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Autore: ArwenUndomiel    18/03/2014    7 recensioni
Salve! :)
Mi sono imbattuta in questo sito di fan fiction per caso, a dire il vero fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Ho letto come ospite numerosi racconti legati alla saga di Harry Potter, la passione che le autrici hanno mostrato nello scrivere le loro storie, mi ha ispirata, così ho deciso di farlo anch'io.
Amo molto i personaggi creati dalla Rowling e proprio per questo non sono riuscita ad accettare la tragica fine di alcuni di essi.
Ho deciso così di dar loro una seconda opportunità!
La storia che ho deciso di scrivere è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica, Harry è distrutto, ma qualcuno gli ridarà speranza facendo in modo che partendo dall'epilogo, egli possa costruire una nuova storia.
Grazie a tutti per l'attenzione!!
Buona lettura! ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Mangiamorte, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 24

 
A Hufflerin che crede nelle mie capacità di scrittrice più di quanto non faccia io stessa.
 
“E tutto va come deve andare, o per lo meno così dicono …”
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La pioggia sferzava i vetri delle finestre di casa Weasley, ma le persone lì riunite non ne erano affatto toccate, l’atmosfera gioiosa che regnava nel salotto li aveva inebriati al punto che pochi si erano resi conto del mutare delle condizioni atmosferiche.
Erano tutti talmente desiderosi di godere di ogni attimo di serenità che veniva loro concesso che sembrava si fossero estraniati dal resto del mondo, nella bolla felice che rappresentava la Tana.
Ѐ doveroso sottolineare che fosse così per tutti gli invitati al party di diploma, tranne uno: James Potter osservava le gocce cadere sul prato ben curato di Molly con la sola compagnia di un senso di paura che inesorabile era andato a sistemarsi proprio sulla bocca del suo stomaco.
Non amava particolarmente la pioggia, anzi a dire il vero, la detestava.
Era sempre stato un tipo da giornate soleggiate, quelle che ti mettono addosso la voglia di uscire e ti rendono allegro senza un reale motivo.
La pioggia lo deprimeva.
D’altronde non poteva essere diversamente, visto e considerato che aveva fatto da sfondo alle tragedie più grandi della sua vita: una pioggia torrenziale aveva accompagnato il corteo il giorno del funerale dei suoi genitori, erano entrambi auror e per il loro omicidio Voldemort stesso si era sporcato le mani; una leggera pioggerella cadeva il giorno di Halloween quando per l’ultima volta aveva visto sua moglie salire al piano di sopra cullando il loro bambino ed , a pensarci bene, un temporale primaverile di come non se ne vedevano da anni, aveva allagato le strade di Godric’s Hollow quando Peter era diventato il loro custode segreto.
Avrebbe dovuto capirlo sin da quel momento che non si sarebbe rivelata una decisione saggia.
Sorridendo con amarezza si era passato una mano tra i capelli.
Anche se faticava ad ammetterlo, l’odio bruciante che provava per quello che era stato uno dei suoi più cari amici, si era affievolito.
In apparenza senza un reale motivo.
Ora semplicemente non gli interessava.
Non gliene importava un fico secco della fine che avesse fatto.
Se fosse solo come un cane, senza offendere nessun povero animale paragonandolo a lui, e non avesse ricevuto nemmeno un misero augurio il giorno del suo dannatissimo compleanno.
Frustrato, si era massaggiato gli occhi da sotto le lenti.
Più la sua mente ritornava su di lui e più James si domandava come fosse possibile che nonostante tutto avesse ancora la volontà di averlo tra i suoi pensieri.
Gli aveva fatto del male, nel modo più crudele e meschino che esistesse.
Aveva ridotto in macerie il suo avvenire e quello delle persone che amava.
Il solo pensiero gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Ma sì, che andasse all’Inferno.
Non aveva scelto lui di vendere i suoi amici.
Non era colpa sua se tutto era andato a donne di malaffare.

“Maledizione.” aveva soffiato, incapace di impedirselo.
Per quanto desiderasse convincersi del contrario, James, in cuor suo, sapeva che avrebbe potuto fare qualcosa, sapeva che c’era stato un cambiamento nel ragazzo grassottello che faceva decidere a sua madre anche la sua biancheria intima, c’era stato per forza un momento in cui Wormtail aveva smesso i panni del bravo ragazzo ed aveva indossato la maschera da Mangiamorte.
Loro erano i suoi migliori amici e non se n’erano resi conto, non l’avevano capito.
Espirando rumorosamente, Prongs aveva abbassato le palpebre e scosso la testa.
No, non poteva perdonarlo.
Per quanto ci provasse, non poteva.
Era tutto così dannatamente grande, e sbagliato, e crudele che no, nemmeno lui poteva passarci sopra.
Neanche se fossero trascorsi milioni di anni avrebbe potuto.
Come se si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa, l’uomo aveva abbassato lo sguardo sul suo orologio da polso.
Erano trascorsi tre quarti d’ora da quando Harry era andato a prendere da bere e di lui non c’era traccia.
La paura aveva stretto maggiormente la morsa sul suo stomaco ed un brivido gli aveva percorso la schiena.
Odiava la pioggia, nient’altro da dire.
Lily lo aveva trovato intento a guardare in cagnesco fuori dalla finestra.
Sapeva quanto fosse radicata l’avversione di suo marito per quella particolare manifestazione meteorologica, ma doveva esserci qualcosa di più a turbarlo.
“Uno zellino per i tuoi pensieri …” aveva detto avvicinandosi a lui.
James le aveva rivolto uno sguardo veloce, poi era tornato a guardare fuori dalla finestra.
“Come sei spilorcia Evans, potevi propormi un affare più vantaggioso … ”
Lily aveva inarcato un sopracciglio.
“Non posso mica dire i miei preziosi pensieri a chicchessia per uno zellino … AHIA!”
“Così io sarei chicchessia?!” aveva detto la donna mentre stringeva tra il pollice e l’indice una considerevole superficie del braccio di James.
“Scherzavo, scherzavo … Perdono!” aveva implorato il pover’uomo nel tentativo di convincerla a liberarlo.
Lily aveva mollato la presa e gli aveva voltato le spalle, indispettita.
“Mi comparirà un livido grande quanto un bolide …” aveva detto lamentoso, mentre si massaggiava la parte lesa.
“Lo dici come se dovesse importarmene qualcosa …” aveva risposto l’altra senza nemmeno voltarsi.
L’uomo l’aveva abbracciata da dietro e le aveva sussurrato all’orecchio
“Abbiamo la comunione dei beni, comunque non ci avrei guadagnato nulla … Mia adorata Chicchessia …”
Lily gli aveva rifilato una gomitata nelle costole, ma non aveva potuto fare a meno di sorridere.
James era preoccupato per qualcosa, ma nonostante tutto, per evitare di portare anche lei nello sconforto, aveva tentato di sdrammatizzare.
Lo amava per questo, lui era la sua isola felice.
“Cosa c’è che non va?”

“James … Non fare il finto tonto.”
“Ѐ  … Una stupidaggine.”
“Lascia che sia io a giudicare … ”
“Harry … Ѐ  andato a prendere da bere più di mezz’ora fa, non è ancora tornato ed io ho sinceramente paura di andare a cercarlo.” aveva detto tutto d’un fiato abbassando lo sguardo.
Lily gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva obbligato a guardarla negli occhi.
“Non andrà più via , ne sono sicura … E tu dovresti avere più fiducia nelle promesse …” aveva aggiunto con un lieve sorriso ad incresparle le labbra. Condivideva le sue stesse paure, ma aveva bisogno di credere che potesse fidarsi di suo figlio, che qualunque cosa fosse accaduta d’ora in avanti l’avrebbero affrontata insieme.
James aveva scosso il capo e le aveva rivolto uno sguardo sofferente.
“Stai parlando con la persona che aveva giurato a suo figlio che non lo avrebbe mai lasciato solo …”
“Non è stata colpa tua, James … Non tormentarti!” aveva detto Lily mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.
James aveva scosso il capo ancora una volta.
“Ho smesso di credere nelle promesse tanto tempo fa, Lils … ”
 
Harry si sentiva come all’interno di una bolla di sapone, non udiva nulla al di fuori dello scrosciare della pioggia e non provava nulla se non un bruciante dolore al petto che proprio non accennava a smettere.
“Avanti polmoni, collaborate …” aveva detto tra i denti, mentre tentava di respirare.
Si era allenato per fronteggiare ogni evenienza: poteva correre per un’ora intera senza sentire il bisogno di fermarsi a riprendere fiato, era in grado di affrontare in un corpo a corpo una persona della sua stessa stazza con buone possibilità di uscirne vittorioso, aveva imparato a proteggere la sua mente con barriere abbastanza resistenti da suscitare dei mormorii di approvazione da parte di Lucius Malfoy, riusciva persino a resistere alla Maledizione Cruciatus senza il pericolo che il suo cuore cedesse, eppure non aveva retto alla vista di Ginny insieme a Dean.
Non riusciva a controllare le sue emozioni.
 “Mio eroe …”
Le loro mani intrecciate.
Un’altra fitta, talmente dolorosa che quasi aveva urlato.
“Te ne sei andato, hai scelto per entrambi …”
Il cuore stava per esplodergli in petto poteva percepirlo chiaramente.
“Non osare giudicarmi”
Basta.
Non poteva sopportare oltre di rivivere quei momenti.
“Harry promettimi che non te ne andrai di nuovo …”
Suo padre.
Non poteva morire in quel modo, gli aveva fatto una promessa.
D’un tratto, un’amara constatazione seguita da un’altra dolorosa fitta gli aveva mozzato il respiro in gola:
 “Voldemort aveva ragione.”
Era un sentimentale ed il non riuscire a controllarsi sarebbe sempre stato il suo più grande punto debole.
Sentendo la forza abbandonarlo aveva allungato un braccio conficcando le dita tra i ciuffi di erba umida per sorreggersi.
Con la mano libera aveva preso a battersi sul petto, proprio in corrispondenza del cuore, come a volergli ricordare di fare il suo dovere.
 “Dannazione, non puoi abbandonarmi adesso …”
 
Sirius vagava per la casa alla ricerca di qualcosa da bere che fosse più alcolico della burrobirra, sapeva che piuttosto che dirgli dove stava la dispensa dei superalcolici, Molly avrebbe preferito sorbirsi le sue lamentele tutta la serata.
Ghignando aveva constatato che la povera donna non sapeva con chi avesse a che fare.
Desideroso di portarla all’esasperazione il prima possibile, aveva così preso a pedinarla.
D’altronde non aveva nulla di meglio da fare, James e Lily parlottavano accanto alla finestra e, almeno per una volta, non voleva essere invadente.
Remus aveva deciso di suicidarsi tentando di impegnare i bambini in giochi costruttivi, mentre Dora, per avere dei ricordi di suo marito dopo la dipartita, si dilettava a fare la fotografa.
Sirius si sentiva isterico al solo pensiero di avvicinarsi a quell’orda di mini barbari.
Bel traguardo dato che anatomicamente poteva sentirsi in tutti i modi tranne che in quello.
Regulus si era dileguato chissà dove e data la sua vicinanza con Eleanor negli ultimi periodi, lungi da lui era il desiderio di sapere dove fosse o cosa stesse facendo.
A quel pensiero, la voglia di mettere le mani su una bevanda con più del 5% di alcool al suo interno, si era fatta più impellente.
“Molly, abbi pietà!!” aveva detto esasperato alla donna che si affaccendava intorno ad uno dei tavoli del buffet.
“Vai a prendere dell’altro pollo al curry ed avrai le informazioni che cerchi …” aveva detto la signora Weasley, che in realtà non aveva alcuna intenzione di cedere. In fin dei conti un aiuto le faceva comodo e Sirius avrebbe fatto di tutto in quel momento pur di avere un cocktail.
Quasi trascinando i piedi, il povero Black si era diretto in cucina.
“Che mi tocca fare per del Fire Whiskey …” aveva detto tra sé.
Scocciato, aveva rivolto lo sguardo fuori dalla finestra.
La pioggia scrosciava incessante ed era talmente fitta che a stento si distinguevano gli alberi in lontananza.
Qualcosa aveva però catturato la sua attenzione.
Aveva mosso qualche passo per mettere meglio a fuoco e il suo cuore aveva saltato qualche battito nel constatare che la figura raggomitolata su se stessa fosse il suo figlioccio.
Senza aspettare oltre, aveva spalancato la porta ed era corso fuori, in poche falcate lo aveva raggiunto.
“HARRY!!” aveva detto posandogli una mano sulla schiena.
Nessuna risposta.
“Che succede?” aveva incalzato con la speranza che il ragazzo reagisse.
A quel punto il giovane aveva alzato il capo ed aveva puntato lo sguardo annebbiato dal dolore sul suo padrino.
Sirius aveva sgranato gli occhi nel constatare che il suo viso fosse quasi cianotico.
Preoccupato come non mai, lo aveva afferrato dalle spalle.
“HARRY!”
“S..us , non … resp…ro.” aveva detto con un rantolo.
Prima che l’animagus potesse fare qualcosa, un’altra figura gli si era affiancata ed aveva reclinato con forza la testa di Harry.
Se non fosse stata una situazione di emergenza, Sirius avrebbe rifilato un pugno sul naso a chiunque si fosse permesso di trattare il suo figlioccio in quel modo.
Si era voltato e le mani avevano iniziato a prudere come non mai quando aveva notato che l’appendice che quasi aveva tirato via lo scalpo di Harry appartenesse a Piton.
“POTTER … Mi senti?”
Harry non era in grado di rispondere.
Poteva percepire del movimento intorno a lui, la presa salda di quella mano ed un tocco più gentile che reggeva ormai tutto il suo peso.
Un altro rumore di passi e poi il familiare sapore della pozione che aveva imparato a considerare una buona amica negli ultimi mesi, gli aveva pervaso la bocca.
Aveva sentito il dolore dissolversi lentamente ed aveva inspirato come se fosse rimasto in apnea fino ad allora.
Lo sforzo di respirare era stato talmente grande da lasciarlo senza forze, incapace di resistere ancora, era svenuto.
“POTTER!”
Piton aveva tentato ancora una volta di comunicare con il ragazzo.
Sirius aveva avuto la sensazione che avesse smesso di respirare ed aveva stretto la presa intorno al suo corpo; osservando con attenzione aveva notato che la frenesia con cui annaspava alla ricerca d’aria aveva lasciato spazio ad un respiro più regolare.
Il giovane era però privo di sensi.
I due uomini si erano scambiati uno sguardo preoccupato, dimentichi per un momento dei loro trascorsi burrascosi e dell’odio che si erano giurati di provare l’un l’altro per il resto delle loro vite.
L’animagus stava per dire qualcosa, quando un profumo a lui familiare gli aveva pervaso le narici ed inspiegabilmente aveva avuto la consapevolezza che tutto sarebbe andato per il meglio.
Qualche istante dopo Eleanor era inginocchiata sul prato accanto a loro, mentre con la bacchetta si accingeva a fare dei controlli sul ragazzo.
Dopo essersi accertata che l’incantesimo non lo avrebbe danneggiato, gli aveva praticato un Innerva ed Harry aveva aperto gli occhi sbattendo le palpebre per mettere a fuoco ciò che lo circondava.
Sirius, che aveva tutta l’aria di essere stato male tanto quanto lui; una ragazza che non conosceva; Piton che lo fissava con apprensione, il suo petto si abbassava ed alzava in maniera più rapida del normale.
Doveva aver corso per soccorrerlo ed ora che stava bene, probabilmente lo avrebbe ucciso.
Accanto a lui c’era Draco che aveva la fiala vuota in mano ed infine Ron pallido da far invidia a Voldemort.
“Harry sei tra noi?”
La ragazza con gli occhi verdi gli teneva il viso tra le mani.
Lentamente aveva annuito.
“Bene … Per fortuna si è ripreso … ” aveva detto rivolta a Piton il quale stava ponderando chiaramente quale fosse il metodo più doloroso per uccidere quella piattola che non faceva altro se non causargli problemi.
“Siete stati provvidenziali, se non gli aveste somministrato quella pozione, sarebbe morto soffocato … ”
“Peccato … ” aveva detto il professore sarcastico e la donna lo aveva fissato scioccata.
Harry aveva quasi sorriso, ma poi aveva deciso per il suo bene che fosse meglio evitare; aveva comunque sentito qualcuno irrigidirsi sotto di lui ed aveva voltato il capo per notare lo sguardo irritato di Sirius fisso sul viso dell’altro mago.
Saggiamente gli aveva afferrato un braccio ed aveva fatto in modo che il centro della sua attenzione si spostasse su di lui.
“Hey …” aveva detto il suo padrino addolcendo lo sguardo.
“Stai bene?”
“Sì … ” era stata la risposta del ragazzo, sebbene avesse un aspetto molto poco da persona in salute.
“Mi farai morire prima dei quarant’anni se andiamo avanti di questo passo, figlioccio… ” aveva detto mentre un sorriso tirato gli si dipingeva in volto.
Sentendosi osservato si era voltato di scatto ed aveva notato lo sguardo di Eleanor su di lui.
I capelli neri erano raccolti in una treccia che scendeva sulla sua spalla sinistra, alcuni ciuffi sfuggiti all’acconciatura le si erano attaccati al viso per via della pioggia.
Gli occhi che con il sole, Sirius aveva potuto constatare tendessero al verde acqua, in quella giornata di pioggia erano più scuri, ma ugualmente se non addirittura più belli.
Era diversa dal solito, le ciglia erano più accentuate dal trucco e le labbra più rosse.
Non sembrava la ragazzina che si dava da fare intorno al letto di suo fratello ad Hogwarts.
Era come se fosse più donna ai suoi occhi.
Resosi conto di essere rimasto a fissarla, Sirius aveva spostato la sua attenzione nuovamente su Harry, che si era messo a sedere e tossicchiava nel tentativo di regolarizzare il respiro.
Piton si era già diretto verso la casa, mentre Draco e Ron si erano chinati sul loro amico.
“Harry te la senti di camminare? Sei fradicio, ti beccherai un malanno se stai ancora qui fuori …” aveva detto Sirius.
“Credo… Di…Sì …” aveva risposto l’altro con il fiatone, poi sorretto dai suoi amici si era rimesso in piedi.
Eleanor aveva già iniziato ad incamminarsi e dopo aver appurato che il suo figlioccio fosse in buone mani, l’animagus aveva allungato il passo per raggiungerla.
Quando era accovacciata accanto a lui non aveva potuto notare il suo vestito, era semplice, esattamente nel suo stile.
Senza spalline, stretto in vita, non corto, ma nemmeno troppo lungo.
Il blu elettrico risaltava sulla sua pelle diafana ed il tessuto bagnato aderiva al suo corpo mettendo in risalto le curve non troppo pronunciate.
Sirius aveva avuto come la sensazione di aver visto un vestito dello stesso colore addosso a qualcuno, ma in quel momento non ricordava chi fosse.
Ai piedi aveva dei graziosi sandali con il tacco alto e non aveva potuto fare a meno di sorridere notando quanto fosse impacciata a muoversi con quel genere di calzature.
Come a dargli conferma della sua incapacità, Eleanor era scivolata su di un sasso e si sarebbe di certo storta una caviglia se Sirius, con uno scatto fulmineo, non l’avesse afferrata per la vita.
Si era ritrovato a pochi centimetri dal suo viso.
“Tutto bene?” aveva domandato, scrutandola.
La ragazza aveva annuito.
“Non è semplice camminare con i tacchi sul prato … ” aveva detto lei imbarazzata.
Sirius avrebbe potuto rivolgerle una battuta delle sue, come faceva sempre quando voleva infastidirla, ma quel giorno non ne aveva voglia. Voleva continuare a parlare con lei per i pochi metri che li separavano dall’uscio, oltre il quale lei sarebbe andata alla ricerca di Regulus e lui dei liquori.
“Ѐ  per via del fango … Già con le scarpe normali si fatica, non preoccuparti … Può succedere, l’importante è che non ti sia fatta male.” aveva detto dopo quelli che sembravano secoli, guardandola intensamente.
Eleanor aveva avvertito un brivido correrle lungo la spina dorsale e le si era formata la pelle d’oca sulle braccia.
L’altro se n’era accorto.
“Conviene che ci affrettiamo, hai la pelle d’oca… ” aveva detto, mentre la trascinava di peso verso casa Weasley.
La ragazza si era limitata ad annuire.
Per fortuna Sirius aveva travisato la sua reazione, pensava che avesse freddo, come se lei potesse anche solo lontanamente rendersi conto del mondo che la circondava quando lui la guardava in quel modo.
D’improvviso ed assolutamente non richiesta, nella sua mente si era ripresentata l’immagine del bacio tra lui e Samantha.
Lo stomaco le si era contratto dolorosamente e gli occhi avevano preso a bruciarle per via delle lacrime.
Con la scusa di reggersi a lui per non cadere, Eleanor si era stretta di più al suo fianco con il desiderio che quel tragitto durasse una vita intera.
 
 
Harry, desideroso di dimostrare ai suoi amici che si fosse ripreso, aveva provato a muovere un passo, ma sarebbe caduto con la faccia nel fango se Draco e Ron non l’avessero afferrato simultaneamente.
“Bella presa …” aveva detto ironico.
“Sta zitto Harry.” era stata la risposta del suo migliore amico.
“Mi dispiace che vi siate bagnati … ” aveva aggiunto sinceramente.
Draco lo aveva guardato di sottecchi.
“La prossima volta che decidi di crepare, scegli un posto più asciutto.”
A quel punto il ragazzo aveva deciso saggiamente di tacere.
Poco più avanti di lui aveva notato la figura della ragazza che lo aveva aiutato che ostacolata dalla fanghiglia era quasi rovinata a terra, ma la presa del suo padrino l’aveva salvata.
Notando lo sguardo che si erano scambiati, Harry non aveva potuto fare a meno di ghignare.
Gli altri due ragazzi che impegnati a tenere d’occhio il loro amico, non avevano visto la scena, lo fissavano straniti.
“Dici che ha riportato danni cerebrali?” aveva domandato Ron mentre scuoteva il capo.
“No, quelli li aveva già da prima …”
“Allora il suo unico neurone ha deciso di dare forfait … ”
“Buona questa, Weasley!” aveva detto Draco mentre guardava sinceramente colpito l’altro.
Le punte delle orecchie di Ron avevano di gran lunga superato le gote della ragazza che si reggeva a Sirius per entrare in casa.
Harry aveva sentito nuovamente il fiato venir meno e con un rantolo aveva smesso di camminare, il suo migliore amico gli aveva tirato qualche pacca in mezzo alle scapole.
“Va tutto bene?” aveva domandato apprensivo.
Il ragazzo occhialuto aveva annuito.
“Dì un po’ Harry, perché non avevi la pozione con te?” aveva chiesto Draco dopo aver appurato che fosse in grado di parlare senza affaticarsi troppo.
“Io … L’ho dimenticata.”
“Non puoi sperare che io mi beva una str … bugia così mal concepita … Dimentichi con chi stai parlando.”

“Su, avanti … Io e Weasley qui, siamo veramente curiosi … ” aveva aggiunto assottigliando lo sguardo.
“Pensavo di non averne bisogno … Sai anche tu che ho una buona resistenza fisica adesso … E … Se i miei genitori l’avessero vista si sarebbero impensieriti …”
“Ed hai pensato bene che morire in cortile durante una festa a cui sono state invitate tutte le persone che conosci fosse un buon modo per non farli preoccupare?” aveva domandato velenoso.

“Sei … Un caso disperato, Potter. Ecco cosa sei.” aveva detto, poi aveva mollato la presa su Harry e si era allontanato verso l’abitazione.
Ron condivideva a pieno le sue parole, ma non aveva potuto fare a meno di guardarlo con rimprovero per averli mollati.
“Fa così perché mi vuole bene … Non guardarlo in quel modo …” aveva detto Harry con un sorriso di scuse.
“Sarà, ma poteva andarsene dopo che tu fossi entrato in casa sano e salvo …”
“Non preoccuparti Ron, sto bene adesso … ” aveva detto Harry mentre si raddrizzava su gambe malferme.
Mossa della quale si era pentito subito dopo.
Un forte senso di nausea lo aveva spinto ad allontanarsi da Ron e dare di stomaco al di là della staccionata.
Era pallido come un cadavere quando si era rialzato e il giovane Weasley aveva ponderato l’idea di chiamare aiuto quando aveva visto il corpo del suo migliore amico quasi privo di sensi levitare fino alla porta, sul patio Malfoy reggeva la bacchetta e ne guidava il percorso.
Erano usciti entrambi di fretta e se le avessero richiamate avrebbero attirato l’attenzione degli altri.
Draco non se n’era andato.
Ron gli aveva rivolto un sorriso sghembo, poi aveva avvertito la mano di Harry serrarsi intorno al suo polso.
Gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Non… Non voglio che i miei … Mi vedano così…” aveva detto facendo delle lunghe pause tra una parola e l’altra.
Accanto all’ex Serpeverde era comparsa intanto Hermione che si era rabbuiata nel notare il suo amico ridotto in quel modo.
Non era difficile immaginare il perchè; poco prima di notare Harry che si accasciava al suolo, la ragazza aveva visto Ginny dirigersi come una furia verso sua madre, avevano scambiato frettolosamente due parole e nonostante fosse palesemente infastidita, la signora Weasley aveva fatto un cenno di assenso con il capo, infine la giovane aveva raggiunto Dean accanto al camino ed erano andati via.
Hermione aveva stretto le labbra, ricordando vagamente la Mc Granitt, si sentiva in colpa nei confronti del suo migliore amico, avrebbe dovuto avvertirlo, ma la giornata trascorsa era stata talmente piena di emozioni che non ne aveva avuto il tempo.
Ron si era scambiato uno sguardo contrariato con Draco, che aveva scosso il capo con rassegnazione.
Sulle labbra della giovane era nato un leggero sorriso, era incredibile come quei due diventassero cooperativi quando si trattava di Harry.
Era chiaro che il loro migliore amico non volesse farsi vedere in quelle condizioni da nessun altro.
Istintivamente si era spostata sulla soglia ed aveva visto i signori Potter dirigersi verso l’esterno.
Doveva intervenire o sarebbe stato troppo tardi.
Facendo un cenno a Malfoy per suggerirgli di affrettarsi a portare Harry al piano di sopra, si era avviata nella direzione dei due coniugi.
James e Lily avevano abbandonato la loro posizione accanto alla finestra ed evidentemente erano alla ricerca di qualcuno.
Senza attendere oltre, la ragazza si era parata loro davanti.
“Signori Potter!” aveva detto tentando di suonare quanto più naturale le fosse possibile.
“Hermione … ” aveva risposto Lily con un sorriso.
Quella ragazza le piaceva, forse perché in un certo senso le ricordava se stessa.
James le aveva fatto un cenno con la mano, piegando le labbra in un ghigno.
“State trascorrendo una bella serata?” aveva domandato la giovane, desiderosa di protrarre la conversazione più a lungo possibile.
“Sì, abbastanza … Solo, hai visto Harry?” aveva domandato la madre del suo migliore amico.
“Sì, giusto cinque minuti fa ... Stava aiutando la signora Weasley con le bibite … ” aveva risposto, odiandosi per aver mentito così spudoratamente.
Lily era apparsa visibilmente sollevata dalla notizia e si era voltata verso James con una smorfia.
L’uomo aveva alzato gli occhi al cielo, ma non si era potuto impedire di sorridere.
A quella vista Hermione si era sentita ancora peggio, con la coda dell’occhio aveva colto Ron con il pollice alzato che si sporgeva dalla tromba delle scale.
Aveva sospirato e Lily non aveva mancato di accorgersene.
“Va tutto bene?” aveva domandato.
“Oh … Sì, sì… Solo è stata una giornata impegnativa … ” aveva risposto.
Poi aveva visto Sirius dirigersi verso di loro ed aveva temuto il peggio.
Impercettibilmente aveva sgranato gli occhi.
I vestiti dell’uomo erano asciutti, ma i capelli erano ancora umidi.
Sembrava ancora preoccupato per quello che era accaduto ad Harry e probabilmente stava cercando il suo migliore amico per avvertirlo.
Mancavano ormai pochi passi, quando i loro occhi si erano incontrati.
Hermione aveva preso a mordersi il labbro inferiore.
Sirius era molto intuitivo, lo sapeva bene, ma non era sicura che avrebbe capito.
La ragazza aveva trattenuto il fiato quando lo aveva visto posare una mano sulla spalla di James.
“Hey… Ma dov’eri finito?”
“In giro … ”
“Ma… Hai i capelli bagnati?” aveva detto Prongs, mentre analizzava con sguardo critico la chioma del suo amico.
Sirius aveva tirato il capo indietro per sottrarsi alla presa di James.
Quest’ultimo aveva ghignato.
“Cosa?” aveva domandato Padfoot.
“Mi era sembrato di vedere quella ragazza, aspetta come si chiama …”
Sirius si era irrigidito.
“Eleanor … Curiosamente anche lei sembrava essersi asciugata da poco …”
Padfoot aveva assottigliato lo sguardo.
“James, io ti adoro lo sai … Ma fai un’altra allusione di questo tipo e le fatture che Evans ti scagliava contro ad Hogwarts, a paragone, saranno solo un piacevole ricordo.”
Prongs era scoppiato a ridere.
L’animagus infastidito aveva spostato lo sguardo su Hermione ed aveva chinato il capo in un cenno di assenso, appena visibile.
La giovane aveva rilasciato il fiato che aveva inconsapevolmente trattenuto e dopo essersi congedata, si era diretta al piano di sopra.
Remus era proprio dietro i due e non aveva potuto non notarne lo strano atteggiamento, inoltre c’era qualcosa sia in James che in Sirius che non andava.
Aveva lanciato un ultimo sguardo a Ted che giocava sereno sotto la supervisione di Dora ed era apparso dietro ai suoi migliori amici.
“Piantatela di discutere sempre, siete insopportabili …”
“Moony, anche noi ti vogliamo bene … ” aveva risposto Prongs con un ghigno e Padfoot gli aveva rivolto un sorriso sghembo.
Il licantropo aveva alzato un sopracciglio.
“James, dov’è Harry?”
“Hermione mi ha detto che aiutava Molly con le bevande … Credo che tornerà tra noi a breve … ” aveva risposto l’altro con fare distratto, mentre faceva cenno a Frank ed Alice di avvicinarsi.
Remus aveva scrutato con attenzione Sirius che era rimasto in silenzio.
“Non c’è che dire … “ aveva detto in un sussurro udibile solo a Padfoot.
“Il Ministero ha fatto davvero un buon affare assumendo quella ragazza.”
 
Hermione si era precipitata al piano di sopra ed aveva fatto letteralmente irruzione in camera di Ron.
Harry era semi seduto sul letto e sembrava aver riacquistato un minimo di colorito.
La ragazza si era richiusa la porta alle spalle e vi si era appoggiata emettendo un sospiro.
“Stai bene?” aveva domandato Ron, guardandola apprensivo.
Hermione aveva annuito.
“Ti abbiamo visto parlare con i genitori di Harry … ” aveva buttato lì Draco mentre si rigirava la bacchetta tra le dita.
Hermione gli aveva rivolto uno sguardo con la coda dell’occhio, poi aveva parlato rivolgendosi direttamente ad Harry.
“Mi hanno chiesto dove fossi … Ho detto loro che l’ultima volta che ti avevo visto stavi dando una mano alla mamma di Ron … ”
Il giovane con gli occhiali aveva annuito, ma prima che potesse aprire bocca per ringraziarla, Hermione aveva alzato una mano per zittirlo.
“Non voglio che mi ringrazi, era necessario creare un diversivo e l’ho fatto … Ma non costringermi più a mentire, Harry … Sono i tuoi genitori e nemmeno tu dovresti farlo.” aveva detto addolcendo lo sguardo nel notare l’aria colpevole del suo migliore amico.
“Per me … Non è facile… Questo problema, mi accompagnerà per tutto il resto della mia vita, mi sono allenato duramente per non essere trattato come una persona debole … Non voglio vedere la preoccupazione nei loro occhi ogni volta che mi guardano.” aveva aggiunto spostando lo sguardo fuori.
Hermione aveva sentito una lacrima correrle lungo la guancia, il più discretamente possibile, l’aveva ripulita con una mano.
“Non sei debole Harry, non lo sei mai stato … ” era intervenuto Ron.
“… Ma purtroppo questa è la nuova realtà dei fatti, è necessario che tu chieda aiuto quando senti di averne bisogno … ”
“Dimentichi di stare parlando con San Potter, Weasley … ” aveva detto Draco ancora indispettito per la conversazione avuta pocanzi.
Harry si era limitato a ghignare.
“Potter, spero per il tuo bene che quella dipinta sulla tua faccia sia un’espressione di costernazione.”
Harry aveva messo su l’aria mortificata migliore che gli riuscisse, fallendo miseramente.
Draco aveva alzato gli occhi al cielo, poi si era rivolto ad Hermione.
“In ogni caso, ottimo lavoro Granger … Hai inventato una scusa inattaccabile in meno di due minuti … Sono colpito.” aveva detto, sornione.
La giovane aveva assottigliato lo sguardo.
“Credevo che fosse questo il motivo per il quale sarò costretta a dividere un ufficio con te, Malfoy .” aveva detto palesemente scocciata.
Harry aveva inclinato il capo di lato, in un gesto interrogativo.
“Che significa?” aveva domandato.
“Hermione e Malfoy sono stati scelti dal Ministro in persona per entrare nel reparto di pianificazione strategica delle missioni… Sono i più giovani maghi mai ammessi in quell’unità … ” aveva risposto Ron mentre fissava orgoglioso la sua ragazza.
“Wow!! Ma è fantastico, congratulazioni!!” aveva detto Harry sinceramente felice.
“Questo è anche il motivo per cui portavo una fiala della TUA pozione con me.” aveva detto Draco, non intenzionato a lasciar cadere il discorso.
“Andiamo … Lo so che ho sbagliato, ma potresti cortesemente darci un fottutissimo taglio?!”
La tagliente risposta dell’ex Serpeverde era stata interrotta da un sonoro bussare alla porta.
Ron l’aveva aperta ed era rimasto pietrificato nel notare il suo, sperava, ex professore di Pozioni sulla soglia; senza dire una parola si era spostato di lato lasciandogli il passo.
“Bene, dai tuoi toni soavi, noto che ti sei ripreso, Potter … ” aveva detto mellifluo.
Harry si era limitato ad annuire.
“Sono salito per avvertirvi che il ministro è qui… Prima che i tuoi genitori decidano di appurare se quanto detto dalla signorina Granger corrisponda al vero, conviene che vi presentiate al piano di sotto… ” aveva detto, poi con uno svolazzo della veste scura, se n’era andato.
“Ma come … ” aveva detto Hermione incredula, non aveva notato Piton nelle sue vicinanze quando parlava con i signori Potter.
“Ho smesso di domandarmi tanto tempo fa come facesse a sapere tutto … ” era intervenuto Draco, avendo intuito i pensieri della ragazza.
“Miseriaccia … Ѐ  … Ѐ  come se fosse … ”
“In cielo, in terra ed in ogni luogo?” aveva concluso Harry, mentre Ron si avviava annuendo verso le scale seguito da Draco.
“Harry … ” era intervenuta Hermione, che al contrario degli altri era rimasta nella stanza.
Il giovane con gli occhiali si era voltato.
“Dovremmo parlare di Ginny … ” aveva continuato la strega, desiderosa che il suo migliore amico si sfogasse.
Harry era rimasto per un attimo interdetto, non pensava che qualcuno intuisse che il suo malore fosse dovuto al colpo di grazia che gli aveva inferto, gli piaceva pensare involontariamente, la sua ex ragazza.
Avrebbe dovuto saperlo che lei se ne sarebbe accorta; aveva sorriso con noncuranza.
“Non ho nulla da dire, Hermione … Lei non è più affar mio.”
 
Quando i due erano scesi al piano di sotto, erano stati letteralmente assaliti dal ministro della magia, che in vesti non ufficiali, era sempre il solito Kingsley.
Quando lo avevano conosciuto, prima del loro quinto anno di scuola, sembrava una persona piuttosto posata e riflessiva, con il passare del tempo e soprattutto dopo la fine della guerra, avevano potuto appurare quanto le apparenze potessero rivelarsi ingannevoli.
“Ciao Hemione!” aveva detto il ministro, stringendole la mano, mentre lei ricambiava con un sorriso sincero.
Prima che Harry potesse dire qualcosa, si era ritrovato stretto in un abbraccio energico.
“Harry!! Ti trovo in forma amico mio …” aveva detto l’uomo, che dopo averlo liberato lo studiava con interesse.
Il ragazzo non si era potuto impedire di arrossire lievemente.
Non gli erano mai piaciuti i complimenti.
“Vedo che almeno in qualcosa non sei cambiato … ” aveva detto giocosamente l’altro, notando il rossore delle sue gote.
Harry aveva fatto una smorfia e Kingsley era scoppiato a ridere.
“Shacklebot ti proibisco di deridere mio figlio.” aveva detto James mentre si avvicinava a loro, divertito.
“Finalmente qualcuno dalla mia parte … ”
“Ma che deliziose guanciotte!!” aveva aggiunto l’altro mentre allungava la faccia del malcapitato come se fosse fatta di pongo.
Kingsley aveva riso più forte ed Harry aveva preso a massaggiarsi il viso indolenzito con sguardo assassino.
“Scusa, ma è stato troppo divertente … ” aveva detto il ministro mentre si ricomponeva come meglio poteva.
Il ragazzo lo aveva guardato ancora peggio.
“Comunque … Sono venuto per comunicare a te e Ron che tra due giorni ci saranno le selezioni per entrare in Accademia … Inutile dire che potreste essere ammessi honoris causa … ”
“No … Niente preferenze.” aveva detto Harry perentorio.
A pochi passi da lui Ron era quasi svenuto.
James aveva sorriso raggiante.
“Lo immaginavo … ” aveva continuato Kingsley.
“In ogni caso non è nulla di trascendentale, la parte scritta è di cultura generale: incantesimi, trasfigurazione, storia della magia … Tutte cose che dovreste aver preparato per gli esami … Ѐ  nel labirinto che la maggior parte dei candidati viene eliminata.”
Harry si era incupito improvvisamente, la parte pratica doveva essere qualcosa di molto simile alla terza prova del torneo Tremaghi.
Cedric era morto.
Voldemort era tornato in vita.
E lui decisamente non era amante di quel genere di strutture.
Meccanicamente, aveva annuito.
Ron ,ormai accanto a lui, lo aveva guardato talmente male che era grato che gli sguardi non potessero ferire mortalmente.
“Purtroppo su questo non posso dirvi niente o è la volta buona che Malocchio mi affattura.” aveva concluso Kingsley con un brivido di terrore.
“In ogni caso, non preoccupatevi … Ci saremo noi a supervisionare…” era intervenuto James.
Harry gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Oh, non ho avuto il tempo di dirtelo … I Malandrini sono Auror!” aveva detto entusiasta.
“Fantastico!” aveva detto il ragazzo con lo sguardo colmo di ammirazione.
“E se c’è riuscito Sirius, c’è speranza per tutti … ” aveva detto Remus che passando di lì, si era intrufolato nella conversazione.
“Hey … Ti ho sentito Moony!” aveva replicato l’interessato da poco distante.
Il giovane Potter era scoppiato a ridere.
In quei mesi di assenza, gli erano mancati da morire.
 
Lily osservava la scena in disparte.
James sembrava più tranquillo ed era davvero felice che le cose si fossero sistemate, sebbene il suo sesto senso le diceva a gran voce che c’era qualcosa in Harry che non andava.
Sorseggiando la sua burrobirra si era spostata vicino a Remus che guardava interessato dall’altra parte della stanza.
“Rem, che guardi?”
“Sto cercando di capire quanto il tuo testimone di nozze possa essere idiota …”
“Non sprecare il tuo tempo, è una grandezza non misurabile … ” aveva risposto con un sorriso.
“Chi è la ragazza che gli sta appiccicata?” aveva domandato dopo aver verificato il perché dell’affermazione del licantropo.
“Samantha Shacklebot …” era intervenuta Tonks con una nota di disgusto.
“Non ti sta molto simpatica, eh?” aveva domandato Lily.
Dora le aveva rivolto uno sguardo eloquente.
“Ѐ  che non mi piacciono le gatte morte …” aveva aggiunto contrariata.
“Lavora con voi?” aveva chiesto l’altra.
“Già … ”
“Devo fare un bel discorso con James.”
Remus era scoppiato a ridere.
“Sta attento tu, che ti tengo d’occhio!” aveva detto la metamorfomagus mentre rivolgeva uno sguardo rosso fuoco a suo marito.
“Ha occhi solo per Sirius ed in ogni caso io preferisco le persone goffe che potrebbero potenzialmente uccidermi ogni volta che cucinano…” aveva risposto divertito, per poi abbassarsi giusto qualche istante prima che un bicchiere di plastica lo colpisse in pieno viso.
“Sei crudele Remus …” aveva detto Lily mentre scuoteva la testa in direzione dell’uomo.
“Sì, lo so.”
La donna gli aveva sorriso ed era tornata a guardare la situazione che le si profilava davanti.
A dire il vero era parecchio curiosa: accanto al camino c’erano appunto Sirius e Samantha, lei gli parlava in maniera piuttosto concitata, lui le rispondeva sporadicamente con un cenno di assenso e sorrideva educato alle sue battute.
Lily aveva inarcato un sopracciglio, quello non era il canide che conosceva lei.
Sirius non sorrideva con educazione, rideva a piena bocca e contagiava anche le persone che gli stavano intorno.
Non annuiva se era davvero interessato a ciò che la persona con cui parlava aveva da dire, Sirius diceva sempre la sua, anche quando non richiesto.
E soprattutto, non capitava mai che quando si parlasse i suoi occhi fossero puntati altrove rispetto a quelli del suo interlocutore.
Curiosa, Lily aveva seguito la traiettoria dello sguardo dell’uomo ed aveva posato gli occhi color smeraldo sulla figura di una ragazza che chiacchierava nervosamente con Regulus.
Non sembrava essere molto a suo agio in quella situazione, infatti si era alzata sulle punte per salutare l’uomo, quando questi le aveva fatto cenno di aspettare.
In quella frazione di secondo i suoi occhi erano scattati in direzione di Sirius, il quale nel frattempo aveva preso a tamburellare con il piede sul pavimento.
Lily aveva sorriso trionfante.
“Confermo, Remus … Non è misurabile.”
 
Eleanor aveva appena messo piede in salotto dopo aver fatto una capatina in bagno per darsi una sistemata quando aveva visto Samantha buttarsi letteralmente tra le braccia di Sirius, consolazione, seppur magra, era stata l’espressione di sgomento sul viso di lui.
Decisa ad ignorarli il più possibile, si era diretta verso Regulus che le aveva fatto un cenno con la mano.
“Buonasera … ” aveva detto lui quando si era avvicinata.
“Ciao Reg … ” era stata la sua risposta, in un tono molto più sconsolato di quanto volesse dare a vedere.
“Hai fatto tardi … Giornata pesante?”
“Non hai idea di quanto … “
“E la serata non si prospetta delle migliori … ” aveva aggiunto involontariamente, spostando fugacemente lo sguardo su Sirius e la sanguisuga.
Regulus aveva guardato nella stessa direzione ed aveva emesso uno sbuffo infastidito.
Eleanor gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Ellie, devi sapere che mio fratello è un emerito cretino … Ѐ  palese che quella tizia non gli interessi … Guarda, non la sta nemmeno ascoltando.”
Eleanor aveva fatto un cenno di diniego con il capo.
“Ti ho già raccontato quello che è successo …”
“Quel bacio non significava niente …”
La ragazza gli aveva rivolto uno sguardo ferito.
“Non guardarmi così, penso che per te abbia avuto un maggiore significato di quello che gli ha attribuito lui.”

“Sai cosa dovresti fare? Parlargli, dirgli quello che provi per lui.”
Eleanor gli aveva tappato la bocca con una mano.
“Parla piano, qualcuno potrebbe sentirti e … Non è così facile , non siamo due ragazzini ad Hogwarts … Non posso semplicemente andare lì e dirglielo.”
“Perché no?”
“Lo sai il motivo … Lui è così … Ed io …”
Regulus si era passato una mano tra i capelli mentre con un sorriso sornione la guardava arrossire.
“Sei così intelligente ed allo stesso tempo talmente scema, che stento a crederci… AHIA!”
La donna gli aveva rifilato uno scappellotto sulla nuca.      
“Bene, in ogni caso, lui non sa che non mi interessi in quel senso, quindi mi giocherei tutta la mia cospicua eredità sul fatto che sta dando una possibilità a quella tizia, perché è geloso marcio …”  aveva detto l’uomo mentre si massaggiava la testa.
“Sai per essere un ex Serpeverde sei così ingenuo che quasi mi fai tenerezza … ” aveva replicato l’altra desiderosa di vendicarsi.
Regulus era scoppiato a ridere e Sirius dall’altra parte si era voltato a guardarli.
Samantha gli stava raccontando di una storia, a suo dire, simpatica sulle scarpe che indossava, ma in effetti non aveva sentito una parola.
Si era ripromesso di non rivolgere nemmeno uno sguardo in direzione di quel traditore, disonesto, usurpatore … Simpaticone di suo fratello ed Eleanor, ma era così difficile sentire le loro risate ed ignorarle.
Infastidito più di prima era tornato a rivolgere la sua attenzione alla sorella del ministro che non sembrava essersi accorta di nulla.
Controllandosi il più possibile, aveva bevuto un sorso di Fire Whiskey ed aveva sospirato impercettibilmente.
Qualche istante dopo si era sentito tamburellare su una spalla, si era voltato per trovarsi gli occhi castani di suo fratello puntati addosso.
“Sir … Scusa se ti disturbo, volevo dirti che noi andiamo… Ci vediamo a casa, ok?”
Non riuscendo a controllarsi, Sirius aveva voltato di scatto il capo verso Eleanor che era rimasta in disparte e fissava la porta d’ingresso come se l’unica cosa che desiderasse fosse andare via da lì.
Aveva annuito e lo aveva visto andare verso di lei.
“… Allora Sirius che ne pensi della mia proposta?”
La voce di Samantha lo aveva richiamato alla realtà; le aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Di uscire insieme …”
Padfoot aveva rivolto un ultimo sguardo alle due figure che si allontanavano.
“Mi sembra un’ottima idea.”  aveva risposto, poi aveva sentito Molly che li salutava e il rumore della porta che si chiudeva.
Si era così avviato verso il tavolo dei liquori per riempire nuovamente il suo bicchiere, ignaro che a pochi passi da lui la sua medesima smorfia infastidita si era dipinta sul viso di Severus Piton.
 
Riddle Manor era immersa in un inquietante silenzio, da quando Bellatrix aveva trovato quell’antico volume di pozioni nella cripta che si trovava sotto la casa, era rimasta barricata nello studio.
Dall’esterno arrivavano solo notizie negative ed era decisamente stanca dell’incompetenza delle persone con cui si trovava costretta a collaborare.
Il suo padrone avrebbe saputo come punirli ed era certa che una volta che lo avesse riportato in vita, quegli inetti avrebbero avuto la lezione che meritavano.
Le doleva ammetterlo, ma suo cugino sarebbe stato un valido aiuto.
Non era stata nemmeno tanto dispiaciuta quando aveva appreso di non averlo ucciso, se alla prima luna piena avesse agito come doveva, sarebbe stato obbligato ad un’esistenza sotto al suo controllo, il che rappresentava una condanna ben peggiore della morte.
A quanto pareva, però la strategia di Greyback non era andata a buon fine, o almeno così le aveva riferito la sua spia al San Mungo.
Commetteva sempre l’errore di sottovalutarlo.
In ogni caso, poco importava, quel traditore del suo sangue le sarebbe stato utile in altro modo.
Un sorriso malvagio le si era dipinto sul volto quando con gli occhi neri come la pece aveva continuato a scorrere l’elenco degli ingredienti.
Non c’era che dire, chi aveva creato quella pozione doveva essere sadico almeno quanto lei.
Un leggero bussare alla porta, l’aveva spinta a distogliere l’attenzione dai suoi appunti.
Con fare annoiato aveva fatto un cenno della mano e l’uscio si era spalancato rivelando la magra figura di Avery figlio.
Senza dire una parola, aveva assottigliato lo sguardo.
“Ѐ  stato avvistato … Harry Potter, è stato avvistato.”
“Dove?” aveva detto, ora più attenta.
“Piccadilly Circus … Era in giro per la città, in mezzo alla feccia.”
“Cos’altro ti aspettavi da lui, Avery?” aveva domandato, senza desiderare una risposta.
Bene, ora che aveva fatto ritorno, potevano abbandonare il basso profilo che avevano mantenuto sino ad allora.
Potter avrebbe visto morire sotto ai suoi occhi tutte le persone che amava e poi li avrebbe raggiunti, ma non prima di aver assistito all’ascesa al potere del suo Signore.
“Per quanto riguarda l’altra faccenda … Ci sono novità?”  aveva aggiunto.
“Nessuna … Sembra che non ci sia persona al mondo che sappia dove sia stato sepolto … Fatta eccezione per il Ministro e qualche suo collaboratore, ma sono inavvicinabili …”
Un guizzo aveva illuminato gli occhi della donna.
“Non tutti … ”
“In ogni caso tra due giorni ci saranno i test di ammissione per le matricole auror, Potter sarà senza dubbio tra questi …”
“Bene, allora che si faccia in modo che non ne esca integro … Ogni giorno che ci separa dal riavere il Signore Oscuro con noi, sarà uno in più di sofferenza per quella misera creatura.”
Avery aveva ghignato.
“Ed intanto che tutti gli auror saranno impegnati a tenere in vita il loro… salvatore…” aveva sputato l’ultima parola con disgusto.
“Noi faremo una visitina a qualcuno che ci sarà sicuramente d’aiuto.”
“Dove?” aveva domandato l’uomo pentendosi subito dopo per aver osato tanto.
Bellatrix gli aveva rivolto uno sguardo penetrante.
“Ad Azkaban.”
 
 
 

 
 
Angolino di Arwen
Holaaaaa … Per vostra sfortuna, eccomi qui… Di nuovo! Mi rendo conto che ormai le mie scuse risultino poco credibili, ma ultimamente mi servirebbero delle giornate di 72 ore e, in tutta onestà, non sono sicura che mi basterebbero per fare tutto! Devo confessarvi che è stato un po’ complesso riuscire ad immaginare il prosieguo di questa storia, in origine avevo “definito” fino al momento della festa – blackout – e poi la parte finale. Ebbene sì, sono un genio del crimine.
In ogni caso, spero non sia troppo penoso come capitolo, ecco.
 
Mi sento in dovere di sottolineare alcune cose:
La parte iniziale, in cui si parla di James, è stata scritta volutamente in maniera “confusionaria” (o almeno era questo il mio intento, che ci sia riuscita o meno sta a voi giudicarlo), in quanto descrive i suoi sentimenti nei confronti di Peter e nemmeno lui sa quello che prova realmente in merito.
Per il vestito di Eleanor ho scelto appositamente il blu elettrico come colore (beh, ormai avete capito che amo il blu, ma non è solo questo il motivo) … Sta a voi indovinare il perché, miei cari!
Se non vi è chiaro qualcosa, vi invito a contattarmi, sarò felicissima di rispondere ad ogni vostra domanda.
Che altro dire? Mi scuso immensamente per non aver risposto alle vostre meravigliose recensioni, provvederò subito.
Grazie di cuore a chi, con tanta pazienza, segue la mia storia e ne recensisce ogni capitolo ed anche a chi dedica parte del proprio preziosissimo tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen
 
  
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