Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Sanae Nakazawa    13/12/2004    20 recensioni
La mia vita è in fase di stallo. Certo, la sua presenza per qualche giorno non può che farmi bene, ma mi sento privato di qualcosa che posso associare alla parola "stabilità". Senza parlare del fatto che il passato mi consuma poco a poco...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Due

Il locale, come prevedibile, era molto affollato durante l'ora di punta. Fiotti di uomini imbacuccati nelle loro lunghe vesti, donne cariche di pacchi, bauli e pargoli, studenti di Hogwarts che godevano i pochi giorni di vacana rimasti.
Lo scenario non differiva tanto da quando ci andavo io a Hogwarts, pensai dall'alto della mia bibita analcolica.
Mi tornò alla mente, come se fosse ieri, la sensazione di pace e benessere provata nello stare seduto al Leaky Cauldron, Harry da un lato, Hermione da un'altro, e montagne di libri tra le gambe. Il pensiero di tornare a scuola di lì a pochi giorni.
La voglia di incontrare persone che dopo giugno non si sapeva che fine facessero.
Mi meravigliai e presi a guardarmi intorno spazientito. Che lei facesse tardi era proprio un eufemismo. Se non fossi stato così assonnato e irritato dal chiacchiericcio della folla che affollava il pub, sarei scoppiato a ridere, perchè lei non faceva mai attendere le persone con cui aveva appuntamento.
Probabilmente, però, faceva attendere i vecchi amici.
I miei occhi si incontrarono con quelli di una studentessa molto carina, dal tavolo di fronte. Il suo vicino le diede un gomitata infastidito. 
Tutto si ripeteva.
Tutto, a sedici, diciassette anni, era totalmente monotono.
Routine.
Termine usato a vanvera, eppure così vicino alla vita di chiunque. Tutti seguiamo una routine. Chi più, chi meno.
Tutti mangiamo, dormiamo e ci svegliamo. Magari non allo stesso tempo, ma lo facciamo. Quindi è un'abitudine, una routine.
Hermione non si faceva viva, così ordinai un'altra bibita, spruzzata di gin, stavolta.
Mentre col dito accarezzavo l'orlo del bicchiere mi tornarono alla mente le sue parole, poche ore prima. 
Aveva usato la Metropolvere e la sua testa era apparsa in casa tutto ad un tratto, mentre espletavo il fastidioso compito di radermi il viso.
"Oh Ron! Ho bisogno del tuo aiuto!"
Per un attimo mi ero sentito compiaciuto della cosa. Molto compiaciuto.
Poi ci avevo pensato su, presentarsi (anche se non proprio fisicamente) in casa mia a quell'ora assurda del mattino, dopo più di un mese di assenza, non salutare, non informarsi sul mio stato di salute. Chiedere aiuto e basta.
Egoismo bello e buono, convenni, sempre miscelando i miei pensieri all'irritazione di quel ritardo non previsto. Ma Hermione poteva essere egoista quanto voleva. Con me l'aveva sempre avuta vinta, e sempre così sarebbe stato.
Sei anni dal diploma ad Hogwarts e non era cambiato nulla.
Notai una figuretta conosciuta farsi largo tra la folla del locale ed avvicinarsi al mio tavolo. Scostai leggermente il bicchiere dalla mano, al quale avevo dato un sorso scarso, e la guardai cercando un motivo per sorriderle. Ma non fu facile trovarlo.
Lei, invece, era un turbinio di sorrisi. Si avvicinò, sorrideva, si sedette, sorrideva.
Indossava un twin set color corallo, piuttosto brutto. Ma era chiaro che aveva avuto poca cura del suo aspetto, dal momento che ad attenderla c'era solo il suo vecchio amico che la avrebbe aspettata pazientemente e non avrebbe notato quanto poco si era curata per lui.
Sorrise, di nuovo, e ordinò un caffè. Non avevo mai visto Hermione bere caffè, un'altro dei cambiamenti parigini?
"Ci sono stati dei problemi all'ultimo secondo" si giustificò lei, agguantando dalla sua borsa un'elastico col quale raccogliere la massa incolta di peluria che le copriva la testa. Altra mancanza di cura, notai, senza più stupirmene.
"E' da molto che aspetti?"
La guardai furibondo "Più di mezz'ora. Stavo per andar via"
Hermione si morse le labbra, suo tipico atteggiamento quando si trovava in difficoltà, ma bastò la sua espressione frustrata a far calmare quell'ira di poco fa.
"Fa nulla..." bofonchiai dopo poco "...noitutti sappiamo quanto sei in fissa col lavoro. Come mai sei tornata?" chiesi portando il bicchiere alle labbra. Nel frattanto il caffè di lei era stato egregiamente servito in una tazza variopinta, che mi ricordò il nostro ultimo anno ad Hogwarts.
Erano stati nello stesso posto, lo stesso periodo e ad Hermione aveva servito il thè nella stessa tazza.
Cos'era cambiato da allora?
Alcune cose, che per altri sarebbero stati più che altri *particolati irrilevanti*. Il gin nel mio bicchiere e i miei capelli, ormai raggiunto il traguardo delle spalle. E anche la mia irritabilità, pari a zero rispetto all'adolescenza. Hermione non aveva la divisa, neanche la gonna a dirla tutta. Era in ritardo e beveva caffè. Curioso come la vita cambi le persone in così poco tempo.
"Il mio capo vuole una persona di fiducia a Londra per le prossime due settimane. Dovrò sbrigare alcuni affari, tutta roba noiosissima. Qualcuno dovrà pur farla, no?" sorrise lei, sorseggiando dalla tazza in maniera, certamente non voluta, sensuale "...ma in tutto sarò impegnata un paio di giorni". 
Cercai di sorridere, di nuovo senza successo, così bevvi anche io dal mio bicchiere, col risultato che scolai tutto senza neanche volerlo.
Dovrò sicuramente dare qualche delucidazione sull'occupazione di Hermione, che, da circa un anno, viveva all'estero, nella periferia di Parigi.
Subito dopo usciti da Hogwarts tutti i più grandi enti del nostro mondo avrebbero pagato carte false per averla con se.
Era uscita da scuola con voti eccellenti, la McGranitt il giorno del diploma quasi piangeva.
Poi era la fida compagna di Harry Potter, assieme allo sfigato dai capelli rossi. Quella che era stata presa dai cattivi in ostaggio. Quella che aveva destato la preoccupazione di milioni di maghi e tenuto gli stessi col fiato sospeso per settimane.
Alla fine aveva deciso per una modesta casa editrice londinese che aveva contatti anche col mondo babbano. Molte opere babbane, di importanza maggiore, erano state stampate da essa in edizione extralusso, e viceversa per alcuni racconti che dai babbani venivano visti come una specie di mondo immaginario o favole.
Insomma, tutto pur di vendere.
Comunque il lavoro di Hermione coinsiste nella mediazione con gli scrittori, coi fornitori, coi negozi. Lei è quella che incanta gli apparecchi per la produzione, che spedisce gufi di sollecito all'autore troppo lento, che risponde alle lettere di lamentela.
La chiamano manager redazionale, ma è solo una tuttofare sulla quale tutti fanno affidamento. Brava, brillante e comprensiva.
Persino il direttore ne sa meno di lei, ma nessuno osa farlo presente. Da qualche mese avevano una grave falla con la loro filiale francese. Una falla grossa al punto di richiedere l'intervento di qualcuno che le palle, perdonate la volgarità, le avesse per davvero.
Così Hermione era partita, da un giorno all'altro, lasciando in sospeso tante cose.
"Tornerò prestissimo!" aveva esclamato mentre la aiutavo a districarsi tra i bauli. Ma era tutto falso, e avrei dovuto intuirlo.
Qualche gufo di rado. Una chiacchierata con la Metropolvere, o meglio con la sua testa (trasportarsi per intero era troppo costoso) e l'amarezza che forse non sei così importante come credevi.
"A cosa pensi?" fece dopo poco. Cercai nuovamente di sorriderle, e stavolta ci riuscii di cuore. L'alcool cominciava ad entrare in circolo.
"Nulla 'Mione. Parlami meglio del tipo di aiuto che ti serve. Hai bisogno di ospitalità, ho capito bene?"
Lei annuì posando la tazza dei miei ricordi sul tavolo "Se per te non è un problema, naturalmente. Ti darei fastidio solo dieci giorni, massimo quindici" sorrise mordendosi nuovamente le labbra.
Ordinai del caffè anche per me. "Casa mia è casa tua..." dissi platealmente osservandole la scollatura della maglia "...non credo sia il caso di dar pena ad Harry, anche se la sua mogliettina ne sarebbe deliziata. Non fa che chiedersi quando tornerai in pianta stabile in Inghilterra"
Lei sorride imbarazzata, si appoggia una mano sulle clavicole, distoglie lo sguardo. Reazione prevedibile.
"Ginny mi ha invitata personalmente a stare da loro ma..." fu interrotta dall'arrivo del mio caffè. La pregai di andare avanti con un gesto della mano.
"...si sono sposati da due mesi! Con quale coraggio mi piazzerei da loro? Senza contare che con te sono più a mio agio e che ultimamente abbiamo passato poco tempo insieme ultimamente"
Qualcosa che non andava. In quella frase c'era qualcosa che non mi suonava giusto. Non mi diedi pena di scoprire cosa, e mi scolai anche il caffè con la stessa mole della bevanda di poco prima.
"Non c'è problema. Io sono in ferie fino al mese prossimo" lei sorrise, ennesimo sorriso da mettere nella lista, io sorrisi.
Non mi stupiva che Hermione mi piacesse ancora, nonostante fossero passati più di dieci anni. Era semplice e diretta. Odiava le ingiustizie e faceva passare ogni suo cattivo gesto per una premura.
Quando avevo diciotto anni mi piaceva pensare che un giorno l'avrei sposata. E che magari ci avessi sfornato una mezza dozzina di pargoli, realizzando il sogno di mia madre. Che avremmo avuto una casetta sul lago e che avremmo fatto l'amore ogni sera.
Confessavo spesso ad Harry queste fantasie "Sei tutto matto" mi diceva ridendo. Ma io facevo sul serio.
Ma, aimhè la mente umana è qualcosa di poco comandabile. Proprio quando ero deciso a parlarle dei miei sentimenti, cambiavo idea. Dopo dieci minuti mi pentivo. Poi di nuovo sicuro che la cosa giusta fosse tacere e reprimere.
Intanto la casetta sul lago andava sgretolandosi.
Ormai avevo quasi rinunciato all'idea. Lei così lontana, io così pigro e privo di iniziativa. Ero piuttosto peggiorato rispetto a quando ero ragazzo.
Le uniche capacità che avevo sviluppato da allora erano il cinismo e la pigrizia. Più che capacità chiamiamoli difetti.
E così non avevo una casetta, nè un lago. Ma un appartamento piccolo e scomodo nel pieno centro di Diagon Alley, appena sopra il negozio di Fred e George. Erano stati loro a raccomandarmi il proprietario, un tempo ci avevano vissuto, quando erano un duo di squattrinati imprenditori.
Avevo arredato tutto divertendomi da morire e, per un periodo, ci avevo vissuto con Harry. Ora invece toccava a lei, la fantasia della mia adolescenza e della mia giovinezza. Probabilmente della mia vita.
"Casa mia fa schifo" confessai "bisognerà darci una bella pulita, non lo faccio da secoli". Lei sembrava non aspettare altro.
"Perfetto! Se per te non è un problema posso ritirare il baule e mi trasferisco di già. Così posso subito iniziare la disincrostazione!" esclamò come se parlasse di una gita in campagna.
Io mi sentii molto felice. Insomma un pò di tempo insieme a lei, la casa messa in ordine dalle sue manine bianche ed immacolate, ed un pò di compagnia per le mie cene solitarie.
Davvero niente male, pensai.
Pagai il conto, ignorando le sue proteste riguardo l'opzione di fare a metà, ritirammo il bagaglio, più piccolo di quanto immaginassi.
Quando spalancai la porta del mio appartamento mi venne naturale osservare la sua reazione. Non era la prima volta che vi entrava ma era sicuramente la prima volta che varcava quella soglia per poi uscirne dopo così tanto tempo.
Lei sembrò tranquilla, ma un brillio innaturale le attraversò gli occhi. Avrei voluto abbracciarla e sussurrarle quanto ero felice.
"Domattina andiamo a fare un pò di compere" dissi mentre sistemavo il suo baule nella stanza degli ospiti, nella quale aveva risieduto Harry.
"Magari ci svegliamo presto" aggiunse lei, estraendo dall'armadio qualche lenzuolo pulito. Quella stanza era la più austera di tutta la casa.
Oltre al grande letto e ad un'armadio, gli unici ornamenti erano le macchie di umido alla parete.
"Ti va di mangiare fuori, stasera?" proposi senza aspettarmi nessuna risposta particolare. Lei sorrise ed annuì. "Bene" sorrisi di rimando uscendo dalla stanza "allora sistemati con calma e, appena sei pronta, ci organizziamo in qualche modo"
Andai in cucina e preparai del thè. Sentii la vaga nostalgia della figura di spalle di mia madre mentre lo faceva per me.
Mentre lo fece per me quel giorno d'estate.
Il fazzoletto rosa di Ginny inondato di lacrime, gli occhi rossi e brucianti.
Scossi la testa cercando di rimuovere quegli assurdi ricordi e mi concentrai sulla prospettiva di quella nuova, inaspettata occasione.

***********************************************************************************************

CONTINUA

***********************************************************************************************

I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!

Sanae
Hogwartstoryline


 

 

  
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sanae Nakazawa