Capitolo 13
MEL
Il giorno dopo mi svegliai un secondo prima che Ria venisse a
bussare alla porta della Cabina di Atena. Aprii gli occhi e mi guardai intorno.
I miei fratelli si rigirarono nei letti. Così mi infilai le scarpe – avevo dormito
vestita – e presi lo zaino, cercando di essere il più silenziosa possibile.
Feci per aprire la porta e filare fuori, quando Annabeth scese dal suo letto.
«Hey, non credere di andartene senza salutarmi.» disse, sorridendo.
«Non volevo svegliarti» mi giustificai. Ma ero felice che fosse già sveglia.
«Ma taci.» Mi abbracciò forte e ricambiai il suo gesto.
«Mi mancherai.» dissi. Mi guardò con i suoi grandi occhi grigi, uguali ai miei.
«Anche tu, ma ci rivedremo presto, no?» mi sorrise. Ricambiai il sorriso,
nonostante il nodo in gola e allo stomaco. «Ce la farai, Mel. Sei in gamba. Non
sei in questa Cabina per caso. Sono certa che onorerai nostra madre.»
Sorrisi, sentendomi onorata.
«Annabeth, quando mi dicesti che avevi già un’idea su di chi fossi figlia,
prima che venissi riconosciuta,...» iniziai, ma lei mi rispose subito.
«Sì, pensavo proprio che fossi mia sorella.» La abbracciai nuovamente.
«Buon viaggio, Mel. E possano gli dei essere con te.»
La ringraziai e poi uscii dalla Cabina. Ria, Teri e Eles mi aspettavano
impazienti.
«Vi ho fatto aspettare molto?» domandai, cauta.
«No, non molto.» replicò Eles.
Misi lo zaino in spalla e cominciammo ad incamminarci fuori dal Campo. Sentivo
il cuore che mi batteva forte a causa di un sentimento che non riuscivo ad
identificare. Paura? Impazienza? O la solita iperattività?
Varcammo l’arco d’ingresso al Campo, e sentii il senso di protezione che mi
abbandonava. Mi voltai, e mi accorsi che anche le altre l’avevano fatto. Era il
nostro istinto, ormai, che associava la protezione di una casa al Campo. Poi ci
guardammo. Teri guardò tutte dritte negli occhi e annuì, incoraggiandoci.
Facemmo appena dieci passi fuori dal Campo quando una voce ci fermò.
“Iniziamo bene.” Pensai.
«Dove pensate di andare senza di me?». Ci girammo verso la voce e ridemmo.
Niall era lì, in piedi vicino all’arco d’ingresso, sorridente. Indossava i
jeans e delle scarpe finte a coprirgli gli zoccoli e il cappuccio di una felpa
gli copriva le corna caprine e mostrando solo il suo ciuffo rossiccio.
«Niall!» esclamai. Da quando eravamo arrivate al Campo l’avevo visto molto più
raramente. Stava quasi sempre con i suoi amici satiri e io stavo quasi sempre
con Annabeth. Ci abbracciammo.
«Io ti vorrei con noi, ma la Profezia parlava chiaramente di quattro semidei.»
dissi.
Niall fece per ribattere qualcosa, ma Eles lo precedette.
«Bè, ma la Profezia non escludeva altre creature.» disse.
«È comunque pericoloso portarlo.» ribattei. Avevo riflettuto sulle parole di
Eles dopo che si era arrabbiata, e aveva ragione. Ero intenzionata a chiederle
scusa durante l’impresa, ma mi stava facendo cambiare idea.
«Forse dovrebbe scegliere la Prescelta. È anche la maggiore del gruppo.»
intervenne Ria, con diplomazia. Ah sì, giusto. Nemesi era anche la dea della
giustizia.
Tutte ci voltammo verso la figlia di Ade.
Teri aggrottò la fronte per un istante, poi sembrò ricordarsi di essere la
Prescelta e inarcò le sopracciglia e si portò una mano dietro i capelli neri.
«Un satiro ha ottimo senso dell’orientamento» disse. «E non ho altro tempo da
perdere. Quindi, Niall, vieni con noi.»
Eles mi scoccò un’occhiata vincente.
«Comunque non ha dato ragione né all’una né all’altra.» replicai. «Ha fatto un
ragionamento tutto suo, niente a che vedere con la Profezia.»
Eles alzò gli occhi al cielo.
«La solita precisina.» borbottò.
Ria sbuffò. «Smettetela.» disse.
«Non ti mettere in mezzo, tu.» replicammo Eles e io, in coro. La fulminai con
uno sguardo.
«Ora basta!» esclamò Teri. Non l’avevo mai sentita alzare la voce. «Non ho
nessuna intenzione di sentirvi bisticciare per tutta la durata dell’impresa. E
tanto meno il fatto che il vostro genitore divino sia uno dei dodici dei
dell’Olimpo non vi autorizza a fare le prepotenti nei confronti di una
discendente di una divinità minore!» Ci guardò dritte negli occhi con i suoi
occhi che brillavano di una luce tendente al rosso. Poi guardò Ria, e la sua
espressione si addolcì. «Ria, tu che sei la più matura qui, cammina accanto a
me. Niall, mettiti tra Eles e Mel. Magari riesci a farle stare zitte...»
Mi lasciai sfuggire un sospiro colpevole.
«Scusami, Teri.» disse Eles.
«Non mi devi delle scuse» replicò l’altra, senza girarsi a guardarla. «Non hai
fatto la prepotente con me.»
Eles rimase sorpresa da quella risposta, ma non aggiunse altro. Stavamo raggiungendo
la fermata del bus, quando, con un rumore assordante, qualcosa ci piombò
davanti. Era un essere umanoide, peloso. Camminava su quattro zampe e la sua
coda terminava con due tenaglie acuminate. Una manticora. Fu un attimo.
Niall belò.
«Scappiamo!» gridò. Ci voltammo dall’altro lato della strada, quando altre due
manticore, con il viso felino e gli occhi rossi uscirono dai cespugli ai lati
della strada. Afferrai un cappio di Oxypetes che si trasformò nel mio arco
color argento ma fatto di bronzo celeste. Solo poco dopo mi accorsi che anche
Teri, in contemporanea a me, aveva preso una sciabola nera dall’elsa d’oro.
Avevamo la schiena l’una contro l’altra, a proteggerci a vicenda.
La manticora che avevo di fronte fece scattare la tenaglia e digrignò i denti.
Poi, quando saltò per venirmi addosso rilasciai l’arco, e la freccia gli finì
in bocca, facendola esplodere in polvere giallognola. Ria si difendeva bene
contro l’altra manticora, parando i colpi di tenaglia con il suo scudo bronzeo.
Mentre la manticora cercava di attaccarla, Eles conficcò una freccia sul dorso
del mostro. La freccia rimbalzò e il mostro si girò verso di lei, ringhiando.
Ria, così, pugnalò con il coltello la zampa posteriore, più e più volte. Una
nuova freccia era già apparsa su Oxypetes. La scoccai e finì dritta sulla
fronte della manticora che sparì in una nuvola giallognola.
«Bel lavoro di squadra.» disse Niall.
«Grazie.» rispondemmo tutte, in coro.
«Soprattutto Teri e Mel. Siete scattate nello stesso istante e vi siete
protette le spalle a vicenda. Incredibile.»
Guardai Teri che, a sua volta, mi rivolgeva uno sguardo confuso. Si strinse
nelle spalle e si portò la sciabola al collo, come se volesse decapitarsi.
Appoggiò di taglio la lama nera come la pece al collo ed essa si assottigliò
fino a diventare un laccetto di cuoio nero mentre l’elsa dorata si ridusse a
quattro perline dorate.
«Figa la tua arma.» disse Ria.
Mi accorsi del rossore improvviso sulle guance di Teri, nonostante il colore
grigio dell’alba. Probabilmente quella spada le ricordava qualcosa di
speciale...o meglio, qualcuno.
«Grazie.» rispose. Il pullman arrivò proprio in quel momento.
«Pregate gli dei che non incontreremo mostri anche qui sopra» disse Niall.
«Preghiamo gli dei che non ne incontreremo mentre siamo in viaggio. Soffro mal
d’auto e mal d’aria» replicò Ria. «A proposito, quant’è che ci metteremo in
aereo?».
Dieci ore dopo arrivammo a Seattle, dove trovammo la pioggia.
Ci fermammo al bar dell’aeroporto.
«Dovremmo chiamare un taxi per raggiungere il paesino che mi ha indicato
Chirone. Oppure un pullman» disse Niall.
«No.» dissi, sorprendendomi della risolutezza della mia voce.
I miei compagni d’avventura mi guardarono con sguardi interrogativi.
«Voglio fare delle ricerche qui, prima.» spiegai. Non riesco a spiegarvi la
sensazione che sentivo, ma sapevo che per capirci qualcosa dovevamo restare lì,
a Seattle.
«Forse dovrebbe scegliere il capo di quest’impresa.» disse Niall, guardando
Teri.
La figlia di Ade si scurì in volto.
«Smettetela. Non sono il capo di quest’impresa e le decisioni non spettano a
me. Si decide insieme.» disse, con voce controllata.
«Ma tu sei la Prescelta...» replicò Niall.
Teri ebbe un sussulto, chiuse gli occhi e strinse i pugni. Prese un respiro
profondo e poi riaprì gli occhi per guardarci.
«Proprio perché sono la Prescelta sento già molta pressione addosso.» rispose,
scandendo ogni parola lentamente. Cercava chiaramente di darsi un contegno.
Niall l’abbracciò, stringendola forte tra le sue braccia. Teri nascose il viso
nel petto di Niall e aiutandosi con i capelli.
«Andrà bene, okay?» le sussurrò Niall. «Calmati. Nessuno si aspetta niente da
te.»
«Non è vero.» mormorò Teri. «Tutto il Campo ha sentito Chirone quando ha detto
che la Prescelta sono io. Anche i miei fratelli si aspettano che risolva tutto
questo. E io devo farlo.» Si staccò da Niall e si voltò verso di noi.
«D’ora in poi si decide insieme. Mel, da dove vorresti iniziare?»
Sapevo esattamente da dove iniziare, ma non ero sicura di come arrivarci.
«Prima di tutto usciamo di qui. A meno che non troviamo ciò che causa questo
scompiglio negli Inferi davanti agli occhi vorrei orientarmi, prima.»
«Bene.» disse Eles, alzandosi dalla sedia del bar. «Andiamo.»
La seguimmo fuori dall’aeroporto.
«Ehm, io non ho portato né impermeabile e né ombrello.» disse la figlia di
Apollo, imbarazzata. Solita egocentrica.
Aprii bocca per dirle che non c’erano ragazzi disposti a darle la loro giacca
per non farle bagnare la messa in piega, ma la figlia di Nemesi mi interruppe.
«Tranquilli.» intervenne Ria. «Ci ho pensato io.» Frugò nella sua borsetta
minuscola e vi prese quattro ombrelli, per poi lanciarli a ognuno di noi.
Infine ne prese uno per sé e lo aprì. Mi risparmiai la battuta alla figlia di
Apollo. Definirla così mi faceva ancora uno strano effetto. Apollo era il dio
delle arti. Come faceva lei a essere sua figlia? Ma non potei rimuginare troppo
su quel pensiero.
«Oh miei dei!» esclamò Teri, con un gemito, uscendo dall’aeroporto per ultima.
Chiuse gli occhi istintivamente e si resse alla maniglia della porta per non
cadere.
«Che succede?!» chiedemmo io, Eles e Ria in coro.
«Sente la presenza più forte di ciò che disturba gli Inferi.» rispose Niall.
«E tu come fai a saperlo?» domandò Ria.
«I custodi riescono a sentire le emozioni dei propri protetti.» spiegai. Quel
libro sulla mitologia che Connor aveva rubato dalla Casa Grande aveva risposto
a tantissime delle mie domande e ora ne sapevo quanto Annabeth. Il che era
tutto dire.
«Ma perché nell’aeroporto non sentiva questa presenza?» chiese Eles.
«La sentiva, eccome se la sentiva. Non l’ha dato molto a vedere, ma lo
sentiva.» replicò Niall. Sollevai le sopracciglia, sorpresa. Quindi quando Teri
aveva chiuso gli occhi e aveva chiuso i pugni non era per rabbia. Sentiva
quella presenza. Era inutile negarlo, lei era la più forte tra noi. E se quelle
creature destabilizzavano lei con solo l’odore, chissà cosa avrebbero fatto a
noi. Dovevo informarmi. Avevo già detto che odiavo non sapere qualcosa?
Teri riaprì gli occhi e si staccò dalla maniglia della porta.
«Va meglio. Mi ci devo solo
abituare.» disse.
Raddrizzò la schiena e aprì l’ombrello.
«Sicura che non ti serva aiuto?» domandò Niall, preoccupato.
«No, grazie» rispose. «Andiamo.»
«Ma tu non conosci Seattle.» ribatté Ria.
«Ma so dove si trovano quelle fecce.» emise l’ultima parola con un sibilo. Ne
parlava come io parlavo dei film che uccidevano i libri da cui erano tratti. Il
che significava che quelle creature dovevano avere tutto il suo disprezzo più
profondo.
«Sai cosa sono?» chiesi.
«No. Ma voglio trovarle e scoprirlo.»
«Dobbiamo prima documentarci.» dissi. «Tu mi hai chiesto da dove volessi che
iniziassimo.»
«Te l’ho chiesto quando non sentivo la loro puzza così forte e chiara.»
«Vorresti affrontarli senza un minimo di idea di ciò che ci troveremo davanti?»
ribattei. Affrontare qualcosa senza sapere equivaleva a buttarsi nelle braccia
della morte.
«Non ho intenzione di perdere altro tempo prezioso per andare in una libreria!
Ti ricordo, secchiona, che tra meno di sei giorni dovremo aver portato a termine
quest’impresa!» esclamò.
«E io non ho intenzione di andare incontro a morte certa combattendo senza
sapere come uccidere il mio nemico!»
«Calmatevi!» intervenne Eles. «Votiamo!»
Io e Teri ci guardammo per un attimo e sospirammo. Ad un tratto ricordai la
profezia.
“Solo una si può orientare.” Diceva. E quella era Teri.
«Scusa.» dissi.
«Scusa tu.» replicò. Ci sorridemmo. O meglio, io le sorrisi e lei tirò un
sorriso. Non era una ragazza difficile come sembrava. Sarebbe stata un’amica
fantastica.
«Okay. Votiamo.» disse. «Chi è a favore di documentarci in una libreria prima
di trovarli?»
Alzai la mano che non reggeva l’ombrello, seguita da Niall.
«Chi è a favore di raggiungerli adesso e osservarli meglio da vicino?» Teri,
Eles e Ria alzarono le mani. «Bene.» disse Ria, estraendo dalla borsa il
proprio coltello, con un sorrisetto furbo, così fuori luogo su un viso di
tredici anni.
«Andiamo.»
Spazio autrice
Ed ecco che le ragazze e il loro satiro sono partiti! Ringrazio le dolcezze che
recensiscono sempre, mi fate sentire davvero orgogliosa di ciò che faccio,
anche se non è un’opera di letteratura.
Come sempre, vi consiglio di leggere la fan fiction di Kalyma P
Jackson, ne vale davvero la pena! Spero di ricevere altrettante
recensioni.
Bacioni, e a presto!