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Autore: heydrarry    15/03/2014    2 recensioni
 Al ballo scolastico c’è chi si annoia, chi fa scherzi e chi viene corteggiato. Ma Teri, Ria, Eles e Mel non avrebbero mai immaginato che sarebbero state inseguite da un mostro.
Le quattro ragazze si ritrovano in un nuovo mondo, con creature mitologiche e ragazzi provenienti dal futuro a cui si uniranno per evitare l’ennesima guerra tra gli dei dell’Olimpo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'T.R.E.M'
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Capitolo 10

 

TERI

 

Gregor si era ormai addormentato da un pezzo sulla mia spalla sinistra. Non potevo biasimarlo: l’atmosfera era davvero paradisiaca, e dopo una giornata di allenamenti era davvero difficile non chiudere gli occhi. Nico, invece, si era appena rilassato sulla mia spalla destra, e mi stringeva forte a sé come se fossi un peluche. Accarezzai delicatamente i suoi capelli neri, e poco dopo sentii il suo corpo rilassarsi e la sua presa allentarsi appena. Risi al pensiero che, appena mi aveva conosciuta, stava per prendersi una cotta per me. Nessuno mi aveva mai desiderata. A scuola tendevo a essere sempre molto invisibile e ai ragazzi non piaceva il mio stile fatto di vestiti neri, capelli rasati e molteplici buchi alle orecchie. Immagino che anche il fatto che sapessi prendere a pugni non contribuiva a farmi avere ammiratori. Tuttavia essere corteggiata non era qualcosa che mi mancava, anzi. Stavo benissimo così.
Nico si agitò nel sonno. Mormorò un nome: Bianca.


La sera in cui Nico era arrivato al Campo mi ero offerta volontaria per accompagnarlo in infermeria, per avere una scusa per visitare Mel. Mi sentivo in dovere nei confronti della figlia di Atena, mi aveva salvato la vita. Avevo preso Nico e l’avevo trascinato in infermeria, e mi aveva chiamata “Bianca”. Durante la notte in infermeria (ero rimasta sveglia tutto il tempo), circa un paio d’ore averlo portato in infermeria, Nico si era svegliato da un incubo.
«Tutto bene?» gli avevo chiesto. Lui mi aveva guardata per un po’, confuso, poi aveva sorriso e aveva annuito. Gli avevo chiesto chi fosse Bianca.
«Perché vuoi saperlo?» aveva ribattuto, sulla difensiva.
«Calmo, amico. Mi hai chiamata così mentre ti accompagnavo qui, ma se ti da così fastidio non voglio saperlo» avevo risposto. Nico aveva scosso la testa e si era messo a sedere sul letto, guardandomi con i suoi occhi tristi. E mi aveva raccontato di Bianca, sua sorella, morta pochi anni prima. Aveva pianto parecchio, e mi ero sentita in difficoltà. Odiavo quando le persone piangevano. Mi facevano sentire impotente. Ma quando Nico aveva pianto, quella notte, sembrava un piccolo cucciolo indifeso e spaventato. Così mi ero alzata dalla sedia accanto al letto di Mel e mi ero seduta sul letto di Nico, dandogli delle pacche leggere sulle spalle. Il ragazzo si era buttato nelle mie braccia, piangendo sulla mia spalla e stringendomi forte. Poco dopo si era allontanato, imbarazzato.
«Scusami, non volevo. Non so nemmeno il tuo nome, la tua età, non so niente e ti abbraccio. Scusa»
«Se l’hai fatto ne avevi bisogno, non scusarti. Gli abbracci non sono un crimine» avevo replicato. «Comunque io sono Teri e ad aprile ho compiuto quindici anni».
Nico si era asciugato le lacrime con le mani e aveva sorriso.
«Piacere di conoscerti. Siamo coetanei. Appena arrivata al Campo?» E poi ci eravamo messi a chiacchierare del più e del meno, per tutta la notte. Mi aveva confessato che non si trovava bene tra la gente, preferiva i fantasmi. E gli avevo detto che io assomigliavo ad un fantasma, visto che ero sempre stata invisibile. Ridemmo tanto quella notte, nonostante le lacrime con cui era iniziata.


«Devi essere comoda» disse una voce accanto a me. Mi voltai, trovando un ragazzo che mi guardava incuriosito. Era magrolino, aveva i capelli ricci, gli occhi scuri e una cintura per attrezzi attorno al bacino.
«E a te che interessa?» risposi, alzando un sopracciglio.
«Così, ho visto Mister MaiNaGioia dormire e mi sono chiesto se dipendesse da te che sei comoda o da lui che ha finalmente deciso di curarsi le occhiaie».
Trattenni un sorriso. Quel tipo non sembrava il solito idiota della situazione, piuttosto un ragazzo davvero simpatico.
«E tu chi saresti?» chiesi.
«Leo Valdez, figlio di Efesto. Al tuo servizio, baby. Io invece ti conosco. Sei Teri, la figlia di Ade che ha fatto sprofondare quel topo gigante, l’altro giorno»
«Già, sono proprio io» mormorai.
«Senti, non è che potresti liberarti dai tuoi fratellini e chiacchierare un po’ con me?»
«Se mi liberassi dai miei fratellini, come li chiami tu, sarebbe solo per darti un pugno»
«Immaginavo che avresti accettato» replicò il ragazzo, rivolgendomi un sorrisetto furbo.
Aprii bocca per rispondergli per le rime, ma non ce ne fu bisogno.
Rachel, la ragazza dai capelli rossi che era appena arrivata al Campo, si alzò in piedi e mi fissò. I suoi occhi divennero vitrei e verdi, mentre dalla sua bocca uscì un fumo dello stesso colore. La sua postura era rigida ed innaturale. Tutti quanti sembrarono porre molta attenzione. Tutte le chiacchiere si smorzarono e anche i figli di Apollo smisero di suonare.
La sua voce rimbombava, e mi sembrava come se venisse direttamente dalla mia testa. Nico e Gregor sobbalzarono, svegliandosi. Rachel parlò.


Uno con il molle cerchio, uno con la borsa,

e uno con il sole chiuso in una morsa,

con il Prescelto partiranno

per il posto da cui parte il Tormento.
Pioggia e freddo troveranno,

ma non il fallimento

solo uno si sa orientare,

solo uno può la difesa organizzare,

uno diventerà l’obiettivo,

del grande e straordinario arrivo

 

La luce verde si spense, e la ragazza svenne. Capii che aveva appena pronunciato una profezia. I campeggiatori cominciarono a parlottare tra loro, stupiti e il falò rifletteva con una luce più forte e alta il loro umore.
Scorsi Mel alzarsi in piedi.
«Si riferiva al Tormento di Ade, no? Al Tormento che c’è negli Inferi!» esclamò.
Chirone annuì, silenzioso.
«Chi è il Prescelto?» chiese Percy.
«O la Prescelta» aggiunse Annabeth. «Non è così difficile da interpretare. Il molle cerchio è chiaramente un elastico. L’arma di Mel è un elastico.» proseguì, guardando la sorella.
Mel raddrizzò le spalle e assunse un’aria soddisfatta e onorata.
«Il sole chiuso in una morsa. Eles ha l’arco di Apollo.» disse Will Solace. Eles corrugò la fronte, poi abbassò lo sguardo e si portò una mano alla testa, riflettendo su qualcosa.
«Per borsa si riferisce alla Borsa delle Vendette di Ria.» continuò Arika, la figlia di Zeus. Ria, che era seduta accanto a lei, fece indugiare lo sguardo prima sulla sua borsa, poi su Arika e infine guardò Mel e Eles.

«E per Prescelta si riferisce a Teri.» concluse Nico, con i capelli spettinati dal lato su cui si era appoggiato per dormire. Strabuzzai gli occhi. Se non fossi già stata seduta, sarei caduta per terra.
«Perché proprio io?» domandai, con la voce più acuta del solito.
«Gregor e Nico sono rientrati da poco da un’impresa, e Rachel guardava proprio te» disse Chirone.
Annabeth e Piper, il capogruppo dei figli di Afrodite stavano cercando di rianimare Rachel.
Sentii, nel profondo del mio cuore e a malavoglia, che Chirone aveva ragione.

Ero io la Prescelta. Suonava così strano. Ero arrivata in quel mondo da così pochi giorni ed ero molto in vista, non solo come figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi, ma anche come Prescelta per combattere il Tormento degli Inferi. Non ci ero abituata e non volevo abituarmici.
Incrociai lo sguardo di Leo, che mi sorrise, solare. Accennai un sorriso, per poi chinare la testa e coprirmi con i capelli.
«Direi che è il caso di andare a dormire, eroi. Domani ne riparliamo, ragazze.» disse, per poi rivolgere a Ria, a Mel, a Eles e a me un’occhiata di intesa.
Rientrare nella Cabina Tredici fu un sollievo. Ludkar e Kolor non erano ancora rientrati ed c’eravamo solo io, Nico e Gregor.
Mi sedetti sul letto, sentendo come un peso che mi si piantava sulle spalle. Io avrei dovuto affrontare l’impresa e come aiuto avevo tre ragazze appena più piccole di me. Certo, due erano brave con l’arco e una era una furia con il coltello, ma che speranze avevano quelle armi in confronto a dei mostri capaci di scuotere l’equilibrio degli Inferi?
Gregor appoggiò una mano sulla mia spalla.
Mi voltai di scatto verso di lui.
«Stai bene?» chiese, guardandomi dritta negli occhi.
«Certo» risposi, raddrizzando la schiena e fingendo un’aria tranquilla. Gregor scosse la testa e si sedette accanto a me.
«Ti trema la voce. Non puoi nasconderti sempre dietro l’aria da dura». Non mi ero nemmeno accorta del tremolio della voce. Sentirmi vulnerabile non mi piaceva e quando era un ragazzo più piccolo di me a notarlo era ancora peggio.
Sospirai e mi strinsi nelle spalle.
«Non sono pronta, ma devo farlo per il Campo e per mio padre» replicai. Gregor strinse le braccia intorno al mio corpo. I suoi capelli ricci mi solleticavano il viso. Fu come se quel gesto mi riscaldasse. Era strano, però. Non ero abituata ad abbracciare. Mia zia non mi aveva fatto mancare l’affetto ma quando avevo raggiunto i quattordici anni aveva cominciato ad educarmi più al lavoro nei campi e allo studio. Ero riuscita a convincerla a mandarmi in palestra proprio dicendo che i muscoli mi sarebbero tornati utili per aiutarla nei campi. La sera eravamo stanche e non c’era tempo per troppe coccole, anche perché io non le accettavo molto.
Il gesto di Gregor, però, mi fu di conforto e mi accorsi di quanto mi era mancato quel contatto fisico da parte di qualcuno che ti vuole bene.
Ricambiai l’abbraccio prima che potessi accorgermene.
«Non li deluderai» sussurrò Gregor, poi sciolse l’abbraccio e mi guardò con i suoi occhi color cioccolata.
«Lo so che non lo farai».

     
Incredibile, ma quella notte presi subito sonno. Quando mi ero infilata il pigiama mi ero già preparata mentalmente ad una notte insonne, ma non appena appoggiai la testa sul cuscino mi addormentai. E sognai.
Mi dolevano le braccia e sentivo freddo. Ero circondata dal verde, mentre sentivo l’acqua che non faceva altro che infreddolirmi di più. Il vento mi fischiava forte nelle orecchie, e vedevo una casa in lontananza. Cercai di avvicinarmi, ma il mio istinto diceva che era sbagliato, che era meglio morire di polmonite. La porta si spalancò, ma prima che potessi vedere chi ci fosse sull’uscio, mi risvegliai nel mio letto.
Kolor, il Nocturno, era accanto a me.
Per poco non urlai dallo spavento.
«Scusami, Teri, ma mi stavi preoccupando. Ti agitavi molto.» disse, abbassando lo sguardo.
«Ho parlato nel sonno?» domandai.
«Solo parole che non sono riuscito a capire, ma sembravi molto scossa.»
“Ci credo.” Pensai. Sentivo ancora l’orrenda sensazione di freddo addosso, nonostante fossimo a metà giugno.

«Capisco. È ora di colazione?» domandai, cambiando argomento.
«No, è ancora presto. Riposati.» Mi sistemò il lenzuolo e me lo rimboccò come se fosse il padre che non avevo mai avuto. Chissà se un giorno avrei incontrato il Signore degli Inferi. I miei fratelli l’avevano fatto, ma non avevo mai aperto l’argomento e, conoscendoli, non l’avrebbero mica fatto loro.
Mi girai dall’altro lato per riaddormentarmi. Kolor si era già allontanato da un pezzo, quando Gregor si avvicinò al mio letto.
«Teri?» chiese, sottovoce. Sembrava un po’ intimidito.
Mi voltai verso di lui.
«Hey.» gli sorrisi. Con lui sorridere non era difficile, lo sentivo come mio fratello. «Incubo?» domandai.
Mio fratello annuì, abbassando un po’ lo sguardo. Scostai il lenzuolo e gli feci spazio nel mio letto. Le labbra di Gregor si allargarono in un sorriso che gli illuminò il volto. Si infilò sotto il lenzuolo, e si aggrappò a me. Quel ruolo della sorella maggiore mi faceva uno strano ma piacevole effetto.
«Cosa hai sognato?» domandai, accarezzandogli i capelli ricci.
«Te. E faceva tanto freddo.» rispose, stringendosi ancora di più a me. Sentii un brivido percorrere la sua schiena.
«Tranquillo. È stato solo un brutto sogno.»
Vidi Nico agitarsi nel sonno, nell’altro letto. Che stesse sognando la stessa cosa?
Mi ero quasi assopita di nuovo, quando Nico gridò, svegliando tutta la cabina Tredici.
«BIANCA!» gridò, con tutto il fiato che aveva in gola. Scattai in piedi, accesi la luce e corsi al suo letto.
Era madido di sudore e visibilmente agitato.
«Nico, hey, calmo.» dissi, abbracciandolo. Gregor si stropicciò gli occhi e si avvicinò. Avvolse le sue braccia intorno a Nico, mentre io abbracciavo entrambi.
Nico cominciò a piangere silenziosamente sulla mia spalla, senza farsi pregare.
«Non la rivedrò più» mormorò contro la mia spalla. Non riuscii a trovare nessuna parola che potesse essergli di conforto. Non se ne faceva niente del mio dispiacere, seppur grande, perché non avrebbe rimpiazzato la sorella.
«Tutto bene?» chiese Kolor.
In quel momento mi sentii come se avesse interrotto qualcosa di speciale. Volevo che fossimo solo noi tre, io e la mia famiglia.
Ma Kolor non era niente in confronto a Ludkar.
Davvero niente.
Ludkar saltò giù dal letto lasciandosi sfuggire un’ imprecazione.
«Ludkar, datti una calmata.» disse Kolor.
«Ho il diritto di rilassarmi o no?» sbottò l’altro. Avvertii immediatamente l’irrigidirsi del mio corpo, ma lasciai che le mie braccia circondassero i miei fratelli ancora per un po’.
«Abbiamo finito con questo piagnisteo?!» sbraitò Ludkar.
Mi staccai dai miei fratelli e mi posizionai davanti a loro. Ludkar mi guardò scocciato.
Cercai i suoi occhi e indirizzai la rabbia nel mio sguardo. Ludkar sembrò turbarsi appena, ma mantenne la sua solita faccia di bronzo.
«Non guardarmi così, ragazzina. Non mi fai paura».
«Ah no?» Afferrai la spada di Nico e la feci roteare fendendo l’aria. Per essere una ragazza solitaria e solitamente invisibile ero abbastanza teatrale.
«Ti abbiamo accolto in questa casa per farti un favore. Così come ti abbiamo accolto, così ti cacciamo. E per cacciarti, intendo molto giù. Non ti piace come prospettiva di eternità, vero? Quindi se preferisci questa Cabina dovrai sopportare anche i piagnistei di due ragazzi che in quindici e tredici anni hanno sopportato e fatto molto più di te» replicai. Ludkar si rabbuiò in viso, e fece un passo indietro, tornando nel suo letto. Avevo colto nel segno. Teri 2, Ludkar 0.
Kolor sorrise ammirato, poi si avvicinò al suo letto. Ebbi l’impressione che mi avesse fatto l’occhiolino, ma non ne fui sicura.
Spostai il mio letto accanto a quello di Nico, e mettendomi al centro, lasciai che i miei fratelli mi abbracciassero in un letto matrimoniale improvvisato.
Nico mi sorrise e mi stampò un bacio sulla guancia, per poi accucciarsi accanto a me. Gregor avvolse le sue braccia intorno al mio corpo, sorridendo.
«Sei la sorella maggiore migliore del mondo» mormorò. Sorrisi, per l’ennesima volta in quella giornata. I muscoli delle mie guance non erano abituati, e tanto meno io stessa, ma immagino che è questo ciò che significa famiglia. Gli baciai la fronte.
«Voi i fratelli migliori che potessi mai desiderare» risposi.
E così arrivammo alla mattina successiva senza altri incubi.

 

 

 

Spazio autrice

Non lanciatemi i pomodori, questo capitolo è solo di passaggio ed è noioso, ne sono cosciente. Volevo solo inserire un po’ del rapporto che si crea tra Teri e i suoi fratelli, visto che non mi sembrava di averne parlato molto e la rivalità tra Teri e Ludkar è importante per la trama, anche se per ora non sembra. Comunque, qualcosa c’è in questo capitolo! L’Oracolo di Delfi ha parlato, yay!
Ringrazio per le recensioni, come sempre siete gentilissimi, soprattutto Kalyma P Jackson, e vi consiglio la sua storia stupenda!
Spero di ricevere altre recensioni, anche critiche.
Un bacione e a presto!

 

   
 
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