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Autore: Flaesice    04/04/2014    3 recensioni
Penelope Penthon è una ragazza bella, sfacciata ed intraprendente; una ragazza che non si è mai arresa alle difficoltà della vita, che si è fatta da sola ed odia i pietismi.
Nel suo mondo non esistono le mezze misure: tutto deve essere necessariamente o bianco o nero, giusto o sbagliato.
Ma nella vita - prima o poi - si è sempre obbligati a scontrarsi col grigio, ed è proprio allora che tutte le certezze crollano e bisogna mettersi in discussione.
E' ancora una ragazzina quando per gioco decide di sedurre un suo compagno di scuola, il riservato Nathan Wilkeman, per poi allontanarlo definitivamente.
Il destino li farà incontrare cinque anni dopo nella meravigliosa Los Angeles; Penelope sempre più votata al suo stile di vita, ma Nathan?
Decisamente più esperto e meno impacciato cercherà di prendersi una piccola rivincita per il passato, ma si sa che la passione non è un'emozione facile da gestire nemmeno per una come Penelope.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo I

Spensi il motore della mia auto e guardai fuori dal finestrino: il parcheggio della scuola era gremito di gente. Mi soffermai su ogni dettaglio; guardai il grande edificio di mattoni rossi appena oscurati dal muschio - laddove il sole non batteva quasi mai - l’edificio che mi aveva ospitata per quattro lunghi anni e dove avevo trascorso molti dei miei pazzi momenti.
Cercai di concentrarmi per imprimere ogni più piccolo particolare nella mia mente; dopotutto sarebbe stato l’ultimo anno che avrei trascorso in quell’ambiente ormai familiare, prima di trasferirmi definitivamente per il college, o qualsiasi altra cosa mi sarebbe andata di fare.
Scesi dall’auto ed inforcai i miei occhiali da sole - stranamente Newark, proprio per l’inizio dell’anno scolastico, aveva deciso di regalarci delle calde giornate di sole - ravvivai un po’ la mia folta chioma di capelli lunghi ed ondulati, presi la borsa sistemandola in spalla e con un click attivai la chiusura centralizzata.
Mi avviai verso il cortile quando in lontananza, seduti sulle scalinate della scuola, intravidi tutti gli amici che avevo perso di vista per le vacanze estive.
«Buongiorno ragazzi! » esclamai sorridente avvicinandomi a loro.
«Ehi, Penny! » Liza fu la prima ad alzarsi per venirmi incontro «Tesoro ma sei uno schianto, super abbronzata » mi baciò entrambe le guance con calore.
«Ciao Liz, anche tu stai davvero bene»
«Ma guarda un po’ tu, la mia migliore amica si è finalmente decisa di farsi viva» mi schernì una voce alle mie spalle.
Mi voltai incrociando così lo sguardo della ragazza che era mia amica da quasi tutta la vita.
«Tanya, tesoro!» mi gettai tra le sue braccia e strinsi forte.
Ci eravamo tenute in contatto per tutta l’estate ma, avendo trascorso le vacanze a Miami da mia madre, erano effettivamente tre mesi che non ci vedevamo.
«Come va? »  mi domandò.
«Tutto alla grande» ammiccai lasciandole intendere.
«Bene, bene. Oh, guarda chi sta arrivando, il tuo meraviglioso f i d a n z a t o » disse ridendo e scandendo bene quella parola, indicando un punto alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi il meraviglioso ragazzo che avanzava verso di me, il suo fisico scultoreo, spalle larghe, occhi profondi e penetranti, un sorriso mozzafiato.
Si avvicinò seguito dal suo gruppo di amici mentre vedevo gli occhi delle ragazzette del primo anno puntati su di lui, le loro espressioni sognanti, mi ritrovai a ridere.
“Povere illuse” riflettei tra me.
«Ciao bambolina, che piacere rivederti » il suo braccio si posò dietro la mia vita trascinandomi contro il suo petto duro, le sue labbra furono con prepotenza sulle mie.
«Ciao Nick» dissi ricambiando il bacio «Ehi ragazzi! » feci un cenno a Mark, Travis e Mike alle sue spalle.
«Come ti sono andate le vacanze? » domandò curioso.
«Alla grande» dissi sincera «E le tue?»
«Niente di che, il solito» alzò le grandi spalle guadagnate con anni di allenamento per il suo ruolo di quarterback nella squadra di football, gli sorrisi.
“Già, il solito”  pensai, chissà con quante ragazze era stato.
 Non che mi importasse più di tanto, anche io mi ero data il mio bel da fare e di certo non avevo opposto molte resistenze al corteggiamento dei bellissimi ragazzi super abbronzati dell’Arizona.
La campanella suonò segnando l’inizio delle lezioni, entrammo nella scuola percorrendo i corridoi super affollati di ragazzi che si stringevano contenti di ritrovarsi dopo mesi di lontananza, mi divisi da Nick e gli altri per recarmi all’aula di chimica insieme a Tanya e Liza.
Non appena entrammo notai il professore già seduto dietro la sua scrivania, gli spessi occhiali da vista inforcati mentre leggeva delle fotocopie che probabilmente erano dei test di verifica che ci avrebbe consegnato.
“Wow, cominciamo proprio bene ” storsi il naso.
Non adoravo molto studiare, preferivo di gran lunga impiegare i miei pomeriggi in passatempi più interessanti, primo tra tanti lo shopping con le amiche.
Presi posto accanto a Tanya, Liza si sedette nella fila alle nostre spalle con al suo fianco la simpaticissima Scarlett Zoe.
«Stamattina ho notato che Nick era veramente felice di vederti» mi sussurrò mentre il professore iniziò a spiegare il programma che avremmo dovuto seguire durante il corso dell’anno.
«Non dire sciocchezze Tanya, sai bene che tra Nick e me c’è ben poco all’infuori di una grande attrazione fisica » specificai «Certo ci piacciamo, ma la nostra è più una frequentazione senza impegno, non una storia»
«Questo lo so, ma proprio non capisco cosa ti spinge a non impegnarti, hai praticamente una schiera di ragazzi che non aspetta altro che un tuo cenno»
“Ti amo tanto, sai?”
“Anch’io piccola”
«Allora Penny?» Tanya mi scosse appena il braccio, mi ridestai.
«Senti chi parla, smettila di farmi la morale. Non mi risulta che tu faccia coppia fissa con qualcuno» le ricordai.
«Touchè! » esclamò ridendo appena prima di tornare all’ascolto dopo un’occhiataccia da parte del professore.
Tornammo a concentrarci sulla noiosissima lezione, nelle ore successive conoscemmo i nuovi professori di storia dell’arte e lingua straniera, rivedemmo la nostra adorata professoressa di lettere e prima che riuscissi a rendermene conto fu ora di pranzo.
Mi recai in mensa insieme agli altri del gruppo, presi posto nella fila e scorsi lentamente il vassoio lungo il ripiano aspettando che arrivasse il mio turno. Nonostante le alte aspettative per il nuovo anno scolastico le cose erano rimaste esattamente uguali alla stagione precedente. Sbuffai sonoramente attirando l’attenzione di chi era in fila con me, ero stanca di tutto ciò che mi circondava, di Newark e le persone che l’abitavano, del mio ruolo da capo cheerleader e dell’ossequio di tutte le ragazzette che ambivano a diventare come me, non sapendo in realtà come fosse davvero la mia vita.
Mi spinsi più avanti nella fila mentre i pensieri continuavano imperterriti nella mia mente, non appena sarebbe finito l’anno nulla mi avrebbe impedito di andare quanto il più lontano possibile.
Presi la mia solita porzione di insalata di pollo ed andai a sedermi al tavolo, iniziai a mangiare mentre chiacchieravo coi miei amici, gli argomenti erano gli stessi di sempre, andavano dallo sport ai festini notturni ai quali avremmo preso parte.
Involontariamente mi isolai da tutto il resto, lo sguardo perso nel vuoto mentre le voci delle persone intorno a me arrivavano come un’eco lontana.
I miei sensi si risvegliarono soltanto quand’ebbi la sensazione di essere osservata, iniziai a guardarmi intorno nella sala brulicante di gente fino a quando i miei occhi non si scontrarono con un intenso sguardo verde.
Notai la scomposta chioma ramata, il sorriso bianco e splendente stampato su un volto da bravo ragazzo.
“Ma certo, Nathan Wilkeman” gli sorrisi, sollevò timidamente una mano in un gesto di saluto e rimanemmo a fissarci per qualche istante.
Un piacevole formicolio allo stomaco mi portò a guardarlo con occhi diversi, la sua bellezza particolare era un qualcosa che non avevo mai riscontrato negli altri con cui ero stata e mi ritrovai a pensare che non mi sarebbe dispiaciuto giocarci un po’.
«Allora Penny, hai deciso che corso frequenterai quest’anno?» fu Tanya a rivolgermi la parola rompendo la magia di quel momento.
«Un corso? Che palle, devo proprio?» mi lamentai al sol pensiero.
«Sono crediti in più, utili per il diploma» mi ricordò. 
“Già, mi sarebbero proprio d’aiuto”
«Noi non abbiamo problemi, già essere nella squadra di football ci procura i crediti necessari» intervenne Nick con orgoglio, battendo il cinque a Travis, suo compagno di squadra.
«Puoi dirlo forte capitano» rispose quest’ultimo.
Scossi la testa indecisa, poi fui percorsa da un lampo di genio. Mi voltai nuovamente verso Wilkeman che adesso era intento a chiacchierare coi suoi amici, di profilo con quei capelli leggermente lunghi che gli ricadevano sulla fronte era ancora più sexy di quel che poteva sembrare.
“Ma certo!” esclamai tra me, era chiaro cosa avrei dovuto fare.
«Credo che mi iscriverò al corso di recitazione» affermai convinta.
«Recitazione?» chiese Liza storcendo il naso.
«Già bambolina, recitazione?» le fece eco Nick con una nota di disgusto nella voce.
«Beh sì, recitazione. C’è qualcosa che non va?» domandai piccata.
Magari non sarei stata un’ottima attrice, ma avrei avuto di sicuro l’opportunità per avere un contatto ravvicinato con Nathan, lavorarmelo per bene.
«Non c’è niente che non va, contenta tu piccola» mi lasciò un bacio a stampo poco gentile, incurante delle altre persone al tavolo, poi riprese a mangiare il suo pasto.
“Se otterrò quello che voglio, di sicuro non ce ne saranno” pensai soddisfatta mentre la prospettiva di questo nuovo pensiero prese a rendere tutto più interessante.
 
Una settimana dopo
 
Erano le quattro del pomeriggio quando feci il mio ingresso in teatro, la porta si richiuse  pesantemente alle mie spalle lasciando che un tonfo sordo si diffondesse in tutta l’aula, facendo così voltare tutti verso di me.
«Ben arrivata signorina Penthon, con mezz’ora di ritardo» mi rimbeccò la professoressa  Lorley, famosa per l’originalità con cui ogni anno proponeva un’opera classica in una trasposizione in chiave moderna.
«Mi scusi professoressa, ho avuto un imprevisto» cercai di giustificarmi.
“Avere incontri clandestini con Nick negli spogliatoi della palestra non lo definirei proprio un imprevisto” mi ritrovai a sorridere a questo pensiero.
«Bene, prenda posto» disse indicandomi una sedia vuota, fui sorpresa di vedere che quel posto era proprio accanto al mio obiettivo.
Mi sedetti e mi voltai verso ragazzo alla mia destra «Ciao Wilkeman» sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi.
Dopotutto, nonostante non frequentassimo lo stesso giro d’amicizie, c’erano state un paio di occasioni che ci avevano portato a conoscerci, un anno avevamo frequentato lo stesso corso di spagnolo.
«Ciao Penelope» anche lui mi sorrise, mi ritrovai ad osservare le sue labbra piene e delineate pensando a quanto sarebbe stato bello poterle imprigionare tra i miei denti.
“Cavolo Wilkeman, cosa non ti farei”
La Lorley prese a spiegare l’opera che avremmo dovuto mettere in scena: Romeo e Giulietta.
Durante tutta l’ora finsi di interessarmi alla spiegazione dei personaggi, dei loro caratteri e di come avremmo dovuto interpretarli.
“Chi è lo stolto che non conosce Romeo e Giulietta?” mi chiesi scocciata, ricordandomi perché lo facevo.
Non mi stupii affatto quando Nathan ottenne il ruolo di Romeo, frequentava teatro fin dal primo anno di liceo, era una sorta di pupillo della professoressa, e non potevo negare che in tutte le recite in cui l’avevo visto all’opera era stato davvero bravo.
La parte di Giulietta, ovviamente, andò a Scarlett, secchiona di prim’ordine, e mi stupii quando ottenni la parte di Rosalina, parente di Giulietta e prima innamorata di Romeo.
Niente male davvero.
A tutti furono consegnati i copioni, la professoressa fece evidenziare ad ognuno le battute che l’avrebbero riguardato prima di chiedere a Scarlett e Nathan di recitare una piccola scena per far rendere conto a noi altri di come sarebbe dovuta avvenire l’interpretazione.
Mi soffermai sulla figura di Nathan, sulle sue movenze eleganti, sulla voce profonda che aveva mentre decantava il suo amore a Giulietta.
Quando la lezione finì ci salutammo dandoci appuntamento per la settimana successiva, tutti uscirono dall’aula mentre ero intenta a sistemare il copione nella mia borsa, quando avvertii una voce dietro di me.
«Allora, come mai quest’anno hai scelto proprio il corso di recitazione?»
Mi voltai e vidi che Nathan era proprio davanti a me. Sorrisi soddisfatta, forse conquistarlo sarebbe stato molto più semplice di quel che credevo.
«Beh, ci tenevo a fare qualcosa di diverso» risposi facendo spallucce e caricandomi la borsa in spalla.
«Quindi non lo fai per i crediti di fine anno?» mi guardò con un’espressione furba ed indagatrice.
«Diciamo che… non lo faccio solo per quello» lo squadrai da capo a piedi mordendomi lievemente il labbro, cercando di provocarlo.
Per un attimo i suoi occhi parvero brillare di una strana luce, poi inclinò la testa guardando verso il basso e si passò una mano tra i capelli, come fosse in imbarazzo «Adesso devo andare, ci... becchiamo in giro»  disse con esitazione.
«Ci puoi giurare» risposi promettendolo più a me stessa che a lui.
 
La settimana trascorse in fretta tra lezioni da seguire, uscite serali con Liza, Tanya ed i ragazzi, gli incontri “clandestini” con Nick.
Tutto procedeva come al solito, mi occupavo della casa e di mio padre, impegnato  quasi perennemente nel suo lavoro al porto, così potevo invitare le mie amiche quando volevo, proprio come in questo momento.
«Allora Penny, hai fatto quella ricerca sulla rivoluzione americana che ci ha assegnato la professoressa Keller?» domandò Tanya mentre era intenta a laccarsi le unghie di un rosso sgargiante.
«In verità non ancora, in questi giorni non ho fatto altro che pensare al corso di recitazione» ammisi sorridendole.
«Sul serio? Vuoi dirmi che davvero ti interessa?» chiese sbalordita dalla mia rivelazione.
«Mi interessa, ed anche molto. Forse non proprio il corso, piuttosto “chi” lo frequenta»
Mi guardò sorpresa e perplessa al tempo stesso, non riusciva a capire a cosa o chi mi riferissi.
«Wilkeman» dissi rispondendo alla sua domanda inespressa, i suoi occhi si allargarono per lo stupore.
«Wilkeman? Nathan Wilkeman?» chiese conferma.
«Proprio lui» asserii.
«In effetti non è niente male, anche se è così riservato, in questi anni non l’ho visto quasi mai con una ragazza» disse quasi fosse un difetto.
«Mi piace, misterioso» dissi alzandomi di scatto sul letto, con fare teatrale «Con quegli occhi verdi, quel sorriso mozzafiato, e le sue labbra poi...» mi portai le mani sul cuore battendo forte le palpebre, poi mi rigettai sul letto abbracciando il cuscino.
Tanya scoppiò a ridere «Il corso di recitazione comincia a farti male » scosse la testa prima di tornare a concentrarsi sulla sua manicure «E Nick?»
«Te l’avrò detto un milione di volte» la rimbeccai «Nick ed io non ci siamo giurati fedeltà eterna» dissi quasi scocciata.
«Contenta tu» fece spallucce.
«Oh lo sarò» sorrisi tra me al pensiero di quel che avevo in mente «Molto presto» aggiunsi sicura.
 
La professoressa Lorley continuava a guardarci con aria attenta e soddisfatta mentre provavamo le nostre parti, ci spiegava come avremmo potuto interpretare al meglio i personaggi, e quando l’ora di andarcene fu arrivata pensai che il tempo non era mai passato così in fretta; in fondo potevo dire di essermi divertita e che la recitazione era un bel passatempo.
Salutai gli altri ragazzi, che tutto sommato non erano poi così sfigati come avevo pensato per anni, e, prima di uscire, mi avvicinai a Nathan.
«Ciao» lo salutai.
Non appena ebbe alzato lo sguardo verso di me sentii il mio corpo irrigidirsi, i suoi erano dei normalissimi occhi verdi come li avevano altri miliardi di persone sulla terra eppure erano capaci di paralizzarmi.
«Ciao Penelope» rispose gentile come sempre.
«Penny» precisai alla svelta «Chiamami Penny»
«D’accordo, Penny» mi sorrise e si passò una mano tra i capelli.
“Sta’ attento Wilkeman, potrei non rispondere delle mie azioni” pensai divertita tra me.
«Senti, io… avrei bisogno di una mano con la mia parte, non ho molta esperienza, invece tu sei bravissimo» cercai una scusa plausibile per trascorrere un po’ di tempo con lui, da sola.
«Ti ringrazio, se vuoi possiamo farlo anche adesso» propose.
«Sarebbe fantastico!» esclamai sorpresa dalla sua disponibilità.
«Dai, prendi il copione e fammi dare uno sguardo»
«Come, qui?» chiesi di getto, poi mi ricomposi «Perché non andiamo in un posto più tranquillo? Potremmo andare da me?» domandai prima che potesse aggiungere altro.
«In verità al momento non ho molto tempo, se vuoi possiamo fare la prossima settimana»
Storsi appena il naso, non mi andava l’idea di aspettare un’altra settimana ma non avevo scelta.
«Certo, nessun problema» ripresi il copione dalla borsa e glielo porsi.
Quando lo prese le nostre dita si sfiorarono appena e mi sorpresi di quanto le sue fossero lisce e delicate, non proprio simili a quelle di Nick, dure e robuste, o a quelle di tutti gli altri ragazzi con cui ero stata.
«Allora, fammi dare uno sguardo» iniziò a sfogliare le pagine e a leggere le righe evidenziate «Bene, tu sai che Rosalina è la cugina di Giulietta vero?»
«Ma certo che lo so, Wilkeman» gli sorrisi, lui ricambiò con un espressione di ovvietà sul bel volto.
«Lei è stata la prima fidanzata di Romeo, quindi quando quest’ultimo si fidanza con Giulietta non la prende tanto bene» spiega.
«Ovviamente»
«Tu sarai gelosa, ma dovrai cercare di celare questa tua gelosia»
«Bene, credo di poterci riuscire» ripresi il copione ed iniziai a leggere «Non sono un personaggio poi così importante, ho pochissime battute» constatai.
«Ti sbagli Penelope, in un opera teatrale tutti sono importanti, anche le comparse che dicono al massimo una battuta o forse addirittura niente. E’ un po’ come nella vita reale, anche la persona con cui scambi due parole sul bus significa qualcosa, ogni incontro può cambiare il corso dei tuoi giorni»
Le parole uscivano dalle sue labbra con una tale intensità e convinzione che ne rimasi ammaliata, quando mi ridestai gli sorrisi ancora «Molto saggio, Wilkeman»
«Ti ringrazio Penny. Adesso però devo proprio andare, se vuoi mi terrò libero per la prossima settimana»
«Sì che lo voglio» dissi con un entusiasmo che di solito non mi apparteneva «Ciao e grazie ancora» mi avvicinai a lasciargli un bacio proprio vicinissimo alle labbra, averlo così vicino mi permise di sentire il suo profumo dannatamente buono e non potei fare a meno di pensare che nel corso della lunga settimana che mi separava dal nostro prossimo incontro non avrei fatto altro che rievocarlo.

 
NdA: Per il banner della storia ringrazio infinitamente Elenri, mia cara lettrice e sostenitrice.  
   
 
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