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Autore: effe_95    14/03/2014    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.
64. Tre anni dopo.
 
<< Fai un bel respiro, un respiro profondo. Andrà tutto bene, coraggio! >>
Nicola si portò una mano sul collo e respirò profondamente, cercando di concentrarsi sul fratellastro Eteocle che gli scuoteva le spalle. Sentiva il respiro farsi sempre più pesante, mentre l’ansia gli cresceva nel petto.
<< Nicola guardami! Ci passiamo tutti prima o poi, è normale avere un po’ d’ansia in queste circostanze. >> Nicola diventò ancora più rosso, ed Eteocle andò nel panico più totale, non sapeva più cosa inventarsi per tranquillizzarlo.
Quando si era sposato lui un anno prima, non aveva provato tutta quella paura, era stato il giorno più bello della sua vita, dove aveva capito di voler passare davvero tutto il resto della vita con quella donna che adesso era sua moglie.
<< E sei poi Lara non viene? Se mi lascia sull’altare? Se ho sbagliato a chiederle di sposarmi?>> La voce di Nicola usciva affannosa, come se il ragazzo avesse appena corso una maratona lunga quarantadue chilometri.
<< Smettila! Hai ventisette anni ormai, non sei più un bambino. Reagisci e smettila! >>
Nicola fece per rispondere qualcosa, quando nella sacrestia entrò Francesco seguito da Nathan. Entrambi indossavano lo smoking con aria impacciata, ma sembravano tranquilli, quello che stava uscendo fuori di testa era il povero Nicola.
<< Allora? Siamo pronti? Lara arriverà a momenti >> Esordì Francesco con un bel sorriso stampato sulle labbra, ma si zittì non appena vide lo sguardo paonazzo di Nicola.
<< Sto per vomitare >> Commentò il castano portandosi una mano sulla bocca, Eteocle alzò gli occhi al cielo arreso e sospirò pesantemente, aveva esaurito tutte le sue carte.
A quel punto però Nathan tossicchiò, portandosi una mano sulla bocca, tutti si zittirono.
<< Nicola, la fuori c’è la donna della tua vita, quella che sta portando in grembo tuo figlio, giusto? Di cos’ hai paura? >>
Nel sentire quelle parole, Nicola si calmò di colpo, come se il castano gli avesse fatto un incantesimo. Si asciugò la fronte e uscì allo scoperto, seguito dagli altri e da un Eteocle completamente scioccato dai suoi continui tentativi falliti.
La piccola chiesa era gremita di gente, in prima fila c’era sua madre Luna che parlava animatamente con i genitori di Lara, era bellissima quel giorno, sembrava più giovane e radiosa.  Claudia invece se ne stava seduta nella panchina di dietro con Iliana, entrambe furono raggiunte dai loro fidanzati.
Francesco aggiustò distrattamente una ciocca biondissima dei capelli di Iliana, Claudia invece di alzò sulla punta dei piedi per sussurrare qualcosa nell’orecchio di Nathan, che quel giorno era più tranquillo e composto del solito.
Nel vedere quella scena, il cuore di Nicola si calmò, finché non intravide il padre nascosto nell’ultima fila delle panche, li dove non c’era nessuno.
Nicola sospirò pesantemente, ma quel giorno non se la sentì di cacciarlo via, perché tanto Andrea Andreotti non sarebbe andato via, e poi, Nicola voleva che suo padre ci fosse. 
<< Nicola come sta? >> Chiese Claudia al fidanzato lanciando un’occhiata al fratello vicino l’altare, Nathan la imitò e poi scrollò le spalle tranquillissimo.
<< Adesso sta bene, l’ho fatto ragionare >> Mormorò il ragazzo aggiustandosi quel ridicolo papillon che portava al collo, Claudia si alzò sulle punte e gli regalò un bacio sulla guancia. << Ma che bravo l’amore mio >> Nathan sorrise divertito al tono malizioso della sua voce.
<< Uhm, bravo eh? >> Claudia gli prese una mano con affetto.
<< Sei preoccupato per la tesi triennale? >>
<< Diciamo che sono nei tempo, no? Prenderla a ventitré anni è ok, vero? >>
Claudia annuì e poi la sua attenzione andò tutta altrove.
Ripensò a quei tre anni passati velocemente, a tutti gli esami che aveva fatto all’università, ai giorni trascorsi insieme a Nathan, con Francesco e Iliana, al fratello che aveva trovato un lavoro decente, che stava per diventare padre, che stava per lasciare quella casa secolare.
E pensò che il tempo era stato davvero veloce.
E pensò che Yulian quello stesso giorno avrebbe compiuto ventiquattro anni, e che lei non lo sentiva da quel lontano giorno di tre anni fa.
E pensò che non lo vedeva da cinque anni ormai.
E pensò che alla promessa ci credeva ancora.
<< Stasera ti fermi a dormire da me? >> La voce di Nathan la riportò alla realtà, a quel presente dove lei non avrebbe vacillato mai.
E poi le tornò in mente quella notte, quella notte di un anno fa, quando si era concessa a quel ragazzo, a quanto aveva pianto dopo nella sua cameretta, ma poi le fosse passata.
Perché anche amare Nathan, era diventato facile.
<< No, stasera resterò con mia madre, piangerà. E io voglio stare con lei >>
Nathan annuì e poi tutti si zittirono, perché Lara era arrivata.
 
 
Yulian passò stancamente una mano sugli occhi.
Sentiva di essere invecchiato tantissimo in quei tre anni, di essere cambiato.
Era il giorno del suo ventiquattresimo compleanno e quel giorno Nicola si sposava, era stata Iliana a dirglielo poco tempo prima, e Yulian aveva provato l’impulso di correre in Italia per assistere alla cerimonia, ma non aveva più diciotto anni, e non era più nemmeno un ragazzino iperattivo e sfacciato, la vita l’aveva addomesticato con il tempo.
E poi aveva ripensato anche che non era ancora il momento, che doveva fare solo un’ultima cosa. Riprese a sistemare con precisione i suoi adorati libri nello scatolone, in ordine cronologico per autore e stesura del libro.
Si era chiesto tante volte perché in un giorno di pioggia avesse deciso di andare a vivere con Svetlana, perché avesse accontentato quel suo capriccio, ma non aveva mai trovato una vera risposta.
E adesso stava per andare via.
Stava per mantenere finalmente la sua promessa.
La chiusura della porta di casa non lo scosse nemmeno un po’, era pronto a quella conversazione da praticamente tutto il tempo.
Ed egoisticamente non gli sarebbe importato di far del male a nessuno, di aver sbagliato ancora, di non essersi aggrappato a nulla, di aver costruito solo castelli di carta.
Doveva essere egoista per essere felice.
<< Yulian, ho preso qualcosa da mangiare giù al supermercato. Tutta roba precotta come al solito, com’è andata oggi? Hai trovato qualche posto di lavoro? >>
La voce di Svetlana gli arrivò amplificata dalla cucina, Yulian continuava a sistemare con cura i libri, e intanto la sentiva trafficare con della carta, aprire il forno a microonde, cercare le posare, aprire i cassetti.
Proprio come se quello fosse un giorno normale.
Solo che quel giorno Nicola si sposava, e lui non c’era.
<< Yul? >> Svetlana si affacciò dalla porta della cucina e lo trovò li nel corridoio a prendere i suoi libri, Yulian non le rivolse nemmeno un’occhiata.
<< Cosa stai facendo? Pulizie? Era ora, tutti quei libri mi mandavano al manicomio. >>
La ragazza si mise seduta accanto a lui e prese a passargli i libri in silenzio, aspettando che lui decidesse di parlare. Quello era un rito che si ripeteva spesso negli ultimi tempi, solo che Svetlana aveva imparato ad abituarsi anche a quella condizione.
<< Com’è andata a lavoro, mia bella fisica? >> Le domandò poi lui, quando ormai il silenzio era diventato troppo pressante, Svetlana sorrise nel sentirsi chiamare in quel modo, e gli stampò un bacio veloce sulla guancia.
<< Tutto bene. E tu? Lo lascerai quel lavoro part-time? >> Yulian smise di trafficare con i libri e finalmente la guardò negli occhi.
Svetlana sembrava stanca, aveva la matita un po’ sbavata agli angoli degli occhi, i capelli biondi e tagliati a caso le ricadevano mollemente sulle spalle e sulla maglietta bianca, che metteva ancora più in risalto le costole.
Svetlana non mangiava quasi niente.
Era così magra che le si vedevano le ossa, Yulian gliel’aveva detto così tante volte che ad un certo punto poi aveva smesso.
<< Si, un lavoro l’ho trovato davvero >> La ragazza si aprì in un bel sorriso, mentre si passava una mano dietro il collo, come se volesse calmare un dolore.
<< Che bello, e dove? Cos’è? Ormai è da sei mesi che ti sei laureato, era ora >>
L’odore del cibo precotto nel microonde si diffuse nella stanza, ma nessuno dei due si preoccupò di andare a tirarlo fuori, concentrati su cose diverse.
<< Stasera festeggiamo >> Esclamò lei felice, e poi fece per alzarsi, ma Yulian la bloccò afferrandole un polso.
Svetlana non si girò subito, reggeva ancora tra le mani “ I racconti degli Arabeschi” di Gogol’ e li sentiva scottare come se bruciassero.
<< Ehi, il lavoro che ho trovato… è in Italia >>
Yulian continuava a tenere il polso della fidanzata saldamente stretto tra la mano, e quando Svetlana strinse il pugno, sentì la pelle sotto le sue dita stendersi, raggrinzire come se fosse invecchiata di colpo. L’osso del polso sembrasse voler uscire con prepotenza, sembrava che la mano di Yulian vi si adagiasse con forza, come aveva fatto anche troppe volte.
La verità era che quella mano non doveva trovarsi in quel posto, non era fatta per quella pelle, ne per tutto quello che c’era in quella casa costruita con la menzogna e un amore malato.
Yulian si rendeva conto che in quei tre anni era stato tutto una grande bugia.
<< In Italia? >> Domandò Svetlana girandosi lentamente, le guance arrossate, i capelli corti scombinati sul viso che lui aveva baciato mille volte ingiustamente.
<< Beh, non me lo aspettavo. Non fa niente però, troverò sicuramente un lavoro anche li, e con un po’ di buona volontà saprò imparare anche la lingua. Andrà tutto bene, vero? >>
Yulian sorrise tristemente, sprofondando nell’amarezza più nera, non pensava che sarebbe stato così difficile dirglielo, non pensava che le avrebbe fatto così male.
Eppure erano passati cinque anni.
Ed era ovvio che Svetlana avrebbe sofferto dopo tutto quel tempo.
Yulian sospirò pesantemente, e pensò di essere davvero un bell’egoista.
<< No Svetlana, tu non verrai in Italia con me >>
Svetlana contrasse le sopracciglia in un espressione di sofferenza, si lasciò cadere a terra e urtò le ginocchia facendo un rumore bruttissimo, come se le ossa le si fossero polverizzate al contatto con il freddo marmo. Inconsapevolmente continuava a tenere la mano stretta in quella di Yulian, e lui, seduto di fronte a lei, le prese anche l’altra.
Aspettando che lei gli permettesse di guardarla negli occhi.
<< Te ne vai da lei vero? Vai da lei, no? >> La voce le uscì spezzata, e quando lo guardò negli occhi Yulian sobbalzò, nessuno l’aveva mai guardato così male, nessuno l’aveva mai ucciso con un solo sguardo, nemmeno suo padre, nemmeno a lui aveva permesso di farlo.
Le lacrime colavano senza tregua sul volto della ragazza, macchiandole tutta la faccia di matita nera e mascara, Yulian avrebbe voluto asciugarle, ma sentiva di non averne più alcun diritto.
<< Ma tu lo sapevi Svet, lo sapevi, no? >>
Yulian la implorava con la voce, affinché gli rendesse le cose più facili.
<< Tutti questi anni per te non hanno significato niente! Per tutto il tempo tu non hai fatto altro che pensare di tornare da lei. Si che lo sapevo, ma pensavo che tu non mi avresti fatto così male >> Yulian le libero i polsi per accarezzarle i capelli, solo che Svetlana non poteva tollerarlo, lo scacciò via malamente, e poi gli diede uno schiaffo sulla guancia.
Yulian pensava di meritarlo.
<< Non guardarla in questo modo, il tempo che ho passato con te, l’amore strano che ho provato per te, nulla è stato falso. Io sapevo di volerlo quando ti ho scelto, come tu sapevi che sarebbe arrivato questo giorno. Era un patto reciproco, no? >>
Ma che cosa stava dicendo?
Svetlana si alzò in piedi con la furia di un ciclone, scagliò il libro che reggeva tra le mani addosso al ragazzo e lo colpì con la punta nel libro sul braccio facendogli uscire il sangue, mai un libro di Gogol’ gli aveva fatto così male. Si precipitò nella loro camera da letto e svuotò i cassetti con furia, gettando tutto quello che trovava nelle vicinanze di Yulian, che aspettava pazientemente che lei si calmasse.
<< Vattene! Vattene perché non voglio vederti mai più! Vai da lei, sparisci e non farti vedere mai più! Lasciami vivere va bene? Lasciami vivere! >>
 
Quando bussarono più e più volte alla porta a quell’ora della notte, Katerina e Aleksandr si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Lui si passò una mano sugli occhi stanco, sospirando profondamente, mentre Katerina si infilava lentamente la vestaglia. Erano invecchiati con il passare di quei tre anni, più di quanto avrebbero ammesso ad alta voce, Katerina cominciava ad avere i capelli bianchi alla radice, mentre le rughe sul viso di Aleksandr si erano fatte più marcate.
<< Ma che succede? E’ mezzanotte passata >> Mormorò la donna accompagnando il marito alla porta, Aleksandr guardò distrattamente nello spioncino e contrasse le sopracciglia, mentre la moglie gli prendeva un braccio.
Quando la porta si aprì, Katerina spalancò gli occhi, sulla soglia c’era in figlio più grande, indossava una maglietta così leggere che sicuramente si sarebbe ammalato in una notte fredda come quella, aveva una valigia tra le mani, portata dietro la schiena, e sembrava avesse camminato parecchio, che avesse fatto tutta la strada a piedi.
<< Yulian! >> Esclamò la donna, stringendo le braccia sotto il seno e portandosi una mano alla guancia, sconsolata.
<< Sono rimasto senza casa mamma, a dir la verità mi hanno proprio cacciato >>
Scherzò lui ridacchiando, i genitori lo lasciarono entrare nel caldo della casa, sconcertati, insicuri su quello che dovevano dire.
<< La mia stanza è ancora libera vero? Il letto c’è ancora? >>
<< Cos’è successo Yulian? >>
Il ragazzo sospirò profondamente, lasciando cadere la borsa per terra.
Tornare a casa sua dopo tanto tempo gli fece uno strano effetto, quando l’aveva lasciata la prima volta per andare a vivere con Svetlana, Aleksandr e Katerina l’avevano presa veramente male, non potevano sopportare di aver lontano anche lui.
Yulian però non sentiva il disagio di essere tornato a casa con la coda tra le gambe.
Sentiva di essere solo un po’ stanco.
<< Io e Svetlana ci siamo lasciati finalmente. Lei mi ha sbattuto fuori di casa senza farmi prendere nemmeno il giubbotto. >>
Aleksandr sbadigliò e si lasciò cadere sul divano, seguito da una Katerina atterrita e da uno Yulian forse un po’ troppo brioso per una notizia così forte.
<< E perché? >>
La domanda di Katerina rimase sospesa nell’aria, Yulian sollevò i suoi occhi felini sulla madre, che rabbrividì, e sorrise lievemente.
<< Ho trovato un lavoro in Italia, proprio dove abitavamo prima. Quindi io me ne vado, e vado a riprendermi ciò che mi appartiene >>
Se non lo l’avesse conosciuto così bene, Katerina avrebbe giurato che fosse ubriaco.
Ma Yulian era lucidissimo, fin troppo per la verità.
Con quegli occhi così simili ai suoi, sembrava volerli accusare di tutto quel dolore, sembrava volesse fargliela pagare.
Per essere andati via, per averlo perdonato, per non aver scelto giustamente, per amare in quel modo così distorto, per i suoi ventiquattro anni, per averlo messo al mondo, per la sua sofferenza, per essersi innamorato, per non essere forte.
In realtà però, quelli erano gli occhi di una persona disillusa.
E ne ebbero paura.
<< Non fate quella faccia, vecchi miei. La vita me la sono rovinata abbastanza anche da solo, adesso posso tornare dove voglio io? Posso tornare a casa mia? >>
Katerina trattenne a stento le lacrime.
<< Salutami Iliana, e tornate presto a trovarci >>
Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
L’unica cosa che poteva dire.
 
Nicola accarezzava la pancia di Lara da più di un’ora.
Erano stesi in quel letto d’albergo e se ne stavano in silenzio, beandosi uno della presenza dell’altro, anche solo di quella.
<< Dobbiamo ancora decidere il nome >> Constatò Lara, accarezzando i capelli sottili e morbidi del marito, le faceva ancora un effetto strano chiamarlo in quel modo.
<< Uhm, beh, l’importante è che sia un maschio >>
<< Ma è un maschio! >> Protesto lievemente lei, Nicola sollevò la testa per guardarla in faccia e sorrise, Lara allungò le dita sottili e accarezzò con delicatezza la piccola ruga che si era formato all’angolo di quegli occhi verdi che aveva amato così tanto.
Era facile abituarsi a qualcuno.
<< Spero davvero che abbia il colore dei tuoi occhi >> Mormorò un po’ nostalgica, Nicola le prese le mani e gliele baciò, per poi tenerla stretta tra le sue braccia, con le grandi mani appoggiate sulla pancia che ospitava suo figlio.
<< A me piacerebbe che si chiamasse Gabriele >> Lara gli lasciò un bacio sulla tempia e annuì, le sarebbe andata bene qualsiasi cosa.
<< E’ un bel nome >>
<< Sarà un bambino forte, amato, e io non me ne andrò mai. Sarò sempre al suo fianco >>
Lara lo guardò con occhi tristi, ma lui era troppo occupato a chiacchierare con il pancione per accorgersene, per accorgersi di quanto ancora soffrisse.
Lara aveva desiderato tantissime volte restituirgli quel vuoto, il vuoto che Andrea Andreotti aveva lasciato nel suo cuore, e l’unico modo che aveva trovato, era stato regalargli quel figlio.
Quel figlio che cresceva nella sua pancia da sette mesi.
<< Ehi, ma tu mi avresti sposata lo stesso? Anche senza di lui? >>
Lara sentì il respiro di Nicola mischiarsi al suo e a quello del loro bambino, lei non si sarebbe pentita mai.
<< Ti avrei scelta sempre, anche in una prossima vita >>.





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Effe_95

Buonasera.
Ho finito finalmente la prima raffica di simulazione d'esame andata una schifezza e finalmente ho potuto recensire.
So che questo capitolo probabilmente vi ha spiazzati e catapultati in una realtà totalmente nuova, una realtà dove probabilmente dovrete anche abituarvi, ma non l'ho fatto così all'improvviso, nel senso che io aveva già deciso da tempo.
La seconda parte della storia sta per concludersi, mancano solo cinque capitoli, e le cose andranno in questo modo per un po'.
Quindi spero di non avervi frastornato troppo.
Grazie mille in anticipo per coloro che leggeranno e recensiranno.
Siete sempre la mia forza e fonte d'ispirazione.
Alla prossima

 
 
 
 
 
  
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