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Autore: marty_katniss    23/03/2014    1 recensioni
Una candida, Clarissa Enderson, messa davanti ad una scelta, piú grande di lei, ma che dovrà affrontare per crescere e sconfiggere le sue paure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                   Capitolo 2.
Mi avvicino alla sedia, mi ci siedo e guardo con curiosità tutto quello che mi circonda nuovamente.
“Allora, devi bere questo liquido, servirà per il test, ma prima ti dovrò attaccare questi elettroni che servono a controllarti” mi sorride. Sembra gentile, ma rimane il fatto che non so chi sia, quindi non prendo il bicchiere con il liquido.
“ Come ti chiami?” Dico con la stessa curiosità con cui guardo i suoi occhi verdi.
“Non è necessario che tu lo sappia. Non è un appuntamento.” Accenna una smorfia, più visibile di quella di mia madre. E adesso ricordo la conversazione con mia madre. ‘tu non sei portata per i Candidi’ che diamine significa? Vabbé, ci penserò più tardi,non è questo il momento per pensare alle parole che ha detto mia padre prima.
“ Bhé, fatto sta che mi stai per far bere un liquido che potrebbe essere tranquillamente veleno, almeno il nome potresti dirmelo.”Stavolta sorridiamo entrambi, infondo non penso sia una persona antipatica.
“Max Hummel, ora che sai il mio nome possiamo procedere?” prendo il bicchiere e mando tutto giù in un sorso. Il mondo affianco a me e Max stà svanendo.
Mi ritrovo in un altro luogo, sembra una piazza enorme. Sento persone che cantano e ne vedo alcune che ballano, intravedo un ragazzo che mi fissa, lo fisso a mia volta anche se mi chiedo cosa diamine guardi.
Decido di avvicinarmi a lui e il suo gruppo di amici e noto che la piazza ha decori verdi e rossi.
“ ehi tu, che diamine guardi?” Mi giro indietro per controllare quando mi accorgo che parla proprio con me, viene verso di me in questo momento, e dalla sua espressione capisco che non è per  abbracciarmi amichevolmente.
“Io? Nulla,volevo solo parlare” Continua a venire verso di me.
“Oh, ora ti faccio vedere io come parliamo ragazzina” E’ davanti a me ora, vedo il suo pugno che arriva velocemente verso di me, sento lo stomaco contrarsi, mi accascio a terra, premendo sullo stomaco per attutire il dolore, ma sembra non funzionare a molto. Decido di reagire, prendo con le mie mani un suo piede e tiro verso di me con tutta la forza che mi è rimasta. Sento un tonfo e capisco che è caduto a terra anche lui e io capisco che è il momento giusto per alzarmi. Mi guardo intorno e vedo un gruppo di persone che di è radunata intorno a noi, alcuni urlano, altri ridono, io avverto solo un senso di paura.
Noto che il ragazzo si sta alzando e inizio a dargli dei calci allo sterno finchè non si muove più. Il sangue che esce dalla bocca, e la paura che mi assale sempre di più.
L’ho ucciso? No, cosa direbbe la mia fazione?Non posso averlo fatto sul serio, mi sono fatta prendere dall’adrenalina e… Non ci voglio pensare, ma ora tutto sta diventando bianco, come se ci fosse la nebbia, tutta la piazza sparisce, i decori.. le persone.
Mi trovo in una piccola stradina, si sentono le risate delle persone e i rumori degli autobus in lontananza.
Sento un rumore di passi ora, veloci, forse il rumore di una corsa, mi giro per cercare la causa di questo rumore.
In lontananza vedo una figura, forse una signora notando la gonna. Tiene qualcosa in braccio, probabilmente un bambino, si, sento il suo pianto disperato, corre verso la mia direzione, mi sposto per farla passare, ormai è abbastanza vicina da vedere che non deve avere più di quarant’anni.
Mi corre affianco come un fulmine e solo alla fine mi rendo conto che perde sangue, probabilmente dal ventre, non riesco a capirlo bene. Ad una biforcazione che fino ad ora nemmeno avevo notato gira verso destra per poi scomparire dalla mia vista. Per avere un bambino in braccio e una ferita era decisamente veloce.
Solo alla fine mi rendo conto che un uomo si sta avvicinando a me correndo, meno veloce della donna di prima. Appena si trova di fianco a me si ferma e la sua mano mette qualcosa nella tasca, che si impregna subito di sangue.
“Hai visto una donna passare di qui?” Resira affannosamente e girandosi continuamente verso la biforcazione. Noto solo ora che sono vestita di bianco, candidi.
“E’ andata a destra.” Mi dispiace per la donna, che probabilmente verrà uccisa, ma la verità regna sovrana.
Lo scenario si annebbia nuovamente, mi trovo su un autobus ora, ci sono molte altre persone e io sono in piedi, appiattita tra loro, e improvvisamente sento le gambe pesanti, sono stanca.
Di fianco a me ci sono un bambino e una signora anziana.
Alla fermata un uomo seduto davanti a me si alza e scende, io d’istinto mi siedo.
La signora e il bambino mi guardano con aria disgustata. Non sono un abnegante, non devo lasciare il mio posto ad un’altra persona.
Di colpo mi ritrovo nella sala del test, con Max che mi stacca gli elettroni dalla testa e esce dalla stanza con dei fogli. Mi gira un po’ la testa, sono intontita da quello appena successo.
Quando Max torna sento il cuore saltare un battito, e dalla sua espressione non ha esattamente delle buone notizie.
  
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