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Autore: Ashwini    02/04/2014    5 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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CAPITOLO VENTISETTESIMO: Comprensioni.



Pov. Amia

Tempo fa, quando realizzai di amare Andras seppi sin da subito che il mio era un sentimento che mi avrebbe condotto alla pazzia. Questo perché amavo Andras oltre ogni limite ed io, almeno una volta, non ero una ragazza che amava il brivido dell'eccesso, anzi, ci tenevo a starmene lontana dai guai il più possibile proprio per il mio caratteristico spirito di autoconservazione. Non intendevo provare più dolore di quanto già ne stessi subendo in quel periodo. Per tale motivo, quando scoprii di amare Andras, restai molto sorpresa. Piacevolmente sorpresa. Andras era il terremoto che aveva scosso le fondamenta del mio cuore quando meno me l'aspettavo. Sentivo che ormai le nostre anime erano così inestricabilmente intrecciate che il solo pensiero di separarle era inconcepibile. Il mio amore per lui non era dettato da una semplice eccitazione nell'immaginare di baciare ogni centimetro del suo splendido corpo, non attesa smaniosa di essere posseduta da lui ogni notte, ogni momento. L'amavo semplicemente perché era lui, perché mi completava alla perfezione come nessun altro avrebbe potuto fare. Ne ero innamorata e sapevo che mai avrei cessato di esserlo. Ora che ci penso, all'inizio della nostra storia avevo sperato che fosse lui il mio principe azzurro, poi avevo visto che in realtà era un cavaliere oscuro. E la cosa mi stuzzicava parecchio. Da allora avevo iniziato a vederlo sotto una nuova luce ed il mio mondo cambiò radicalmente. In meglio, s'intende. Anche lui, inconsapevolmente, aveva fatto notevoli passi in avanti con me. Io ed Andras, infatti, non lasciavamo che la tempesta ci travolgesse: noi l'affrontavamo a viso aperto con le mani saldamente unite. Sapevamo entrambi, ormai, che solo insieme potevamo farcela.

E allora perché, pensai, mi trovo qui, nella tana del lupo, da sola?

Beh, non è che avessi avuto molta scelta: o restavo al sicuro con Andras o mi facevo forza per andare a salvare mio padre dalle grinfie della mia antenata. Avevo scelto la seconda opzione e tutt'ora non me ne pentivo. Quando mi mettevo in testa di far qualcosa, infatti, la facevo e basta, senza ripensamenti. Ero fatta così. Inutile dire che la cosa aveva, oltre i pro, anche i contro. Comunque, anche se ero consapevole di non avere molte speranze contro Rea, mi sarei impegnata per darle filo da torcere. E poi, avevo ancora la speranza di riuscire a portar fuori di qui, sani e salvi, me e mio padre. Non era ancora stata scritta l'ultima parola: questa dipendeva esclusivamente da come avrei giocato le mie carte.

Indipendentemente da come sarebbe finita, però, ero molto contenta delle scelte che avevo fatto, compresa quella di amare Andras.

<< Da questa parte, signorina. >> mi disse all'improvviso l'uomo vestito di nero che mi stava accompagnando da Rea. L'avevo riconosciuto subito: era Marcus, l'uomo delle mie visioni.

Dopo che Damien mi aveva lasciata nelle sue mani, non avevo fatto molto caso a ciò che mi circondava: ero troppo sconvolta. Mi era passato tutto davanti senza che io battessi ciglio. Ormai, ero convinta di averle viste proprio tutte.

Chissà, però, magari la mia antenata sarà l'eccezione che confermerà la regola...

Non fui per niente contenta di quel pensiero, così lo scacciai in fretta dalla mia testa. Mi imposi, quindi, di concentrarmi.

<< Sapevate che sarei venuta, vero? >> dissi. Era tutto talmente organizzato e perfetto che mi era impossibile non pensare che io non ero un ospite inatteso lì, al quartier generale della CGE.

L'uomo annuii. Aveva un perenne sorriso in volto. Un sorriso sinistro.

Rabbrividii.

<< Lei com'è? Rea, intendo. >> chiesi con finta nonchalance.

L'altro si girò leggermente per potermi guardare meglio in viso. << Vi somigliate molto per certi aspetti. >>

Arricciai il naso, disgustata. << Non credo proprio. >>

Marcus piegò la testa all'indietro e rise piano. << Tu non la conosci come la conosco io. Vedrai, ad un certo punto vi intenderete alla grande. Dopotutto, buon sangue non mente. >>

Non parlai per tutto il resto del tragitto dall'ingresso dell'enorme struttura d'acciaio alla fine del corridoio in cui poco prima mi aveva introdotta. Giungemmo davanti una porta in legno chiaro. Marcus bussò e, quando una vellutata voce femminile ci diede il permesso di entrare, mi aprì galantemente la porta.

Mentre varcavo la soglia per entrare nella stanza, Marcus mi seguì con lo sguardo maligno che mi aveva rivolto prima. Gli rifilai la peggiore occhiataccia del mio repertorio e, alla fine, gli chiusi violentemente la porta in faccia.

<< Credevo che conoscessi almeno la buona educazione, mia cara nipote. >> mi sentii richiamare.

Mi voltai, trovandomi di fronte una giovane donna dai tratti delicati. Era davvero bellissima con quei capelli rosso fuoco e gli occhi color cioccolato.

Ha i miei stessi capelli...

Indurii il mio sguardo. << In questo luogo nessuno la merita. >>

Lei si portò una mano alla bocca, nascondendo una risata. Il sorriso non raggiunse gli occhi, però, e questo mi mise in guardia.

<< Vieni, cara. >> disse in seguito << Siediti pure. Noi due abbiamo molto di cui parlare. >> finì, gentile, indicandomi la poltrona rossa al suo fianco.

Incrociai le braccia sotto al seno per poi alzare il mento, spavalda. << Non mi fido di te. >>

Gli occhi di Rea divennero di ghiaccio. << Ho detto: siediti! >>

Dopo quelle parole, non riuscii più a controllare il mio corpo. Infatti, senza nemmeno rendermene conto, mi ero già seduta sulla morbida poltrona. Rapida, cercai di alzarmi ma, ancora una volta, qualcosa mi impedì di farlo. Ricaddi seduta, esausta.

<< Ti odio. >> sputai fra i denti.

Rea si sedette composta sulla poltrona davanti a me. Infine, giunse le mani sotto il mento. << Voglio che tu mi ascolti per tutto il tempo che mi necessita. >>

<< Non mi interessa ciò che hai da dirmi. Incatenami pure in una squallida prigione! Fallo, ma libera mio padre! >> risposi, rancorosa.

La mia antenata mi guardò per un attimo, dall'alto in basso, poi rimise al suo posto la maschera gentile di poco fa. Non mi lasciai ingannare, restando in posizione di difesa.

<< Ti farò vedere tuo padre, dopo, te lo prometto. >> garantì << Ma credo che quello che ho da dirti ti interesserà molto più di quanto immagini. Ti conviene ascoltarmi. >>

Strinsi le labbra in una linea dura, pensando che forse, se non avessi acconsentito, lei avrebbe fatto ancora del male a mio padre.

Annuii.

Il tempo, nonostante tutto, passa prima o poi. Sarebbe trascorso anche stavolta portandosi dietro le orribili parole di Rea.

<< Bene, direi di iniziare dal principio. >> disse paziente la donna << Sai, non è sempre stato tutto così. C'è stato un tempo in cui io e le mie compagne vivevamo in pace col mondo che ci circondava, beh... è vero, anche allora qualcuno ci guardava con sospetto, ma noi non facevamo davvero del male a nessuno, solo ai demoni che se lo meritavano. Secoli fa, come oggi d'altronde, c'erano mele marce da eliminare una volta per tutte, e noi sacerdotesse agivamo in nome della sacra giustizia. Dopo, ci ritiravamo tranquille nei nostri templi, in pace. Non chiedevamo nulla in cambio delle nostre buone azioni, ci bastava il pensiero di aver salvato innumerevoli vite dalle sudice mani di quei mostri. >>

<< Andras non è un mostro. >> la interruppi, sapendo benissimo dove voleva arrivare. Il mio amore per Andras non avrebbe mai ceduto. Questa strega poteva dire quello che voleva. Ero sorda alle sue sporche accuse. << Tu lo sei per tutto quello che stai facendo. >>

Rea sospirò, ma non riuscii a capire se per la stanchezza o per la rabbia di essere stata interrotta nel bel mezzo del discorso. << Lui non è l'uomo che credi di conoscere. Lui è malvagio, Amia. >>

<< Perché tu, ovviamente, lo conosci. >> scattai.

Lei fece un gesto veloce con la mano e riprese da dove l'avevo interrotta: << Odiavo i demoni, li odiavo tutti. Tutti... tutti tranne uno. Indovina chi. >>

Trasalii. No, non era possibile.

<< Già, Amia, il tuo caro Andras. Lui mi ha ingannata. E sai perché? Perché voleva una cosa che solo io potevo dargli. >> continuò, brutale. La sua faccia si scurì pericolosamente ed io rabbrividii.

<< Cosa... cosa voleva? >> chiesi, cercando inutilmente di non far tremare la voce.

<< Le mie sacerdotesse ed io non siamo le uniche in questo universo. C'è un altro gruppo che pratica la magia sacerdotale. >> disse << Si fanno chiamare i Guardiani dell'Occhio e servono chiunque paghi profumatamente il loro servizio. Io li ho sempre disprezzati per questo. Il nostro dono non si usa per arricchirsi. Comunque, come dicevo, questi Guardiani predissero, a suo tempo, al padre di Andras che il figlio avrebbe trovato la sua prescelta in una mia discendente. L'imperatore, ovviamente, lo riferì al giovane principe, il quale, una volta sovrano, mi cercò. >>

Stavo cadendo come un castello di carte e questo mi spaventava. Cos'altro ancora avrei dovuto sentire?

Avevo un brutto presentimento e le gelide occhiate di Rea non facevano che fomentare le mie paure.

Deglutii, ma mi raddrizzai sulla poltrona per farmi vedere più sicura di quel che in realtà ero.

<< Continua. >> dissi con voce incredibilmente ferma. Potevo farcela.

<< Un giorno, Andras mi intrappolò alla fine di un passaggio dalla alte mura di pietra e mi disse che voleva solo parlare. >> disse << Lo ascoltai, sapendo benissimo che non ero abbastanza forte per combatterlo. Allora non ero pronta per affrontare i suoi poteri, purtroppo. >>

La osservai stringere le mani in pugni chiusi.

<< Di cosa parlaste? >> chiesi, sinceramente curiosa.

Rea si sistemò accuratamente le pieghe del lungo abito giallo che indossava. << Volle diventare mio amico a tutti i costi, Amia, e io ci cascai come una stupida, volendo credere alle sue persuasive parole per dargli almeno una possibilità. Non c'è giorno che non mi maledica per questo mio atto di ingenuità. >>

Chiusi per un attimo gli occhi, ferita che Andras non me ne avesse mai parlato. << Voglio i dettagli. >>

A questo punto tanto valeva concludere il discorso. Tanto, peggio di così...

<< Non successe niente fra noi, se te lo stai chiedendo. Solo... solo un bacio che io un giorno gli diedi a tradimento. Mi innamorai follemente di lui, anche se Andras non mi aveva mai incoraggiato. Lui mi rifiutò subito, urlandomi contro. >> raccontò dopo qualche secondo di pausa << Solo molto tempo dopo che mi lasciò, venni a sapere che era voluto diventare mio amico solo per convincermi ad unirmi con qualcuno per generare te. >>

La fissai intensamente e mi sorpresi di trovarla tanto vulnerabile. Sembrava davvero scossa a ricordare quel pezzo della sua vita. Io, comunque, non abbassai la guardia. Era meglio essere prudente fino alla fine.

<< Andras mi ha detto che lui ti ha vista la prima volta quando ti sei impossessata del mio corpo. Non ti conosceva, non sapeva perché lo odiassi tanto da desiderare vendetta. >> dissi, decisa a non farmi abbindolare. Io credevo ad Andras e per questo non avrei mai dubitato di lui. Sapevo che non mi aveva mai mentito da quando il nostro rapporto si era saldato giorni fa.

Rea non batté ciglio. << Anch'io ne sono restata sorpresa, a dir la verità. All'inizio, ho pensato che mentisse per non perderti, poi ho capito che lui realmente non sapeva chi fossi. O meglio, non sapeva più chi fossi stata per lui. >>

Sbattei ripetutamente le palpebre, confusa.

<< Qualcuno gli ha cancellato la memoria. >> spiegò, quindi.

Mi portai una mano alla bocca, stupita. << Sai chi è stato? >>

Rea scosse la testa, pensierosa. << No... non proprio. Ho un'ipotesi, però. >>

Con un cenno del capo la invitai a continuare.

<< Potrebbe benissimo essere stato suo padre. Ricordo che era abilissimo nel fare simili trucchetti mentali da giovane. >> rispose la donna, immersa nei propri pensieri.

<< A quanto ho capito non hai prove di ciò che dici, ma ammettiamo per un attimo che sia così. Perché Nadiel avrebbe dovuto fare una cosa del genere a suo figlio? Perché fargli dimenticare di te? >>

<< Intanto, Nadiel non avrebbe completamente cancellato la memoria ad Andras quella volta: lui ricordava ancora il suo obiettivo di trovarti per avere il suo erede. Il fatto di farmi dimenticare da Andras suppongo sia accaduto sempre per causa tua. Ragiona: se tu avessi saputo prima tutta questa storia, l'avresti mai amato? Ti saresti sforzata di accettare quel mostro così com'è se avessi saputo gli intrighi che hanno portato al vostro incontro? >> mi chiese Rea.

<< La tua teoria non è plausibile: il mio amore per Andras non è mai stato forzato. >> dissi << Mi sono innamorata naturalmente di lui. Non ho mai nemmeno associato il mio sentimento alla leggenda delle prescelte. Lo amo perché è lui, punto e basta. Anche adesso che mi hai rivelato queste cose lo amo. E lo amerò sempre, in ogni caso. >> ribattei, convinta, mentre il mio cervello lavorava senza sosta. C'era qualcosa che non quadrava. << Chi mi dice che non abbia cancellato tu la memoria ad Andras? >>

<< Perché mai avrei dovuto farlo? >> rispose, incredula.

<< Mettiamo allora che non sia stata tu. >> continuai, esasperata << Non c'è davvero nessun altro che avrebbe potuto fare una cosa del genere? >> chiesi, sospettosa << Come hai detto tu, i Guardiani dell'Occhio servono chiunque abbia le tasche piene... non devono fedeltà a nessuno. Avrebbero potuto dire ciò che hanno detto al padre di Andras anche ad altri. >>

Rea esitò, infine disse:<< No, nessuno a parte me e la famiglia reale di Alloces sapeva di te. >>

Inarcai un sopracciglio, scettica. Stava mentendo, era chiaro. Ma chi stava tentando di coprire? << Non capisco ancora cosa questo qualcuno abbia ricavato nel far perdere parte della sua memoria ad Andras, ma una cosa la so per certo: tu sei arrabbiata perché lui ti ha fatto un torto un tempo. Cioè ingannarti con una falsa amicizia e facendoti, seppur inconsapevolmente, innamorare di lui. Un torto che ti ha portata a fare proprio quello che voleva Andras: farmi nascere, certo, ma con un'eccezione, e cioè potermi sfruttare contro di lui, perché so che sono qui anche per questo, non credere che sia stupida. >> dissi << Ora, mi viene da pensare che il fatto che io sia nata come una sacerdotessa non fosse previsto, da te, intendo. Credo che tu abbia voluto la mia nascita per poter sfruttare i miei e i poteri di mio figlio un giorno, ma se io invece fossi nata umana, tua erede dopo una miriade di generazioni, cosa sarebbe cambiato? >>

Ero certa che qualcuno l'avesse influenzata nella sua scelta di farmi nascere come una sacerdotessa ed ero decisa ad indagare sulla faccenda il più a fondo possibile.

Rea rifletté per qualche secondo con una strana smorfia dipinta in volto. << Se tu fossi stata umana non... non... >> si bloccò, quindi si alzò dalla poltrona e andò di fronte la sua scrivania. Era di spalle, perciò non vidi cosa stesse facendo, ma la sentii armeggiare con un qualcosa di metallico. Subito dopo, si sentì un clic e poi la scrivania si spostò di lato, rivelando una scala che portava di sotto.

Mi alzai a mia volta, affiancandola. << Dove porta? >>

Rea indicò il passaggio segreto con un dito teso. << Al mio laboratorio personale e alla mia biblioteca. C'è un libro che voglio mostrarti; un libro che è entrato in mio possesso dopo che io e Andras ci siamo conosciuti tramite un mio amico. >>

Amico? Mmh... forse era questo misterioso amico di Rea ad averla convinta a far di me la sua erede, mostrandole il libro in questione.

Annuii, curiosa, e la seguii di sotto stando poi in silenzio per tutto il tragitto. Scendemmo parecchio sottoterra, tanto che gli scalini mi sembrarono infiniti ad un certo punto, comunque, non mi lamentai.

Rea inserì un codice nel piano metallico affianco alla porta d'acciaio di fronte alla quale eravamo giunte e mi fece segno di accomodarmi dentro.

Quando entrai nella stanza venni abbagliata da una forte luce, poi, scostando dopo un po' la mano dagli occhi, mettei a fuoco la più grande biblioteca che avessi mai visto, anche più grande di quella del palazzo di Andras.

Stupita ed affascinata feci un giro su me stessa per guardarmi attorno. << Wow! >>

<< Vieni, per di qua. >> mi richiamò Rea.

Mi portò davanti un bellissimo supporto in legno d'acero con una teca di vetro appoggiata sopra. Dentro la teca individuai un libriccino dall'aspetto antico e consumato dal tempo. Rea lo prese delicatamente fra le mani e lo aprì per farmelo vedere meglio.

<< Avrai letto della leggenda delle prescelte nel libro delle ''Leggende del mondo demoniaco''' scritto dal Consiglio dei supremi anziani del monte Catoth, il sacro monte dell'Impero di Alloces. >> esclamò la donna mentre io annuivo parola per parola. Ricordavo perfettamente il giorno il cui io e Raina leggemmo il primo brano del libro.

<< Bene, saprai anche che quel libro non è completo, che mancano delle informazioni. >> continuò.

<< Certo. >> risposi senza scompormi.

<< È una raccolta di pagine di diario, non un semplice documento. Colei che parla nei brani che mi accingo a leggerti è una prescelta di tanti anni fa. Ho scelto le sue memorie perché anche lei, come te, era contemporaneamente una prescelta ed una sacerdotessa. Casi come il vostro sono molto, molto rari. >> spiegò.

<< Sì, Andras me l'aveva accennato. >> confermai, tranquilla. Andras e le sue parole erano il mio unico punto fermo.

Rea mi lanciò un'ultima occhiata carica di significati e cominciò a leggere: << Caro diario, per la prima volta in vita mia sono innamorata. È una sensazione meravigliosa e vorrei tanto continuare a provarla... purtroppo, sai bene che devo per forza tenermi tutto dentro se non voglio che le mie compagne puniscano me e si adirino con lui. Lui, il mio Aspen... Aspen è un demone, per cui il nostro è un amore impossibile. Lo sappiamo entrambi, ma non riusciamo lo stesso a stare lontani l'uno dall'altra. Anche lui mi ama, io lo so. Non me l'ha ancora detto ma è così. Mi guarda come io guardo lui. Stasera abbiamo un appuntamento segreto al lago, caro diario. Augurami buona fortuna! >> si interruppe per girare pagina << Non è andata bene. Qualcuno sapeva di noi, qualcuno ha fatto la spia. Verrò giustiziata questa notte. Non potrò scriverti più, caro diario. Addio. >>

<< Dice solo questo nella seconda pagina? >> chiesi, triste per la sorte della ragazza.

<< Sì, come vedi ha scritto queste poche frasi velocemente, è molto probabile che dovesse chiudere in fretta il discorso. Però, c'è dell'altro. Alla fine, ha potuto scrivere dell'altro nel suo diario. >>

<< Come? Non doveva essere giustiziata? >> domandai, storcendo il naso.

<< Aspen l'ha salvata, sacrificandosi per lei. Ha proposto uno scambio: la sua morte al posto di quella della sua amata. Lei è stata esiliata. Non so dirti se oggi sia ancora viva. >>

<< Lui poteva salvarsi, ma non l'ha fatto. Si è sacrificato per amore... >> mormorai, pensando che io avrei fatto lo stesso per Andras. << Leggimi le altre memorie del suo diario. >>

<< Caro diario, sono ancora qua, viva. Viva per modo di dire, perché il mio amore non c'è più... è morto per me. Ho pianto per settimane... neanche adesso sto bene, in verità. Mi sento morta dentro, nell'anima, perché una parte di me se ne è andata via con lui. Lo rivoglio indietro! Lo rivoglio! Ma come posso riportare in vita un morto? Non posso... non esiste modo... Non ho nemmeno la forza di vendicarmi contro le mie vecchie compagne: sono completamente sola. Mi sento inutile. La mia vita non ha più un senso, caro diario. Scrivere di lui, però, mi tiene in qualche modo ancorata alla realtà. Ormai, le mie uniche ricchezze sono i ricordi che ho con Aspen. Avrei comunque preferito morire con lui. Dato che lui è morto al posto mio, io non sono morta... se fossi morta io prima, entrambi saremmo potuti stare insieme nell'altra vita. Lui, però, ha voluto che io vivessi e per questo non me la sento di sprecare la vita che mi ha donato. Che ci ha donato... sì, caro diario, sono incinta. Ho deciso che proteggerò il mio bambino ad ogni costo. Spero che assomigli a lui... ci spero tanto. >> girò ancora pagina << Caro diario, ho chiamato il bambino come il padre, Aspen. Cresce sano e forte. Potente proprio come il suo papà. Forse di più... manifesta strani poteri... sembra avere persino i miei... è davvero strano. Siamo solo io e lui in casa, ma stiamo bene. Aspen mi chiede sempre del suo bel papà ed io gli dico tutto ciò che so. Ultimamente, Aspen mi ha chiesto di insegnargli la magia. Impara molto in fretta. Oltre che abile nella magia sacerdotale sa manovrare i poteri demoniaci. Ormai, sono convinta che abbia ereditato tutte le capacità mie e del padre, anche se quando le usa ne amplifica notevolmente la potenza. Mio figlio è straordinario, caro diario, sono molto, molto fiera di lui. Anche suo padre lo sarebbe, è un vero peccato che non possa vederlo crescere e diventare adulto. >>

<< Non c'è nient'altro? >> chiesi, alzando gli occhi dal diario segreto per osservare Rea.

<< No, il resto delle pagine sono strappate. Non so chi le abbia prese... forse le ha tolte la sacerdotessa stessa oppure l'ha fatto suo figlio. >> rispose, guardandomi a sua volta.

<< Aspen, il figlio di lei intendo, dov'è finito? Si sa? >> mi informai, sinceramente curiosa.

<< Nelle pagine precedenti si dice che un demone leggendario, quale Aspen era, non può in nessun caso morire. Nemmeno la magia sacerdotale può ucciderlo. Quindi, è sicuramente vivo da qualche parte... forse è ancora a casa della madre, ma nel diario non viene detto nulla a proposito di dove lui e lei vivessero. Questioni di sicurezza, suppongo. >> spiegò, riponendo con estrema cura il diario nella teca di vetro.

Perché lo posa? Non posso leggere le altre memorie della sacerdotessa?

Sbuffai.

<< Tutto ciò per farmi capire che il figlio mio e di Andras sarà anche più potente di un normale demone leggendario? >> conclusi.

Rea annuì. << Già, vostro figlio sarà più forte di quello che nascerà dalla tua amica e da Damien. Lui potrà usare la magia sacerdotale, come hai appena sentito. Cosa non trascurabile se consideri che le sacerdotesse sono le nemiche mortali dei demoni. Vostro figlio, invece, sarà praticamente intoccabile. >>

<< Sono sempre più convinta del fatto che qualcuno ti abbia convinta a farmi nascere come tua diretta erede. Dopotutto, un demone con una simile dote metterebbe in fuga ogni sacerdotessa con un minimo di buon senso, o sbaglio? >> osservai.

La donna accanto a me sospirò. << Marcus. >> confessò << Marcus è l'unico con cui abbia mai parlato sul serio di te e dei miei intenti contro Andras. Ma di lui mi fido, Amia. Non credo mi tradirebbe mai. >>

<< E se qualcuno gli avesse scavato nella mente? >> proposi, mettendomi un dito sul mento.

<< Marcus è esperto quanto me nel chiudere la mente a chiunque tenti di penetrarla. >> assicurò, decisa.

Ma se non era Marcus colui che aveva cancellato parzialmente la memoria ad Andras e messo contro con ancora più enfasi Rea contro il mio demone, chi altri poteva essere? Se Rea, poi, mi assicurava che nessun altro prima d'ora sapeva di me... non avevo altri indiziati. Ero in un vicolo cieco, insomma. A meno che Marcus non ce la stesse raccontando giusta... infatti, mi rifiutavo di escluderlo come possibile colpevole finché non fossi stata completamente sicura della sua innocenza.

Non sapendo più che altro dire, mi zittii.

Avevo finito le ipotesi al momento e avevo già la testa in fiamme per il forte mal di testa. Dovevo necessariamente riposare un po' e Rea, col suo occhio attento, se ne accorse.

<< Vieni, ti porto nella tua stanza. >> disse all'improvviso.

<< Ho una stanza? >> chiesi, sorpresa. Pensavo che avrei dormito in una cella, esclusa da tutto e da tutti.

<< Certo, nei sotterranei. >> disse con nonchalance.

Ah, ecco, mi sembrava troppo bello per essere vero.

<< Mi farete degli esperimenti? Mi farete... del male? >> continuai con ansia crescente. Grazie a Dio, però, riuscii a mantenere freddo il mio tono di voce.

<< Niente di tutto ciò, Amia, non preoccuparti. Tu ci servi ad altro. >> fece uno strano sorriso. Enigmatico, addirittura.

A quel punto mi ricordai di un particolare piuttosto importante che avevo quasi dimenticato. << Posso vedere mio padre, adesso? >>

<< Oh, sì, giusto... tuo padre... sai che ho alterato i suoi ricordi, no? Non ti riconoscerà come la figlia che ha sempre amato più di se stesso... ti vedrà come io gli ho ordinato di fare, cioè come una nemica da eliminare. Ti senti pronta a vederlo in queste condizioni? >> disse con una nota maligna nella voce. Si vedeva che godeva nel fare del male agli altri. Quindi, o mentiva quando diceva di essere stata buona e giusta un tempo, o la ferita che Andras le aveva inferto l'aveva troppo segnata, o ancora sempre quel misterioso qualcuno la stava seriamente influenzando nelle sue scelte. Ero più propensa verso la terza ipotesi, ma non dissi nulla a tal proposito, preferendo piuttosto indagare da sola senza attirare l'attenzione.

Mi sentii stringere il cuore, ma pensai che la voglia che avevo di vedere mio padre era comunque troppo grande per aspettare ancora, così le dissi di portarmi subito da lui.

Non ci impiegammo molto ad arrivare nella cella in cui tenevano il mio povero papà. Non era tenuto in pessime condizioni, ma non era nemmeno possibile giudicare l'ambiente senza storcere il naso. Innanzitutto, c'era un tanfo terribile, poi, se si aggiungeva anche la scarsa pulizia, il disgusto che si poteva provare vedendo quella scena era alle stelle. Che schifo, davvero, ma perlomeno non era legato ad una macchina di tortura di chissà quale tipo.

Rea mi disse di non entrare perché era pericoloso farlo per me che, ora come ora, non godevo dell'apprezzamento di papà, così mi limitai a stringere convulsamente le sbarre della cella.

Osservai i capelli sporchi e grigi di mio padre con estremo rammarico. Sospirai triste quando vidi i suoi vestiti stracciati e bucati in più punti. Inoltre, era tanto magro che gli si potevano contare le costole una ad una. Gli erano anche comparse delle nuove rughe sul viso. Non c'era, insomma, più nulla che facesse pensare che un tempo era stato un bell'uomo, serio e pulito.

<< Papà? Papà, sono io, Amia... tua figlia. >> sussurrai, rivolta all'uomo rannicchiato nell'ombra in un angolo.

Mio padre grugnì qualcosa che non compresi e si alzò malamente da terra, sorreggendosi al muro per avvicinarsi alle sbarre. Stava veramente male...

Una lacrima mi bruciò la guancia mentre scendeva ed io mi preparai psicologicamente ad affrontare mio padre. Gli occhi dell'uomo che mi giunse davanti ardevano per la rabbia e la stanchezza. Spaventata, arretrai leggermente, senza comunque togliergli gli occhi di dosso.

Improvvisamente, mi sentii soffocare da dentro da una morsa d'acciaio. Allora, tentai disperatamente di aggrapparmi all'unica cosa logica dentro di me: il mio Andras. A quel punto, riuscii a non lasciarmi trascinare giù dal peso che mi opprimeva i polmoni e mi risollevai grazie al confortante pensiero del nostro amore.

Andras forse non lo sapeva, ma, anche se non era fisicamente lì, il suo solo pensiero mi dava coraggio.

<< Potresti lasciarci da soli per un istante? >> chiesi a Rea, la quale mi osservava con sguardo inquisitore. Sospettai che tentasse in tutti i modi di vedere quanto le sue parole mi avessero turbata, ma i miei occhi in quel momento erano di ghiaccio.

Rea scosse la testa. << Saresti comunque osservata. >>

Telecamere? Spie? Forse entrambe?

Sconfitta, mi rivolsi a mio padre. << Papà... mi dispiace così tanto di averti accusato di qualcosa in cui tu non c'entravi assolutamente nulla... volevi proteggermi, ora lo so. Grazie. >>

Qualcosa di dolce negli occhi di mio padre si mosse, facendomi comprendere che una parte di lui, quella ancora sana, aveva capito e perdonato.

Mi morsi il labbro inferiore, cercando di nascondere il dolore, poi affiancai Rea ergendomi in tutta la mia altezza. La superavo di qualche centimetro e ciò, stupidamente, mi fece sentire potente.

<< Possiamo andare. >> dissi soltanto, fredda.

La mia antenata non disse nulla, limitandosi ad accompagnarmi alla mia cella, ben lontana da quella del mio povero papà. Mi ripromisi di andarlo a trovare un'altra volta. Però, era un vero peccato che non potessi confidarmi con lui... tentare di riallacciare i rapporti come desideravo... certo, con lui mezzo matto non è che ne avessi la possibilità. Come avrei fatto a salvarlo? A riportarlo da me con tutto il suo affetto? Io non ero per nulla esperta di magia sacerdotale... non gli sarei stata utile...

<< A cosa hai detto che ti servo qui? >> domandai, digrignando i denti.

<< Non l'ho detto. >> disse Rea una volta che mi ebbe aperto le sbarre della mia solitaria cella << Riposati, domani ne riparleremo con più calma. Per oggi hai già saputo abbastanza. >>

Non ero d'accordo, ma annuii, pensando che mostrandomi accondiscendente l'avrei invogliata a fidarsi di me. Perché sospettavo che era questo quello che voleva da me, e per un ben preciso motivo. Se avevo ragione, infatti, il suo piano era di istigarmi contro Andras, dopotutto, aveva tentato in tutti i modi di sminuirlo davanti ai miei occhi.

Rea parve soddisfatta e mi lasciò da sola a rimuginare sugli eventi di quella sconvolgente giornata. Ed era solo l'inizio.



Pov. Andras

<< Andras, davvero... non credo che... >> mi sussurrò Damien all'orecchio, guardando alternativamente me e Raina dietro di noi. La sua ragazza osservava curiosa il posto in cui li avevo portati, euforica di partecipare al salvataggio di Amia.

<< Non capisco dove sia il problema, siamo stati in posti peggiori. >> risposi, incamminandomi con decisione verso la locanda diroccata che avevamo davanti. In realtà, quella malridotta e puzzolente struttura era una copertura per qualcosa di più grande. Ed era lì che eravamo diretti per quanto a Damien non piacesse l'idea.

<< È questo il punto, Andras: noi due, non Raina. Non voglio esporla nel nostro mondo di distruzione più di quanto non sia necessario. >> bisbigliò, agitato.

<< Mmh. >> borbottai distrattamente mentre bussavo alla porta dai cardini arrugginiti. Subito il viso di un tizio dalla faccia completamente bendata fece capolino dalla grata sopra la porta. Non appena abbassai il cappuccio del mantello, quello strabuzzò un attimo gli occhi, sorpreso, poi ci aprì e mi fece una profonda riverenza. << Signore. >> disse a capo chino. Io, nel frattempo, rimisi a posto il cappuccio.

Senza rispondergli mi diressi verso il bancone con al seguito Damien e Raina. La ragazza, vedendo l'ambiente e coloro che lo popolavano, si strinse di più al mio migliore amico.

L'aria odorava di marcio e dei rutti si levavano con regolarità dai tavoli del locale, mettendo in mostra la grande educazione posseduta dagli uomini rozzi e sporchi che sedevano ai tavoli. Con la coda dell'occhio vidi Raina fare una smorfia disgustata.

<< Tom, la chiave. >> ordinai al barista. Una volta presa, sorpassai il bancone e, dopo aver fatto scorrere rapidamente lo sguardo attorno a me, inserii la chiave nella serratura nascosta fra le assi del pavimento. Un clic e potei finalmente far cenno ai miei due amici di scendere le scale sotto la botola.

Raina, dimostrando tutto il suo coraggio, si fece avanti per prima. Damien la guardò affascinato per un attimo per poi affrettarsi a seguirla di sotto.

Richiudendomi il coperchio alle spalle, dissi piano: << Attenzione ai gradini finali: mancano. >>

Anche attraverso il buio totale che ci circondava notai Damien fulminarmi con lo sguardo. << E come faremo a capire quali sono i gradini finali? >> replicò stizzito. Giusto, lui non era ancora stato in questa base segreta. O beh... poco male.

Raina squittì mentre faceva un ampio salto in avanti.

<< La tua ragazza è sveglia, vedo. >> osservai.

Damien sollevò gli occhi al cielo, esasperato. << Amia non è l'unica ragazza sorprendente nei dintorni, sai. >>

<< No, infatti, lei non è sorprendente. Lei è speciale. >> mormorai più a me stesso che a lui.

Anche molti anni dopo, ripensando agli occhi pieni d'amore con cui Amia mi aveva guardato e alle parole a cui non avevo dato risposta, il mio cuore sarebbe stato trafitto dal rimorso. Pensandoci ora che non l'avevo più con me, era spontaneo rimproverare me stesso per non averle risposto adeguatamente quella volta. Il punto era che io volevo risponderle, dirle ciò che provavo, ma... non ce l'avevo fatta alla fine, e proprio quando quelle due parole mi erano state sulla punta della lingua. In verità, non capivo come mai il mio subconscio mi frenasse ancora dopo tutto quello che io e Amia avevamo passato insieme. Mi odiavo profondamente per questo.



Portai Damien e Raina nell'appartamento che mi ero fatto costruire come rifugio per quella zona del paese. Era comodo ed aveva tutto quello che avrebbe potuto servirmi in caso di emergenza, compresa un'immediata via di fuga se fossero entrati i nemici, cosa assai improbabile viste le numerose misure di sicurezza.

Quei due sono peggio dei bambini, pensai, osservando i piccioncini vagare eccitati e quasi saltellando per l'appartamento.

Li lasciai nella camera degli ospiti e mi diressi nella mia. Sedendomi sul letto, tirai fuori dalla camicia scura che indossavo sotto al mantello una catenina d'oro con tanto di medaglione. Contemporaneamente, sfiorai la spilla blu che mi aveva regalato Amia.

Aprii il medaglione dalla forma ovale e baciai la foto al suo interno. Amia sorrideva nella foto che segretamente le avevo scattato mentre dormiva beata nel mio letto. Aveva mormorato il mio nome nel sonno quella volta.

Imprecai. Da quando ero diventato tanto sentimentale?

Subito dopo bussarono alla porta e, una volta che ebbi dato il permesso di entrare, fece capolino dalla porta la testa bionda del mio migliore amico.

<< Ma come? Avete già finito di sconvolgere il povero letto della camera degli ospiti? >> scherzai.

Damien si venne a sedere affianco a me, sorprendentemente serio. Inarcai un sopracciglio, in attesa.

<< Io e Raina ci siamo dichiarati l'uno all'altra, lo sai. Quando lo dirai tu ad Amia? >> andò dritto al punto.

Oh, tasto dolente.

<< Non lo so... vedremo. >> borbottai, fintamente annoiato.

Damien sbatté un pugno sul letto ed io lo guardai male. Come si permetteva?

<< Credo che sia importante esprimere i propri sentimenti alla donna che si ama. Soprattutto quando si è poco sicuri di averne la possibilità in futuro. Vuoi forse lasciarla andare via da te con il rimorso di non averglielo detto in faccia almeno una volta nella vita? >> ribatté, risoluto.

Sbuffai, infastidito dalla piega che aveva preso il discorso. << Che ne sai tu di quello che penso io di Amia? >>

<< Si vede che la ami. >> disse semplicemente.

Davvero? Pensai, sapendo già la risposta.

<< Non hai mai voluto innamorarti... dicevi sempre che era una perdita di tempo... parlavi sempre di come aumentare il tuo potere. È da un bel po' che non lo fai più, Andras. >> continuò.

Non risposi, chiedendomi invece da quando ero diventato un vigliacco in qualcosa.

Amia mi aveva cambiato in molti, moltissimi aspetti di me e il bello era che mi piacevo com'ero adesso.

Mi alzai, lasciando la successiva frase di Damien a metà. Arrivato in cucina, poggiai entrambe le mani sul lavello dopo aver aperto il rubinetto per far scorrere l'acqua e coprire in tal modo i miei borbottii frustrati.

Damien aveva ragione... lui mi conosceva perfettamente. Io... io...

Strinsi le labbra.

L'ho respinta tante di quelle volte... e ferita in modi imperdonabili... eppure lei si è innamorata di me, pensai.

Fra noi si era sempre messa in mezzo la leggenda delle prescelte, creando in entrambi una profonda confusione riguardo i sentimenti verso l'altro. Sentimenti che solo di recente avevo compreso essere reali e del tutto spontanei. Sentivo di provare ciò che provava lei per me in ogni fibra del corpo. Era qualcosa che non avrei mai creduto di poter provare. Adesso, guardavo il mondo con occhi nuovi, come se prima non avessi visto veramente, ma solo attraverso un velo.

Chiusi il rubinetto dell'acqua e sospirai.

Tentai per l'ennesima volta da quando era scomparsa di entrare nella mente di Amia, ma fallii. Qualcuno aveva eretto una barriera impenetrabile persino per me. Sicuramente, la colpevole di ciò era Rea.

Con l'espressione più tetra del mio repertorio mi diressi in soggiorno per comunicare a Damien e Raina che avevo intenzione di partire fra qualche ora al massimo, il tempo di far sistemare le ultime misure di sicurezza ai soldati che perlustravano il confine con i territori della CGE, quando mi bloccai a metà strada. Riconoscendo il tipo di rumori che provenivano da dietro la porta, me ne tornai in camera mia.

Avranno tutto il tempo di farlo a casa, ma no, loro devono spassarsela pure qui, pensai, stizzito.

In camera mia, ripassai a mente i punti fondamentali del piano di salvataggio fino a che non fui perfettamente sicuro che quei due si fossero risistemati. Quindi, gli andai incontro e li guardai eloquentemente dall'alto in basso, facendo arrossire Raina. Damien ridacchiò. Spazientito, spiegai ai due quello che avevo in mente. Damien annuii, già consapevole di gran parte di quello che avevo detto, Raina sorrise battagliera. Insieme, ci avviammo di nuovo di sopra dopo aver mangiato qualcosa. Ci eravamo riposati solo per qualche ora, ma dovevamo accontentarci. Amia era in serio pericolo.

Oh, Amia... mi manchi così tanto...

Raina mi posò una mano sulla spalla. << Andrà tutto bene, vedrai. >>

<< Damien come sta? Hai notato qualcosa di strano in lui? >> chiesi, cambiando discorso. Il mio migliore amico procedeva tranquillo davanti a noi.

La ragazza scosse la testa. << No, è tutto okay. >> lo fissò intensamente, preoccupata << Per ora, almeno. >>

<< Finché sarà sotto il controllo di Rea non credo che potrete procreare. Se si è influenzati da qualsiasi sorta di magia, non si soddisfano le condizioni per generare un demone leggendario. >> spiegai, parlandole sottovoce così che solo lei potesse sentirmi.

Raina sussultò. << Ah... sì, certo, lo immaginavo. >>

<< Presto usciremo da questa storia. >> tentai goffamente di rassicurarla.

<< Non ci sai proprio fare con le donne. >> sorrise.

Ghignai, malizioso. << Amia non la pensa in questo modo, sai? >>

Raina capì la mia allusione e borbottò qualcosa fra sé e sé, imbarazzata.

<< Ehi, voi due, vi sbrigate o no? >> ci rimproverò Damien.

<< Arriviamo, amore! >> gli rispose Raina, agitando allegra il braccio destro.

Vidi Damien spalancare la bocca, sorpreso, per poi dire: << Raina... non qui, davanti ad Andras... >>

Scoppiai a ridere e li superai. Erano una coppia di matti, decisamente fatti l'uno per l'altra.











ANGOLO AUTRICE:

Allora, ragazze, eccoci giunte alla fine di quest'altro capitolo. Spero non vi sia risultato troppo corto... o noioso... e , mmh, non sono sicura di aver reso al meglio tutto quello che volevo, ma mi seccava prolungare oltre la vostra paziente attesa. A tal proposito, vi ringrazio infinitamente.

Dunque, la fine del capitolo è piuttosto leggera per compensare il resto più pesante e serio. Mi sono decisamente divertita a scrivere il pov. Andras. XD Comunque, avete letto anche molte cose importanti, e cioè i suoi pensieri riguardo Amia. Il signorino sembra ormai sicuro di quello che prova e di questo voi(come me) potete solo gioirne. u.u



GRAZIE di cuore alle 53 persone che hanno inserito la storia fra le preferite. GRAZIE mille alle 19 che l'hanno messa fra le ricordate. Un GRAZIE enorme va anche alle ben 102 ragazze che hanno messo "Il Dominatore del Mondo" fra le seguite. GRAZIE, infine, alle 12 ragazze che mi hanno inserita fra i loro autori preferiti. Spero davvero di non deludere mai le vostre aspettative! 



Bacioni, Ashwini. <3









  
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