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Autore: sihu    20/03/2014    4 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il tempo passa, ma non mi sono mai dimenticata di questa storia. Ne ho altre mille per la testa ma ho deciso di non scrivere altro fino al momento in cui metterò la parola fine a questa lunga storia. Perciò eccomi qua, con un capitolo breve ma carico di suspance. Ebbene si, la storia sta arrivando agli sgoccioli ed i capitoli si accorciano. 
Che cosa ne pensate? Fatemi contenta, lasciate un commento per me!

CAPITOLO 76

PATTO CON IL DIAVOLO

Parlare con il padre di Frank era stato per Harry come avere una rivelazione. La soluzione era semplice ed era sempre stata sotto ai suoi occhi, sarebbe bastato guardare al problema in una prospettiva diversa da quella abituale. Basta battaglie, basta combattimenti faticosi e sanguinosi ma soprattutto basta con le morti. Non avrebbe permesso a nessun altro di perdere la vita. Tutti loro avevano sofferto abbastanza, adesso dovevano arrivare i giorni felici. Adesso sapeva come doveva fare.

Harry chiuse la porta della stanza delle necessità dietro di sé e si sfilò il mantello dell’invisibilità. Dalla tasca estrasse la mappa del malandrino e gettò una rapida occhiata per verificare che nessun dei suoi amici si trovasse nei paraggi. Non stava cercando di agire alle loro spalle ma almeno per il momento era meglio che nessun altro fosse al corrente del suo piano. Non per il momento almeno. Probabilmente nessuno di loro avrebbe compreso il suo piano, gli avrebbero dato del folle e avrebbero cercato in tutti i modi di dissuaderlo e lui non voleva correre questo rischio. Almeno per il momento, ancora una volta doveva agire da solo. Era il suo compito, la sua missione e l’avrebbe portata a termine come un bravo soldatino, facendo quello che doveva senza lamentarsi.

Una volta assicuratosi di essere solo e di non aver destato sospetti Harry decise che era arrivato il momento di agire. Il giovane mago illuminò la sua bacchetta e si guardò attorno. Ogni centimetro della grande sala nella quale si trovava era occupata da scaffali che arrivavano fino al soffitto, ricoperti di ogni cianfrusaglia magica e non che centinaia di studenti e professori del castello vi avevano gettato dentro nel corso degli anni. 

Harry sospirò, non sarebbe stata un’impresa facile trovare l’armadio che aveva permesso a Draco Malfoy di far entrare i Mangiamorte nella scuola.

La ricerca di protrasse per ore ma fu subito chiaro che era stata vana. Il manufatto nelle condizioni in cui si trovava era inservibile, senza contare che Harry non aveva la minima idea circa dove avrebbe potuto condurlo il suo gemello. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per lasciare il castello senza essere visto da anima viva. 

 

Nei giorni successivi Harry passò molto tempo da solo, isolato dagli amici per farsi venire un’idea. Più il tempo passava più sentiva la sua frustrazione salire. Uscire dal castello non era mai stato un problema per lui, ma proprio ora che aveva un ottimo piano che non poteva condividere con anima viva non riusciva a trovare un modo. 

Il malumore di Harry non sfuggì a Ginny, Hermione e Ron. Gli amici non lo lasciavano mai solo un attimo quasi sentissero nell’aria che stava per accadere qualcosa che avrebbe risolto definitivamente, nel bene oppure nel male, le cose. Ron e Neville avevano preso a seguirlo con discrezione addirittura nel bagno e Sirius da parte sua appariva ancora più invecchiato e preoccupato di quanto non fosse.

“Harry, che hai?”

Chiese la ragazza dai capelli rossi una sera, trascinando il ragazzo in disparte rispetto al resto della compagnia. Non voleva allarmare i malandrini ma era ormai palese che c’era qualcosa che preoccupava Harry. Qualcosa che avrebbe potuto portarlo lontano da loro a fare chissà quale pazzia. Affrontarlo e chiarire le cose una volta per tutte era la cosa migliore da fare.

“Sono scoraggiato, non arriviamo a niente.”

Sospirò Harry, lasciandosi cadere seduto su una panca. Subito Hermione e Ron si fecero più vicini. Il rosso fece un cenno a Neville che si allontanò con discrezione e si portò vicino al gruppo, seguito poco dopo da Ginny.

“Lo so Harry, devi avere pazienza. Siamo in vantaggio..”

Mormorò Hermione, prendendo le mani dell’amico. Harry sospirò, imponendosi di guardare fuori dalla finestra. Se avesse guardato Hermione negli occhi avrebbe visto i suoi grandi occhi spaventati ed avrebbe finito per confessare ogni cosa. Le avrebbe tutto, lo sapeva bene. Per il bene della missione, per il bene di tutti loro, doveva agire da solo. Niente testimoni, niente persone da mettere in pericolo con le sue idee strampalate. Nessun altro sarebbe morto per lui, non questa volta. 

“Certo, ma..”

Iniziò Harry, lasciando a metà la frase. Una vocina dentro la sua testa gli diceva di fidarsi dei suoi amici. Per quanto la sua idea fosse folle, loro avrebbero capito e avrebbero potuto dargli una mano.

“Ma cosa?”

Chiese Ron, sospettoso. Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella conversazione. Conosceva abbastanza Harry da temere che da un momento all’altro l’amico sarebbe uscito con un’idea folle che avrebbe potuto potenzialmente ucciderli tutti quanti. O peggio ancora, se la sarebbe tenuta per sé mettendo il pericolo solo la sua vita per il bene di tutti quanti loro.

“E se la soluzione fosse diversa?”

Chiese a sua volta Harry, fissando gli amici intensamente.

“Silente ha detto..”

Balbettò Hermione, in difficoltà. Da quando quella storia era iniziata loro si erano limitati a seguire il sentiero che il vecchio preside aveva tracciato per loro, senza prendere nessuna iniziativa. Le parole di Silente erano sempre state la loro bussola, non avevano mai messo in dubbio il suo giudizio perchè questo avrebbe voluto dire sentirsi persi ed in balia del loro avversario. Non potevano permettersi di pensare o riflettere, dovevano seguire la strada che il vecchio preside aveva tracciato per loro.

“So cosa ha detto Silente, ma se il suo piano fosse troppo complicato? Se ce ne fosse uno più semplice?”

Chiese ancora Harry, cercando gli occhi ed il sostegno di Ginny. La rossa puntò i suo occhi in quelli verdi di lui, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Per la prima volta non aveva davvero alcun indizio per interpretare le parole del ragazzo che amava.

“Prova a spiegarmi..”

Rispose la ragazza. Harry sospirò, distogliendo lo sguardo da lei. Le aveva mentito tante volte per non metterla in pericolo, ed ogni volta lei lo aveva biasimato per questo. Non le avrebbe mentito ancora, lei era la sua metà ed il suo tutto. Doveva fidarsi, di Ginny come degli altri.

“Lo abbiamo sempre combattuto, se provassimo ad allearci a lui?”

Disse Harry, dando finalmente voce ad i suoi pensieri. 

“Sei pazzo.”

Dichiarò Ron, incredulo. Non poteva davvero essere Harry l’alieno che era uscito con quell’idea assurda. Allearsi con il nemico? Con il peggiore di tutti i maghi oscuri mai esistiti? Harry doveva essere uscito definitivamente di testa.

“Se gli offrissimo una vita diversa dove ognuno ha quello che vuole?”

Continuò Harry. In quel momento successero diverse cose insieme. Un ragazzino del primo anno fece esplodere il suo calderone e così l’attenzione di tutti si distolse da Harry. Ron aprì la bocca per dire qualcosa ma il ragazzo con la cicatrice non lo ascoltò mai, così come non vide mai lo sguardo pieno di apprensione di Hermione, quello attonito di Ginny oppure quello risoluto di Neville. Approfittando del trambusto della sala comune dei Grifondoro era sgattaiolato fuori per compiere la sua missione. Harry sapeva bene che se avesse perso quell’attimo non ne avrebbe mai avuto un’occasione altrettanto propizia. Doveva andare.

Pochi istanti dopo i malandrini si avvicinarono loro, proprio mentre i ragazzi si rendevano conto del fatto che Harry fosse sparito nel nulla.

 

“Dove è Harry?”

Chiese James, guardandosi in torno. Il figlio non era sceso per la cena e sembrava che nessuno sapesse dire dove fosse finito.

“Credo sia andato fuori di testa”.

Dichiarò Ron, scuotendo la testa.

 
  
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