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Autore: luckily_mellark    29/03/2014    3 recensioni
Katniss è rimasta da sola, dopo la morte del padre la sua vita è lotta tra dolore e incubi. Due sole cose la rendono felice, il suo migliore e inseparabile amico, e il suo Arco. Ma qualcosa sta per cambiare irrimediabilmente. Riusciranno degli occhi azzurri e limpidi come l’acqua a spegnere il fuoco che in lei brucia?
In un altro mondo dove la ribellione e la guerra della trilogia sono stati sostituiti da amicizia, sport e sentimenti gli eroi di Panem, ancora ragazzi, si troveranno alle prese con l’inevitabile Amore con la A maiuscola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parcheggia l'auto sotto casa mia, mentre scendo mi afferra il polso e mi trattiene seduta, guardandomi dritto negli occhi. Quell'intensità nel suo modo di fare non l'avevo mai vista prima, e qualcosa mi dice che non porta nulla di buono

Katniss, io e te, dobbiamo parlare”

 

 

 

 

Credo che “dobbiamo parlare” sia, in assoluto, la frase che induce più di tutto alla riflessione. Mentre lo guardo confusa, e mi rimetto seduta, penso a tutto quello che potrei aver fatto di male, a tutto quello che magari non ho fatto e che mi aveva chiesto. L'unica cosa certa è che con molta probabilità si tratta della scorsa notte, magari vorrà farmi qualche appunto.

“se ho fatto qualcosa che non va sappi che non era mia intenzione” mi metto sulla difensiva, per quanto io tenga a questo ragazzo, non sono abituata agli interrogatori e alle scenate e non penso che li sopporterò mai. Poggia i gomiti sul volante, si passa entrambe le mani nei capelli sbuffando sonoramente

“non si tratta di questo, non hai fatto nulla di male “ si copre gli occhi con i palmi delle mani. A questo punto, visto che non si decide a parlare mi faccio coraggio

“è per questa notte vero? Non ti è piaciuto” rossa in viso per l'imbarazzo guardo fuori dal parabrezza, almeno ora ho la possibilità di fugare i miei dubbi

“ma sei matta? Cosa ti viene in mente!” si acciglia voltandosi verso di me, stupito

“certo che mi è piaciuto Kat! “ aggiunge costringendomi a guardarlo

“e allora di che si tratta?” chiedo. Si incupisce sempre di più, si morde il labbro inferiore. Dev'essere qualcosa di molto importante se cambia d'umore in modo tanto repentino.

La risata nervosa che gli riesce ha un che di macabro, spaventoso

“non so nemmeno da che parte cominciare”

“da dove vuoi, non fa differenza, basta che ti decidi a parlare. Mi stai spaventando” lo esorto. Prende un respiro profondo, quasi a farsi coraggio

“parteciperò alla Quarter Quell” aspetta la mia reazione torturandosi le mani.

Sono sconvolta, questo però è ovvio, perchè non riesco a concepire l'idea che il mio ragazzo si vada a far massacrare un'altra volta dopo quello che ha appena passato. Cioè, la Quarter Quell non è altro che la versione mondiale dei già violenti Hunger Games annuali, vi partecipano, di solito, i campioni delle varie nazioni ed è uno spettacolo che trasmettono addirittura in televisione. Non si conosce il luogo in cui si combatte e bisogna essere espressamente invitati dagli organizzatori, che scelgono solo gli atleti più forti. È un massacro in piena regola, un abominio a luci rosse dedicato solo a chi non è debole di stomaco e in cui hanno già perso la vita almeno tre o quattro sfidanti, perchè non esistono regole e nemmeno la pietà dentro quell'arena. Quello che distingue la Quarter Quell è che i concorrenti devono presentarsi almeno sei mesi prima dei giochi per allenarsi insieme, in modo che ognuno conosca le abilità degli altri, il che tramuta tutto in un gioco di lotta e strategia, non solo forza bruta.

“io non credo” non serve nemmeno pensare, le parole escono senza filtri.

“cosa?” finge di non aver capito, ma io sono più che disposta a ripeterlo

“non credo proprio che tu parteciperai a quella cosa” la mia voce risuona di sicurezza

“io invece dico di si” arrogante e incazzato, binomio perfetto per la litigata perfetta. Ma non mi importa, lui non può tornare sul ring e lo devo convincere

“saresti solo carne da macello, e io non te lo permetterò” se vuole affrontare qualcuno, che affronti me.

“smettila di giudicarmi come un cucciolo ferito. Sono grande abbastanza per fare le mie scelte, e ho deciso di andarci.” stupido. Ecco cos'è, uno stupido.

“a quanto mi risulta tu non hai ricevuto l'invito, e poi non sei nemmeno nelle condizioni fisiche per affrontare una cosa simile. Non fingere di non saperlo, si vede da come cammini, alle volte ancora zoppichi. Come pensi di poter vincere?” gli punto un dito contro alzando la voce

“in sei mesi mi sarò rimesso completamente e la storia dell'invito non ti deve interessare” sbotta infuriato

“mi interessa eccome invece Peeta! Se non hai ricevuto l'invito vuol dire che proprio non hai speranze contro quelli” ho già un mano sulla portiera, pronta ad andarmene. Non voglio sentire nient'altro che riguardi gli Hunger Games.

“non mi interessa il tuo permesso, non mi farai cambiare idea.” scendo definitivamente dall'auto, indignata, afferro le borse della spesa e me ne vado senza nemmeno salutarlo.

Il motore si avvia alle mie spalle, le ruote stridono sull'asfalto mentre giro la chiave nella serratura del cancello. Digrigno i denti e nemmeno me ne accorgo, sono arrabbiata, sono delusa, sono frustrata, mi ha escluso completamente dai suoi progetti, come se per lui valessi meno di zero. Apro la porta cercando di trattenere le lacrime, non voglio che l'ultimo giorno di vacanza della mia famiglia sia rovinato dai miei problemi.

“sono a casa” urlo, sperando che la voce non tradisca quello che provo

“tesoro come è andata?” mamma mi corre incontro abbracciandomi e penso che se questo contatto durasse giusto un po' di più, tutti i miei sforzi sarebbero vanificati.

“benissimo mamma” non mi va di parlare, oggi anche meno del solito. Scappo in camera mia appena ne ho l'occasione, voglio stare da sola, sono stanca di fingere di stare bene.

Nel telefono, nessuna chiamata, nessun messaggio, niente di niente, ma non sarò io a chiedere scusa, non questa volta. È incredibile quanto ci assomigliamo in questi casi, testardi, orgogliosi, freddi, nessuno dei due cede per riavvicinarsi. Vorrei parlare con qualcuno, qualcuno che mi capisca, che mi conosca.

Sblocco il telefono dove campeggia beffarda la foto di me e Peeta durante la festa di ieri sera, bellissimi, quasi irreali, i volti dipinti da artisti spettacolari, sembra prendermi in giro, per ricordarmi che lo perderò, se non metterò presto da parte l'orgoglio.

Scuoto la testa, apro la rubrica, cerco, chiamo. Trattengo il respiro, e mai come adesso vorrei avere la forza di fare la cosa giusta, ma io sono Katniss Everdeen, e le scelte giuste, non le faccio praticamente mai.

 

“pronto Catnip” la voce di Gale è una stretta al cuore, non avrei dovuto chiamare lui, avrei dovuto chiarire con Peeta, ma non ci riesco

“ciao Gale” pungono gli occhi

“disturbo?” spero non sia con la Mason, non voglio rovinare anche il loro rapporto. Lo sento parlare con qualcuno dietro di lui poi torna

“sono con Johanna, ma non preoccuparti, dimmi tutto” il saluto della ragazza arriva ovattato alle mie orecchie, sono tranquilli, posso parlare.

“come stai?” chiedo

“io bene, e tu? È da tanto che non mi chiamavi” il suo tono scherzoso mi fa capire che non ce l'ha con me per averlo ignorato in tutto questo tempo

“mi dispiace di averti trascurato Gale” le parole si spezzano in un singhiozzo che avevo inutilmente cercato di trattenere

“Catnip stai bene? È successo qualcosa?” è preoccupato, e mi conosce abbastanza bene da sapere che non piangerei se non fosse per qualcosa a cui tengo davvero. Annuisco e sibilo un

“si” che coglie al volo

“ehi ehi ehi calmati, non starai mica piangendo vero? “ sa già la risposta

“dai raccontami cosa è successo” prendo un profondo respiro, ormai non posso più tirarmi indietro

“Peeta parteciperà alla Quarter Quell e io non so cosa fare per convincerlo a non andarci” spero mi capisca tra i singhiozzi

“ sul serio? Allora alla fine ha deciso quell'idiota” non capisco, lui sapeva già tutto?

“non chiamare Peeta così” è comunque il mio ragazzo e non ha il diritto di insultarlo

“scusami, non mi riferivo a lui. è che Jo me l'ha raccontato e non ci credevo, ma da quello che sapeva lei Odair non aveva ancora deciso cosa fare” Finn?

“cosa c'entra Finnick con tutto questo?” indago

“come sarebbe a dire cosa c'entra?! Non te l'ha raccontato?” è stupito, e io sono costretta ad ammettere di essermene andata senza aver lasciato che il biondo mi spiegasse per bene le cose.

“non mi ha spiegato nulla, non gliene ho dato modo”

“te lo spiego io allora. Hanno invitato Odair in quanto campione degli Hunger Games, Peeta gli ha chiesto di cedergli il posto visto che con Junior non ci sarebbe potuto andare, ma, come ti ho già detto, fino ad oggi non aveva preso una decisione.” è calmo e in quei pochi silenzi sento Johanna borbottare indistintamente. E così l'invito l'ha avuto Finn, e l'ha passato a Peeta. Sarei tentata di fiondarmi a casa di Annie per prendere a botte quella testa calda di suo marito che ha permesso al mio ragazzo di andare a morire. Già, morire. Le lacrime scendono copiose quando saluto Gale, e riaggancio, affondo la testa nel cuscino, che ha ancora quel sentore dolce del profumo di Peeta, di pane, di zucchero, di buono.

“Katniss, tesoro mio, è pronta la cena” mia madre bussa piano alla porta, la stanza è completamente buia, somiglia al mio umore nero. Sento i cardini cigolare, i passi farsi sempre più vicini, il materasso piegarsi sotto il peso di questa donna speciale. Mi accarezza la testa e scosta i capelli appiccicati al volto dalle lacrime salate che ancora non accennano a fermarsi.

“mi vuoi raccontare cosa è successo? Ti ha fatto qualcosa che non volevi?” la voce dolce e comprensiva è come balsamo per il mio cuore a pezzi

“no mamma, lui non lo farebbe mai, ha detto che mi ama” sospiro rassegnata

“è una cosa bellissima amore mio, perchè stai piangendo?! Dovresti essere al settimo cielo, Peeta è un ragazzo fantastico o mi sbaglio?”sorride, cercando di tirarmi su di morale, ma l'effetto su di me è l'esatto opposto.

“è forse la persona migliore che conosca. È buono, premuroso, dolce” non lo avevo mai descritto così prima d'ora, nemmeno a me stessa, eppure questi tre aggettivi messi assieme lo descrivono bene, e ne sento già la mancanza. Non voglio che parta.

“ma se ne andrà presto” aggiungo, prima che lei possa aggiungere altro.

“se ne andrà? E perchè dovrebbe farlo? Dove dovrebbe andare?” non capisce quanto seria sia la situazione, ma non posso spiegarle degli incontri di pugilato, delle competizioni internazionali, dei massacri ingiustificati.

“va via per sei mesi, forse di più, e non c'è modo di fargli cambiare idea.” mugolo tirando su col naso

“vorresti andare con lui?” mi coglie alla sprovvista, non avevo mai preso in considerazione l'idea di partire

“non lo so”

“senti tesoro, potrà sembrarti strano da parte mia, ma so cosa vuol dire essere innamorati. Non credo che nemmeno per lui sarà facile lasciarti per tutto questo tempo, quindi se vuoi seguirlo, io sarò dalla tua parte.” mi abbraccia e mi stringe forte dandomi tutto il sostegno di cui ho bisogno, non voglio che se ne vada né domani né mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Katniss” mi rigiro dall'altra parte del letto, non può essere già mattina.

“sorellona alzati, hai ospiti” ospiti, è talmente presto che non mi ricordo nemmeno che vuol dire la parola ospiti

“Prim torna a dormire, è ancora presto” brontolo tenendo su le coperte sopra la testa

“non è presto, sono le otto. E comunque c'è qualcuno per te” chi mai potrebbe essere a quest'ora? “

“va bene ora mi alzo, vatti a preparare Paperella che sennò la mamma si arrabbia, sai che ama la puntualità” le do una spinta leggera e lei sorridendo se ne va. La porta, come al solito cigola sui cardini, ma sta volta non si chiude, non subito almeno. Resto zitta, fingendo di dormire, nel buio della mia stanza, aspettando che il nuovo arrivato o la nuova arrivata si esponga. Le coperte dall'altro lato del letto vengono spostate, qualcuno ci si infila sotto, quelle braccia forti che riconoscerei ovunque, mi circondano, mi proteggono. Peeta ha messo da parte l'orgoglio prima che lo facessi io, ancora una volta, si dimostra migliore di me.

“so che sei sveglia” il sussurro contro l'orecchio genera brividi che corrono liberi sulla mia pelle.

“mi dispiace per quello che è successo ieri, sapevo che l'avresti presa male. Ma non mi hai lasciato spiegare perchè lo devo fare” mi giro, voglio guardarlo in faccia mentre parla. Sono ancora stretta tra le sue braccia, e inspiro dall'incavo del suo collo il suo inconfondibile profumo

“non ora ti prego” lo supplico, voglio salutare mamma e Primrose col sorriso. Mi prende il viso tra le mani grandi, con il pollice sottolinea le mie occhiaie

“non hai dormito molto vero? Hai pianto” mi posa un bacio sulla punta del naso.

“nemmeno io ho dormito. Ma ti prego, non piangere più per me, non ne vale la pena” continua perché non sa l'effetto che ha su di me, non si rende nemmeno conto di essere l'unico ragazzo a cui ho concesso la parte più profonda della mia anima, la quintessenza di ciò che sono davvero.

Controvoglia mi stacco da lui, vado in bagno a prepararmi e già il calore del suo corpo contro il mio mi manca, inaspettatamente mi mancano le sue carezze e il suo desiderio nei miei confronti. No, non posso permettergli di lasciarmi.

 

 

 

 

 

 

 

“mi mancherai Katniss” mia sorella mi getta le braccia al collo e io la stringo a me, le voglio un'infinità di bene, è sempre doloroso separarmi da lei dopo aver passato assieme qualche giorno come ai vecchi tempi. L'unico rimpianto che ho del non essermi trasferita è che non la vedo crescere.

“abbi cura di te tesoro mio e dimmi cosa scegli di fare” mamma ci raggiunge e completa finalmente l'adorato quadretto di famiglia.

“grazie di tutto, grazie dei regali, grazie grazie grazie” non voglio che se ne vadano, le trattengo attaccate a me.

“ci vediamo presto intesi? Promesso?” domando fiduciosa

“promesso” rispondono in coro.

Raccolgono tutte le loro cose e una volta salutato Peeta chiudono le portiere dell'auto e partono.

Stringendomi nelle spalle osservo il veicolo allontanarsi, fino a sparire, accompagnato da un sospiro, alla mia vista. Il freddo che sento ora non viene da fuori, ma sboccia da dentro, invadendo ogni mia cellula, fino ai confini più remoti del mio essere. Il calore di quei muscoli tesi, di quelle braccia amorevoli che mi avvolgono e che ho imparato a conoscere bene è l'unica cosa che possa dare conforto al mio animo, e sono convinta di poter collassare, se Peeta non cambia idea, se lui parte davvero.

“ehi Dolcezza rientriamo?” la voce roca del biondo mi risveglia dai miei pensieri, ricordandomi che abbiamo di che discutere, vuole darmi delle spiegazioni che sarò ben lieta di ascoltare.

Annuisco convinta strofinandomi le braccia con i palmi delle mani. Saliamo le scale in silenzio, senza fretta, girando con calma le chiavi nella toppa, aprendo la porta cautamente, per proteggermi dall'ondata incontrollata di malinconica nostalgia che potrebbe assalirmi da un momento all'altro

“allora, ti va di fare colazione?” chiedo, tentando di intavolare una semplice conversazione

“mi piacerebbe molto” il tono allegro e il sorriso non coinvolgono l'azzurro splendido dei suoi occhi. Raccatto per la cucina tazze, pane marmellata e il latte e lo sistemo per bene sulla penisola delle cucina facendo un po' di spazio per entrambi, spalmo sulla fetta burro e confettura e la porto alle labbra ingolosita

“penso che tu ora possa riprendere il discorso di prima” mi guarda accigliato e confuso dalla schiettezza della mia affermazione. Deglutisce a fatica ma alla fine parla

“senti Katniss, mettiamo bene in chiaro che non sono felice di partire”

“e allora non farlo” mi sembra talmente ovvio che le parole mi escono da sole, irritandolo

“devo farlo” sottolinea le due parole con un tono duro, non proprio familiare

“no che non devi, nessuno ti costringe” ed è vero, nessuno vorrebbe mai vederlo combattere di nuovo. La sedia stride sul pavimento pulito mentre viene violentemente calciata indietro. Ora mi guarda minaccioso dall'alto in basso, il boccone mi va di traverso

“è la vita stessa che mi costringe cazzo! Pensi che mi diverta a prenderle? Dimmelo Katniss?!” urla rabbioso, paonazzo in viso

“qualsiasi sia il motivo sono certa che c'è un altra soluzione” rispondo convinta, alzandomi e prendendogli il viso delicatamente tra le mani, ma lui non mi guarda

“Peeta, guardami per favore” quasi lo supplico “qualsiasi cosa sia la superiamo insieme, ce lo siamo promessi ricordi?”

il suo respiro che si infrange sulla mia pelle, affannato dalla rabbia, dall'impotenza

“Katniss ho sei mesi per sistemare i conti, sennò mi tolgono tutto! Come pensi che possa riuscire a fare tutto in così poco tempo? Se vinco la Quarter Quell avrò un vitalizio che mi permetterà di uscire dai casini. Non ho nulla da offrirti adesso, che razza di uomo sono se non riesco nemmeno a darti una buona ragione per stare con me?” ha gli occhi lucidi ma l'orgoglio gli impedisce di piangere

“tu mi dai un sacco di buoni motivi per stare con te, sceglierei sempre te, non mi interessa cos'hai adesso, cosa avrai in futuro! Voglio te, il resto può aspettare. Resta con me ti prego, non resisto se te ne vai, non posso vederti combattere ancora.” faccio aderire i nostri corpi, in un gesto impetuoso e istintivo dettato dal bisogno di fargli sentire la necessità che ho di lui. Non sono brava con le parole, magari così riesce a capirlo. Mi cinge la vita prepotentemente

“Katniss” affonda il viso nei miei capelli, inspira, poi scende sul collo, lo bacia disperato, come se fossi la medicina a tutti i suoi problemi

“Peeta resta qui, ti supplico” è un gemito, sta già giocando con il bordo della mia maglia

“non posso, devo andare, ti prego non farmelo pesare ancora di più” toglie la stoffa che separa il mio seno dal suo petto, prima la mia maglia, poi, veloce, la sua.

“c'è un modo per farti restare?” sospiro mentre scende a baciale le mie clavicole

“no Kat, nessuno” mi spinge sul divano, è su di me

“quando partiamo?” se non può restare, andrò con lui.

“tu non vai da nessuna parte. Io ho l'aereo tra una settimana” ansimo, nemmeno nei miei incubi peggiori avevo così poco tempo per stare con lui

“io vengo con te” fisso i miei occhi nei suoi, risoluta

“assolutamente no, quello non è posto per te” ignora la mia serietà, giocando con il mio seno ormai libero

“nemmeno per te se è per questo” biascico

“vuoi ancora parlarne? Ti ho già detto come stanno le cose. Sono costretto” si stacca da me, visibilmente infastidito

“chi verrebbe con te, se non io?” incrocio le braccia al petto, per coprirmi, per farmi coraggio

“nessuno. Non voglio nessuno. È così difficile da capire?” Sbuffa

“si, è inconcepibile. Guarda come ti sei ridotto contro Finn, ti farai male e tu vuoi stare da solo? Come pensi di fare?” il mio sarcasmo accende la sua ira

“mi arrangerò, non posso chiedere a Finn di venire con me, ha un figlio a cui badare e mai e poi mai priverei quel piccolo angelo di suo padre, Haymitch ha la cantina e un matrimonio in programma, i miei problemi non lo riguardano, Johanna ha Gale ora” spiega ma lo interrompo

“ci sono io”

“non voglio che tu venga” scandisce ogni singola parola con una furia omicida

“perchè?!”

“perchè metterei anche te in pericolo! E non voglio mettere a rischio la cosa più bella che la vita mi abbia mai dato” sbraita

“io verrò, che tu mi voglia o meno. Non ti lascio andare da solo” potrebbe succedere di tutto, ma sarò abbastanza forte per affrontare il destino, per lui.

“sei svenuta agli Hunger Games e per fortuna c'era Gale a proteggerti. Io questa volta non potrei fare nulla per te, sarò chiuso in un'arena. La gente che circola la, è la più pericolosa che esista. TU NON VERRAI” mi blocca il mento con le dita e mi guarda negli occhi, arrabbiato e risoluto

“oh puoi stare certo che verrò invece” gli rispondo a tono, beffarda

“oh no dolcezza, tu te ne resti qua, puoi giurarci” arrogante, arrabbiato, testardo, altruista, buono, coraggioso, e può essere anche così dannatamente sensuale? Mi sto distraendo ancora, non posso dargliela vinta così facilmente, anzi, non posso dargliela vinta affatto.

“vedremo” il mio sguardo potrebbe incenerirlo

“vedremo” il suo non è da meno.

Mi alzo, cerco la maglia sul pavimento e la infilo, senza curarmi del reggiseno. Sbatto qualsiasi porta mi capiti sotto tiro, perchè dev'essere così orgoglioso? Perchè si ostina a preoccuparsi per me? Io sono Katniss Everdeen e non ho mai avuto bisogno della protezione di nessuno, nemmeno della sua. Mi è entrato nell'anima, si è preso il mio cuore, ha conosciuto la parte migliore di me, e ora dovrei permettergli di andarsene? In nome di che cosa? Di un futuro migliore? Bhé, con pazienza può costruirselo anche qua quello, ha tutte le capacità per farlo. Sei mesi, sono tantissimi. Ma io andrò con lui, non mi interessa cosa pensa, scoprirò dove si terranno i giochi e lo seguirò, costi quel che costi. Non voglio vederlo massacrato in diretta tv a migliaia di chilometri di distanza da me. Sono morte delle persone, in quell'arena, molto più preparate di lui, e il pensiero di una sua imminente dipartita fino ad ora, non si era mai fatto strada tra nella mia mente. Sento il rumore pesante dei suoi piedi nudi sul pavimento, mi cinge la vita

“potresti morire” tremo al solo pensiero, lo dico più a me stessa che a lui

“non succederà, mi arrenderò prima te lo prometto”

“perchè Finnick te lo lascia fare?!” sono tremendamente arrabbiata con Odair

“perchè l'ho obbligato. Ho chiamato l'organizzatrice degli Hunger Games, e la Coin ha costretto Finn a lasciarmi il posto. Lui non voleva”

“sarebbe stato meglio se l'avessi ascoltato” gli getto le braccia al collo giocando con i riccioli biondi, solleticandogli il collo prima con la punta delle dita, poi con la punta della lingua

“una settimana, potevi anche avvertirmi prima” sussurro mentre cerco di slacciare la cintura che gli tiene i Jeans aderenti ai fianchi stretti

“l'ho saputo solo ieri sera, me l'ha detto Finn al telefono. Se lo avessi saputo prima probabilmente non avrei permesso che la nostra storia arrivasse a questo punto” si riferisce senza ombra di dubbio al sesso, o meglio all'amore, perchè tra le due cose c'è una differenza enorme. Si stende sul letto alla mia più piccola spinta, mi sistemo su di lui baciando ogni centimetro di pelle lasciata scoperta dalla maglia. Gioco con il bottone dei suoi pantaloni sfiorando piano con la mano l'erezione che pulsa prepotente sotto di me. Si morde un labbro impedendo a qualsiasi suono di uscire da quella bocca rossa dai baci, ma mi lascia fare, affondando le unghie nei miei fianchi.

“Kat, amore, mi stai torturando così lo sai?” ansima

Amore, suona talmente dolce detto da lui, mi scalda il cuore e sorprendentemente, mi piace essere chiamata così. Amore. Amore. Amore. Continua a rimbombare nelle mie orecchie, nel mio cervello che lo analizza da ogni angolazione, sotto ogni sfaccettatura.

“facciamo che ora torturo io un po' te ok?” sorride languido, sfilandomi la maglia e sollevandomi da lui quel tanto che basta per togliermi l'ultimo lembo di stoffa che mi divideva dalla nudità. Non sento più l'imbarazzo di ieri sera, è tutto così uguale eppure così diverso, come se ci conoscessimo già, e allo stesso tempo dovessimo scoprire nell'altro la maggior parte delle cose. Adrenalina, Eccitazione è tutto quello che sento ora, mentre lui si diverte a giocare con me,in me, con dita curiose, dove nessun altro prima era mai arrivato, e il mio respiro si fa pesante imitando il suo. Mi lascia andare solo quando l'orlo del precipizio si staglia davanti a me, ribaltando la situazione. Lo guardo stordita mentre, allontanatosi da me, cerca qualcosa

“che stai facendo?” mi puntello sui gomiti per vedere meglio, sento le guance andare a fuoco

“cerco i Jeans “ è sbrigativo

“a che ti servono?” domando curiosa, anche un po' scocciata ad essere sincera

“ho i preservativi dentro amore, non credo proprio tu voglia rischiare” trovato quello che cercava, torna da me. Meno male che ci ha pensato lui, a me non è passato nemmeno per l'anticamera del cervello.

Riprende a baciarmi, prima lentamente, poi la frenesia e il desiderio hanno la meglio su di lui, e di conseguenza su di me. Prima piano, poi accelerando, perdendo il controllo, torna a completarmi, assaporando la piacevole sensazione di amore misto a soddisfazione con gli occhi serrati e le labbra schiuse, curvate in un dolcissimo sorriso.

Lo osservo abbandonarsi alle emozioni, e lo imito, perchè non voglio perdermi nulla di lui, voglio lasciarmi pervadere dal mio pezzetto privato di paradiso, prima che tutto questo,nel giro di qualche giorno, si trasformi in un inferno.

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A

 

Mi dispiace enormemente per tutto questo ritardo, è stata una settimana intensa per via della scuola e il tempo che trovavo libero non era mai abbastanza per riuscire a pubblicare. Spero che il cambio del rating non abbia dato problemi a nessuno, ma dovevo farlo, per come stanno andando le cose tra i due piccioncini. Sul serio, io li adoro, in qualsiasi versione.

Comunque, come al solito spero che il capitolo sia piaciuto, ripagando almeno un po' tutta questa attesa. Vorrei sapere cosa ne pensate, cosa ve ne pare della storia, se vi fa schifo, se vi intriga in qualche modo, se vi incuriosisce o che altro.

Nuovamente, ringrazio tutti coloro che seguono questa long, la mettono tra le preferite e la recensiscono.

Grazie di essere arrivati fino in fondo, vi prego non uccidetemi per quello che sto facendo succedere.

 

A presto, spero prestissimo

 

vostra

 

Luckily

 

 

   
 
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