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Autore: millyray    23/03/2014    1 recensioni
A Diego piace tuffarsi nei ricordi, specialmente quelli riguardanti la sua adolescenza. Ma non sempre è così divertente e non sempre è così facile dire addio.
(Per Roxy... perché è il suo compleanno e perché le voglio bene. Soprattutto perché le voglio bene).
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FOTOGRAFIE DELLA TUA ASSENZA

scusa se non ti accompagno,
ma ognuno prende la strada che può.
(T. Ferro, Fotografie della tua assenza)

Se c’era una cosa che Diego amava fare erano le pulizie di casa. Chiaramente non si parlava di spolverare o mettere in ordine i cassetti, quello non amava farlo nessuno. Quello che gli piaceva era ritrovare vecchi oggetti che ormai si era persino dimenticato di avere, oggetti stupidi ma significativi, oggetti che hanno segnato qualche parte della sua giovinezza.
  Gli succedeva sempre di ritrovare qualcosa, persino nei luoghi più strampalati. Non era mai stato un maniaco della pulizia né dell’ordine e gli amici gli avevano consigliato di prendere una governante che lo facesse al posto suo. Ma un po’ per pigrizia e un po’ perché non gli andava di spendere soldi per qualcosa che poteva comunque fare da solo, non li aveva mai ascoltati e così, ogni volta che cambiava stagione, si ritrovava a dover pulire la casa da cima a fondo. Non che la sua casa fosse così grande. Era solo un piccolo appartamento in una cittadina sconosciuta ai più che distava a qualche chilometro da Firenze e non rubava nemmeno tanti soldi al suo stipendio mensile.
  Insomma... stava facendo le pulizie di primavera quel giorno, tra starnuti a causa della polvere e del detergente per i mobili di legno che ogni tanto gli andava nel naso, aveva appena finito di mettere in ordine la libreria accanto alla televisione e ora si chinava per vedere che cosa ci fosse sotto al mobile che reggeva la tv.
  Una scatola nera, una di quelle che si utilizzano per riporre le cianfrusaglie, quelle cose inutili che pensi un giorno ti potranno servire ma in realtà non le utilizzerai mai e lo sai bene anche tu solo che ti dispiace buttarle via. Diego ci aveva accumulato un sacco di roba lì dentro: metteva tutto quello che trovava e che pensava gli potesse servire senza neanche guardare. Semplicemente apriva la scatola quel tanto che bastava per infilarci dentro l’oggetto e lo lasciava cadere, ascoltando il tonfo che faceva quando sbatteva contro il fondo.
  Ma adesso era arrivato il momento di scoprire la scatola del tesoro. C’erano alcuni fili per cucire, nero, bianco e rosso. E va be’, questo poteva servire, meglio metterlo da parte. Poi c’era un foglietto di carta con scritti dei numeri, probabilmente dei numeri di telefono, ma ormai erano sbiaditi e non c’era nemmeno il nome perciò non sapeva nemmeno a chi appartenessero. Questo era inutile. Senza pensarci due volte Diego lo buttò nel sacchetto della spazzatura. Trovò persino un vecchio disegno che gli aveva fatto sua nipote quando era ancora molto piccola, se considerava che ora aveva sedici anni. Però non lo voleva buttare via, magari lo avrebbe appeso al frigo con un magnete.
  Frugò ancora un po’ nel fondo della scatola quando si punse contro qualcosa di appuntito. Immediatamente portò il dito ferito alla bocca per asciugarsi la piccola goccia di sangue che lo stava macchiando. Allora ci infilò dentro l’altra mano, ma questa volta cercò di fare più attenzione. Quando ebbe tirato fuori l’oggetto, scoprì che si trattava di un pezzo di vetro che si era rotto da una piccola cornice per le foto che non aveva mai usato. Doveva avergliela regalata qualcuno, ma non ricordava chi. Non doveva essere niente di significante. Così buttò via anche quello.
  C’era però una busta, una grossa busta gialla con scritta una data, una data che immediatamente gli ricordò qualcosa. Era la data del suo compleanno, il ventuno marzo, solo che era di vent’anni fa quando aveva compiuto diciotto anni. Se lo ricordava benissimo quel giorno, a dire il vero si ricordava molto bene gran parte della sua giovinezza. Era stato un bel periodo, uno dei migliori. Andando avanti, crescendo, le cose erano soltanto peggiorate.
  Si accomodò meglio sul pavimento duro del suo salotto e tirò fuori le foto. La prima che gli si mostrò davanti rappresentava un gruppetto di ragazzi in fila indiana che, attaccati gli uni ai fianchi degli altri, ballavano su una musica sicuramente piuttosto movimentata. Riconobbe la sua figura immediatamente, i suoi capelli biondi e ricci, gli zigomi pronunciati già a quell’età. Era stato un ragazzo piuttosto attraente, a scuola più di qualche ragazza si girava a guardarlo. Non che adesso fosse brutto, però, con quella barba un po’ lunga e quei capelli un po’ spettinati gli sembrava di assomigliare più a un barbone che ad un uomo rispettabile. Ma la cosa interessante era che non glene importava.
   Riconobbe qualche altro viso, ma per lo più alcuni gli erano sconosciuti. Non c’era da stupirsi, a quella festa erano venute molte persone che aveva solo sentito nominare o anche no: amici di amici, fratelli, cugini… sfogliò qualche altra foto, tutte più o meno simili che ritraevano gruppetti di persone, di ragazzi che ridevano, che parlavano, che ballavano, che bevevano, che facevano cose stupide come solo a quell’età oseresti fare, ed a ogni volto che riconosceva, ad ogni ricordo che, improvviso come un fulmine, gli sovveniva alla mente, un sorriso un po’ malinconico gli piegava le labbra. C’erano un sacco di foto sue, molte con Monica, la sua amica di allora. Monica era la classica ragazza della porta accanto, quella a cui bussi per chiedere un po’ di zucchero. Era carina con quel naso a patatina e gli occhi dal taglio allungato. Lei era stata quell’amica che chiamava di notte quando aveva voglia di piangere o quando doveva copiare dei compiti o farsi spiegare un argomento di matematica. Lei era quella che lo faceva sorridere e che gli dava speranza, una spinta per andare avanti. Tutti dicevano che si dovevano mettere insieme perché sembravano perfetti come coppia, anche se magari loro non provavano niente di più oltre ad una buona amicizia, perché così andavano le cose quando c’era una perfetta sintonia tra un maschio e una femmina, era la regola naturale delle relazioni interpersonali.
  Ma loro mica ci pensavano, loro mica rispettavano le regole. Stavano bene così, perché avrebbero dovuto rovinare quel bellissimo rapporto che c’era già? Erano sicuri che la loro amicizia sarebbe durata per sempre, oltre il tempo. Ma il tempo era andato avanti e non si era mica fermato ad aspettare loro due.
  Diego mise la foto con Monica insieme alle altre, quando gli si parò dinanzi un’altra foto, bellissima, la più bella che fosse stata scattata quella sera. Ritraeva lui e Tommy. Tommy… insieme a Monica era l’altro suo migliore amico. Solo che con Tommy c’era qualcosa di diverso, qualcosa che… non avrebbe saputo spiegarlo nemmeno lui, né allora quando aveva diciott’anni, né ora che si ritrovava di vent’anni più vecchio. Tommy era… era bellissimo con quei capelli scuri, sempre spettinati ad arte, gli occhi azzurri e il fisico slanciato. Le ragazze impazzivano per lui, se voleva uscire con qualcuna non gli serviva altro che chiedere alla prima che trovava in giro nei corridoi ed era fatta. Ma soprattutto era l’opposto di Diego: estroverso, divertente, orgoglioso, testardo, sicuro… e loro due insieme erano una forza.

 

  Quando era iniziato tutto quel delirio? Ah sì, giusto, un paio di ore prima, quando Tommy, con una scusa ben escogitata, l’aveva trascinato in quel posto da barboni per festeggiare niente poco di meno che il suo compleanno, con una festa a sorpresa anche.
  Lui gli aveva detto che non era un grande amante dei compleanni e che non gli interessava festeggiare, ma tanto quella testa dura del suo migliore amico non lo stava mai a sentire.
  “I compleanni vanno sempre festeggiati, sono importanti. Ogni anno segna un momento importante della tua vita”.
  “Sì, il momento in cui mi avvicino alla tomba”.
  “Come sei ottimista”.
  Ma così era Tommy ed era impossibile incazzarsi con lui. Ti sorrideva in quel suo modo dolce e innocente che ti lasciava completamente spiazzato e tutto d’un colpo ti dimenticavi del perché dovevi essere in collera con lui. Tommy, Tommy… a volte si chiedeva come potesse essere diventato suo amico, poi però ci pensava bene e si rendeva conto che lui, senza Tommy, non avrebbe avuto senso, la sua vita sarebbe stata noiosa e inutile.
  E ora, guardandosi attorno, non poteva che essergli grato per quella festa perché, anche se c’era gente ubriaca che non sapeva più quello che stava facendo, anche se c’era una musica spaccatimpani che non gli piaceva, anche se c’era del cibo preconfezionato che non faceva venire l’acquolina in bocca a nessuno, lui si stava divertendo.  

  “Dai, Diego, sorridi!” urlò Filippo puntandogli addosso l’obiettivo. Filippo, il futuro fotografo, come amava definirsi, non aveva fatto altro che scorrazzare in giro per la stanza, o meglio, lo scantinato di una casa abbandonata, a fotografare cose e persone, apparentemente puntando l’obiettivo a caso.

  “Diego!” si sentì chiamare dalla voce di Tommy che gli correva incontro dall’altra parte della stanza. Lo vide reggere in mano un bicchiere colmo di una sostanza marrone scuro e mettergliela sotto il naso non appena gli fu davanti. “Tieni, bevi! Ti piacerà!” Diego non ne era tanto sicuro e, conoscendo Tommy, c’era anche da avere un po’ di paura. Chissà quanta dose di alcool c’era in quella cosa e di certo non era un cocktail conosciuto nei bar. Ma non aveva bevuto niente da quando era arrivato lì e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che non avrebbe trovato niente che non avesse dell’alcool dentro, nemmeno l’acqua. E guardando la gente intorno a lui, probabilmente era così.
  Diego si decise a prendere in mano la bibita; in fondo, non poteva deludere il suo amico che lo guardava con un’espressione così piena di aspettativa. Anche se forse sarebbe stato meglio non farlo. Il cocktail era decisamente buono, dolce come piaceva a lui, ma, come sempre vanno a finire queste cose, uno attira l’altro e dopo un altro paio di bicchieri, forse qualcuno in più, cominciò a non capire più niente, a iniziare a dare confidenza anche alle persone che non aveva mai visto, a ballare su quella musica orribile e chissà che altro.
  Solo dopo un paio di giorni era riuscito a ricordarsi tutto quello che aveva combinato e alcune cose gliele avevano dovute raccontare i suoi amici. Come quando, ad un certo punto, era salito sulla schiena di Tommy e questi si era messo a correre in giro per la stanza reggendolo per le gambe e gridando: “Sono il drago! Sono il drago!” mentre lui fingeva di essere una via di mezzo tra un Hobbit e Daenerys Targaryen e brandiva un rotolo di carta igienica consumato a mo’ di spada. E così andavano in mezzo agli invitati e lui fingeva di staccare la testa a tutti.
  Poi Mimmo, un loro compagno di classe piuttosto sovrappeso, si era unito al loro delirio, più ubriaco di loro due messi insieme, e aveva chiesto che lo aiutassero a cercare la sua lente a contatto. La cosa comica era che lui non le portava nemmeno, le lenti a contatto. Ma Diego e Tommy l’avevano seguito e si erano messi a gattonare per terra ispezionando ogni macchia, ogni patatina o goccia di alcol. Tommy aveva pure tirato fuori una lente di ingrandimento, non si sapeva da dove né mai si era saputo, e diceva di essere il miglior detective su questo mondo e che Diego era il suo dottor Watson e che dovevano subito andare nel loro Tardis perché se no la lente a contatto di Mimmo sarebbe esplosa.
  E alla fine si sono ritrovati a rotolare per terra in preda a un attacco di risate isteriche e tutti i presenti li hanno guardati indecisi se ridere anche loro o chiamare un’ambulanza.
  Solo Monica era riuscita a farli riprendere dopo che tutti gli invitati erano andati via. Aveva preparato ad entrambi due tazze di caffè forte e li aveva riaccompagnati a casa di Tommy, i cui genitori per fortuna quella sera erano fuori città e non avevano mai scoperto niente. Non che a loro sarebbe importato qualcosa, però.
  Ma risvegliandosi la mattina dopo, Diego si era ritrovato nel letto di Tommy, abbracciato a lui che dormiva ancora pesantemente. Quella era una parte della serata che ancora gli mancava e forse non sarebbe mai riuscito a ricordarsela, così come non aveva mai capito se il segno che gli era spuntato sul collo fosse un livido o qualcos’altro.
  Filippo sembrava non essersi perso niente della serata e li aveva immortalati in ogni modo con la sua macchina fotografica, così erano venute almeno un centinaio di foto che ritraevano solo loro due.

 

   E ora, a vent’anni di distanza, Diego aveva di nuovo quelle foto in mano, quelle foto che non era più riuscito a guardare e che era quasi riuscito a dimenticarsi.
  Un sacco di ricordi lo stavano assaltando in quel momento e gli mancava tutto quello, gli mancavano quegli anni, quegli amici, gli mancava Monica. Da quanto tempo era che non la sentiva? Da quella volta che era cambiato tutto, forse. Non l’aveva più chiamata e lei aveva rinunciato a farlo quando aveva capito che a lui non interessava più. Ma non era vero. Non era vero per niente, lui voleva solo dimenticarsi tutto e andare avanti, o quantomeno provarci.
  La verità era però un’altra. La verità era che lui non era andato avanti per niente, non si era mai scordato di quello che era successo, così come non si era dimenticato di Monica, né tantomeno di Tommy.
  Rimise le foto nella scatola e si passò una mano sugli occhi umidi. Maledetta polvere e maledetto polline primaverile che gli facevano allergia!

 

 

MILLY’S SPACE

Ciao, Roxy! Buon compleanno ancora : ) probabilmente non è la storia che ti aspettavi ma non sono riuscita a fare di meglio. In questo periodo non riesco a scrivere cose molto allegre, spero tu possa comprendermi.
Spero ti piaccia lo stesso. Lo so che mi avevi chiesto qualcosa di fantasy, ma in poche pagine non ci riesco. Un fantasy deve essere fatto bene o niente. Magari la prossima volta farò di meglio.
Un bacione,
Milly.

Ai lettori,
spero che questa storia vi sia piaciuta. Non è niente di pretenzioso, è solo un semplice regalo di compleanno : ) ma siccome mi piace condividere quello che scrivo anche con altri eccomi qui, a pubblicare l’ennesima fanfiction su questo sito. Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete voglia venitemi a trovare sulla mia pagina Facebook
(https://www.facebook.com/MillysSpace) così potrete sapere le altre storie che ho in corso, se questa vi è piaciuta.

Un bacione,

M.

  
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