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Autore: Swish_    19/03/2014    3 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CONSIGLIO MUSICALE: Se vi va, ascoltate su youtube "How he did it for 10 minutes- Sherlock series 03"... è lei che mi ha ispirato, e in verità mi ha aiutato parecchio.
Buona lettura! <3


- Kanade... Tieniti contro la mia schiena, e cerca di non allontanarti. Per nessuna ragione. - la voce di Mello era quella di uno che non voleva sentire repliche, bassa e grave.
Mi posizionai subito come mi aveva indicato, e una volta schiena contro schiena, ispezionammo insieme di nuovo l'intera area aguzzando la nostra vista in tutte le sue capacità.
Regnava un silenzio tombale ed agghiacciante in quel momento, e oltre qualche rumore lontano chilometri di clacson e il verso di qualche animale, altrettanto lontani, non si udiva nient'altro di più vicino.
- Fa' in modo di mantenerti sempre alla portata della mia vista, quantomeno... Nel caso che nonostante ogni tuo sforzo ti prendano con la forza e ti portino lontana da me... Ricordati del walkie talkie. Chiaro? - continuò, severo.
- Sì... - risposi atona, cercando di rassicurarlo.
Restammo in quella posizione per dei minuti eterni, in attesa di qualcosa che ancora non conoscevamo, e più trascorrevano i secondi più sentivo crescere quella strana sensazione di ansia mista ad adrenalina dentro di me, reduce del combattimento di poco prima.
D'un tratto sentii la schiena di Mello drizzarsi e irrigidirsi:
- Hai sentito? -
Aggrottai le sopracciglia:
- Cosa? -
- Si stanno avvicinando dei corpi circospetti... - sentii sibilare da Ryuzaki.
- ...Il satellite ne ha rilevati cinque. - continuò.
- Ha detto Ryuzaki che ne stanno arrivando cinque. - comunicai a Mello.
- Sì, li sento. -
Mi sforzai per aumentare la mia concentrazione: dovevo riuscire ad individuarli anch'io, e al più presto... Non ebbi il coraggio di chiudere gli occhi, ma farlo in quel momento mi avrebbe aiutato molto.
All'inizio continuavo a non sentire nulla di anomalo, fino a quando poi finalmente qualcosa non raggiunse la mia percezione... passi. Passi accelerati: stavano correndo.
Avrei voluto avvertire Mello del fatto che adesso li sentivo anch'io, ma non ebbi il tempo di prendere fiato per aprir bocca che dei ringhi più forti e acuti trapelarono nell'aria: erano quasi arrivati. Mello mi afferrò all'istante la mano e me la strinse forte.
- Sono tutti davanti a me. - sibilò.
- Ce ne sono altri da te? -
- No. - risposi subito.
- Non lasciarmi la mano... Possiamo combatterli assieme. - mi disse poi, deciso.
- Okay... - risposi con un sospiro appena trattenuto, voltandomi al suo fianco.
Dall'ansia quasi non respiravo più.
- ...VAI! - urlò, e insieme ci catapultammo contro i nostri avversari appena arrivati.
Erano cinque, come aveva detto Ryuzaki, e a quanto pareva erano anche loro Spector, dello stesso genere degli altri precedenti. Trascurati, quasi del tutto privi dell'intelletto umano... Più bestie che uomini. Ringhiavano ed inveivano contro di noi... già, noi, mano nella mano catapultati al combattimento.
Piombati su di loro, Mello tirò senza aspettare un solo istante di più un pugno con la mano libera ad uno, mentre con una gamba colpiva un altro, giusto sullo stomaco. Nel frattempo io scaraventai letteralmente i miei artigli sulla faccia di uno, che subito per il dolore dei graffi profondi che gli avevo provocato si accasciò a terra per qualche istante... Giusto il tempo per occuparmi di un altro, lanciandogli in pieno volto il tacco dei miei anfibi con una giravolta. Alla vista di quella mossa persino Mello si fermò per un esatto secondo guardandomi con meraviglia. Non se l'aspettava.
Ah-ah. Uno a zero per me, Mello.
Il combattimento continuò a lungo, Mello si occupava dei tre che si trovavano sulla sinistra ed io dei due rimanenti sulla destra. Quando entrambi i miei avversari furono eliminati Mello mi strattonò il braccio della mano ancora stretta nella sua.
- Kanade!! - il tempo di un'occhiata d'intesa, e all'istante si ripiegò verso il basso per darmi lo slancio giusto contro il penultimo dei due avversari rimasti. Balzai con una giravolta sulla schiena di Mello e fiondai un calcio per ogni piede all'avversario: uno in pieno volto, e l'altro a lato, sull'orecchio destro.
L'essere, frastornato dal forte impatto, si ripiegò su se stesso. Giusto in tempo per una ginocchiata sul naso, qualche calcio... e anche quello fu fatto fuori. Ora bisognava tenere in vita l'ult...
- Ehi!! Where are you goin'? - sentii urlare Mello con furia.
Alzai subito lo sguardo dal corpo privo di sensi che avevo appena eliminato e vidi la sagoma scura dell'ultimo Spector allontanarsi tra le file d'alberi oltre il viale.
D'istinto lasciai la presa di Mello e corsi all'inseguimento.
- Nooo!! - inveì Mello, ma era già troppo tardi per tornare indietro.

- Kanade... - era la voce di Ryuzaki.
Continuai a correre, arbusto dopo arbusto, svoltando a destra e a sinistra, saltando vecchi tronchi e accelerando con tutte le mie forze... ma l'altro Spector non scherzava. Era veloce.
La luce si faceva sempre più fioca e le ombre aumentavano mano a mano che ci addentravamo, ma l'aria era ancora fresca e leggera e mi dava la forza necessaria per continuare.
- … Kanade, è quello che vuole Bustri. Fermati! Non seguirlo! - la voce di Ryuzaki divenne sempre più tesa e rigida.
D'istinto mi scappò un ringhio grave e basso, quasi simile a quello pronunciato dagli Spector che stavamo combattendo. Cosa mi stava succedendo? Sentivo l'istinto prendere sempre di più il sopravvento, quasi il controllo totale del mio corpo e della mia mente. Volevo solo combattere, e non riuscivo a pensare a nient'altro.
- Kanade, hell's bells!! - urlò Ryuzaki, completamente fuori controllo anche lui.
Le sue urla mi riportarono qualche passo più indietro. La logica cominciò di nuovo a prendere il suo posto, mentre che continuavo a correre istintivamente all'inseguimento di quella ormai lontana sagoma scura.
- Mi porterà da lui... - sibilai.
- No. O se lo farà, non sarà una cosa che ti aiuterà. Devi subito tornare indietro... Hai seminato anche Mello, il che è davvero preoccupante. Come ti senti? -
Quelle parole mi colsero di sorpresa: stare bene?
- Certo che st... AH!! -
Distratta dal dialogo con Ryuzaki persi l'attenzione sullo Spector nemico e quando si fermò all'improvviso andavo ad una velocità così accelerata che lo schianto fu spettacolare. Inciampai sul suo corpo raggomitolato a terra e feci un breve volo di qualche metro forse, fino a sbattere contro l'arbusto di una quercia.
L'impatto non fu dei migliori, e rialzandomi sentii qualche fitta di dolore alla testa e in viso... ma stavo bene. Dovevo stare bene. Cercai di riprendermi il prima possibile, e difatti appena qualche secondo dopo ero giù di nuovo in posizione di allerta. Ispezionai il luogo: eravamo nel bel mezzo degli alberi e della fauna del Central Park. La luce era diventata quasi del tutto un sottile velo che a stento delineava i contorni di ogni sagoma, e nulla più.
Probabilmente senza la mia “supervista” non sarei riuscita a vederci un bel niente.
Ma la “supervista” ce l'avevo, e quindi non mi risultò nemmeno tanto difficile, una volta concentrata, fissare bene il mio avversario.
Si era rialzato, e adesso mi fissava esibendo un sogghigno maligno e pazzoide molto simile a quello dei suoi precedenti.
Era anche lui un uomo, ma molto più giovane degli altri. Questo era poco più grande di me, robusto di corporatura e molto trascurato. Anche lui indossava stranamente un cappotto.
- Kanade! Stai bene? - di nuovo Ryuzaki.
Non potevo rispondere davanti a lui, davanti a quello Spector. Avrebbe capito che ero in contatto col quartiere generale e una sua reazione possibile era imprevedibile.
Dopo qualche istante di silenzio, durante i quali mi scambiai fulmini e saette col mio ultimo avversario, Ryuzaki ci arrivò.
- Che stupido... Non rispondermi. - si corresse, teso come una corda di violino.
Era davvero difficile immaginare che Ryuzaki potesse incepparsi in queste cose, e vederlo succedere era così inaspettato da quasi sconvolgermi... se non fosse tutto già così complicato.
- Perché Bustri ci ha fatti venire qui? - ringhiai gelidamente al mio avversario, dritto sulla schiena che continuava ad osservarmi dall'alto in basso.
- Lui non vuole. Non vuole che tu muoia... -
Aggrottai le sopracciglia:
- Cosa? -
- Tu sei speciale! - sputò lui, privo d'ogni decenza umana.
- Lui vuole che ti mettiamo alla prova... Devi prepararti bene! Così dice! -
Nel giro di due secondi sparì dal posto dov'era e me lo ritrovai ad un palmo dal naso, con una mano che stringeva sulla mia gola, sbattendomi contro lo stesso arbusto di quercia di poco prima.
Accadde tutto così velocemente che la paura improvvisa mi fece tirare un urlo breve ma acuto.
- Noi dobbiamo farti male... Oh sì, tanto male... Lui dice. - sibilò sulla mia faccia.
Il suo alito era fetido e sporco, da voltare qualsiasi stomaco. Cercai di girare la faccia, ma lo Spector mi bloccò.
Più premeva sul mio collo, più l'aria cominciava a mancare e con essa subito vennero meno anche le mie forze... La vista cominciò a non essere più efficiente come prima e pian piano si offuscò sempre di più.
Sentii un altro ringhio, stavolta dall'auricolare.
- RINTRACCIATE MELLO!! - sentii urlare Ryuzaki, completamente fuori controllo.
- Oh, cos'è che ho sentito? Ah, ma certo... Un auricolare, eh? L'aveva detto, lui... -
Lo Spector infilò due dita nell'orecchio e con un solo strattone me lo strappò via.
- AHHHH!! - urlai, soffrendo un dolore inaspettato.
Perché soffro così tanto? Non è troppo per uno Spector mille volte più resistente del normale?” non riuscivo a darmi una ragione di tutto quello che mi stava succedendo... Avevo sbagliato ad abbandonare Mello. Avevo sbagliato proprio ad accettare quella proposta, non dovevo venirci. Avevo fatto il gioco di Bustri, oltre che lasciare Mello da solo, e non me lo sarei perdonata tanto facilmente.
D'improvviso sentii arrivarmi un altro colpo in pieno volto, che mi catapultò a terra una volta che lui lasciò finalmente la presa sul mio collo.
Accasciata a terra tossii violentemente, inspirando quanta più aria era possibile... ma non ebbi molto tempo, perché appena un attimo dopo mi scaraventò altri due calci violenti sullo stomaco, e di nuovo tosse, e tosse...
Basta, ti prego...” mi venne in mente, ma non era la prima volta. In verità per me quella frase fu più un deja-vu. Sì, quella frase l'avevo già detta. Non ricordavo ancora dove o quando, ma l'avevo già pensata e già detta.
- Che... bello! - esclamò lui, tra un calcio e l'altro.
Colpo dopo colpo, il dolore aumentava... ed io non riuscivo a reagire. Come quella volta.
- Son of a bitch! - sentii improvvisamente imprecare da una voce familiare, e appena un istante dopo i colpi contro il mio corpo finirono.
Seguirono versi animaleschi, di rabbia, tonfi sordi e rumori di rami che si spezzavano. La mia vista era diventata come quella di un normale umano e non vedevo praticamente nulla... Ci misi qualche istante prima di riuscire a vedere di nuovo qualcosa, e quello che vidi mi diede di nuovo il conforto di cui avevo bisogno.
Mello era lì, mi stava salvando.
La lotta non sembrò difficile per lui, anzi dopo pochi minuti ce l'aveva già in pugno... ma lo Spector era testardo, veloce e resistente, e richiedeva del tempo in più.
Dopo poco feci lo sforzo di rialzarmi, e con qualche sacrificio ci riuscii anche. Quando rialzai lo sguardo, mantenuta a stento sulle mie gambe, Mello aveva già quasi concluso.
Nell'istante esatto in cui Mello si posizionò alle sue spalle per afferrargli la testa, lo Spector urlò a squarciagola:
- Sofia!! -
A quel nome ci fermammo tutti: io, ingobbita e frastornata, fissandolo... Mello, pronto a rompergli l'osso del collo in un secondo, e lui, che mi guardava sorridendo mentre le sue iridi si scurivano.
- Heaven Cross... -
Ecco, di nuovo quel lucchetto che si apriva; ma a differenza della volta precedente, quella accadde in modo diverso.

Quelle parole innescarono come un meccanismo automatico di autodifesa dentro di me, e senza più un controllo mentale del mio corpo, lasciai che tutto fosse fatto secondo come doveva succedere.
Non riuscii a capirci molto in realtà, prima di chiudere gli occhi e svenire, l'unica cosa che riconobbi fu un grosso abbaglio, come delle lingue infuocate, e... il viso di Mello, che all'istante uccise lo Spector e mi corse vicino, guardandomi con un' espressione grave ed allarmata... poco prima di quel bagliore.
- Kanade... Kanade! - con la sua voce che cercava il mio nome quelle furono le ultime parole che riuscii a sentire, prima del buio.

Riaprii gli occhi. Ero tornata nella stanza chiara, con le mattonelle, il letto e tutto il resto.
- Sofia! Oggi sarà un giorno speciale per te! -
Eccolo, Bustri. Inginocchiato sul pavimento al mio fianco. Sembrava davvero felice.
- Visto che tu non parli... Perché sei ancora arrabbiata con me, voglio farti vedere una cosa. Una cosa bella! - esclamò, esibendomi un sorriso smagliante che avrebbe attratto tante donne al mio posto... magari, in un'altra circostanza.
Mi afferrò la mano e la portò bene alla mia vista, senza troppa delicatezza. Sanguinava, spaventosamente, ma lui non sembrava esserne preoccupato.
D'altra parte io a quella vista vomitai all'istante, e lui aspettò tranquillamente che finissi, per poi continuare come se niente fosse.
- La vedi? Questa è la tua mano. Sì, adesso può sembrare ridotta un po' male, ma... credimi, sei da invidiare. Sei la prima al mondo capace di fare grandi cose, Sofia! Vuoi vederle? -
Non arrivò nessuna risposta da me, immobile, inanime. Il massimo dello sforzo che riuscivo a compiere era quello di tenere gli occhi aperti e nulla più, e lui lo sapeva. Lo sapeva bene.
Non attese molto, infatti, prima di proseguire:
- Oh, ma è ovvio che vuoi vederle. Bene! - esibii uno strano oggetto alla mia vista, di fianco la mano.
Era una lastra, una grossa lastra scura... Una calamita.
- Ora, se la avvicino alla tua mano... - lo fece, lentamente, e appena raggiunse due o tre centimetri di distanza dal mio palmo aperto, la calamita cominciò a tremare.
- Il tuo corpo reagisce! Lo vedi? - si fermò qualche secondo per ridere di gusto, prima di continuare.
- E adesso, se avvicino un po' di più... - lo fece, e appena accadde le lampade al neon della stanza cominciarono a spegnersi e riaccendersi più volte.
- Sei un campo elettromagnetico indipendente! - esclamò in tono scherzoso Bustri, molto divertito.
- E vuoi vedere cos'altro succede, se continuo ad avvicinarlo? -
Ancora una volta era una domanda retorica, visto che non arrivò risposta.
Appena avvicinò la grossa calamita un po' di più, quasi sfiorandola, quest'ultima prese letteralmente fuoco e Bustri la lasciò subito cadere a terra, ancora in fiamme.
Non sapevo se fosse fisicamente o materialmente possibile, ma era successo. Successo per davvero. Ed ero stata io...
- Hai visto? Hai visto!? Sono o no un genio! - esclamò, guardandomi di nuovo dritto negli occhi con sguardo spassionato.
Dopo qualche secondo di sguardi non del tutto ricambiati, però, Bustri cambiò subito espressione trasformandola in una più tenebrosa e ostile:
- Suvvia Sofia, non essere così irriconoscente! Non devi piangere, il mio è un dono! Sei la prescelta! Dovresti ringraziarmi! -

Buio.






ANGOLO AUTRICE
Per favore, apprezzate il mio sforzo. Non so quando riuscirò a pubblicare ancora e per non sentirmi in colpa (mi ha fatto anche piacere in realtà xD) ho affrettato quest'altro capitolo! Spero non sia venuto troppo male... 
Fatemi sapere tutti cosa ne pensate! E' importante, perchè adesso mi fermerò un po' per rielaborare bene il seguito della storia... Come potrete capire, siamo arrivati a metà. Non manca molto alla fine, dopotutto!
Grazie ancora per l'attenzione, di cuore. 
Aspetto le opinioni di tutti! Baci! <3

   
 
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