcun altro... è una specie di triangolo- è complicato da spiegare anche per me- solo che sono così insulsa che i due innamorati non si rendono conto di trovarsi in un triangolo, forse non sanno neanche che esisto.
Jace mi guarda.
- Io e la ragazza che amo, invece, siamo seperati solo- muove le dita sulle mattonelle come se suonasse un pianoforte immaginario, l'ho visto fare molte volte a parecchi musicisti, quando sono rilassati e hanno i pensieri sulle nuvole- dalla morte.
-È qui, vero?- chiedo.- La persona che ami, intendo.
"È Isabelle, vero? State insieme, vero?"- vorrei chiedergli, ma mi trattengo. 
-Fin troppo vicina a me.- sospira- Forse dovrei starle lontano, insomma, moriremo entrambi probabilmente. 
- Io credo l'esatto contrario- non amo molto Isabelle, ma non la odio- dovresti dichiararti e stare con lei il più possibile. 
Mi sposto su un fianco e lui fa lo stesso.
I suoi occhi contro i miei, il dorato dei raggi del sole contro il verde delle foglie. 
Mi sento inutile, come potrebbe mai il sole amare una semplice foglia?
- Farebbe male.- sussurra. 
- La vita fa male.- sussurro anche io, come se avessi paura che qualcuno ci sentisse.
E solo adesso mi rendo conto di quanto siamo vicini, mi accorgo che le nostre mani sono intrecciate , i nostri petti respirano uno contro l'altro, sono come sincronizzati , le nostre labbra sono separate solo da un granello di sabbia.
- Penso che l'avrai già capito- sento il mio cuore battere così forte da sovrastare il rumore del vento.- Quando ho detto che sono innamorato di una ragazza parlavo di...
-Isabelle- lo interrompo e mi allontano, ricoricandomi sulla schiena.
-Cosa?- sento la risata amara e divertita di Jace- Isabelle?- cosa ci trova di tanto divertente?
-Beh, lei- capisco che il mio viso è diventato dello stesso colore dei miei capelli- è così perfetta, sinuosa nei movimenti, elegante anche solo negli sguardi, è la ragazza modello, insomma. 
-Allora non sono il tipo "da ragazza modello"- dice.
Mi rimetto su un fianco e lo guardo, sorride ancora.
- Non mi accontenterei mai di Isabelle.
Bene.
Se non si accontenta di lei...
-Molly!- esclamo, senza neanche pensarci.
Ride, di nuovo.
-Sei più stupida di quanto immaginassi- mi guarda.
-Stupida?- mi alzo di scatto, ma lui mi acciuffa per un braccio e cado sul suo corpo.
-Mi disp...- provo a dire, ma vengo interrotta da qualcosa che non mi sarei mai immaginata di sentire. 
Tre semplici e schiette parole.
-Amo te, Clary- sussurra.
E ora capisco.
Capisco l'aiuto che mi dava durante gli allenamenti, senza chiedere niente in cambio, riesco a leggere gli sguardi che mi rivolgeva furtivamente, gli splendenti sorrisi che mi regalava, la sua inaspettata proposta di essere alleati, i suoi suggerimenti durante l'intervista.
-Tu- sento che un'ondata di felicità sta per farmi annegare- tu non mi sei stato vicino perché sono figlia- sono ancora su di lui- dei miei genitori, insomma- dico.
E poi mi rendo conto dell'errore che ho appena commesso.
Il ragazzo che mi ama si è confessato e io? Io non gli rispondo, ma parlo dei miei genitori!
-Dimenticavo- mi abbraccia i fianchi- anche io ti amo.
Sorride e poi le sue labbra sfiorano con leggerezza le mie, si tengono quasi a distanza, come se fossi una bambola di porcellana che potrebbe rompersi all'istante. 
Ma non lo sono, non voglio esserlo.
E come se avesse sentito i miei pensieri Jace si abbandona al bacio, il bacio più passionale, fantastico, il più emozionante e desiderato che abbia mai ricevuto. 
Sento il sapore delle sue labbra, dolce ma amaro, piccante ma piacevole, speziato al punto giusto... con un pizzico di cannella, un qualcosa di diverso, unico, speciale.
Lo rinchiudo anche io nel cerchio nelle mie braccia e guardo i suoi occhi che brillano, che puntano la loro attenzione tutta su di me.
Senza staccarci l'uno dall'altro, rotoliamo sul pavimento ghiacciato.
Lui è sotto di me, io sopra di lui, lui sopra di me, io sotto di lui, e non riesco a credere di essere io la protagonista di questo sogno fantastico.
E, mentre ci baciamo, mentre stiamo avvinghiati l'un l'altra, mentre trascorriamo i nostri primi e probabilmente ultimi istanti insieme, rivolgo lo sguardo verso l'alto, dove un brillio tenue ma esistente sovrasta il buio profondo ed infinito del cielo di Capitol City.
L'amore esiste.
L'amore siamo noi.








Dei passi, sento dei passi.
Mi stacco malavoglia dalle labbra carnose di Jace, e mordo le mie. 
Ci alziamo di scatto e lui mi prende la mano.
Ci dirigiamo verso un angolo particolarmente buio, riparato da alcune piante grasse , che ci nascondono, lì ci accucciamo, sicuri che nessuno potrebbe notarci.
Sento delle risate e guardo Jace, che ha la mia stessa espressione interrogativa.
- E così Alec Lightwood fu messo in imbarazzo durante la sua intervista.
Aguzzo la vista, e vedo lo scintillio dei capelli di Magnus e poi il rossore delle guance di Alec.
- Non, non- balbetta- non ero imbarazzato, è solo che mi hai chiesto di- vedo che i ragazzi si posizionano nello stesso punto in cui eravamo io e Jace- te, praticamente, solo che hai detto "ragazza"... mi hai messo in difficoltà, insomma.
Mi giro verso Jace, che mi guarda con un mezzo sorriso e mi prende la mano.
- Perché mi hai portato qui?- è la stessa domanda che ho posto qualche secondo fa io a Jace, prima che lui...
Uno schiocco di dita e appare un tavolo rotondo in legno, apparecchiato con una elegante tovaglia bianca, con dei piatti posati sopra, contenenti delle pietanze fumanti. 
- E questi da dove arrivano?- chiede stupito Alec, gli occhi blu che guizzano, cercando quelli gialli dello stregone.
- Forse la cuoca si insospettirà un pò- riesco a vedere un sorriso malizioso sulla bocca di Magnus- ma non importa. 
Sorrido anche io, facendomi sfuggire una specie di risatina gutturale.
Jace mi tappa prontamente la bocca. 
- Hai sentito anche tu?- Magnus si guarda intorno e io chiudo gli occhi.
Sento un altro schiocco, e quando li riapro il tavolo è scomparso.
- Andiamo già via? - chiede Alec, con un tono triste e deluso.
-No- Magnus continua ancora a guardarsi in giro- è solo che non sono il tipo da cenette romantiche, preferisco andare al sodo, insomma.
Bugia. 
Mi ha sentita e ha preferito far scomparire le prove, per sicurezza.
Vedo il viso di Alexander diventare rosso, paonazzo.
- Oh no, Alexander! - Magnus scoppia in una fragorosa risata- Siamo già andati al sodo, insomma, perché ti imbarazzi così tanto?
Guardo Jace, che ancora tiene la mano sulla mia bocca, ma lui ha occhi solo per la scena che si sta svolgendo. 
- Sai che mi dà fastidio- Alexander cerca di apparire serio ed intraprendente e di cambiare discorso- intendo che tu mi chiami Alexander, chiamami Alec, insomma, Alexander mi sa di "vieni qui che sei nei guai".
- Allora...- Magnus sorride maliziosamente- Vieni qui, Alexander. 
Il ragazzo non si muove, così si avvicina lo stregone.
Cerca di mettere le sue mani sbrilluccicanti intorno alla vita stretta del nephilim, ma quest'ultimo lo ferma.
-No- mette la mano sul petto dello stregone- non adesso...
Si allontana e guarda il cielo.
-Domani sarò...
-Domani è un altro giorno- Magnus sembra più rigido e preoccupato.- Oggi siamo io e te, qui, da soli.
Da soli più me e Jace.
-Domani potrei essere morto, Magnus- gli gira le spalle- non posso stare qui con te pensando a questo e al fatto che noi ce la spassiamo senza pensare che domani un sacco di ragazzi innocenti lasceranno questo mondo...
Guardo Jace.
"Noi l'abbiamo fatto" gli urlo con gli occhi, e mi sento in colpa, mi sento scossa da un brivido.
Jace molla la presa sulla mia bocca e mi stringe con forza fra le sue calorose braccia.
-Ma tu non morirai- Magnus afferra il braccio di Alec- tu tornerai qui per me, uscirai da quell'inferno perché PUOI RIUSCIRCI e quando tornerai non ti lascerò andare mai più, starò sempre accanto a te e non smetterò mai di perdermi nel tuo celestiale sguardo.- fa girare Alexander verso di lui.
Il ragazzo dagli occhi blu si morde le labbra, forse per desiderio, o per paura, o per rabbia, o per sua sorella, perché sa che se lui tornasse lei...
- Promettilo- dice con voce strozzata lo stregone, sembra quasi "fragile" - Promettimi che tornerai qui e quando tornerai vivrai per sempre con me, che ci sposeremo, senza preoccuparci di quei panzoni senza cervello del Conclave, dimmi che vivrai con me a Capitol City... Se vuoi lascerò una volta per tutte questo maledetto lavoro per non perdermi un istante accanto a te. Promettimi che mi amerai sempre, sempre.
-Te lo prometto- risponde lo shadowhunter, tutto d'un fiato.
Questa volta, quando Magnus si avvicina per baciarlo, non si sposta, rimane ad assaporare quel perfetto momento, mentre una lacrima scende lungo il viso dello stregone e un'altra nuvola si sposta, un'altra stella si fa vedere.
L'amore esiste, purtroppo esiste qui, fra chi non puoi amarsi.
Cupido ha scoccato le sue frecce nel momento sbagliato. 








ANGOLO ROTONDO:
Allora genteeeee♡
Per questo capitolo ringraziamo:
- La finestra di casa di Silvia da cui si vedono le stelle; 
- Lo smog presente nel mondo intero;
- I nostri momenti poetici inaspettati;
- Il pavimento di una casa del sogno di Silvia :") ;
- Ari Youngstairs , Tini Fray e tutte le malate di Malec che ci hanno ispirate♡;
- Il copriletto del letto di Silvia dove, fra le tante rappresentazioni, c'è disegnato un angelo con un arco ( Cupidoooo);
- Tutti voiii♡ che ci regalate ogni giorno un sorriso.
Recensite e fateci sapere cosa ne pensate♡
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~
  
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