Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: WhiteLight Girl    03/07/2008    12 recensioni
Quella notte dormirono tranquilli. Fuori la pioggia scendeva ancora a fiotti nella notte ormai scesa e illuminata da qualche lampo qua e là. Shaoran era sfinito. Si addormentò subito. Fece uno strano sogno. Sognò Sakura, in riva ad un lago. Era vestita di bianco, bianco candido come le ali di un angelo, come le ali di colomba che nel sogno le spuntavano dalla schiena.
Stette ad osservarla, pareva un angelo vero questa volta. Piangeva. Piangeva sangue. Era la stessa scena della leggenda che gli aveva raccontato in lacrime qualche notte prima. Ma perché piangeva? Perché aveva pianto durante il suo racconto? Solo ora si poneva quella domanda. Non poteva essere solo per la triste storia che raccontava. Pareva che l’avesse vissuta in prima persona quella storia, come se tra quegli angeli dalle lacrime di sangue vi fosse stata anche lei. E chissà, magari era stata proprio lei a cominciare.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eriol Hiiragizawa, Li Shaoran, Meiling, Sakura
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Un possente ruggito squarciò l’aria della notte. Un ombra scura attraversò la luna all’improvviso oscurando la pianura. L’enorme rettile planò nella valle spianando le ali nel vento.
Atterrò poco lontano dal villaggio spalancando le fauci minaccioso e sputando una vampata di fuoco contro un gruppetto di casupole in legno mandandole a fuoco.
Gli abitanti di quel quartiere e delle case vicine si affacciarono immediatamente allarmati inorridendo alla vista del drago.
Molti degli abitanti raccolsero ciò che avevano a portata di mano impugnando torce e armi improvvisate.
Il drago ruggì ancora allertando gli abitanti che ancora non si erano accorti della sua presenza.
In pochi secondi il villaggio entrò nel panico. Le donne urlando spaventate presero i figli pronte a fuggire. Gli uomini presero asce e tridenti pronti a difendere le loro abitazioni. I bambini piangevano disperati per le strade in un coro disperato.
Azzannò con le fauci alcuni dei contadini che si avvicinavano con le torce per scacciarlo.
Sputò all’improvviso una vampata di fuoco contro i contadini bruciandoli vivi allungando poi il collo per annusarne i resti arricciando poi il muso in segno di disgusto.
Sbuffò possentemente lasciando uscire del fumo nero dalle proprie narici e si avvicinò a possenti falcate all’ingresso del villaggio.
Alcuni altri uomini si avvicinavano svelti. Il drago avanzò verso di loro minaccioso e con una frustata di coda li scaraventò tutti per aria senza fare distinzioni. Con un altro colpo rase al suolo una gran parte del villaggio. Tra le macerie e i pezzi di legno si alzavano altre grida di paura e dolore ma il drago non si fermò.
Afferrò tra le fauci tre uomini in un colpo smembrandoli vivi e atterrò con una zampata quelli rimanenti.
Proseguì la sua distruzione per ore fino a sterminare quasi tutti gli abitanti. Ormai l’aria sapeva di sangue e fumo e il luogo era colmo di terrore e disperazione.
Avvicinò il muso agli ultimi sopravvissuti ruggendo piano tra i denti mentre questi ultimi si stringevano tra loro tentando la fuga.
Le madri stringevano a se i bambini, i mariti si paravano davanti alle mogli per proteggerle. L’enorme creatura spalancò le ali all’improvviso ruggendo ancora alla luna, che ormai stava per calare. Dalle montagne giungeva già qualche spiraglio delle prime luci dell’alba, proprio dalla direzione da cui proveniva lo scalpiccio degli zoccoli di un cavallo in corsa.
Un giovane cavaliere in sella al suo destriero attraversò la vallata di corsa raggiungendo il drago alle spalle e superandolo di corsa.
Si trovarono l’uno di fronte all’altro, gli occhi rossi del drago si specchiavano in quelli castani del giovane attraverso le sottili lenti degli occhiali e viceversa. Il cavallo agitato impennò, ma il cavaliere lo calmò all’istante.
-Fermati, ti prego.- Supplicò il ragazzo.
Il drago ruggì ancora.
-Fermati!- Supplicò ancora. – Farai del male anche a te stessa così! Manca poco, sta albeggiando, stai tranquilla, è tutto finito.-
Il drago mostrò i denti minaccioso, spalancò ancora le ali e spiccò improvvisamente il volo, dirigendosi verso l’alba. Il cavaliere gli corse dietro al galoppo, lasciando lì i pochi sopravvissuti dello sterminio di quel villaggio ancora terrorizzati.

Molti anni addietro, ai tempi in cui i draghi spadroneggiavano liberi nei cieli, molti cavalieri partirono per difendere le valli verso tutti e quattro i punti cardinali.
Dei draghi si distinguevano diverse razze, molto spesso venivano distinti per il colore delle squame o per la costituzione di corpo e ali. Tra questi il più temibile e feroce era di certo il drago rosso, che fin dai tempi più antichi attaccava città e villaggi in cerca di cibo, mietendo vittime ovunque.
La ferocia del Drago Rosso era conosciuta in ogni regno e in ogni contea, chi si trovava faccia a faccia con un drago di questa specie non era poi in grado di raccontarlo a nessuno. Nessuno era mai tornato vivo dopo aver tentato di uccidere un drago di questa specie, per questo molti rifiutavano quest’arduo compito.
Con il passare del tempo gli esemplari di questa specie vennero decimati dai draghi di altre specie e dai pochi cavalieri che osarono sfidarli dando la vita in quell’impresa.
Erano frequenti anche gli scontri tra simili, le lotte territoriali costavano la vita a molti di loro e spesso i Draghi Rossi giovani e inesperti venivano squartati vivi e uccisi prima di poter deporre le uova per garantire il proseguimento della specie.
Molto presto i draghi in grado di riprodursi vennero sterminati, gli esemplari rimasti erano ormai vecchi e malridotti, segnati dalle tante battaglie avute in gioventù, alla loro morte venivano abbandonati ai piedi dei monti o ai bordi dei laghi imbrattati dal loro stesso sangue.
Dalla schiusa di nessun uovo di drago ne nascevano più dalle squame rosse. I vecchi Draghi Rossi rimasti si abbandonarono a loro stessi attendendo impazienti l’estinzione, finalmente liberi dalla maledizione di ferocia della loro specie. Finalmente in pace.

Per cento anni non si ebbero più avvistamenti di Draghi Rossi in tutto il pianeta, finché, misteriosamente, una dozzina di villaggi vennero distrutti nelle notti di luna piena.
Alcuni mercanti, che nel momento in cui era stato attaccato uno dei villaggi si trovavano aldilà delle colline, giurarono di aver udito un terrificante ruggito squarciare il cielo e dichiararono di aver visto una grande sagoma scura oscurare la luna.
Fu il panico. Altri villaggi vennero rasi al suolo sotto la luce della luna piena e nessuno degli abitanti sopravviveva.
Il mistero si infittiva, finché un giorno un ragazzino sopravvisse ad un attacco. Il bambino raccontò di un immenso drago feroce dalle squame imbrattate di sangue; il bambino parlò di un Drago Rosso.
Molti cavalieri furono chiamati per uccidere questo drago, ma tutti si tirarono indietro.
Un giorno si presentò a palazzo del regno dell’est un giovane uomo, era appena un ragazzo di vent’anni e si offrì per la missione.
Partì immediatamente, trovò il drago, lo incrociò più volte sul suo cammino; non riuscendo per molto a batterlo né ad impedire altra distruzione.
Altri sei villaggi vennero distrutti e sterminati prima che restassero dei sopravvissuti; questi raccontarono di un cavaliere coraggioso che con la forza delle parole era riuscito a calmare la furia del drago per poi correre via con lui.
Un solo altro villaggio fu attaccato in seguito. Neanche questa volta si trovarono sopravvissuti, ma da quel giorno né il drago né il cavaliere furono più visti sulla terra.

Il villaggio era avvolto dalle fiamme come molti altri in precedenza. Molti erano i cadaveri già sparsi per le strade tra le pozze di sangue e fango.
Neanche le urla di terrore venivano più lanciate nell’aria. Non serviva la luna ad illuminare il buio delle strade perché già le fiamme producevano mostruose ombre sulle superfici.
L’unico rumore rimasto era ormai il pianto di un neonato nascosto tra le braccia di sua madre, che era già un corpo senza vita ai piedi di una fontana insanguinata.
Il drago si avvicinò lesto verso la fonte di quel rumore ma si fermò quando il solito cavaliere si parò tra lui e il piccolo. Si fermò di colpo davanti a lui e lo scrutò ancora una volta negli occhi, come aveva fatto molte volte in precedenza.
-Fermati!-
Supplicò il ragazzo.
Il drago ruggì.
-Fermati piccola.- Ripeté ancora convinto con un sorriso dolce stampato in faccia. – E’ tutto ok, nessuno qui può farti del male.-
Il drago si fermò, rivelando alle prime luci dell’alba il colore bianco delle sue squame intrise di sangue, mentre venivano avvolte dalla luce chiara della mutazione e del mattino.



Preciso: Il cavaliere non è Shaoran.

   
 
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