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Autore: Utrem    10/03/2014    2 recensioni
In un futuro non troppo lontano da Journey's End, il Dottore non si è più rigenerato. Il ciclo delle sue avventure non si è mai interrotto, così come quello di coloro che si sono uniti a lui, tutti bramosi di viaggiare, di vedere - e di poco altro. Dimenticare il passato è come sempre la sua priorità: ma se questo irrompesse con prepotenza nel presente, il Dottore potrebbe dover affrontare una prova sorprendentemente dura.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Jack Harkness, Martha Jones, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                    No Time Left.

                                                                                                                

                                                          2. L'analisi prosegue







“Non c’è anima viva” fu infine costretto a constatare il Dottore, dopo svariate ore di testarde e frustranti analisi. In quel lasso di tempo, peraltro, nulla era mutato, non in modo significativo.
“Ma allora perché il TARDIS è stato dirottato qui?” si interrogò Susan, la voce bassa e a tratti un po’ spezzata.
“Ebbene, non ne ho la minima idea!” ammise il Dottore con virulenza, schiaffeggiandosi i fianchi.
“Però ci dev’essere un motivo… dovrai pure aver scovato qualcosa di interessante in tutto questo tempo. O ti sei distratto?” insisté Susan, che aveva cercato il conflitto sin dal disguido, più o meno inavvertitamente.
“Ma perché devi ricominciare proprio adesso?!” brontolò il Dottore, schiacciandosi irritato le tempie con le dita.
“Ti invito solo a non deconcentrarti! Io, per esempio, esplorando un po’ la valle, ho individuato una sorta di  minerale sbriciolato. Non ho idea di quanto sia rilevante, ma…”
Non aveva ancora concluso il discorso che il Dottore corrugò la fronte e le puntò contro un lungo dito accusatore. Tuttavia, riuscì a resisterle molto meno del previsto, persuaso dalla sua smorfia.
“Ok, ma perché non me l’hai detto subito?”
“Era uno di quei momenti in cui non tolleri la presenza di altri perché potrebbero ‘snaturare le tue ricerche’” rispose Susan, che appariva ironica nel tono, ma visibilmente infastidita in tutto il resto.
“D’accordo, d’accordo, d’accordo. Ora, però, muoviamoci!” la esortò il Dottore e, pensando erroneamente di dover dirigere la compagnia come al solito, mosse due passi decisi in avanti. Realizzò poco dopo che la ragazza si era spostata nella direzione opposta: così, per non dare nell’occhio, corricchiò verso di lei felino come un gatto, per riempire lo spazio che avrebbe dovuto occupare sin dal principio del movimento.
Camminarono per un po’, senza imbattersi mai in dislivelli del terreno. Infine, Susan si fermò innanzi a un gruzzolo di sassi, dall’aspetto di grosse e grezze pepite blu.
“Ecco”
Senza indugiare oltre, il Dottore inforcò gli occhiali, s’inginocchiò,  sguainò il cacciavite sonico e lo fece roteare acceso sopra le pepite.
Rimase allibito, tanto da faticare a rialzarsi.
“Cosa?” domandò quindi  Susan, che sfortunatamente aveva già intuito la presenza di un problema.
“Questi sassi contengono biomolecole” spiegò il Dottore, indietreggiando opportunamente “Ne contengono moltissime. C’è vita, qui dentro”
Senza sollevarle, Susan si mise carponi, per osservarle alla distanza più ravvicinata possibile. In effetti intravide qualcosa di lampeggiante, al loro interno: la luce era biancastra e molto fioca, forse anche per via della forte illuminazione di quel posto.
Fu sul punto d’interpellare il Dottore, quando si accorse che stava fissando incantato un paio delle pepite più voluminose. Nei suoi occhi c’era l’identico scintillio di quando lo aveva colto ad ammirare la variopinta atmosfera locale.
Susan non lo chiamò: preferì aspettare, per accertarsi che fosse stato davvero ipnotizzato. Scacciò diligentemente tutto il risentimento che serbava ancora per la questione del nome, in modo da poterlo controllare senza intoppi nel ragionamento.
“Non senti?” chiese lui d’un tratto, l’orecchio ben proteso verso la pepita più grossa.
“No…” rispose lei, allungandosi verso la pietra per quanto le era possibile.
“Dottore! Dottore! Dottore!”
La voce era un po’ disturbata e scostante, ma fece rizzare al Dottore tutti i peli del corpo.
“Mi sta chiamando!” esclamò, facendo sobbalzare gli occhiali sul naso “Una persona mi sta chiamando per mezzo di questa pietra!”
L’accumulo di curiosità lo rendeva sempre più gioioso: ormai non aveva più occhi tranne se non per quel sasso parlante. Susan cercò in tutti i modi di non farsi contagiare, ma alla fine, come ogni volta, dovette arrendersi e si mostrò compiaciuta.
Dopo qualche ascolto, la voce cominciò a sembrare una registrazione, e si fece più chiara e limpida, come se si fosse intrufolata fisicamente vicino al suo timpano.
Fu così che il sorriso svanì definitivamente dalla faccia del dottore, sostituito da una grave e profonda espressione di stupore.
“La riconosco” mormorò pianissimo, incastrando le parole fra le labbra “Riconosco questa voce!”
Susan sbuffò, amareggiata dal fatto di non poter udire nulla. “E chi è?”
Il Dottore deglutì e si girò solennemente verso di lei.
Ma Susan pensava d’aver già capito.
“Non è una voce sola, è un miscuglio di voci. La voce di Rose, di Jack, di Sarah Jane,  di Martha, dei ragazzi di Torchwood…”
Il Dottore ebbe un’intuizione.
“Susan, tocchiamo insieme questa pietra al mio tre! Uno, due, TRE!”
Susan barcollò, ma non cadde; si accorse allora che non aveva più la pepita in mano.
Erano a Londra.
   
 
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