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Autore: Dicembre    03/07/2008    7 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Festa!! Siamo arrivati al capitolo 20! Voglio stelle filanti , coriandoli (birra) e tanti pasticcini  e sì, ancora birraaaaa!! Il primo giro lo offro io!. Sono proprio felice, il capitolo 20 in effetti è un bel traguardo... Non credete? Cremisi prosegue, il Regno ha molti misteri ancora da svelare. XD

 

 

 

Capitolo Venti

 

 

Nyven si ritrovò accovacciato sulla neve, non sapendo che cosa fare. Il sole era stranamente caldo, alto in cielo, ma la catena che lo teneva legato era gelida, così come la neve sui suoi piedi.

L’uomo che l’aveva portato lì non accennava a tornare, il ragazzo cercò di strattonare la catena per vedere se la staccionata alla quale era legato avrebbe retto. La staccionata non si mosse.

Sospirò.

Irìyas sarebbe arrivato a prenderlo, ma quando?

Di nuovo, provò a fare cedere la catena, che era troppo ben fissata perché si staccasse con un semplice strattone.

Nyven si guardò intorno. Di Adiisia aveva solo sentito parlare, a Droà la si descriveva quasi fosse un miraggio di ghiaccio e cristallo. In realtà agli occhi del neo-arrivato la città appariva viva e chiassosa. La gente non era riversa nelle strade come nelle sue terre, ma ugualmente, le voci le riempivano, strabordanti dalle taverne che affollavano ogni via.

Le casette avevano i tetti a punta, alti  e aguzzi. All’estremità superiore c’era della neve su ognuno, ma i lati erano così ripidi che neanche la neve più tenace sembrava riuscire ad aggrapparsi. In lontananza Nyven sentì delle campane suonare, ma non riuscì a vedere da dove provenisse il suono.

Sulla strada, poco lontano da dov’era stato legato, passò un uomo. Nyven lo fissò, per un istante. L’uomo parve non accorgersi neanche di lui. Nyven non riuscì a non guardare i suoi occhi azzurri, così chiari da apparire quasi bianchi. Aveva già visto occhi così, al Crocevia prima di essere acquistato da Irìyas, ma poi non ci aveva più pensato. Ora, quando sembravano essere passati anni da quel giorno, si ritrovò con lo stesso pensiero in mente: che quegli occhi così chiari permettessero ai loro padroni di vedere il mondo diverso da come lo vedeva lui?

L’uomo si allontanò dalla sua vista e i suoi occhi azzurri scomparvero con lui.

Fu in quel momento che, per un istante, la vista del ragazzo si offuscò e l’immagine di una città indaffarata di dissolse, in un’ombra.

Il ragazzo fu percorso da un brivido e, quasi scosso da un torpore durato tropo tempo, vide la situazione per quella che era.

Era stato uno sciocco. Sciocco e certamente stupido.

Si vide lì, seduto all’estremo nord del regno, incatenato ed incapace di portarsi in salvo da sé.

Nyven vide per un attimo solo il fuoco.

Esistevano uomini con gli occhi azzurri, così come esistevano città costruite sul ghiaccio. Esisteva un mondo che non conosceva, ma che sentì come suo.

Si sentì d’improvviso incredibilmente forte ed ansioso di liberarsi da quelle catene che lo tenevano stretto per allontanarsi velocemente oppure anche per restare: per fare ciò che voleva.

Nyven si sentì slegato da tutto ciò che era stato per vedersi, per un istante, con occhi nuovi.

La sua pelle bruciò, come mai prima d’ora, e la neve ai suoi piedi si sciolse immediatamente, riscaldando la terra. Il cerchio in ferro che gli legava il collo perse la sua forma, colando sui cingoli che divennero molli, sotto il calore.

Fu un istante, perché poi Nyven perse questa nuova visione d’insieme e si perse dietro all’unico pensiero che davvero sembrava confortarlo: Irìyas.

Sorrise. Forse chissà, forse davvero, sarebbe venuto a prenderlo.

 

“Guarda che se rimani lì, muori assiderato, guarda”

Nyven si girò di scatto. Non vide subito chi gli aveva parlato, poi sentì la sua catena tirare.

“Devi aver fatto qualcosa di grave, devi. Chi ti ha legato così, chi?”

Nyven guardò l’omino che aveva di fronte a sé. Era piccolo, alto poco oltre la sua vita, con le faccia coperta di barba e gli occhi celesti, come quelli dell’uomo appena passato.

“Chi sei?”

“Lè”

“Che cosa?” Nyven era confuso.

“Il mio nome è Lè, il. Tu come ti chiami tu?”

“Nyven”

L’essere si mise a ridere” Nyven, lo sciocco Nyven” E così dicendo, fece per andarsene

“Ehi, dove vai?”

“A lavorare, a. Perché, tu non lavori perché?”

Nyven aggrottò la fronte: “Ma perché parli così?”

“Come parlo come?”

“Perché ripeti la parola all’inizio e alla fine?”

“Io non ripeto niente, io” poi Lè scosse le mani spazientito.

“Perdo tempo, perdo. Con uno stupido, con. Legato ad una catena, legato. Ora che arriva la notte, ora, morirai di freddo morirai.”

“Liberami”

“Liberati da solo, liberati!” Lè era già distante.

“Aspetta!” Nyven gridò.

Lè s girò a guardarlo.

“Cosa vuoi cosa?”

“Aiutami”

Lè scosse la testa: ”No” disse “devo andare a lavorare, devo”

Lè si girò definitivamente e se ne andò, lasciando Nyven, nuovamente solo.

D’istinto, Nyven si alzò per seguirlo, ma la catena al collo gli impedì di fare più di un passo. Si ritrovò per terra.

La taverna dove molto probabilmente il suo carceriere si trovava era a poca distanza da lì, il carro su cui avevano viaggiato anche. Eppure, sia l’una che l’altro erano irraggiungibili.

Una figura slanciata gli si avvicinò, guardandolo. Poi con un salto si sedette sulla staccionata di fianco a Nyven; il ragazzo guardò il nuovo arrivato, confuso.

Quella città era piena di personaggi che lui non riusciva a capire.

L’uomo seduto sulla staccionata sembrava giovane, forse della sua stessa età. Aveva i capelli color blu intenso, lasci come seta. Gli ricadevano sulla fronte e sugli occhi, tanto che Nyven intravedeva a malapena questi ultimi, fra le ciocche del ragazzo. Portava un cappotto di pelliccia all’apparenza molto caldo, lungo fino ai piedi. Le mani erano nascoste nelle tasche, così come i piedi erano celati al di sotto del cappotto.

Lo scrutava silenziosamente, Nyven non osò parlare.

“Liberati” gli disse il ragazzo, d’un tratto.

Nyven lo fissò, socchiudendo gli occhi, poi rispose spazientito: “Se fossi in grado di farlo, l’avrei già fatto” rispose in tono quasi petulante.

L’altro continuò a fissarlo, senza dire niente per qualche minuto.

“Cos’hai da fissarmi?” Nyven fu costretto a rompere il silenzio, sotto lo sguardo intenso del nuovo arrivato: “Siete tutti così in questa città? Venite qui per dirmi che mi devo liberare altrimenti quando calerà il sole gelerò?” Nyven scrollò le spalle “Lo so benissimo da me”

“Eppure non mi posso essere sbagliato”

Nyven aggrottò la fronte: “Riguardo a che cosa?”

“Poco fa, sono sicuro di aver percepito del fuoco provenire da qui…” poi allungò la mano, indicando il cerchio in ferro intorno al collo di Nyven: “E quella catena è quasi fusa”

“Non dire scioc…” ma Nyven fu costretto ad interrompersi: la catena che lo teneva prigioniero pareva essersi sciolta e ora risolidificata.

“Ma cosa...?”

“E poi io non sono come un Koob” alla faccia nuovamente confusa di Nyven, l’altro si spiegò meglio “Koob. Sono gli uomini pelosi di Adiisia.. Lè, quello che ti ha appena preso in giro, è uno di loro. La loro specie resiste alle sere di questa città” poi aggiunse, fra sé e sé “con tutto quel pelo che si fanno crescere addosso, resisterei anch’io!”

L’accento del nuovo arrivato non era di quella zona, però. Nyven non riuscì a capire da dove venisse il ragazzo, ma l’intonazione e la sua cadenza sembravano quelle di uno straniero

“Tu non sei di qui, vero?”

“Io vengo da molto lontano” sorrise lui “Come penso anche tu”

“Io sono di Droà”

L’altro annuì, pensieroso. Poi d’improvviso si mosse. Nyven non distinse bene i suoi movimenti, né capì immediatamente quello che il ragazzo faceva. Ma si ritrovò libero, con le catene spezzate ai suoi piedi. Vide solo il ragazzo riporre la sua spada nel fodero.

“Dove vivo io, non esistono schiavi. Ogni uomo nasce libero” disse ritornando ad essere tutto coperto dal suo cappotto. “E nemmeno tu sei nato per essere schiavo”
Nyven lo guardò. Ebbe la netta sensazione che quell’uomo di fronte a lui intendesse altro, oltre a quello che aveva appena detto

“Nemmeno io” rispose, sussurrando.

“Soprattutto tu” ma non disse più niente e gli girò le spalle, per andarsene via.

“Se sarà destino ci incontreremo di nuovo. Per ora le nostre strade s’incrociano e si dividono qui”

“Chi sei?”

“Uno straniero” rispose l’il ragazzo dai capelli blu “Ma non occuparti di questo. Trova Lè, trova un Koob che ti dia riparo e ti nasconda. Non andare a cercare alloggio in una taverna. Il tuo padrone, appena vedrà le catene spezzate, sarà in una taverna che verrà a cercarti. Non rendergli la vita semplice. Non tornare in catene, perché la prossima volta non sarai così fortunato da trovare qualcuno che potrà spezzartele”

Lo straniero se ne andò, guardando per un’ultima volta in direzione di Nyven. Il ragazzo ebbe la netta sensazione che gli occhi dell’uomo brillassero.

 

Non volle farsi troppe domande. Tuttavia, inevitabilmente, non riuscì spegnere i suoi pensieri: chi era quell’uomo dai capelli blu? Perché l’aveva liberato e perché le sue catene parevano sciolte?

Erano domande a cui non aveva un risposta. Lì, fra la nevi del nord, probabilmente non ne avrebbe trovata una. Non badò a se stesso, né alle sue mani, altrimenti avrebbe notato che le sue unghie erano più lunge e le sue mani più nervose. Avrebbe faticato a riconoscerle. E avrebbe notato che i suoi capelli erano rosso acceso. Fuoco senza più alcuna traccia del nero che dava tanta tranquillità a chi lo vedeva.

Si mosse velocemente da lì, temendo che il suo carceriere tornasse fuori a prenderlo. Seguì la strada che aveva preso Lè, nella speranza di ritrovare lui oppure un altro rifugio per la notte. Il sole era alto in cielo, ma probabilmente era pomeriggio: non gli rimaneva che qualche ora per trovarsi un riparo.

 

Correva anche Mamir, lontano da Adiisia, in territori che lui conosceva così bene da poterli attraversare non badando a niente. I Fiumi Spenti solcavano il terreno. Il letto del fiume più grande, ormai senz’acqua, s’incuneava fra le montagne alte e maestose che, con la loro mole, nascondevano i ruscelli e i rivoli d’acqua figli di quelli che un tempo erano i fiumi più grandi del Regno.

La terra sotto le sue zampe era morbida e i suoi artigli facevano bene presa sul terreno: nessun occhio umano avrebbe mai potuto vederlo. Arrivò ad una rocca sopraelevata. Sotto la macchia era fitta e il letto del fiume era nascosto dai rami. Per un attimo lasciò che quell’aria intrisa d’acqua gli bagnasse il pelo. Si fermò per il soffio del vento e per quella folata, così caratteristica del suo luogo d’origine: gli era mancata.

Sì, pensò, forse la Bianca aveva ragione. Lui avrebbe fatto qualunque cosa per impedire a qualcuno di portargli via quella rocca, quel vento e quei Fiumi sotto le sue zampe.

Saltò giù. Aveva passato troppo tempo con gli umani: si lasciava frenare da inutili riflessioni quando doveva solo correre e raggiungere il suo branco.

Un Lapdinare grigio gli si parò di fronte, Mamir interruppe così la sua corsa.

“Mamir, proprio non ci si aspettava di vedere te qui”

“Chiobe” Mamir salutò il lupo più anziano “E’ per un motivo importante che sono tornato”

“Non lo metto in dubbio”  gli sorrise il suo capobranco.

Camminarono per un po’, in silenzio, fianco a fianco.

“Non vuoi dirmi di che si tratta? Perché sei lontano da Irìyas?”

“Saprai bene che Gyonnareth sta arrivando”

L’anziano annuì e aggiunse: “E’ la fine della Seconda Età”

“Il drago arriverà, cavalcato da Hago. Un vecchio amico di Irìyas, un guerriero, è arrivato nel suo palazzo con la notizia che il Re sa che Hago ha soggiogato un drago”

Chiobe scosse il muso: “Ancora non riesco a capire come Gyonnareth si sia lasciato mettere in catene”

“Irìyas sostiene che siano state le arti di Hago ad aver ingannato il drago”

Il Lapidare grigio dondolò la testa, consapevolmente: “Dev’essere un uomo da cui guardarsi. Ma il Re” riprese poi il discorso “Il Re non è certo in grado di fare nulla di tutto questo. Il Re degli uomini è uno stupido”

Mamir digrignò i denti: “Non so perché, ma Irìyas ha grande fiducia in questo cavaliere. E’ forte ed estremamente potente: ha fiducia in quel che dice”

“Ed Irìyas non è uno che sbaglia” Il vecchio prese una strada ripida che percorreva i margini della montagna.

Il vento continuava ad inumidire il pelo dei due Lapdinare.

“Lo schiavo che Irìyas ha comprato al Crocevia del Sud è stato portato ad Adiisia. E’ per questo che sono qui”

Chiobe si fermò e dall’oscurità, uscirono altri lupi. I loro occhi erano rossi, come quelli d Mamir, le loro zampe forti ed imponenti.

“Bentornato Mamir” disse una lupa dal pelo bianco.

Il vento carico d’acqua s’intrufolò nei cunicoli scavati dai fiumi e fischiò, con un lungo e cupo lamento. Chiobe ululò a quel suono e così fecero gli altri lupi. 

 

***

 

L'azione vera e propria arriverà nel capitolo 21, se per caso qualcuno se lo stesse chiedendo ^_^

***

Persefone_fuxia: in realtà anche questo capitolo è parzialmente introduttivo. Introduttivo di un'altra parte del mondo, se non altro. Però, almeno, Nyven è finalmente slegato. Prometto (perchè è già scritto, parlo con cognizione di causa) che nel prossimo capitolo ci sarà azione. Per il ricongiungimento, bisogna aspettare ancora un pochino (non troppo, però ;D). Un bacione, grazie mille per le tue recensioni
 
Silencio: hago si fa attendere, lo so. Ma fa parte del personaggio. Dev'essere ben dosato. Mi diverte molto centellinarlo, devo essere sincera. E poi, così come Irìyas, dev'essere ben caratterizzato, non è certo un personaggio da poco. Perciò, anche la caratterizzazione con occhi di altri (di Irìyas soprattutto, ma anche di Sideas), è importante. Alla fine, tutti i personaggi sono molto "chiaroscurali". Io vorrei (seppur nel contesto fantasy) scrivere qualcosa di tridimensionale e stimolante, perciò sapere che in qualche modo ci stia riuscendo, mi dà veramente una grossa spinta ^_^ Last but not least, ci tengo a sapere la tua opinione sull'azione che ci sarà a breve. Così vediamo se riesco ben ad amalgamarla con tutto il resto ^_^//
 
Bigi: Il nostro Irìyas è pieno di insicurezze. Solo che all'inizio, il punto di vista soggettivo del nostro nYven, non le lasciava trasparire per niente ^_^
 
Manny_chan: Io adoro le tue impressioni, perchè sono sempre giuste, quindi mi fanno sentire sulla buona strada (/me tronfia ehehehe). Il capitolo 19, e questo sono utili per un cambiamento. Mi lascio sempre tentare dai cambiamenti di estetica 8sia climatica che di ambientazione) accompagnata dai cambiamenti caratteriali *_* E poi, sarò sincera, mi diverte troppo lasciare Nyven in balia del freddo e del gelo (più freddo avrà, più si riscalderà quando arriva il tempo XDD). Baci
 
Aphrodite: Irìyas è un insoddisfatto di base, hai proprio ragione! Non ha ancora trovato qualcosa che lo stimoli e lo diverta per un lungo periodo di tempo. Sembra sempre alla ricerca di qualcosa. Il punto è vedere se lo troverà ehehehe E vedere il "confronto" fra i tre amici. Grazie mille per le tue recensioni, ti mando un bacione grande
 
EmoAlex:Ciao! Benvenuto! Evviva, un nuovo lettore!. Sono sempre troppo felice quando leggo nuove recensioni. Contenta di sapere che Cremisi ti abbia preso così tanto da leggere 19 capitoli tutti di file °_° Ci avrai messo un bel po' di tempo ^_^' Spero di risentirti. Ciao ^_^/

Bemporad: Urca, cambiare idea sull yaoi? No, beh, non credo ^_^'' Dici? L'importante è che tu abbia sospirato e che non abbia invece detto "urgh", e abbia chiuso la pagina schifato. Vuol dire che l'amalgama è venuto bene e che il bacio non è risultato melenso, ma giusto per il contesto, no? Suvvia, il bacino ci stava proprio (non ho saputo farne a meno, che ci voi farci?).

 

  
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