-Ma papà io non mi voglio vestire!-
Sospiro, alzando gli occhi al cielo
perché, come ogni
mattina, mi ritrovo a discutere con mia figlia di quattro anni e mezzo
sulla
solita questione: il trauma del vestire. Mi fissa con quegli enormi
occhioni,
nuda come un verme mentre è pronta a scappare, tesa come una
corda.
-Tesoro, certo che ti devi vestire.
Sennò come andiamo a
scuola?-
-Io voglio fare il pane con te! Non mi serve la
scuola.-
Iniziamo bene, benissimo. –Ma certo che
ti serve, tesoro: e
poi ci sono tutti gli altri bambini con cui giocare! Non vuoi?-
Mia figlia mi guarda con occhiate poco convinte e
si gira
verso il muro, dandomi le spalle inviperita: oggi siamo di cattivo
umore. Ma ho
un’idea: prendo velocemente dalla cassetta dei giochi una
vecchia marionetta
che Johanna ha regalato a Dandy per il suo compleanno, è a
forma di rana…
Magari non ascolterà il papà ma l’amica
rana sì.
-Crack,
crack! Ciao Dandy! Come stai? Piacere, io sono Mister
Frosch.- dico,
falsando la voce e toccando i soffici capelli di mia figlia con la
marionetta. Lei
subito si volta incuriosita e sorride al “nuovo
amico”.
-Ciao… bene ma non ho voglia di
vestirmi perché voglio stare
a casa con il papà.-
-Oh, ma io adoro andare a scuola! Anzi penso
proprio che
andrò da solo con il tuo papà! Crack!- mimo io,
alzandomi e andando a mettermi
il cappotto mentre sento gli occhi di Dandelion fissi sulle mie spalle.
Mi infilo le scarpe.
3,2,1
-Papà! Ma che fai?!- mi chiede lei,
scioccata.
-Beh, Dandy, io vado all’asilo con
Mister Frosch, non l’hai
sentito?-
-No, vengo anche io papà!!-
Dio, sono proprio intelligente.
POV KATNISS
Stamattina sono uscita prestissimo, abbandonando
Peeta con
la piccola perché dovevo andare un attimo nei boschi, ne
avevo l’assoluta
necessità. Volevo stare un attimo da sola, nel silenzio dei
boschi e aspirare
il profumo degli alberi che mi circondavano… avevo un
ritardo di tre settimane
ma il mio ciclo era sempre stato irregolare dopo gli Hunger Games e la
guerra
e, nonostante io e Peeta ci provassimo da mesi, quei ritardi e quei
test di
gravidanza ci deludevano continuamente.
Ma questa volta mi sentivo diversa, sentivo una
piccola
speranza dentro di me alla quale comunque non mi volevo sottomettere,
arrendere
perché ogni volta, ad ogni test negativo ne uscivo un
po’ spezzata e quei baci
che Peeta mi dava sulla fronte mi facevano sentire un’
idiota. Devo andare in
farmacia, devo finalmente comprare quel test di gravidanza e farlo.
Coraggio Katniss,
fatti forza.
Il minuto più lungo della mia vita: la
casa è immersa nel
silenzio, Dandelion è alla scuola materna e Peeta in
panetteria, come ogni
giorno. Io ho appoggiato il test sullo scafale e guardo
l’orologio con
ossessione. Il minuto è appena passato e mi sembra quasi di
svenire quando mi
accingo a prendere il test tra le mani: va tutto bene, Katniss. Ci
riproverete
se andrà male.
E vedo le due linette: incinta.
-Oh merda. – mormoro, mentre un sorriso
mi si forma sul
viso. Subito mi tocco la pancia e l’accarezzo. –No,
piccolo, scusa.. la mamma è
felice, davvero. Felice.- dico io, ridacchiando. Devo correre da Peeta
e
dirglielo subito.
Afferro la ormai logora giacca di mio padre e mi
faccio
tutta la strada verso il Villaggio correndo come una pazza, mentre la
gente mi
guarda stranita. Lasciatemi in pace, sono felice. Prima di entrare nel
negozio
mi calmo, cercando di contenere il respiro e entro
“tranquillamente” nella
panetteria. Non c’è nessuno perché
è quasi l’ora della pausa pranzo e Peeta
è
solo nel negozio, Thom aveva la giornata libera. Lui si volta per
vedere chi è
e mi sorride salutandomi.
-Ehi, Kat. Dovevo andare io a prendere Dandy, stai
tranquilla.-
-Sì, lo so.- dico io, non riuscendo a
togliermi un sorriso
imbecille dal viso.
Mio marito mi guarda incuriosito,
perché lui non sa del
ritardo, non sa del test. Questa volta volevo fargli una sorpresa. Mi
avvicino
a lui, portandogli le mani sul collo.
-Sai, è meglio se
quest’estate rimaniamo un po’ di più da
Annie e Finnick nel 4.-
-E perché mai?-
Gli sorrido, raggiante –Beh, muovermi
avanti e indietro con
il pancione non sarà esattamente sicuro o facile.-
Lui mi guarda stupito per un attimo e poi uno
sguardo pieno
di speranza si fa strada nei suoi occhi color cielo.
–Sei…sei sicura, Kat?-
-Sicura, Mellark. Sei andato a segno, complimenti.-
Lui non risponde alla mia battuta ma mi prende in
braccio e
mi fa volare per la stanza mentre ridiamo entrambi. I suoi ti amo che
volteggiano nell’aria, mi fanno girare la testa.
-Quindi un fratellino, eh?- mormora, rimettendomi
giù.
-Oddio, fa che sia una sorellina, sennò
la peste ci
ammazza.-
Ma
andrà bene anche stavolta, o almeno lo spero.