Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: SilviaDG    22/03/2014    9 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mentre corriamo i rami degli alberi sembrano come allungarsi verso di noi per sfiorarci i visi, o meglio per graffiarli come farebbe un gatto selvatico, infastidito da un cane, un topo, un umano, o da qualunque altro essere vivente. 
Ogni tronco sembra bloccarci il cammino con la sua corteccia ruvida e scura, come se qualcuno cercasse di rallentarci facendoci percorrere un sentiero più difficoltoso.
I nostri ostacoli sono degli alberi uguali a quelli che crescono fuori dal 12 e che si vedono da casa, solo che sono almeno alti il triplo e hanno i rami che, invece di cercare il sole, scendono verso il buio e coprono il cielo.
È inutile anche che io cerchi il sole, è coperto.
Adesso il mio sole è il lampo di capelli bianchi di mio fratello, il mio cielo sono degli alberi quasi spogli, le mie nuvole le poche foglie che si intravedono qualche volta.
Ormai è da circa venti minuti che corriamo ininterrottamente, ma diventa sempre più difficile resistere a causa del terreno che diventa a volte più tortuoso e a tratti paludoso, degli strani animali ibridi che a volte scorgiamo fra i cespigli, che una volta hanno cercato di attaccarci e anche e sopratutto a causa della paura. 
Almeno io ho paura.
Ho paura che Camille ci raggiunga, ho paura che questo bosco sia una trappola mortale, che qualcuno ci attacchi, ho paura di morire, ho paura che Jace mi lasci per sempre.
So che è forte, abile, addestrato alla perfezione, so che è superiore rispetto agli altri, so che probabilmente non avrà problemi...
Ma quando si ama qualcuno ci si preoccupa sempre, almeno io mi preoccupo sempre.
Col passare del tempo il mio respiro diventa più affannoso, i miei passi più lenti, il mio pensiero meno lucido, il mio cuore pulsa più in fretta, il terrore aumenta.
 Se mio fratello non mi stringesse per il polso sarei già crollata a terra, aspettando che qualcuno mi infliggesse il colpo letale.
- Non ce la faccio più!-grido.
Jonathan non molla la presa, il polso brucia e ho la vaga sensazione che se continuerà a mantenere la stretta sarà sempre peggio.
- Ti fidi di me?- si gira dietro e mi guarda, senza smettere di correre.
Un sorriso malizioso e maligno illumina il suo viso così strano da far ribrezzo.
- No!- do una strattonata e lo faccio fermare, facendogli mollare la presa.
- Finalmente!- si allontana da me, si appoggia ad un albero e comincia a ridere.
Non è una risata normale, è come quella dei cattivi, quella che immaginavo mentre disegnavo i fumetti per Simon, quella di Batman oscuro o di qualunque altro maligno supercattivo che voleva conquistare il mondo.
 Mi siedo il più lontano possibile da mio fratello, ma non troppo per non destare sospetti, su un letto di foglie che hanno una sfumatura simile a quella dei miei capelli.
Mi guardo intorno. 
Siamo in una zona con un terreno meno ripido, a quanto pare, fra montagna e collina, ci sono più foglie di quante ne abbiamo viste durante tutto il nostro percorso. 
- Che venga ad uccidermi, quella vampira.- dico, ma non voglio che succeda, per niente - Non mi importa più niente. 
Controllo il mio polso.
Anche se non c'è per niente luce i miei occhi sono già abituati e riesco a notare il rossore causato dalla stretta di Jonathan.
Comincio a muoverlo un pò, girandolo in senso orario.
- Ti ricordo che non è passato neanche un giorno dall'inizio dei giochi.- mio fratello mi guarda, è seduto davanti a me, a tre alberi di distanza. 
La sua tuta è leggermente strappata lungo il fianco destro e si riesce e vedere una parte di pelle leggermente lacerata.
Ricordo le parole di Raphael: devo mantenere la mia tuta in buono stato.
La guardo.
Il tessuto nero aderisce alla perfezione al mio corpo minuto, più di prima, adesso la trovo anche comoda e confortevole, fortunatamente non è strappata nè rovinata, anche se è un pò sporca nei piedi.
Non sporca nel senso piena di terra, sporca nel senso che nei miei piedi ci sono una miriade di rametti conficcati nel tessuto della tuta, eppure non me ne sono accorta, non fanno affatto male.
Dovrei sfilarli.
- Perché non ti fermavi?- chiedo, ho ancora il fiatone.
Sfilo il primo rametto, che mi fa comparire sul viso una smorfia di dolore e mi fa emettere una specie di grugnito.
- Volevo scegliessi tu il nostro accampamento- mi raggiunge e si siede accanto a me.
- Stai scherzando? Non potevi dirmelo?- sono infastidita, no, sono super arrabbiata.
Mi ha fatto correre per così tanto tempo per farmi scegliere l'accampamento? 
- Così è stato più divertente. - sorride.
Sospiro e sfilo il secondo rametto, il dolore è lancinante, per niente minore rispetto a prima.
- Per l'angelo!- dico, stringendo i denti.
Non è la prima volta che uso qeusta espressione, ormai mi è familiare.
Terzo rametto.
Metto un braccio davanti agli occhi e mi appoggio al tronco dell'albero, cercando di non pensare al dolore.
- Aspetta- Jonathan mi ferma prima che lo sfili, si alza e si posiziona proprio davanti ai miei piedi.- Posso?
Comincia a sfilare i rami.
- Aia!- grido, portando d'istinto le gambe, prima distese, verso di il mio busto.
- Facciamo così- Jonathan sorride tristemente e mi accarezza le gambe, facendole distendere nuovamente- Cerca di distrarti un pò mentre io lavoro ai tuoi piedi, magari apri quel tanto amato zaino per cui stavi per suicidarti.
Giusto, lo zaino!
L'ho ancora sulle spalle.
Lo prendo e lo metto sulle mie cosce, è più grande di quanto mi sembrasse, circa quanto lo zaino che usavo per andare a scuola nel 12.
Apro lentamente la cerneriera, incrostata di terra e foglie e butto tutto quello che c'è all'interno dello zaino accanto a me.
- Bel metodo- dice Jonathan e poi sfila il primo rametto.
Tremo per un attimo. 
- Scusa sorellina.
"Sorellina", come se mi avesse sempre conosciuta.
Sto al gioco.
Guardo gli oggetti accanto a me.
Per primo vedo quello che mi ha fatto impazzire: l'album con la matita attaccata lateralmente. 
Lo prendo e lo abbraccio, come se fosse il mio peluche preferito.
- Stai scherzando? Un album? Ti sei fatta in quattro per - si ferma per valutare la situazione-quello?
Vorrei dirgli cosa posso fare.
Vorrei mostrargli il mio talento, magari mettendo qualcosa dentro al foglio, ma non mi fido.
Se riuscissi a scappare, se poi riuscissi a seminarlo e lui sapesse il mio talento sarebbe un punto in meno per me.
- Amo l'arte- dico, posando l'album e facendo finta di niente. 
Poi c'è un borsellino arancione, di quelli a forma di cilindro, con un'altezza di circa 20 centimetri. 
- Il raggio sarà sui 5 centimetri. La superficie laterale quindi di potrebbe calcolare e anche quella di base...
- Cosa fai?- mi chiede scandalizzato mio fratello. 
- Sto testando l'utilità della geometria nell'arena. - rigiro fra le mani il cilindro. 
- E quindi?...- sfila un rametto e mi scappa un gridolino- A che conclusione sei arrivata?- sembra quasi curioso.
- Che sarebbe più utile saper parlare il greco e il latino per comunicare in codice.- dico, sovrappensiero.
- Io preferisco la matematica, non mi hanno mai fregato soldi al supermercato.- dice, con aria fiera.
- Non posso dire lo stesso- sorrido.- Comunque questo coso- gli metto davanti al naso il borsello arancione- È molto carino, se esco di qui lo porto a casa per metterci le matite- dico.
- Hai preso davvero uno zaino inutile, lo sai?
-Si- gli rispondo, sorridendo, ma so che non è affatto vero.
Apro il borsellino. 
Dentro ci sono tre matite, tre gomme, un temperino e qualche colore.
- Materiale da disegno, sembra anche abbastanza buono.
Prendo una matita e la rigiro lentamente fra le dita.
- Se lo dici tu.- risponde Jonathan, come se stesse parlando con una bambina e non volesse perdere tempo con lei.
Poso la matita e chiudo la cerniera del borsello, poggiandolo accanto all'album.
- C'è qualcos'altro.- mio fratello alza lo sguardo.
Prendo una specie di scatolina rossa, sembra una versione maxi costruita in lunghezza di una di quei contenitori eleganti dove si ripongono gli anelli di fidanzamento. 
- Apriamo la scatolina magica?- la scuoto vicino all'orecchio. 
- Si, sono curioso, magari dentro c'è un pennello firmato.- è troppo spiritoso per i miei gusti.
Vado per aprire la scatola...
- Aspetta! Aspetta!- gli occhi di Jonatahn si illuminano- Forse è uno di quei pennarelli magici che fanno vedere le scritte solo al buio.
Sospiro e apro il pacchetto. 
Di certo non è un pennello firmato nè un pennarello magico, sembra più...non so neanche io cosa sembra.
Lo giro verso mio fratello che alla sua vista sbarra gli occhi e molla i miei piedi, ormai quasi liberi di quei rametti demoniaci.
- Uno stilo? Nell'arena? - prende il pacchetto- Non avevo mai visto niente del genere, solitamente non mettono armi di questo genere, non capisco. 
Neanche io, non ho idea di cosa sia uno stilo.
L'ho solo sentito nominare, è una specie di arma per shadowhunters, qualcosa del genere...
E adesso mi viene in mente una domanda: i "mondani" come fanno a non vedere queste scene? C'è una specie di censura? O cosa?
- Hai presente quando ho detto che hai preso uno zaino pieno di strumenti inutili?- continua ancora a maneggiare lo "stilo".
Annuisco.
-Ecco, stavo scherzando. 
 
 
 
 
 
- Davvero non sai cos'è uno stilo?- chiede Jonathan, come una professoressa che sgrida un alunno dopo un'interrogazione penosa.
- Fino a qualche giorno fa non sapevo neanche cosa fosse uno shadowhunter, o un demone, un figlio di Lilith, un succhiasangue o una "fatina"- rispondo, imbarazzata.
- Sei davvero messa male, sorellina.- si risiede accanto a me- Aspetta.
- Si?- lo guardo negli occhi. 
- Non sapevi di essere una shadowhunter e sei riuscita a prendere 10? Come lo spieghi?
Come lo spiego?
Di certo non gli dirò del mio talento.
- Fortuna- spero che non capisca che sto mentendo- Ho tirato con l'arco una volta e ho fatto centro, poi mi sono mimetizzata e li ho lasciati a bocca aperta.
In realtà sono rimasti a bocca aperta perché ho nascosto un barattolo dentro un foglio...
- Allora dovrò diventare un professore per un pò.- assume un'aria fiera e da saputello.
- Per l'angelo! Pensavo di non dover studiare nell'arena!- nascondo la testa fra le gambe.
- Dovrai ricrederti- comincia a giocare con i miei riccioli- Emmh- tossisce- Pretendo di essere guardato negli occhi mentre spiego.
- Si signor capitano.- mi siedo e lo guardo, girando la testa.
- Io ti propongo una posiziona più comoda- sorride, mi mette una mano sul busto e mi fa scendere, finché non ho la testa sulle sue ginocchia....
Mi sento leggermente fuori posto, ho sempre immaginato una scena così con una ragazzo carino e simpatico, non con mio fratello. 
- Ok- rispondo debolmente. 
Lui mi scioglie la coda dei capelli e comincia a infilare la mani nei riccioli, sono costretta a guardarlo negli occhi.
- Lo stilo è l'oggetto personale più importante di uno shadowhunter- il mio cuore, che si era appena ripreso dalla corsa, comincia a rientrare in tachicardia. - Con lo stilo si disegnano le rune.
Strappa leggermente la manica del braccio sinistro, prende l'oggetto e comincia a disegnarsi una runa che sembra una specie di rombo con "delle corna".
- Questo è una runa "iratze": cura- guardo la ferita che prima era nel suo fianco, adesso sta cominciando a rimarginarsi lentamente.
- Hai qualche ferita?- chiede, poi guarda i miei piedi, la tuta leggermente strappata dove prima c'erano i rametti, adesso da quegli strappi esce del sangue.
Sì, ho una ferita, anzi una decina di ferite.
Non gravi, ma sono sempre delle ferite.
- Vuoi dire che vuoi farmi un tatuaggio per guarirmi? - chiedo, incredula. 
Però ho visto, ho visto la ferita di mio fratello rimarginarsi lentamente, anche se ancora non è scomparsa del tutto.
- Si, voglio farti una runa per guarirti, se permetti.
- Devi strappare la tuta?- non sono convinta, soprattutto perché se la strappasse nei piedi sarebbe un gran problema riuscire a camminare.
E poi devo cercare di mantenerla in buono stato.
- Non molto e non per forza.- dice, sovrappensiero- Le rune sono più efficaci se si applicano vicino al cuore.
La tuta finisce appena sotto il collo, disegnarla vicino al cuore vuol dire strapparla.
-Posso?- chiede.
Non rispondo, non so cosa voglia fare.
Avvicina le mani al collo e strappa leggermente la tuta, formando una scollatura a V non troppo profonda.
Poi gira il tessuto, senza strapparlo di più e lasciando scoperta la parte superiore del mio seno, a sinistra.
Ora non mi sento fuoripsoto, di più, non vorrei proprio essere qui...
Insomma, mio fratello ha strappato la mia tuta e ha formato una scollatura a V, mio fratello, che conosco appena, mi sta tatuando sul seno, mio fratello, che non considero mio fratello, sembra volermi bene in un modo sbagliato. 
Jonathan prende lo stilo e comincia a disegnare lo stesso simbolo che ha disegnato sul suo braccio sulla parte superiore del mio seno, tenendomi ferma con l'altra mano.
All'inizio la pella brucia, ma poi provo un calore rilassante e splendido, mai provato niente di simile.
Il ragazzo si allontana e guarda la mia scollatura...
Non è il tipico atteggiamento di un fratello, mi fa piuttosto paura..
Poi si riavvicina e prende con le mani la mia tuta, cercando di legarla dove è strappata e ottenendo un risultato per niente male.
Riesce a coprirmi, anche perché la tuta è di uno strano tessuto elastico e modellabile.
- Non vorrei che qualcuno veda mia sorella con un abbigliamento non da lei.- mi sorride.
Cosa sa cos'è da me e cosa no?
Avvicina la sua testa al mio viso, stampandomi un bacio sulla guancia, vicinissimo alle labbra.
Sembra non volersi più staccare, sembrano gli istanti più lunghi della mia vita, poi si allontana leggermente, ma restando sempre vicino al mio viso.
- Riposa un pò- mi sussurra all'orecchio- fra 20 minuti ripartiamo, starò io di guardia.
Non rispondo.
Chiudo solo gli occhi e mi accoccolo sulle gambe di mio fratello, mentre lui mi prende un ricciolo ribelle e lo posiziona dietro al mio orecchio.
Devo scappare al più presto.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
ok, hahahahaha, ci siamo... Ahahahahahahah... stra-divertite a scrivere e recitare :"""D questo capitolo.
Recensite e fateci sapere cosa ne pensate♥♥
Alla prossimaa♥♥♥
~Silvia e Kiakkiera~
PS: vi amiamo tantoooo♥ recensite e vi sposiamo... 
PSS: Siamo fumate O.o
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: SilviaDG