Era il settimo anno. Tra pochi giorni sarebbe finita la scuola, e tutti erano chini sui libri. Gabriel aveva appena finito, e si era chiuso in una stanza vuota, senza motivo apparente. Era seduto su una sedia, visibilmente invecchiato, con la testa rivolta verso il soffitto. L'unica grande finestra in fondo all'aula era spalancata.
Aveva mantenuto la promessa che si era fatto a sé stesso: aveva aspettato Pandora, e l'avrebbe aspettata ancora per anni se ce ne fosse stata la possibilità.
Finalmente, dopo quasi un'ora che era rinchiuso lì dentro, un dissennatore entrò dalla finestra. Gabriel alzò la testa e gli rivolse un sorriso dolcissimo e stanco.
«Sei arrivata finalmente.»
Il dissennatore si abbassò il cappuccio. Sotto, non era come sarebbe dovuto essere: la pelle era ambrata, gli occhi neri, i capelli lunghi fin sotto le spalle e castani. Il viso quello di una quindicenne.
«Mi hai lasciato solo» continuò Gabriel alzandosi dalla sedia. «Scommetto che non mi hai neanche perdonato. Sai che tua madre era appena rimasta incinta quando te ne sei andata? Anche il tuo fratellino è qui ad Hogwarts. Grifondoro.»
Gabriel si avvicinò pericolosamente a Pandora, che lo fissava con uno sguardo perso nel vuoto. Ma lui sapeva che lo poteva vedere, sapeva anche quello che stava per succedere.
Per questo chiuse semplicemente gli occhi quando lei si abbassò e lo baciò, portandosi via la sua anima.
Narra la leggenda che nel bosco di Hogwarts vaghino due dissennatori con volti umani, nascosti nella notte, mano nella mano, felici.
E innamorati.
Così fu quell'amore dal mancato finale
Così splendido e vero da potervi ingannare.
E innamorati.
Così fu quell'amore dal mancato finale
Così splendido e vero da potervi ingannare.