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Autore: Mary P_Stark    17/03/2014    6 recensioni
Serena Ingleton è l'A.D. di Vanity Fair Los Angeles. Nessuno è in grado di metterle i piedi in testa, o di farla vacillare. Forte e determinata, sa quel che vuole e si impegna al massimo nel suo lavoro come nelle sue amicizie. Ma non è sempre stato così. Una sola persona, nella sua vita, è riuscita a far crollare ogni sua certezza, ogni sua barriera, ogni suo pregiudizio. E questa persona è Beaugirand Shaw, suo vecchio compagno di classe e, tra le altre cose, suo primo amore. Il destino li divise, spezzando dolorosamente ogni legame tra di loro, ma come si sa, al Fato piace giocare. E un incidente li rimette sulla stessa strada, a distanza di vent'anni. Il cuore spezzato di Serena sarà guarito, o rivedere Beau riaprirà antiche ferite? E Beau rimarrà indifferente a lei, dopo tanto tempo? O rimedierà all'errore che li divise tanti anni prima? SEGUITO DI "HONEY"-FA PARTE DELLA SERIE "HONEY'S WORLD"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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12.

 

 

 

 

La primavera era giunta con i suoi colori, i suoi profumi, le giornate splendenti e un nuovo desiderio di passare lunghe ore all’aperto, ad ammirare la natura crescere e prosperare.

A scuola, le cose erano un po’ migliorate.

Da quando Rena aveva sotterrato l’ascia di guerra con Candice, i dispetti erano un po’ calati e, anche se Yvette ancora la trattava come un paria, non era più così difficoltoso studiare alla SMH.

Coleen, come tutti loro avevano ipotizzato, si era dimostrata una cavallerizza degna di tale nome e, dopo quella prima lezione al Club, ne erano seguite molte altre.

I suoi genitori si erano premurati di telefonarle per ringraziarla, non solo per l’offerta riguardante l’avvocato, ma anche per le lezioni di equitazione.

Rena non aveva rifiutato i soldi che Candice le aveva portato dopo qualche giorno, sapendo bene quanto fosse importante, per le persone, l’onore e la dignità.

Però aveva gioito, quando la ragazza le aveva detto che avrebbero accettato l’offerta di sua madre per la difesa d’ufficio in tribunale.

Con Beau, inoltre, tutto andava alla grande.

Si vedevano spesso e volentieri il pomeriggio per studiare, oppure passavano ore e ore a chiacchierare in angoli appartati, o nei parchi giochi che sorgevano lungo la Ocean Front.

Rena non poteva negare che stare con il ragazzo fosse piacevole, ma non aveva ancora ben chiaro in mente cosa provasse per lui.

Era innegabilmente bello, solo un cieco non l’avrebbe notato, ed era maledettamente gentile e cortese con lei, addirittura protettivo fino all’eccesso.

Le sorrideva sempre, aveva una battuta pronta per ogni argomento, e non smetteva mai di dirle quanto le fosse grato per suo padre.

Dal giorno della mostra all’aperto, Colton aveva ricevuto diverse richieste da privati e, dopo aver consegnato una statua di Ercole in tenuta da combattimento per l’ufficio di Grace, si era ritrovato subissato di ordini.

Bethany e Beau erano rimasti strabiliati dalla progressiva rinascita dell’uomo e, a distanza di più di due mesi da quell’evento, potevano dichiararsi abbastanza certi che non avrebbe avuto ricadute.

Seduto all’interno di uno dei tubi di cemento utilizzati dagli skaters per le loro evoluzioni, Beau mormorò a Rena: “Candice mi ha detto che l’insegnante di Coleen l’ha iscritta alla prossima gara. Non è un po’ presto?”

“Se la vedessi a cavallo, non me lo chiederesti” ironizzò lei, ammiccando.

Intrecciando le dita dietro la nuca, Beau si appoggiò alla superficie fredda di cemento e sospirò.

“Vorrei davvero che tu potessi camminare assieme a me e Candy, a scuola. Trovo assurdo dover continuare a nascondermi come un ladro.”

“Abbiamo stabilito che, finché Yvette ce l’ha così tanto con me, non possiamo fare altrimenti, non te lo ricordi?” gli rammentò lei, pur trovandosi pienamente d’accordo con il ragazzo.

Per quanto le piacesse tutta quella segretezza, che creava inevitabilmente una buona dose di intimità, trovava davvero sciocco non poter salutare Candice né tantomeno Beau, a scuola.

“Dovresti spingere Yvette a trasferirsi in un’altra scuola” le propose Beau, strizzandole l’occhio. “Non puoi chiedere a tuo padre di forzare la mano al direttore?”

Sgranando gli occhi per la sorpresa e il divertimento, lei esalò: “Ma… Beau! Vorresti davvero che usassi la mia influenza per farla sbattere fuori? Allora sì che avrebbero ragione di odiarmi!”

“Giusto, sarebbe da stronzi, e tu non la sei di sicuro” assentì di malavoglia lui.

“Meno male che lo pensi” sospirò di sollievo Rena, facendolo ridere.

“Figuriamoci se penso che sei un tipo del genere. Tutt’altro!” ironizzò Beau, dandole un colpetto con la spalla.

Un refolo di vento umido e freddo penetrò nel tubo e, subito dopo, il rombo lontano di un tuono li avvisò dell’approssimarsi di un temporale proveniente dall’oceano. Mettendo fuori la testa, Rena fissò preoccupata l’oscurarsi del cielo all’orizzonte e, rivolgendosi a Beau, mormorò: “Si sta avvicinando un temporale. Ti conviene andare a casa, prima che si scateni un diluvio.”

“E tu? Non ho visto Jay, in giro” si informò lui, restio a lasciarla da sola.

“Mi fermo alla V.B. 2000. Stasera vado con Andrea perché ceno a casa loro” gli spiegò Rena, sbucando dal tubo assieme a Beau.

Spazzolandosi i pantaloni prima di afferrare la sua bicicletta, lui allora le disse ironico: “Cos’è, una cenetta tra innamorati?”

“Dovrei spaccarti la testa per averlo anche solo pensato” ridacchiò lei, dandogli un colpetto sul braccio. “Cenerò con tutta la famiglia Van Berger, e i miei si uniranno al gruppo più tardi. Ora sono a Sacramento per affari.”

“Hanno una vita ben indaffarata” chiosò Beau, ripensando ai genitori di Rena.

Gli erano piaciuti, e li aveva trovati davvero delle brave persone. Non faceva specie che avessero una figlia così speciale.

“Abbastanza” ammise lei, rabbrividendo quando un altro tuono rombò nel cielo, lampeggiando minaccioso.

“Paura dei temporali?” le domandò lui, avvicinandosi di un passo.

Serena fu costretta a levare lo sguardo per scrutarlo in viso e, quando si ritrovò ad affondare in quelle chiare profondità, avvertì un imbarazzante rossore avvolgerle il viso.

Non ci poteva fare niente. Quando Beau si avvicinava troppo, lei andava in tilt.

Lui le sorrise sornione, come avendo compreso alla perfezione il suo problema e, piegatosi un poco su di lei, le sfiorò la fronte con un bacio, mormorando: “A domani, allora.”

Rena riuscì unicamente ad annuire ed il ragazzo, con un risolino soddisfatto, inforcò la bicicletta e si allontanò, lasciandola sola nel parco giochi.

Yvette, nascosta dietro alla struttura di una delle altalene, si allontanò soddisfatta, avendo visto più che a sufficienza.

Avrebbe tolto ben presto quel sorriso sognante dal viso acqua e sapone di Serena Ingleton. Molto presto.

§§§

“… e a quel punto interverrai tu, Candice” terminò di dire Yvette, sorridendo malignamente all’amica, che si ritrovò addosso le occhiate divertite di tutte le presenti.

“Ma sei sicura che sia davvero il caso?” mormorò l’altra, dubbiosa.

Stavolta stava veramente esagerando ma, a parte mettersi dichiaratamente contro di lei e contro tutta la scuola, non avrebbe saputo cos’altro fare per fermarla.

Rubarle i vestiti durante l’ora di ginnastica, quando Serena si trovava sotto la doccia.

Le pareva davvero uno scherzo esagerato, e non solo di pessimo gusto.

Beau, giungendo in quel momento dal corridoio, si preoccupò immediatamente nel vedere quel capannello di ragazze, capitanate da Yvette.

“Ehi, ragazze! State progettando un piano per impadronirvi del mondo?”

Tutte risero, lanciandogli occhiate deliziate – non esisteva ragazza, a scuola, che non gli facesse gli occhi dolci – ma fu Yvette a parlare.

“Abbiamo pensato di fare uno scherzo alla Ingleton. Vuoi partecipare?”

“Di che genere, scusa?” si informò lui, cercando di non lasciar trapelare la sua ansia. Cos’aveva in mente? Perché pareva così soddisfatta?

“Vogliamo rubare gli abiti della riccona mentre fa la doccia. Così non saprà come fare per uscire dagli spogliatoi e, casualmente, uno dei ragazzi entrerà per fotografarla. Sarà epico!” ridacchiò la ragazza, subito seguita a ruota dalle altre.

L’unica a non ridere – assieme all’amico – fu Candice, che scrutò disperata Beau in cerca di aiuto.

La prima cosa a cui pensò il ragazzo fu di colpire Yvette con un pugno, la seconda fu di darsi una calmata.

Non serviva a nulla farsi sbattere fuori dalla scuola con la nomea del violento o, peggio, finire in riformatorio per aver picchiato una ragazza.

Se voleva veramente dare una mano a Rena, proteggerla, doveva pensare alla svelta a un modo per evitare quel disastro immane.

“Pensaci bene, Yvy. Ci sareste solo voi ragazze, negli spogliatoi. Capiranno subito chi è stato, visto che sanno tutti che ce l’hai a morte con lei. Far entrare un ragazzo negli spogliatoi, poi, sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso. Stavolta non la passeresti liscia. I professori non ci passerebbero di certo sopra” replicò serafico Beau, faticando non poco a urlarle contro tutta la sua rabbia.

“Nessuno avrebbe il coraggio di denunciarmi al direttore!” sbottò Yvette, inferocita dal suo apparente diniego.

“E ti baseresti soltanto su una mera congettura? Il gruppo dei nerd non vede l’ora che tu commetta un errore, così da poterti sputtanare dal direttore. Io opterei per un’altra cosa, se mi permetti” le ritorse contro lui, vedendola accigliarsi non poco.

“Che cos’hai in mente?” sibilò lei, fissandolo con i suoi occhi chiari.

“Gomma da masticare nei capelli. Andiamo, non hai mai notato quante arie si da? La vanità è donna, dovresti saperlo, e qual è la parte migliore di cui si può vantare lei? I capelli. Li porta lunghissimi, e sempre agghindati come una principessina. Ne rimarrà distrutta!” le spiegò lui, sogghignando soddisfatto.

Sperò soltanto che gli credesse.

Le altre ragazze furono d’aiuto, perché trovarono quel piano molto più divertente e, di sicuro, meno pericoloso per la loro media in condotta.

Anche Candice rafforzò la proposta di Beau dandogli man forte e, nel contempo, sperando con tutta se stessa che Yvette si convincesse a cambiare idea.

“E come pensi di piazzargliela nei capelli, scusa? Gliela lanceresti addosso?” borbottò la ragazza, non ancora del tutto convinta.

Beau, a quel punto, sfoderò un sorriso strafottente e pregò di essere abbastanza convincente nella sua interpretazione.

“Scusa, ma non vedi la mia faccia? Pensi davvero che non mi farebbe avvicinare? Scommetto quello che vuoi che, se mi mostrassi per un momento gentile con la tipa, le potrei fare qualsiasi cosa.”

“Chi mi dice che lo farai? Che non stai solo cercando di proteggerla?” gli ritorse contro Yvette, raggelandolo.

Possibile che sappia? Che ci abbia visto?, pensò lui terrorizzato, notando anche il profondo turbamento di Candice.

Pensava di essere stato abbastanza in gamba, di aver evitato tutti i posti in cui avrebbero potuto trovare qualcuno in grado di smascherarli.

Ugualmente, mantenne un contegno stoico e replicò: “Vaneggi. Sarò così bravo che dovrai applaudire la mia interpretazione.”

“Su, dai, lascialo fare!” esclamarono le ragazze, scrutando Yvette speranzose.

Beau rimase impassibile pur fremendo dentro di sé e, quando finalmente Yvette accettò la sua proposta, si sentì morire.

Rena l’avrebbe odiato, ma la sua reputazione sarebbe stata salva.

Nessuno l’avrebbe presa in giro per uno scherzo atroce e distruttivo quale avrebbe potuto essere quello dello spogliatoio.

E, di sicuro, avrebbe potuto continuare a frequentare la scuola senza avere nella mente la visione di se stessa, immortalata a tradimento da un idiota.

Sperava soltanto di riuscire a mettere in pratica quello che si era ripromesso di fare, perché altrimenti nessuno avrebbe più fermato Yvette.

Ancora troppe persone, a scuola, le davano retta, e se anche si fosse messo apertamente contro di lei, non sarebbe servito a nulla.

Era lei a comandare, a scuola, non lui. Lo sapeva fin troppo bene.

Se si fosse messo dalla parte di Serena, lo scherzo dello spogliatoio sarebbe stato un bon bon, in confronto a quello che avrebbe potuto fare Yvette.

§§§

Più tardi, durante la pausa pranzo, con gli studenti che si riversavano nei corridoi e il caos portato alle stelle, Beau incrociò lo sguardo di Rena, ferma accanto ad una bacheca, e le sorrise.

Lei accennò appena una risposta, e lui desiderò sprofondare, scavarsi una fossa e morire.

Ma non poteva. La scelta dei capelli gli era parsa la più ovvia.

Avrebbero potuto ricrescere dopo quel maledetto trattamento, ma sarebbe stato uno scherzo abbastanza umiliante da soddisfare la sete di sangue di Yvette.

Accettando di interporsi tra lei e Rena, però, stava decretando la fine della loro amicizia.

Ma, per difenderla dalle angherie di Yvette, avrebbe sopportato ben di più.

Con passo deciso, si mosse quindi verso di lei e, dopo aver oltrepassato la fiumana di studenti in movimento, si fermò ad un passo da Rena e, senza alcun preavviso, si chinò per baciarla.

Sapeva di doverle dire addio, perciò preferì strapparle quel bacio, piuttosto che parlarle.

Assaporò le sue labbra mielate, la loro morbida pienezza, il tocco delicato e timido della punta della sua lingua e, morendo dentro, le infilò una mano tra i capelli.

La gomma da masticare si appiccicò immediatamente alla massa fluente delle sue morbide chiome e, quando lui si scostò per l’ultima volta da Rena, desiderò piangere.

Lei gli apparve stordita, frastornata, con gli occhi smeraldini colmi di stelle. Esattamente come avrebbe desiderato, se le cose fossero state maledettamente diverse.

Quando però le risate degli studenti si riversarono come pioggia su di loro, Rena si riprese, iniziò a comprendere cosa fosse successo e, portandosi le mani ai capelli, lo fissò al colmo dell’ira.

E con le iridi di smeraldo velate di lacrime e di dolore profondo.

Beau non disse nulla, si infilò semplicemente le mani in tasca mentre lei cercava di balbettare qualcosa.

Le risate aumentarono, le prime lacrime corsero sulle sue gote pallide e, tra il caos generale, Serena fuggì.

“Addio” mormorò Beau, reclinando il capo.

“Avrei preferito tu evitassi quel bacio, ma alla fine è andata bene anche così. Anzi, lo shock è stato doppio. Non pensavo l’avresti fatto” dichiarò dietro di lui Yvette, avvolgendogli la vita con un braccio.

Beau si scostò, disgustato dal suo tocco e, piano, asserì: “Doveva essere un gesto forte, no?”

“E lo è stato!” assentì Yvette, ridacchiando.

Ancora, il ragazzo desiderò ucciderla, ma si trattenne per ovvi motivi.

Voleva finire il liceo senza macchie sul suo curriculum e, soprattutto, non voleva dare ulteriori scuse a Yvette per avercela con Rena. Forse, a quel punto, avrebbe smesso di darle fastidio.

O almeno così sperava.

§§§

Pareva inconsolabile ma, quel che era peggio, Grace non riusciva a comprendere chi fosse stato a compiere un gesto così meschino come appiccicarle della gomma da masticare tra i capelli.

Era un comportamento crudele da tenere con una ragazza, e ammetteva senza remore che non se lo sarebbe davvero aspettato.

Pensava che le cose stessero migliorando. Rena non si lamentava più da mesi, e il suo sorriso era diventato più ampio, più felice.

Non aveva davvero idea che avrebbe potuto succedere una cosa simile.

Quando l’aveva vista piombare a casa in lacrime, e durante l’orario di scuola, si era subito domandata cosa fosse successo e, non appena aveva scoperto la verità, l’aveva stretta al petto per consolarla.

Dopo aver fatto intervenire la loro parrucchiera personale, per aggiustare il taglio in modo tale da eliminare ogni residuo di gomma, Grace si era chiusa in camera con la figlia e, da quel momento, non erano più uscite.

Barthemius era stato avvisato da Martha e, immediatamente, aveva lasciato l’azienda per tornare a casa, ma Rena non si era voluta neppure presentare alla porta della sua stanza.

Ora, suo padre se ne stava rintanato nello studio, attendendo impaziente di poter abbracciare a sua volta la figlia.

Non accettava che la facessero soffrire a quel modo e, quant’era vero Iddio, questa volta sarebbe intervenuto con tutto il peso del suo nome!

Un bussare quieto alla porta dello studio lo fece sobbalzare e, a sorpresa, Martha entrò e gli disse: “Ci sono due amici di Serena alla porta. Vorrebbero parlarle, Mr Ingleton.”

“Arrivo subito” assentì l’uomo, balzando dallo scranno in fretta e furia.

Con la speranza che fossero giunti lì per dirgli chi fosse il colpevole di tale misfatto, Barthemius giunse nel salottino degli ospiti a passo lesto e, non appena vide Candice e Beau, si tranquillizzò.

“Ragazzi, buon pomeriggio. Ebbene?” esordì l’uomo, cercando di darsi una calmata. Farsi vedere con un diavolo per capello non avrebbe messo a proprio agio nessuno, e i due giovani sembravano già debitamente nervosi.

“Come sta, Rena?” domandò Candice, le mani intrecciate in grembo.

“Non bene” ammise Bart, lanciando un’occhiata significativa a entrambi.

Beau appariva addirittura distrutto.

Candice sospirò, e a quel punto il ragazzo al suo fianco levò lo sguardo per incrociare quello di Barthemius.

Dopo essersi alzato in piedi, mormorò: “E’ colpa mia. E’ successo per causa mia.”

L’uomo si oscurò immediatamente in viso, già pronto a prendere per il collo Beau ma Candice, balzando in piedi, lo afferrò ad un braccio e aggiunse: “Non aveva altra scelta!”

“Spiegatevi in fretta, prima che perda la pazienza” sibilò Bart, reclinando il braccio, ma solo a fatica.

Le lacrime negli occhi chiari, Beau cercò in qualche modo di spiegarsi, ma dovette presto intervenire Candice, perché le parole gli morirono in gola, soffocate dai suoi singhiozzi strazianti.

Barthemius ascoltò con attenzione tutta la storia, si accigliò diverse volte ma, quando scrutò nuovamente il volto del ragazzo e della sua amica, vi lesse solo la verità.

Sospirando, l’uomo crollò su una delle poltrone in broccato italiano e mormorò: “Non pensavo si potesse arrivare a tanto.”

“E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Se avessi avuto più tempo, avrei potuto fare diversamente… evitare che…” balbettò incoerentemente Beau, scoppiando in lacrime.

Coprendosi il viso, cercò di soffocare i singhiozzi colmi di colpa e rimpianto e, uno dopo l’altro, i pezzi del suo cuore sprofondarono nell’abisso.

Candice gli massaggiò la schiena con colpetti comprensivi, sapendo bene come potesse sentirsi in quel momento.

“Yvette non si sarebbe fermata dinanzi a niente, pur di farla pagare in qualche modo a Rena. Beau non poteva fare diversamente. Se non avesse accontentato la sua sete di vendetta, sarebbe andata molto peggio.”

“Posso immaginare che, difenderla apertamente, avrebbe scatenato ancor di più la sua ira” assentì suo malgrado Barthemius.

Candice annuì.

“Yvette ha troppo seguito, a scuola, e se io o Beau fossimo intervenuti apertamente, Rena avrebbe subito conseguenze molto peggiori. Mi spiace solo che, per evitarle un danno peggiore, si sia dovuti arrivare a tanto.”

L’uomo annuì e, allungando una mano per passarla tra i capelli di Beau, mormorò: “Non piangere, Beau. Ho capito cosa volevi fare.”

“Ha dei capelli così belli, ed io… io…” singhiozzò lui, scuotendo il capo nervosamente.

“Come hai giustamente immaginato, i capelli ricrescono, perciò il danno si sarebbe presto annullato. Non potevi fare in altro modo, a quanto pare, ed io ti ringrazio per aver pensato di risparmiarle una pena ben peggiore, oltre a un’umiliazione che non avrebbe mai potuto superare” replicò l’uomo, conciliante.

“Non le dica niente, però” si premurò di dirgli a quel punto Beau, sorprendendo sia Bart che Candice.

“Ma… perché portare una colpa che non è tua?” esalò l’uomo, confuso.

Sospirando, il ragazzo ammise controvoglia: “E’ possibile che questo sfoggio d’ira da parte di Yvette sia dipeso da un mio errore. Vede, io e Serena siamo diventati amici e, spesso e volentieri, ci siamo fermati fuori dalla scuola per chiacchierare. Ho sempre pensato di essere stato abbastanza abile da scegliere posti in cui Yvette o altre sue amiche non potessero vederci, ma evidentemente mi sbagliavo. Se Serena penserà che io l’abbia ingannata fino ad ora, non si avvicinerà più a me, e Yvette si calmerà.”

“Ma non potrete più parlarvi” gli fece notare Barthemius, spiacente.

Reclinando il viso, Beau si passò una mano tra i capelli, mormorando: “Preferisco saperla lontana e al sicuro, che in pericolo a causa dell’amicizia che ci lega. Non so cosa potrebbe escogitare la prossima volta, Yvette, pur di allontanarla da me. E non è detto che potrei intervenire per tempo.”

“Beau…” esalò Candice, mordendosi il labbro inferiore per il dispiacere.

Bart sospirò pesantemente, apprezzando il coraggio del ragazzo e l’assoluta validità delle sue argomentazioni ma, ugualmente, disse: “Se Rena sapesse, sono sicuro che sarebbe lieta di trovare un altro modo per mantenere la sua amicizia con te.”

“La ritiri dalla scuola” replicò a quel punto Beau, facendo sobbalzare l’uomo per la sorpresa. “Non voglio sapere perché l’abbia mandata alla SMH, ma penso che il suo esperimento sia andato troppo oltre. Non potrei sopportare di vederla subire ancora le angherie di Yvette, e a quel punto non saprei più come proteggerla.”

“Ne parlerò con lei, va bene?” dichiarò allora l’uomo, sorridendogli comprensivo.

Beau annuì, ritenendosi soddisfatto e, nel rialzarsi assieme a Candice, disse: “Scusi ancora per quel che è successo.”

“Avete fatto quello che avete potuto, per proteggerla ed esserle amici. Non c’è nulla da scusare” ribadì Bart, accompagnandoli alla porta con sguardo mesto.

Fu molto tempo dopo quella visita a sorpresa che Barthemius vide comparire sua moglie.

Appariva stanca e oppressa, e una rabbia focosa le illuminava gli occhi.

Scelse quel momento per raccontarle la verità e, alla fine di quell’illuminante discorso, dichiarò: “La ritirerò dalla scuola. Non ha senso che rischi qualcosa di peggio.”

“Non ci pensare neppure, papà” replicò sulla porta Rena, sorprendendo entrambi i genitori.

La corta chioma bruna della ragazza le cingeva il viso con ciocche scalate e tagliate alla perfezione, conferendole un’aria sbarazzina e alla moda.

Nessuno, ignaro di quel che era successo, avrebbe detto che quello era stato un taglio d’emergenza.

“Rena, tesoro…” esalò Bart, levandosi in piedi per abbracciarla.

La ragazza si lasciò stringere dalle braccia forti del padre ma, perentoria, asserì: “Non voglio dargliela vinta, a nessuno di loro. Sono stata una sciocca a credere alle favole, mentre avrei dovuto semplicemente capire che il mondo non è fatto di fiocchi rosa e belle parole. Ma ho imparato, e sarò un’avversaria che Yvette imparerà presto a temere.”

“Cara, non credi che sarebbe meglio evitare di creare una guerra intestina alla scuola?” le consigliò Grace, conciliante.

Con occhi che sprizzavano scintille, lei scosse il capo, cocciuta.

“Non mi si mette i piedi in testa, questo è poco ma sicuro.”

Ciò detto, si alzò in punta di piedi per baciare le guance del padre e, in silenzio, si diresse verso la cucina, lasciando che il suo dolore le facesse da mantello e da corazza difensiva.

Non avrebbe perdonato, e nessuno le avrebbe mai più messo i piedi in testa.

E, soprattutto, nessun altro le avrebbe spezzato il cuore come solo Beaurigard Shaw era stato in grado di fare.

§§§

In piedi di fronte all’entrata della scuola, Rena osservò risoluta le porte di vetro prima di sobbalzare per la sorpresa quando, una dopo l’altra, sette ragazze si disposero a ventaglio attorno a lei.

Tutte e sette con i capelli tagliati alla paggetto, o ancor più corti.

E, in testa al gruppetto appena formatosi, Candice si fece avanti con la sua nuova pettinatura scalata e dai riflessi ramati, dichiarando: “Ora dovrà vedersela con tutte noi. Non ti lasceremo sola.”

“Yvette l’ha giocata davvero sporca, e anche Beau” assentì un’altra, annuendo con foga.

“Non ce la facevo più a tacere e così, quando mi ha chiamata Candice per dirci la sua idea, ho accettato subito.”

Anche le altre ragazze annuirono e Rena, sorridendo loro, dichiarò: “Deve solo provarci, a fare qualcosa a una di noi. Si ritroverà a fare i conti con la nostra rabbia.”

Come un gruppo coeso, si indirizzarono perciò all’interno dell’istituto e, simili ad un rompighiaccio, oltrepassarono lo sbarramento umano creato dagli studenti, senza che nessuno trovasse il coraggio di aprire bocca.

Sulle scale che conducevano al primo piano, il gruppo di Yvette le irrise con lo sguardo, ma Rena non si diede per vinta.

Percorse a due a due i gradini e, dopo essersi bloccata dinanzi a lei con nero cipiglio, le intimò rabbiosa: “Tocca una soltanto di noi, e vedrai cosa è in grado di inventarsi una riccona come me.”

Yvette fece per parlare, ma le ragazze in compagnia di Rena avanzarono all’unisono, costringendo il suo gruppo a indietreggiare.

A quel punto alcuni ragazzi ridacchiarono, e a lei non restò altro che battere in ritirata, almeno per il momento.

Più che mai soddisfatta, Rena strinse le braccia sotto i seni e, con aria di sfida, frizzò Beau sul posto, a poco meno di una decina di metri dal suo nuovo gruppo.

Senza dire una parola, si mossero verso di lui e, altezzose e col mento sollevato, lo ignorarono bellamente.

Solo Rena, però, percepì il proprio cuore frantumarsi in mille piccoli pezzettini sanguinanti e, nel chiudersi la porta dell’aula alle spalle, esso perse completamente ogni desiderio di battere.

Ma ormai aveva imparato anche quella lezione.

Dopotutto, era una brava allieva.

 

 

 

 

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n.d.a.: e con questo capitolo si conclude il periodo passato assieme a Beau e Serena quando erano ragazzi. Dal prossimo capitolo, torneremo ai giorni nostri.
  
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