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Autore: Lachiaretta    22/03/2014    5 recensioni
Una storia molto particolare. La mia!! Perché josh Hutcherson ti entra dentro per non uscire più!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ME & JOSH'
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Buongiorno a tutti. Eccomi qua. Pronta a raccontarvi un altro capitolo del mio incontro con Josh Hutcherson. Pensavate fosse finita? E invece no!!! Una lieve luce penetra attraverso le pesanti tende verde bottiglia. Guardo l’orologio sul comodino. Sono solamente le 7.15 am ma ho dormito abbastanza (molto di più delle tre ore e mezzo che mi sono concessa in ufficio). Credo di non aver dormito così bene in tutta la mia vita, questi letti sono veramente comodi (Vi consiglierei il mio hotel ma preferisco non fare pubblicità). Un leggero languorino allo stomaco mi spinge a tirarmi su dal letto. Ho fame. In effetti ora che ci penso non ho cenato. Ragazze vi ricordate di ieri sera: niente cena, tre cocktail e “Peeta Mellark”. Non mi vergogno di dirvi che per un secondo ho dubitato di essermi sognata tutto ma la nostra foto è una prova inconfutabile. Avevo conosciuto Josh Hutcherson e riso e scherzato con lui. Quante di voi mi stanno invidiando in questo momento? Bene. È venerdì. Sono le 7.25 del mattino. Oggi DEVO uscire e vedere New York. Spalanco le tende lasciando entrare la luce nella stanza. Fuori dalla finestra un immenso parco. Dopo 4 giorni di lavoro e 32 ore di aereo capisco di aver bisogno di sgranchirmi le gambe. Apro l’armadio e tiro fuori ciò che mi sembra più appropriato per correre. Leggins neri, felpetta rosa col cappuccio e scarpe da ginnastica. Tiro su i capelli (a nido di cuculo per capirci). Inforco gli occhiali da sole ed esco dalla camera. Salgo in ascensore. Nei corridoi non c’era anima viva. In fondo è veramente molto presto. Guardandomi riflessa nello specchio inizio a fare strecching. Le porte si aprono dietro le mie spalle. Mi giro per scendere ma mi accorgo di non essere al pian terreno ma al quarto piano e davanti a me – TATATATAN- pantaloncini da appena sopra il ginocchio verdi militare, t-shirt bianca e occhiali da sole. Josh! “L’ho detto io che eri strana!” Mi dice ridendomi in faccia. Cioè ragazze ho ancora un piede tirato indietro e appoggiato al mio fondo schiena. Poggio il piede a terra e mi faccio da parte così che possa entrare nell’ascensore. Gli sorrido e biascico un timido “Buongiorno.” “Sei mattiniera anche tu vedo?” Gli faccio un cenno di assenso. Come una cretina guardo la parte nuda di gamba sotto l’orlo dei pantaloncini. Una parte di me si aspettava di vedere la protesi. Cacchio Chiara mettiti in testa che Hunger Games è un libro. Non gli è stata veramente amputata la gamba dopo la 74^ edizione. E comunque gli era stata amputata solo nel libro e non nel film. Scusate ma mi sono sentita così ridicola che ho voluto rendere partecipi anche voi della mia idiozia! Ripenso a come mi ero congedata la sera prima. “Credo di dovermi scusare. La tua… em” sospiro non sapendo che parola usare con esattezza, “fidanzata?”, fisso il suo volto per capire se ho indovinato (forse amica?) “non sembrava molto contenta. Ti ho forse messo nei guai?” Lui senza lasciar trapelare nulla si limita a rispondermi vago “Vanessa non è mai contenta, non preoccuparti”. Le porte dell’ascensore si aprono e usciamo nella hall. Entrambi ci dirigiamo verso l’uscita. Lui mi sorride allegramente adesso “Corri anche tu?” Io gli sorrido di rimando “Ci provo.” “Hai voglia di correre insieme?” Io? Correre con Josh Hutcherson? Non ci posso credere. Questo è il mio week end fortunato. Gli faccio l’occhiolino e iniziando a correre gli urlo “Se riesci a starmi dietro!” e lui mi risponde urlando “Sei scorretta!” e lo vedo iniziare a correre dietro di me. Ragazze sembrava di essere in un sogno. L’aria fresca. Il parco verdissimo e pieno di fiori e di piante coloratissimi. Ogni tanto faceva capolino uno scoiattolo per nulla impaurito dalle numerose persone che si aggiravano in quel paradiso. E poi c’eravamo noi. Ci rincorrevamo come due ragazzini (Si, si. Lui potrebbe essere ancora un ragazzino, ma io no!! Basta farmi pesare la mia età) Lui sorpassa me, io sorpasso lui. Era tutto così bello. Corriamo a perdifiato senza mai fermarci. Dopo quasi un’ora però credo di non farcela più. Non sono mica una maratoneta! Guardo Josh al mio fianco e vedo che anche lui sembra parecchio affaticato. “Allora Peeta se vuoi fermarti basta che lo dici!” In realtà sono io che vorrei fermarmi ma sono troppo orgogliosa per dirlo e a quanto pare lo è anche lui. “Tra circa trecento metri c’è una grossa statua con un cane.” Dice quasi senza fiato. “Facciamo a chi arriva prima!” E aumenta il ritmo della corsa. Aumento anch’io il passo. Non voglio proprio dargliela vinta. Dopo una curva a destra riesco a vedere la statua. Siamo ancora una al fianco dell’altro. Cerco di recuperare le ultime forze in me e aumento ancora la mia velocità sorpassandolo. Arrivo per prima alla statua!! Ho battuto Josh! Mi lascio crollare a cavalcioni sul prato. Ringrazio di non aver né fatto colazione nè cenato ieri sera altrimenti per lo sforzo vomiterei tutto sul prato. Cerco di riempire con più aria possibile i polmoni che sembrano perennemente vuoti. (Se non mi viene ora un infarto credo che non mi verrà mai!). Mi lascio cadere sulla schiena e mi copro la fronte con un braccio. Josh crolla al mio fianco e si stende anche lui. Rimaniamo zitti cercando di riprendere fiato distesi uno accanto all’altro, senza guardarci. Dopo alcuni interminabili minuti sento Josh tossire e sempre guardando il cielo dirmi “Ammazza se corri tu!” Mi volto verso di lui ridendo “Avevi qualche dubbio?” Aveva il viso arrossato e coperto di sudore, il respiro affannato, eppure ragazze credetemi è ancora bello come il sole. Dal mio canto spero di essere almeno presentabile. Ci vogliono circa 15 minuti prima di trovare la forza di alzarci da terra. Si stava così bene. Ci avviciniamo ad una fontanella, beviamo un po’ di acqua e ci rinfreschiamo il viso. Decidiamo quindi di tornare all’hotel, questa volta camminando però. Lui è veramente simpatico e divertente. Io gli ho praticamente raccontato quasi tutto della mia vita. Ora è il mio turno di sapere qualcosa di lui. “Raccontami qualcosa di te?” Lui mi guarda stupito dalla mia domanda. “Perché non sai già tutto? La mia vita è pubblica!” Ancora? Ma non ha capito che io non so quasi nulla di lui, tranne ovviamente che è il volto di Peeta Mellark. “Beh io so che sei del distretto 12 e che sei stato estratto alla mietitura dei 74^ Hunger Games!” Lo vedo voltarsi verso di me, mentre io continuo a guardarmi di fronte trattenendo una risata. “Ah e alla 75^ edizione ti sei offerto volontario!” Quindi mi volto e vedo il suo volto imbronciato “Hunger Games non è l’unico film che ho girato.” Poi senza lasciarmi il tempo di rispondere. “Ma ammetto che è sicuramente il più bello”. E entrambi scoppiamo a ridere. “Sono nato a Union, nel Kentucky. Ma oramai ci passo pochissimo tempo. Ho un fratello più piccolo, Connor, che è una peste. Ho anche due cani, Diesel e Nixon, che sono praticamente come due figli. E mi mancano tantissimo. Quando sono a casa possono abbaiare tutta la notte finchè non li faccio entrare nella mia camera. Mio padre è un’analista per l’EPA, mia madre ha invece lasciato il suo lavoro per assistermi. Ah il mio vero nome è Joshua Ryan.” “Joshua?” Trattengo una risata pensando a The Blair Wich Project e alla ragazza con il moccolo al naso che chiama Joshua Joshua “Si. Joshua.” Mi guarda per capire se lo sto prendendo in giro ma io rimango il più seria possibile. Potrebbe offendersi sul serio se facessi una battuta sul suo nome. Lui continua a parlarmi della sua vita e io lo ascolto facendo qualche domanda qua e là. Non è solo un bell’attore, è un bravo ragazzo, è simpatico. Rapita dai suoi racconti arriviamo di fronte all’hotel. Entriamo e chiamiamo l’ascensore. Lui preme il pulsante 4 e mi chiede qual è il mio piano. Io gli indico il tasto n. 7 e lui preme anche quel tasto. Non appena le porte dell’ascensore si chiudono cade di nuovo la tensione tra noi. Ma è l’ascensore a creare problemi? Arrivati al suo piano lui scende e si volta verso di me “Beh. Buona giornata allora. E grazie per la corsa!” Io cerco di fargli un sorriso più smagliante possibile “Grazie a te. Quando vuoi.” E le porte si chiudono prima che possa dire altro. Arrivata al mio piano mi avvio con calma nel corridoio. Ragazze capitemi non posso fare a meno di pensare a Josh e alle due ore passate insieme. Non credevo potesse essere così piacevole. Arrivo davanti alla porta della mia stanza. Non ho ancora inserito la chiave quando sento le porte dell’ascensore aprirsi. D’istinto mi volto a curiosare (ragazze lo fate tutte!!) e lo vedo. Giuro che sta diventando rosso in viso e non per la corsa. “Chiara stavo pensando.” Sospira in cerca delle parole giuste. “Che fai oggi?” “Volevo fare un giro della città.” Lui, probabilmente ricordando la conversazione di ieri con il barista, sorride malizioso. “Se vuoi posso farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere.” Io non posso fare a meno di ridere e gli rispondo “non la tua camera da letto però!” Mi pento subito di aver detto una frase così imbarazzante. Sento le mie guance infiammarsi pensando a me e lui nella sua camera e vi giuro che credo ci abbia pensato anche lui prima di scoppiare in una sonora risata. “Se non ha impegni accetto volentieri. Mi potrebbe essere utile una guida.” “Perfetto allora ci troviamo tra un’oretta nella hall”, poi si zittisce sentendo il forte mugolio proveniente dalla mia pancia. Ragazze che imbarazzo ma sono quasi 18 ore che non tocco cibo “Beh magari facciamo colazione prima”. “Mi sembra il caso.” “A tra poco allora!” Entrata in camera mi lascio cadere sul letto elaborando ciò che è appena successo. RAGAZZE MIE HO UN APPUNTAMENTO CON PEETA MELLARK! Spero vi sia piaciuto questo mio secondo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pesante!! A presto con il prossimo episodio!! Baci baci!!!
   
 
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