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Autore: TaliaAckerman    02/04/2014    4 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Quando Jel si destò Gala era già sveglia, intenta a riallacciarsi le stringhe degli stivali. Notandolo si aprì in un timido sorriso. - Sei sveglio allora - constatò un po' rossa in viso.
- Già - concordò lui. Poi, cercando di buttarla sullo scherzoso, aggiunse:- Non avevo mai avuto così bisogno di una dormita. Ero sfinito.
Gala non rispose subito, ma si limitò ad annuire.
- Tu stai meglio? - azzardò il mago cautamente. La ragazzina fu scossa da un tremito, poi incrociò il suo sguardo e fece nuovamente un cenno affermativo con la testa. - Mi... Mi dispiace per quello che è successo ieri. Sono stata debole. - mormorò dopo qualche secondo.
Jel avrebbe potuto aspettarsi di tutto da lei, ma non questo. - Ma che dici, Gal? Debole tu? Hai una vaga idea di quante ragazze di quindici anni si siano mai trovate in una situazione come la nostra? - le chiese serio. - Cosa credi? Ho avuto paura anch'io. E... - deglutì - se ripenso a ciò che sono stato costretto a fare... Beh, è normale avere paura.
Gala aveva nuovamente gli occhi lucidi, ma si vedeva che pur di non scoppiare nuovamente in lacrime avrebbe dato tutto. Jel rimase un attimo a contemplarla, non sapendo cosa dire per darle un po' di conforto. Alla fine fu lei a parlare:- Non succederàmai più, Jel. Te lo prometto. Ora ho capito, e non ho intenzione di comportarmi come una bambina. - pareva che quelle parole le fossero costate ogni briciolo di determinazione che possedesse, ma il tono di voce era risoluto.
Il giocane sorrise: era maledettamente fiero di lei. - Dai, mangiamo qualcosa ora. - disse per cambiare argomento, allungando una mano verso la propria sacca. - Poi dovremo ripartire.
- Sì, certo... - rispose lei meccanicamente. Il mago estrasse dalla bisaccia del pane e l'involucro con il formaggio fresco che sua madre Lys gli aveva affidato prima che partissero. L'arsura dell'Haryar aveva ricordato loro di riempire le borracce, quindi di acqua ne avevano in abbondanza. Consumarono la loro rustica colazione in pochi minuti e senza scambiarsi una parola, poi si rialzarono, assicurarono le sacche ai due cavalli e vi montarono. Sia Ehme che Yin parevano in buone condizioni, anche se era da giorni e giorni che cavalcavano. Jel accarezzò con una sorta di affetto il collo spesso e teso della puledra argentata, prima di colpirle i fianchi con le staffe e ripartire.
Ora che la luce del sole era tornata ad illuminare il loro cammino, l'umore del mago si era fatto decisamente migliore; parecchie buone ore di riposo gli avevano giovato non poco e si sentiva decisamente più tranquillo rispetto alla sera prima. D'altro canto, non c'era alcuna traccia di inseguitori alle loro spalle - i Ribelli della locanda dovevano aver perso le loro tracce - quindi perché preoccuparsi tanto? Sarebbe bastato stare attenti: togliersi le appariscenti spille dal mantello tanto per cominciare, evitare i luoghi troppo affollati e mantenersi il più lontano possibile dalle grandi città. Se si fossero mantenuti nell'ombra, Jel dubitava che Theor sarebbe tanto presto venuto a conoscenza della loro missione. Un lieve sentore di paura era ancora presente dentro di lui, ma tali convinzioni aveva aiutato nell'assottigliarlo. E comunque, su una cosa non c'erano dubbi: una volta arrivati a Sasha avrebbero trovato tutta la protezione che potesse servire loro. Senza contare che, con il prelievo della Pietra di Tharia, il termine del loro viaggio si sarebbe trasformato da miraggio ad avvenimento, se non prossimo, almeno plausibile. Anche la sua preoccupazione per le condizioni di Gala si era affievolita; ancora una volta quella streghetta l'aveva piacevolmente sorpreso. Non si poteva dire che non fosse scossa per gli avvenimenti della notte precedente, ma aveva cercato in tutti i modi di reprimere i dubbi e le angustie, e Jel aveva l'impressione che ci fosse riuscita alla grande.
Il problema che rimaneva più grave, per il momento, era come si sentiva lui. Poteva cercare di convincersi a dimenticare quanto voleva, ma un omicidio non è cosa che si scorda tanto facilmente. Specialmente il primo.
Adesso basta! si disse arrabbiato. Cosa avresti dovuto fare? Lasciare che quel bastardo tagliasse la gola a Gala, eh?
Se solo avessi imparato come padroneggiare la manipolazione delle menti, se tu fossi stato migliore nulla di tutto questo sarebbe mai accaduto... Avresti potuto convincerli a girare largo e lasciarvi in pace... la vocetta maligna che aveva preso piede nella sua mente stava toccando le corde giuste. Ma in fondo, se tutti fossero stati "maghi migliori" sarebbe stato sbattere le ciglia per cancellare i propositi bellicosi dai Ribelli. O no?


- Consigliere Cambrest, consigliere Sterman. È un vero piacere rivedervi - sentenziò il maestro di Tharia, apparendo davanti a loro non appena le due Guerriere di guardia ebbero spalancato i portoni del palazzo reale a Sasha. Nell'incontrare finalmente un volto amico Jel sorrise, mentre allungava la mano per stringere quella del mago. Il Consigliere Raenys indossava un lungo abito verde smeraldo finemente ricamato con arabeschi dorati, e stretto in vita da una semplice ma elegante cintura di cuoio beige. Assicurata alla stoffa vi era la stessa spilla dorata che Jel e Gala avevano dovuto celare nelle tasche.
Gala imitò l'amico stringendo la mano del Consigliere, il quale li guardò con un misto di preoccupazione e ilarità. - Vi si potrebbe scambiare per viaggiatori qualunque. Cos'è successo alle vostre spille?
- Semplice precauzione - rispose il giovane tentando di mantenere un'aria disinvolta. Poi si accostò all'uomo di fronte a lui e, abbassando la voce, aggiunse:- Abbiamo qualcosa di cui parlarvi. - Raenys annuì e il sorriso si gelò sul suo volto. - Non c'è alcun problema. Se volete seguirmi nella sala delle conferenze...
I due maghi obbedirono senza fiatare, e lasciarono che il Consigliere li conducesse per varie, ampie sale e larghi corridoi. Avevano oltrepassato da parecchio la sala del trono quando la loro guida si fermò, facendo loro cenno di entrare in una stanza interamente in marmo bianco. A differenza degli altri locali che avevano attraversato, in quello non vi erano né tappeti variopinti né dipinti o arazzi ad ingentilire le pareti immacolate. Jel comprese che l'unico utilizzo di quella sala, spoglia eppure a suo modo elegante, doveva solamente essere quello di ospitare le riunioni e i consigli locali. L'unica forma di mobilio era un ampio tavolo in legno di mogano, circolare, attorniato da sedie dallo schienale particolarmente alto, una ventina in tutto. L'ambiente aveva un tocco di nobile, e al giovane ricordò molto la sala dove si svolgevano le sedute del Gran Consiglio; gli parvero passati secoli dall'ultima volte che aveva preso parte a una di esse.
- Avanti, parlate - li incalzò Raenys in tono serio e pacato. - Avete riscontrato qualche problema, durante i viaggio? E la Pietra d'Haryar è al sicuro?
- Certamente - rispose Jel estraendo l'involucro di stoffa che la conteneva. - Quando siamo arrivati a Jekse il maestro Althon era ancora a Città dei Re, ma il Governatore Greyo è stato disponibile nel consegnarci la Pietra. Il... - deglutì. - Il problema è un altro.
Il Consigliere si era fatto attentissimo. Jel poteva vedere distintamente la ruga di preoccupazione che si era formata sopra il suo occhio destro. Prese un lungo respiro, poi raccontò:- Alcuni Ribelli nordici ci hanno attaccati. Quasi una settimana fa, in una locanda poco distante dalla Grande Via.
Gala taceva; il mago pensò fosse meglio non citare il momento in cui la ragazzina aveva quasi perso la vita. Raenys non rispose subito: aveva la fronte aggrottata, i gomiti appoggiati sul tavolo in modo che i suoi palmi si sfiorassero. Pareva ponderante. - Non credo sia qualcosa di così grave - sentenziò alla fine e Jel avvertì il sollievo, caldo e piacevole, invadergli il cuore. Il mago continuò:- Potevano essere semplicemente Ribelli che poco sopportano i Consiglieri. E vi trovavate in una locanda, da quanto hai detto; probabilmente erano già ubriachi e hanno pensato di aggredirvi.
- Non... Non sembrava solamente gente che ha voglia di attaccar briga, perdonate il linguaggio - replicò Jel facendosi di nuovo teso. - Pareva che avessero... che avessero intuito che stavamo facendo qualcosa di importante.
- Questo non lo potremo mai sapere, temo - lo interruppe l'uomo in tono pacato, appoggiandosi allo schienale della sedia. - Ma non penso sia il caso di farne un dramma.
- Uno di loro mi ha quasi uccisa - intervenne Gala con voce fredda. Abbassò il colletto della casacca e mostrò al maestro la cicatrice che il coltello del Ribelle che l'aveva minacciata aveva inferto sulla sua gola. - Non erano intenzionati solo a metterci fuori gioco. Quelli ci volevano morti.
Jel provò una punta di disagio per il modo irruente e quasi irato dell'amica, ma al momento aveva cose più importanti a cui pensare. - Ha ragione - disse con gravità. Raenys li squadrò qualche istante. Alla fine disse lentamente:- In questo caso... - sbatté le palpebre - dovete fare ancora più attenzione. Può darsi che questi fossero semplici "attacca brighe" e può darsi di no. Non abbiamo modo di sapere se davvero Theor è venuto a conoscenza del nostro piano.
- Lo crede davvero? - domandò il giovane col fiato sospeso. - Credete che Theor possa averlo scoperto?
Il Consigliere scosse la testa, incerto. - Tutto è possibile. Non commettere mai lo sbaglio di sottovalutare quell'uomo, Jel. Prima di andarsene Theor è stato un Maestro alla corte del Re, ed è un uomo di grande talento. Grandi risorse. Non ho idea del come ma sì, ciò che mi hai chiesto è possibile.
- E noi che cosa dobbiamo fare, allora? - domandò Gala agitata. - Non possiamo rinunciare proprio adesso!
Il maestro posò gli occhi si di lei e rispose:- Potrei inviare un corvo alle corti di Ariador e Bianco Reame e Stato dei Re, ma sarebbe qualcosa di troppo appariscente. Le notizie viaggiano in fretta, e non possiamo permettere che i Nordici scoprano che il maestri di mezza Fheriea viaggiano alla volta di Città dei Re con le Pietre. Sarebbe equivalente ad un certo scoppio della guerra. E, in ogni caso, prima occorrerebbe chiedere l'autorizzazione da parte del Re e del Gran Consiglio... dubito che riusciremmo a terminare tutto in fretta.
- Perciò...? - Jel diede adito ai dubbi di entrambi. - Secondo voi qual è la scelta più giusta? - erano in una situazione piuttosto scomoda. Raenys si morse un labbro, senza riuscire a celare l'indecisione. Alla fine sospirò stancamente:- Non ci sono molte scelte, temo. Dovrete continuare il viaggio.
L'espressione di Gala pareva piuttosto scandalizzata, ma Jel la ignorò. Al contrario, annuì; fu un gesto meccanico, quasi completamente istintivo. - Credo che abbiate ragione, Consigliere - concordò. L'uomo sorrise, anche se mantenendo un'espressione estremamente seria, e disse:- Vi procurerò una scorta appena possibile. E vi consiglio di viaggiare solo la notte; nessun nome, nessuna dichiarazione ufficiale, anche se dubito che sareste così inetti anche senza le mie raccomandazioni. Non fidatevi di nessuno.
- Non ci servirà a nulla una scorta - protestò Gala a denti stretti. - Al massimo, solo a renderci ancora più visibili. Avremo metà delle spie di Theor alle calcagna in meno di due giorni - doveva essere incredibilmente tesa, ma il tono risoluto mascherava piuttosto bene le sue emozioni. Il giovane mago si trovò a malincuore d'accordo con lei: se volevano evitare altri guai l'innominato, e soprattutto il passare inosservati, erano indispensabili.
- In questo caso mi dispiace di non potervi essere ulteriormente d'aiuto - concluse il Consigliere alzandosi. Strinse le mani ai due maghi seduti di fronte a lui. - Buona fortuna per la missione - disse. - Spero che non avrete bisogno di contattarmi ancora.
- Vi ringraziamo, signore - rispose Jel cordialmente, esibendo il proprio miglior sorriso di cortesia. Era davvero grato per le parole d'incoraggiamento che Raenys aveva rivolto loro. Era di questo che lui e Gala avevano bisogno in quel momento. Il maestro li accompagnò fuori dalla sala delle riunioni conducendoli questa volta non verso le porte principali, ma i sotterranei. - Vi accompagneranno loro alla cripta - annunciò indicando due guardie posizionate ai lati di un'ampia scala a chiocciola. Sorrise tristemente - Ritirate la Pietra e tenetela al sicuro. Io manderò un corvo al maestro Camosh e lo informerò del vostro contrattempo. Per ora non posso fare di più. Al prossimo incontro, Consiglieri - e detto questo si congedò, camminando nella direzione opposta.
- Prendiamo questa dannata Pietra e poi andiamocene a dormire - borbottò Gala imbronciata, mentre i due si apprestavano a seguire i loro accompagnatori. Jel annuì; fintanto che rimanevano a palazzo e nella zona circostante potevano considerarsi sotto la protezione del maestro Raenys. Non avrebbero dovuto avere difficoltà a trovare un posto sicuro e discreto in cui riposare e fare rifornimento di provviste. Il tempo di fare tali considerazioni, poi il pensiero del giovane si dedicò interamente alla Pietra di Tharia.


- Sono splendide, non credi? - il sorriso di Gala era tirato mentre pronunciava quelle parole, eppure Jel lo ricambio con piacere. Il sacchetto contenente le prime due Pietre era posto sulle lenzuola, ancora chiuso, eppure la ragazzina lo stava fissando come potesse vederle. - Particolari, intendo. Sembrano vive.
Jel sorrise: nel prendere in mano la seconda Pietra aveva avuto conferma di ciò che la compagna stava dicendo in quel momento. - Hai ragione, non ho mai visto nulla di simile in vita mia.
- Insomma, sembra... sembra...
- Tenere qualcosa di vivo, lo so - completò il mago per lei. Rimase un istante in silenzio, poi disse:- Guardandole, capisco che ne è valsa la pena.
Gala alzò un sopracciglio.
- Di correre questo rischio. Insomma... sono il potere. Ci servono, servono a tutti noi. Non so come, ma ci aiuteranno a uscire da questo pasticcio. - le parole che aveva proferito erano sincere solo in parte, ma avevano un certo fascino per il mago. E poi, più instillava sicurezza in Gala meglio era.
Lei non rispose, ma si limitò a ricambiare il sorriso. - Sono felice di essere venuta con te, Jel. Anche se questo... mi ha portato a rischiare la vita, e non è detto che non accadrà di nuovo. Ma lo sai... era la mia occasione, quella che aspettavo da sempre. Voglio fare qualcosa per Fheriea, Jel. Ma sono contenta di non essere sola.
Il giovane incontrò lo sguardo della strega, stupito da quelle parole. In parte anche imbarazzato, forse. Nella durata del loro viaggio non aveva mai smesso di stupirlo, mostrando sempre nuovi aspetti del suo carattere, carattere che per anni Jel aveva pensato di conoscere appieno. Ora invece, il giovane si rendeva conto che esistevano infinite sfaccettature che lui non aveva mai neanche sospettato: Gala era una ragazza molto più complicata di quanto pensasse. Per la prima volta, si rese conto che forse avrebbe persino potuto piacerle; sorrise al pensiero. Lei era... beh, piccola. Decisamente troppo piccola per lui.
Ciò non toglieva che il mago provasse un affetto profondamente sincero verso di lei, unito ad un orgoglio nei suoi confronti che negli ultimi giorni non aveva fatto altro che rafforzarsi. Lei era sua sorella, la sua migliore amica. Ed era più decisamente forte e matura di gran parte delle quindicenni del continente.
Allungò una mano appoggiandola sulla spalla dell'amica. - Anch'io sono felice che tu sia con me, Gal. Come ai vecchi tempi. E ce la faremo, vedrai; non credo che avremo altri problemi.
- Speriamo - replicò lei. Si aprì in un sentito sbadiglio e aggiunse:- Scusami, io ora dormo. Non mi ricordo neanche più cosa voglia dire dormire in un vero letto...
La stanza che avevano occupato si trovava all'interno del palazzo reale stesso. Era situata nell'ala riservata agli ospiti stranieri, quindi anche altri Consiglieri. Luminosa e spaziosa, ospitava due ampi letti singoli posti alle pareti l'una opposta all'altra, e il pavimento in gelido marmo era reso ospitale dalla presenza di pregiati tappeti in varie gradazioni del verde, conferendo un tocco caratteristico..
Anche Jel era piuttosto provato per cui, dopo aver accuratamente infilato il sacchetto delle Pietre in una tasca del mantello, si stese sul proprio letto. Sprofondò con la testa fra le pieghe del cuscino e soffocò un sospiro di sollievo. Ora che potevano permettersi quel lusso, non voleva perdersi l'occasione di sfruttarlo al meglio.
- A che ora ripartiremo domani mattina? - la voce di Gala gli giunse lontanissima e ovattata, mentre già il mago era li lì per assopirsi. Rispose sonnolento:- Non c'è fretta Gal. Quando ci saremo riposati partiremo per il Bianco Reame, ma ora dormi. Ne abbiamo bisogno.
Rimase sveglio quel tanto che gli permettesse di sentire la ragazzina che si levava la casacca e si stendeva sotto le coperte, ancora quasi interamente vestita. Sperò che anche lei riuscisse a riposarsi tranquilla. La tensione che aveva avvertito durante il colloquio con Raenys si era allentata. Forse, la loro situazione non era poi così critica.




Note dell'autrice: buondì, eccomi qui. Non ho molto da dire: era il settimo capitolo, nulla di eccezionale o particolarmente movimentato (sorry xD) ma vi prometto che l'azione ormai non tarderà ad arrivare. Spero che questo vi sia piaciuto, ma in ogni caso aspettate il prossimo capitolo... ;) Saluto tutti i lettori e mando un bacione, recensite in tanti please :D Talia.
  
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