Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: heydrarry    30/03/2014    2 recensioni
 Al ballo scolastico c’è chi si annoia, chi fa scherzi e chi viene corteggiato. Ma Teri, Ria, Eles e Mel non avrebbero mai immaginato che sarebbero state inseguite da un mostro.
Le quattro ragazze si ritrovano in un nuovo mondo, con creature mitologiche e ragazzi provenienti dal futuro a cui si uniranno per evitare l’ennesima guerra tra gli dei dell’Olimpo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'T.R.E.M'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 12

 

RIA

 

Entrai nella mia cabina, la sedicesima del Campo e una delle più vuote. Essendoci solo io, la notte sentivo sempre di più la mancanza di casa. Mi mancava il mio papà brontolone che non voleva vedere i cartoni che Onny insisteva per vedere. Mi mancavano le patatine fritte un po’ bruciate che mio padre preparava. Mi mancava la sua espressione corrucciata quando lavorava ad un caso giudiziario particolarmente complicato.
Avrei voluto un fratello lì, con me. Avrei voluto Ethan.
Nemesi non si dava da fare quanto Afrodite, evidentemente, oppure i suoi figli non erano ancora giunti al Campo. Presi la borsa delle Vendette, ci misi dentro il coltello di Ethan, un sacchetto di ambrosia e un paio di magliette e jeans puliti. Mi avviai verso l’uscita della cabina, poi mi voltai a guardare il muro opposto. Il ritratto del fratello che avrei voluto mi guardava, e sentii una scintilla di orgoglio nel petto. Se fossi tornata viva e vittoriosa, avrei onorato Ethan e soprattutto Nemesi. Ma dovevo ancora lavorare sul ‘viva’, quindi preferii non viaggiare troppo con la mente.
Mi obbligai a smettere di fissare la foto di Ethan e a uscire da lì.
Appesi la borsa al letto e poi uscii fuori per l’allenamento. Mancavano ancora venti ore al momento in cui saremmo dovute partire e sentivo già il nervosismo prendere possesso di me. Non dovevo, non potevo e non volevo sentirmi così vulnerabile. Contemporaneamente ero impaziente di mettermi alla prova, di dimostrare il mio valore di semidea.
Presi un’inoffensiva spada di legno e, dopo aver tentato di tranquillizzarmi, cominciai ad allenarmi con un fantoccio. Quell’attività di concentrazione, fatta di fendenti e sudore, riuscì a farmi dimenticare il nervosismo per l’impresa.
Sentivo i muscoli bruciare, ma non ci facevo caso. Volevo essere in piena forma, impresa o meno. Ero una semidea e dovevo avere l’aspetto e l’anima di una semidea degna di Nemesi. Avevo deciso di non chiamare Arika per allenarci insieme. Preferivo mettere in pratica da sola dei suoi insegnamenti, e poi lei si stava allenando nelle arrampicate. Mi stavo beando nella fatica e nell’impegno, quando, venti minuti dopo, delle voci mi interruppero.
«Hey bambina.» Riconobbi la presunzione e l’infinita voglia di prendere in giro e far arrabbiare tipica del dio della guerra e dei suoi discendenti.
Erano Daniel e Rupert Ripton, i due gemelli figli di Ares. Non avevo voglia di farmi prendere in giro per poi togliermi il sassolino dalla scarpa, cosa che facevo sempre. Ero semplicemente troppo in ansia.
Andai a riporre la spada di legno e feci per allontanarmi, ma quei due mi si piazzarono davanti.
«Levatevi. Non sono dell’umore» sbottai.
«Non ci pensiamo nemmeno per un secondo.» replicò Daniel.
«Perché, voi pensate?»

Rupert alzò gli occhi al cielo, mentre Daniel ridacchiò. Mi si avvicinò. Era poco più alto di me, ma molto più muscoloso.
«Sei coraggiosa, Johnson.» disse Rupert. I suoi occhi che sembravano ambrati alla luce del sole brillavano di ammirazione. Ed era sospetto.

«Per questo abbiamo deciso di darti questo.» proseguì Daniel. Sollevò il braccio e lo fece avvicinare a velocità della luce al mio viso. Pensai stesse per sferrarmi un pugno, così feci un salto indietro, per istinto. Invece mi porse semplicemente un disco di bronzo.
«Che cos’è?» domandai, dubbiosa.
«Prova a lanciarlo.» replicò Daniel.
Lo presi dalla mano di Rupert. Lo analizzai per un po’. Era simile ad un cd senza buco al centro, ma completamente di bronzo. Era leggero e lucido.
Immaginai cosa sarebbe successo se l’avessi lanciato. Liquido puzzolente e non lavabile, molto probabilmente. Oppure un rumore imbarazzante.
«Non è come uno dei tuoi giochetti.» disse Daniel, sorridendo. Sarebbe stato anche un bel ragazzo se non fosse stato così stupido.
Lo lanciai, ma non atterrò da nessuna parte. In realtà non si mosse nemmeno di un millimetro. Si trasformò in uno scudo. Il cambiamento repentino di peso sul braccio mi fece perdere l’equilibrio e caddi sull’erba.
«Accidenti.»
I due gemelli risero. Mi rimisi in piedi, cominciando a pensare a come avrei potuto organizzare la figuraccia del secolo in meno di un giorno. Ma per quel momento preferii ribattere.
«Ah - ha. Che divertente.» dissi, buttando per terra lo scudo. Lo scudo cominciò ad assottigliarsi sempre di più, poi si ridusse di dimensione e tornò ad essere un innocuo disco.
«Hey! Ma che fai? Quello è il mio scudo!» esclamò Rupert.

«Sì, il tuo scudo che fa gli scherzi. Che biricchino.» ribattei, senza sorridere.
«Sono serio.» disse Daniel, cercando il mio sguardo. Mi afferrò per le spalle e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Poi guardò il fratello e aggiunse: «Siamo seri.»
«Te la cavi con quel coltello, ma una protezione in più non fa mai male.» aggiunse Rupert. «Devi solo fare pratica con l’apertura. È un po’...brusca.»
“Decisamente troppo brusca.” Avrei voluto aggiungere. Ripresi il disco da terra e lo misi nella mia borsa delle Vendette.
«Grazie.» dissi. I due fratelli sorrisero. Rupert si allontanò, mentre Daniel esitò per qualche secondo, guardandomi. Poi si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla.
«Sta’ attenta, Ria.» disse, puntando i suoi occhi fissi nei miei. Era la prima volta che mi chiamava per nome.
«Lo farò.» risposi, senza distogliere lo sguardo.
Il ragazzo si allontanò e raggiunse il fratello. Poi si girò una seconda volta a guardarmi.

Quella sera era la serata dei fidanzatini. C’erano i ragazzi più piccoli, come me, che non erano ancora fidanzati ma non era tanti quanto le coppiette che si tenevano per mano – per menzionare l’esempio più casto.
Mi limitai ad osservare molto, quella sera, cosa che non mi pesava e non mi annoiava.
Scorsi Eles e Liam, poco più lontani, intenti a parlare di musica. Non si capiva cosa ci fosse tra quei due, un secondo prima sembravano due amici che scambiavano due chiacchiere e un secondo dopo qualche gesto o uno sguardo particolare sembrava significare altro, ma è probabile che fosse una mia impressione. Solo perché Eles non lo snobbasse come faceva con i tizi di scuola non significava che avesse interesse.
Teri, Gregor e Nico erano insieme, come sempre, ma Teri si era tenuta lievemente in disparte, lasciando spazio accanto a lei, spazio che Leo riempì subito. Se per Liam e Eles c’era un dubbio, per Leo non c’era bisogno nemmeno di porsi la domanda. Era da quando era ritornato al Campo, poco dopo che Teri era stata riconosciuta, che lui le aveva messo gli occhi addosso. Li avevo visti allenarsi insieme con la spada, nell’arena. Arika me li aveva indicati quando si erano seduti insieme e aveva annunciato la cotta giornaliera di Leo Valdez. Una settimana dopo, però, Leo girava ancora intorno alla figlia di Ade.
Teri non era mai stata loquace, con Leo ancora di meno, ma lo ascoltava. Se non avessi saputo che avesse sangue in comune con Nico li avrei visti come la coppia perfetta.
James e Mel erano seduti vicini, anche se erano nel gruppo dei ‘single’. La ragazza non faceva altro che spintonarlo via scherzosamente quando lui le si avvicinava imitando un bacio.
«Guarda Annabeth e Percy, vedi, così fanno!» esclamava e Mel replicava con un “Imitali senza la mia collaborazione”.
Gli occhi verdi del ragazzo e quelli grigi della ragazza brillavano di una luce che non avevo mai visto, o almeno non avevo mai visto a loro. Sentivo già i mormorii dei figli di Afrodite su “quanto fosse inadatta (o poco truccata) la secchiona per quel fusto di James” e “hey, ma hai visto che capelli?”.
Tutti spensero le lanterne quando i fuochi d’artificio cominciarono a esplodere nella notte. I rumori degli sbaciucchiamenti non si sentivano più. Tutti guardavano quello spettacolo di luci e colori davanti a sé.
Daniel e Rupert erano dietro di me, e non facevano altro che tirarmi dei fili d’erba tra i capelli. Sbuffai, spazientita e lanciai direttamente una zolla di terra bagnata sulle loro magliette arancioni. Smisero di farmi le meches color prato all’istante. Perché, nonostante fossero un anno più grandi di me, erano così stupidi e infantili?
Il botto finale esplose in strisce azzurre, rosse e bianche. Seguì un momento di buio totale, poi le urla e gli applausi. Le lanterne si riaccesero.
Eles e Liam si sorrisero, poi si guardarono le scarpe, come se fossero intimiditi.
Mel e James continuarono a chiacchierare come se nessuno li avesse interrotti e io mi girai verso i gemelli Ripton che continuavano a ridere.
«Che avete in mente, voi due?»
«Niente.» risposero in coro, trattenendo invano una risata.
«Certo. E io ci credo.» li studiai con attenzione, cercando di carpire qualsiasi movimento strano.
«Hey, ma dov’è Leo?» chiese Daniel.
«E Teri?» aggiunse Rupert, con una disinvoltura tanto finta quanto la loro stupidità. Ma mi guardai intorno cercando Teri e Leo, come fecero gli altri mezzosangue che avevano sentito i gemelli fare quelle domande. Nessuno vedeva da nessuna parte la figlia di Ade e il figlio di Efesto. Trattenni una risata anch’io. Non era una mia impressione, quindi Teri non era maleducata con Leo, ma nemmeno estroversa. Era piuttosto misteriosa, ecco, e dopo averla sempre vista sola il pensiero di vederla accanto a Leo, quel ragazzo basso e magrolino che le stava sempre dietro, mi sembrava strano. Bè, più che vederla, immaginarla. Non era di certo una di quelle ragazze che scrivono il nome del proprio ragazzo ovunque circondato dai cuoricini.
Nico serrò le mascelle. Aveva l’aria di chi avrebbe sguinzagliato qualche anima e segugio infernale nella cabina di Efesto.
Ognuno tornò alla propria cabina. Molti facevano battute su Valdez e Nabaci, ma quando Nico e Gregor entrarono nella cabina Tredici smorzarono l’entusiasmo dei figli di Afrodite. E un po’ anche il mio.
«Teri sta già dormendo!» esclamò Nico, con aria più tranquilla.
«E Leo è con lei?» chiesero alcuni figli di Afrodite, sorridendo speranzosi. Nico lanciò loro un’occhiata truce.
«Leo è in laboratorio.» disse Nyssa. «L’ho appena visto. Spiacente, figli di Afrodite, niente fantasie sulla Tereo
I figli di Afrodite sembrarono dispiaciuti.
Andai nella cabina Sedici, ancora ridendo. I figli di Afrodite erano davvero...particolari.
Qualcuno bussò alla mia porta.
Andai ad aprire togliendomi la bandana bianca dai capelli e pettinandomeli con le dita.
Sull’uscio c’era Rose, la figlia di Dioniso. Avevo parlato qualche volta con lei e ci eravamo divertite a rovinare i vestiti dei figli di Afrodite. Ovviamente non eravamo state scoperte, erano i figli di Ermes quelli con la brutta reputazione.
«Hey Johnson!» esclamò Rose, sorridendo.
«Non essere così felice. Sono così triste per la Tereo. Chissà quanti viaggi mentali si erano già immaginati i ragazzi della Cabina Dieci ma quei viaggi resteranno nelle loro noccioline di cervelli» dissi, con finto tono grave.
Rose sospirò e scosse la testa, muovendo i suoi capelli ricci e lunghi con fare teatrale.
«Comunque, hey Cespuglio!»
Rose mi fulminò con lo sguardo.
«Non chiamarmi Cespuglio. C’è chi invidia i miei capelli» replicò la figlia di Dioniso. Chissà che effetto faceva avere il padre nel Campo. Preferii non chiederglielo.
«Okay scusa, Cespuglietto» replicai, scompigliandole i capelli.
«Ad ogni modo» disse Rose, cercando di sistemarsi i capelli con le dita. «Sono venuta qui per darti questo».
Mi porse un braccialetto di perline rosso scuro, del colore del vino.
«Oh, grazie. Lo mostrerò ai mostri che disturbano gli Inferi e dirò “Temete, questo è il braccialetto di un Cespuglietto!”» dissi ridendo. Rose rise.
«Idiota, è solo un segno del mio incoraggiamento» disse la ragazza.
«E io lo apprezzo» risposi, guardandola negli occhi e sorridendo. Rose mi abbracciò.
«Detesto questi momenti» borbottò. Ridacchiai.
«Tranquilla, Cespuglietto, tornerò presto».
Rose annuì e sorrise. Mi augurò la buona notte e la buona fortuna, lasciando la Cabina Sedici.
Mi sedetti sul letto e svuotai la mia borsa per controllare, per l’ennesima volta, che ci fosse tutto. Quei gesti maniacali servivano a controllarmi. Indugiai sul disco di bronzo che mi avevano regalato i fratelli Ripton. Ci tenevano davvero molto a me, evidentemente. O forse quel coso nascondeva qualche inganno. Notai sul disco dei bellissimi decori circolari che riflettevano la luce. Pensai ai due gemelli e che forse, un giorno, saremmo potuti andare d’accordo.
Accarezzai il coltello avvelenato di Ethan, ben avvolto nella sua fodera, poi il braccialetto donatomi da Rose e infine una foto mio padre e mio fratello addormentati sul divano che avevo scattato io il Natale precedente. Presi un respiro profondo, appesi la borsa al letto e mi infilai sotto le lenzuola. Avrei dovuto affrontare quella missione, e avrei dovuto farcela per il bene di tutta la mia famiglia, sia per mio padre e mio fratello che per Daniel, Rupert, Arika, Chirone, Niall e tutti gli altri. Dovevo dare il mio meglio, non volevo deludere le mie compagne di avventura. Dovevo portarla a termine e onorare il nome di Nemesi. Rivolsi uno sguardo alla foto di Ethan e sussurrai ma con voce decisa:
“Non ti deluderò.”

 

Spazio autrice
Okay, ecco il dodicesimo capitolo. Sono riuscita finalmente a postarlo, yay! Ringrazio, come sempre, Kalyma P Jackson per la sua recensione e vi invito a leggere la sua storia stupenda cliccando sul suo nickname. Ne vale davvero la pena. Ringrazio altresì gli altri giovincelli che recensiscono e che recensiranno, sia positivamente che negativamente.
Un bacione e alla prossima! x

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: heydrarry