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Autore: SilviaDG    31/03/2014    11 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Il panorama che ci circonda è così pauroso e riluttante che quasi mi fa pentire di essere ancora viva.
È come se ci fossimo catapultati improvvisamente al polo nord, non ho mi avuto così freddo, non mi sono mai sentita così sola.
Non ci troviamo più nella foresta folta e buia, siamo in un posto più luminoso ma peggiore: la Cornucopia.
Per qualche strana ragione, dopo aver camminato per ore, siamo tornati al punto di partenza, dove eravamo qualche ora fa.
Solo che non è più come prima, non è uguale.
Avevo intravisto, nel correre verso la foresta con mio fratello, la lotta che di stava svolgendo.
Nella mia mente erano rimaste delle immagini confuse di sangue e corpi, corpi e sangue, ma sono così lontane, nascoste in un angolo remoto della mia "scatola della memoria", che quasi stento a credere che le abbia davvero viste.
Ma se non le ho viste davvero qualche ora fa le vedo adesso. 
Quei magnifici fiori colorati dalle forme strane e delicate, che prima mi avevano tanto colpita, sono quasi irriconoscibili.
Non sono più azzurri, gialli, verdi, bianchi.
Tutto è ricoperto da un velo rosso di sangue e da qualche sprizzo di nero e di rosa che indica dei cadaveri.
Non è più un prato.
È un campo dove si è tenuta una battaglia.
È anche peggiore dei luoghi che ho immaginato mentre studiavo la Rivolta.
- Ho sentito 6 colpi di cannone, se non sbaglio.- afferma una voce.
Mi ero quasi dimenticata della presenza di mio fratello.
- Dovrebbero essere quelli scarsi e stupidi che rimangono alla Cornucopia, ancora c'è tempo per uccidere i più resistenti.- lo dice come se fosse una buona novella, come se non vedesse l'ora di stroncare la vita degli altri tributi.
Ora si muove verso di me e mi raggiunge, mi stringe fra le sue braccia, ma non sento affatto meno freddo. 
Cominciamo ad avanzare lentamente fra i cadaveri e il sangue, schivando gli arti staccati dai corpi e scavalcando le teste non più attaccate ai colli.
Almeno cerco di scavalcare...
Inciampo in una testa e cado a terra, su un corpo maschile.
- Oh, oh- dice Jonathan, porgendomi la mano- che sventura... La sorellina e il fidanzato saranno di certo dispiaciuti- sorride.
Poi si china e prende la testa, tenendola dai capelli corvini.
- Alexander Lightwood- avvicina il capo del ragazzo al mio viso e io faccio un passo indietro- Detto anche belloccio dagli occhi azzurri, fratello di una sventola, omosessuale non accettato dal padre- gira la testa verso di se- Ave atque vale, Alexander.
- Perché- parlo con fatica- gli hovercraft non hanno ancora recuperato i corpi?
Jonathan getta la testa a terra e si pulisce le mani.
Sento che ho le lacrime agli occhi e gli volto le spalle, non voglio che capisca quanto io sia fragile.
Non conoscevo Alec, eppure...
Ricordo ancora la sua conversazione con Magnus, la paura nella sua voce e la determinazione nei sui occhi.
Molti, da oggi in poi, chiameranno Alexander Gideon Lightwood anche in un altro modo: ragazzo deceduto. 
- Forse- Jonathan sta rispondendo alla mia domanda.
Sento il rumore, anche se fievole,dei suoi passi.
- Gli hovercraft non li prenderanno mai perché sono quel che serve ai tributi per sopravvivete.
- Cosa vuoi dire?- mi volto, trattenendo le lacrime, e studio il viso indecifrabile di mio fratello.
- Non ho visto niente di non velenoso che si possa magiare. Forse loro sono il nostro cibo.
Lo guardo, spaesata.
Vuol dire che, per sopravvivere, dovremmo mangiare i corpi degli altri tributi?
- Stai scherzando?- chiedo, con la voce rotta.
- Per niente- risponde lui, tornando ad abbracciarmi.
Continuiamo a camminare e rabbrividisco ad ogni passo di più. 
Riesco a individuare la maggior parte dei possessori di quel che resta dei loro corpi: Maia, i due ragazzi del distretto 8, Molly. 
Poi vedo qualcosa che attira la mia attenzione: uno sprizzo dorato, un capo biondo.
- Non sarà mica...- Jonathan sorride e io lo guardo, incredula.
Non pensa mica che quello è Jace...
Cioè non può farlo, Jace è lo shadowhunter più abile del mondo nascosto, Jace è... Jace. 
Eppure quel colore ricorda tanto il suo, è troppo singolare, speciale.
Ma non può essere. 
Prima che possa muovermi mio fratello mi ha già lasciato ed ha cominciato ad avanzare verso quel corpo.
Lo gira, mostrando il suo viso, prima rivolto verso la terra.
Ed è inutile che menta.
Anche da dove sono, da metri di distanza, capisco che quello è il corpo è di Jace.
 Jace, il mio Jace, è disteso a terra, sul suolo bagnato da sangue.
Il viso è pallido, cereo come se quello un vampiro.
Non è come dovrebbe essere il viso di un nephilim ed è segnato da un lungo e profondo taglio che rovina la delicatezza dei suoi tratti angelici.
 Il taglio finisce appena sotto i suoi dorati ed affascinanti occhi.
Ma, anche guardandoli da questa distanza, si capisce che non sono i soliti occhi.
Normalmente quel brillio dorato mi fa pensare ad un felino determinato ed elegante, adesso penso solo che i suoi occhi somigliano a quelli di una antica bambola di porcellana.
Sono vitrei, sbarrati, inespressivi, senza vita.
Sono rivolti verso l'alto, non danno alcun segno.
Alzo lo sguardo, ma non vedo niente di interessante da guardare oltre una falsa distesa turchese che sembra cielo ma che, in realtà, è il tetto dell'Arena. 
Nessuno ha quello sguardo.
Nessuna persona viva ha quello sguardo.
Lui non può essere andato via per sempre.
Mi blocco e cado a terra, non preoccupandomi più di quel che mi circonda.
Non mi sembra la realtà, non sembra vero, non può essere.
Il ragazzo che mi amava, la prima persona che ho amato, non c'è più. 
Sono confusa, comincio a respirare a fatica.
Mio fratello mi raggiunge, sedendosi accanto a me.
- Lo sapevi, o tu o lui.- è sereno, come se non si preoccupasse di niente- E poi non ti avrei mai permesso di sposarlo.- un ghigno si crea sul suo viso.
Una battuta. 
Ha cercato di scherzare in questo momento. 
Lo guardo, disgustata, mentre il mio cuore comincia a battere sempre più in fretta e il mio respiro diventa più affannoso.
Chiudo gli occhi e vedo delle immagini.
Lui quando si è offerto volontario.
Lui sul carro.
Lui agli allenamenti. 
Lui che mi insegna a tirare con l'arco. 
Lui che si offre di essere mio alleato.
Lui che mi aiuta durante l'intervista. 
Lui che mi dà appuntamento sul terrazzo.
Lui che parla, come fosse un poeta.
Lui che mi bacia, sotto il cielo buio di Capitol City.
Lui che mi trascina dietro le piante.
Lui che ascolta la conversazione tra Magnus e Alec.
Lui che mi tappa la bocca.
Lui che mi riporta al mio piano. Lui nell'arena mentre scruta gli altri tributi.
Lui disteso a terra, in un lago di sangue.
Una lacrima solca il mio volto e mi rendo conto di quanto lo amassi davvero e di quanto lo ami ancora.
Lo conosco da così poco tempo, ma lo amo come non ho mai amato nessuno.
E non ci credo.
Non riesco a credere che non mi sorriderà mai più. 
Un'altra lacrima fugge dai miei occhi.
Non mi parlerà mai più. 
Non serve a niente cercare di non piangere.
Non mi sfiorerà mai più. 
Scoppio in un pianto straziante.
Sono debole, inutile, fragile, sono una ragazza indecisa, stupida.
Non sono una shadowhunter, non sono una combattente, non sono nata per uccidere.
Sono solo una stupida mondana portata per il disegno.
Eppure lui mi amava per ciò che ero e per ciò che sono.
-Jace!- urlo, mentre continuona piangere e il mio urlo squarcia il silenzio, lo uccide.
Comincio a tremare come una foglia scossa dal vento. 
Apro gli occhi, trovando accanto a me mio fratello che mi consola.
- Jace.- sussurro.
- Ci sono io.- mi dice Jonathan e mi accarezza la testa- Ci sarò sempre, sorellina.
- Ave atque vale, Jace- sussurro.
Poi chiudo di nuovo gli occhi, timorosa di riaprirli e di vedere per l'ennesima volta quella scena raccapricciante. 
Adesso sono sicura.
Vorrei essere già morta.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Scusate il ritardo e il capitolo breve...
Alla prossima...
~Silvia e Kiakkiera~
  
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