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Autore: Manu5    06/04/2014    15 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~CAP.  16 TREGUA
POV MONICA
Ribollivo ancora come una pentola a pressione stracolma di rabbia inespressa quando finalmente quella maledetta campanella decretò la fine delle lezioni. Mi alzai di scatto, quasi mi fossi ustionata il sedere sulla sedia precipitandomi nel corridoio, cosa alquanto strana considerando la mia indole pacata associata all’abitudine ormai radicata di aspettare quei due/tre minuti atti a far uscire la mandria di buoi da cui ero circondata. Ma oggi no! Oggi volevo solo andarmene a casa e mettere la parola fine alla giornata di merda che stavo vivendo. 
Neanche a dirlo non appena arrivai all’ultima rampa di scale che dava sull’ingresso scorsi nell’atrio un paio di occhi che ormai mi erano diventati famigliari, fissarmi interessati e divertiti. Quel babbuino deficiente senza cervello cosa credeva di fare? Un’altra scenetta patetica da regalare ai nostri compagni di scuola? Imbufalita come un toro che aveva visto rosso marciai a passo di carica verso di lui. Oh, ma se stavolta pensava di trattarmi ancora come un burattino si sbagliava di grosso.
Non appena gli arrivai a tiro di schiaffo fu ancora una volta più veloce cogliendomi in contropiede, o forse era semplicemente preparato ad una mia reazione violenta. Con lo scatto di un felino artigliò la mano che avevo a mezz’aria mettendola intorno alla sua vita e nel contempo facendomi passare il suo braccio sulla spalla. Poi fingendo di baciarmi la guancia sussurrò al mio orecchio:
- “ Se non vuoi mandare tutto a puttane ragazzina seguimi senza fare tante storie. Ti porto in un posto dove se vuoi potrai anche picchiarmi.”
Mi fece l’occhiolino trascinandomi con sé per il cortile verso la sua fiammante motocicletta. Ero frastornata e sconvolta ma registrai perfettamente la sua vicinanza ed il suo profumo così gradevole per le mie narici.
- “Se vuoi puoi infilarmi la tua dolce manina nella tasca posteriore dei jeans.” Sorrise malizioso osservandomi di sottocchio.
- “Ma vaffanculo pervertito.” Risposi non potendo fare a meno però di sorridere di rimando. Chissà che faccia avrebbero fatto tutti se gli avessi messo davvero la mano sul sedere mi ritrovai a pensare.
- “Perché sei arrossita?” chiese.
- “Cosa ? No … non è vero.” Cazzo ma perché Molinari notava sempre tutto?
- “Dì la verità, hai fatto un pensierino osceno su di me? “
- “Sei davvero un cretino!” sibilai agitandomi per staccarmi dal suo abbraccio.
- “Buona gattina … ancora una decina di passi e siamo arrivati.”  Disse mentre rafforzava la presa.
Quando pochi istanti dopo arrivammo in prossimità della sua moto, mi lasciò finalmente andare.
- “Sali!” ordinò.
- “Non prendo ordini da te.” Risposi piccata. Ecco alle porte l’ennesima umiliazione, dover lasciare la scuola non solo insieme a Walter Molinari, ma addirittura a cavalcioni dietro alla sua moto.
- “Preferisci che mi butti ai tuoi piedi pregando vossignoria di essere scortata da questo umile cavalier servente.”
- “L’hai letto vero?” chiesi sentendomi improvvisamente in imbarazzo.
- “Già. E ti dirò … L’ho trovato piuttosto interessante dopo che mi è passata la voglia di strozzarti con le mie mani.” Rispose mentre con calma armeggiava per levare la catena da quell’affare metallico.
- “E’ per questo che hai inscenato quello stupido spettacolino osé davanti a mezzo mondo.”
- “Può darsi.” Sorrise, alzando il sellino e porgendomi uno dei due caschi.
- “Tieni.”
- “Wow vedo che sei preparato a qualsiasi evenienza … “ sibilai ritrovando il coraggio perduto.
- “Direi di si. Non sai mai chi potrebbe aver bisogno di un passaggio ..” sorrise allusivo.
- “Io quel coso non lo metto!” affermai decisa incrociando le braccia sotto al seno.  
- “Non ti facevo così sprezzante del codice della strada” asserì sorpreso.
- “Non è per quello. E’che questo non voglio metterlo.” Dissi indicando con lo sguardo l’oggetto in questione. 
- “E di grazia posso saperne il motivo?”
- “Perché non voglio indossare un casco che avranno già messo un sacco di ragazze con cui poi sei finito a letto.” Accidenti ma perché l’avevo detto ad alta voce.
- “Non dirmi che sei gelosa? “sogghignò beffardo. 
- “Di te??? Ma non dire stronzate.”
- “Allora mettiti questo cazzo di coso.” Affermò porgendomelo nuovamente.
- “No”
- “Laboni non farmi incazzare un’altra volta …”
- “Ti ho detto di no!” 
- “Lo sai, sei proprio una rompipalle!” sentenziò sbuffando. “Tieni” aggiunse poi sfilandosi dalla testa il suo casco nero cromato e porgendomelo lasciandomi completamente basita. Molinari mi stava veramente dando il suo casco? Lo stesso che trattava come un antico cimelio di famiglia?
- “Allora?” aggiunse visto che io ancora non mi muovevo  “Credevo che volessi allontanarti in fretta da tutti questi occhi puntati su di noi.”
- “Sei … sicuro?” chiesi titubante.
- “Ho alternative?”
- “Direi di no.” Sorrisi infilandomi in testa il suo casco.  Aveva il suo profumo che mi inebriò immediatamente il cervello.
- “Allora ti muovi? ” urlò riportandomi sulla terra facendomi  intendere di accomodarmi dietro a lui che nel frattempo era salito a cavalcioni sulla moto. Oh mamma e adesso?  Montai in sella ostentando una sicurezza che non avevo e chiedendomi vagamente dove avrei potuto agganciarmi per non ritrovarmi con il muso per terra dopo dieci secondi dalla partenza.
- “Abbracciami” esclamò Molinari probabilmente mosso a compassione per quello che mi si leggeva in volto.
- “Cosa? ??? Non se parla proprio!” risposi stizzita agganciando le mani dietro al sedere nell’ultima parte del sellino.
- “Come vuoi principessa. “ sentenziò mentre faceva rombare il motore in maniera strana, troppo rumorosa diciamo. Non mi rimase neppure il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto che mi sentii brancolare nel vuoto perché il cretino era partito a tutta velocità impennando con la ruota anteriore. Pertanto trovandomi completamente sbilanciata non mi rimase alternativa che afferrare velocemente i fianchi di Walter Molinari e stringermi a lui.
POV WALTER
Ottimo, andava di bene in meglio pensai sarcastico mentre percorrevo a gran velocità le strade della nostra città senza avere una meta precisa. Non solo la persona più scassa coglioni del pianeta era diventata “la mia ragazza” -  io che a memoria d’uomo non avevo mai avuto e voluto una storia seria – ma la suddetta era anche la prima donna che aveva dormito nel mio letto, ed ora pure l’unica ragazza a cui avevo deliberatamente ceduto il mio preziosissimo casco. Stavo proprio diventando un coglione. Sicuramente i miei amici nascosti da qualche parte ad osservarci, mi avrebbero preso per il culo a mille.
Lei era acida come un limone andato a male e indisponente da far paura. Nonostante questo mi eccitava cazzo!  Mi eccitava da morire, riusciva a farmi fare cose che non avrei mai pensato di fare, ad avere comportamenti che non erano da me. Bastava avvicinarla per farmi ribollire il sangue nelle vene, sfiorarla accidentalmente per perdere completamente l’uso della ragione. Lei riusciva a stuzzicarmi mente e corpo come nessun altra. Questo dovevo ammetterlo; almeno a me stesso.
L’essermi fermato durante l’intervallo dopo quel bacio in corridoio era stata una tortura fisica. Ero andato da lei con l’intenzione di fargliela pagare per ciò che aveva scritto, mi aveva descritto come uno sfigato che si vergognava a fare tutto … Allora perché non metterla in imbarazzo con un bacio mozzafiato pubblico per evidenziare – come se ce ne fosse bisogno vista la mia fama – le puttanate che aveva scritto? Il giochetto però mi si era rivoltato contro, perché se il bacio era premeditato, il fatto di sbatterla sulla cattedra del bidello proprio no. Dio, me la sarei scopata davanti a tutti. Monica Laboni inconsapevolmente riusciva a trasformarmi in un animale. 
Anche adesso che ce l’avevo spalmata praticamente sulla schiena mentre mi stava forzatamente abbracciando stavo perdendo totalmente il controllo delle mie facoltà mentali sentendomi una specie di pervertito. Ma cazzo le sue mani intrecciate all’altezza del mio ombelico mi stavano portando alla follia. Se solo quella dannata mano fosse scesa un po’più in basso … Indossavo jeans e boxer, eppure sentivo perfettamente il calore che quell’arto sprigionava su di me, la immaginavo, la desideravo, la agognavo, …  No basta, dovevo darmi una calmata. Non potevo essere così depravato.
Giunti in prossimità di un parco immenso parcheggiai e le ordinai di scendere quasi come se fossi stato scottato. Lei scorbutica e furibonda scese con calma dal mio gioiellino, con una grazia senza pari si levò il mio casco dalla testa facendo fluttuare nell’aria i suoi lunghi capelli e poi fissandomi negli occhi me lo scaraventò praticamente addosso. Infine girandomi le spalle come se fossi uno scarafaggio camminò risoluta senza neppure aspettarmi verso una panchina vuota.
- “Hai un bel culo sai?”
- “Fottiti”
- “Con te?”
- “Vaffanculo Molinari” rispose alzando il dito medio senza nemmeno voltarsi.
- “Come sei volgare Principessa.” Ghignai sedendomi accanto a lei.
- “Sai come si dice … chi va con lo zoppo impara a zoppicare.” Insinuò spostandosi il più lontano possibile da me.
- “Non mordo mica sai? … o meglio solo su ordinazione.” Sorrisi.
- “Con te è meglio mantenere una distanza di sicurezza. Non si sa’ mai …” Ma nonostante queste parole e la postura rigida non riuscì a nascondere il sorriso che le aleggiava sul volto. Oddio miracolo … la stronza si stava sciogliendo.
- “Ti riferisci al bacio? “
- “Molinari non cominciare o.k.?”
- “Come se non ti fosse piaciuto …”
- “Senti brutta testa di …”
- “Ma piantala di fare l’ipocrita. Lo vedo sai che non ti sono indifferente, li vedo i tuoi occhi languidi mentre mi baci, o i fremiti che sento quando ti sfioro la pelle. Vuoi forse negarlo?” la sfidai con rabbia. Eh no cazzo. Anch’io ti faccio effetto, devo farti effetto, è giusto che tu vada fuori di testa come faccio io quando mi sei troppo vicina. 
- “Insomma che vuoi da me? Perché mi hai praticamente rapita e potata qui?” Non aveva negato, aveva deliberatamente cambiato argomento, ma per fortuna non aveva negato. Il mio cuore sussultò di gioia e  sollievo.
- “Mi pare logico … per scoparti.” Affermai senza neanche pensarci mordendomi subito la lingua.  Accidenti a me, ormai mi veniva automatico provocarla in  continuazione.
Infatti la reazione non si fece attendere per più di due secondi. Scattò come una molla dalla panchina mettendo subito un’enorme distanza tra di noi, e voltandosi verso di me con occhi spiritati cominciò a sbraitare frasi senza un minimo senso logico. Com’era facile metterla in difficoltà pensai esaltato.
- “Calma .. calma … stavo scherzando.” Le dissi prima che andasse del tutto fuori di testa attirando troppe persone.
La raggiunsi con le mani alzate in segno di resa ma ottenni solo un ulteriore allontanamento.
- “Sei proprio una pazza lo sai?” sospirai scocciato  “Piantala di guardarmi come se fossi un maniaco che vuole attentare alla tua virtù. Era solo una battuta, ed il fatto che ci abbia creduto mi fa dubitare che tu sia davvero così intelligente come dicono.”
- “Insomma che cazzo vuoi da me Walter?”
Mi aveva chiamato per nome. Era la prima volta che pronunciava il mio nome di battesimo. Io ero lo stronzo, il pervertito, la testa di cazzo, … al massimo potevo aspirare ad un “Molinari” pronunciato con stizza, ma sicuramente non Walter, e mi odiai per l’effetto che mi fece sentirlo uscire dalle sue labbra. Baciarla nuovamente di sorpresa sbattendola contro un albero non mi sembrava una mossa saggia. Ma è quello che vuoi, insinuò una vocina dentro di me.
- “Dobbiamo parlare.” Esordii seriamente dopo aver dato una calmata ai miei bollenti spiriti. Adesso basta Molinari, smettila di fare il coglione. Oddio cominciavo pure a pensare come lei.

POV MONICA
Perché lui era così calmo mentre io sembravo sul punto di esplodere? E poi perché mi sembrava di aver ribaltato i ruoli? Lui quello razionale e lucido, consapevole che dovevamo confrontarci e dialogare per riuscire a trovare almeno una linea comune da seguire per non sputtanarci completamente ed io al contrario parevo proprio una ragazzina di dodici anni che si trovava davanti il lupo cattivo e continuava a pestare i piedi.
Lupo cattivo che avevo già malmenato, insultato, graffiato, … e chi più ne ha più ne metta per cui non ne avevo poi così tanta paura.  Lupo cattivo che avevo anche baciato, abbracciato, desiderato, ed era questo che mi terrorizzava. Ero ancora troppo scombussolata per il nostro bacio mozzafiato e la folle corsa in moto spalmata sulla sua schiena non aiutava certo la mia già scarsa lucidità mentale. E lui invece era tranquillissimo, anzi ci scherzava pure su. D’altronde per un puttaniere come lui doveva essere una cosa all’ordine del giorno pensai stizzita. Ma poi cosa cazzo me ne fregava di come si comportava solitamente Molinari? Basta stronzate, dovevo calmarmi.
Così cercando di racimolare quei due o tre neuroni ancora funzionanti, tornai a sedermi sulla panca preparandomi a sostenere un colloquio di lavoro e con una postura proprio da bacchettona, gambe accavallate e braccia incrociate, esordii sbuffando:
- “Hai una bruttissima influenza su di me. Da quando ti frequento sono diventata di una volgarità assurda.”
- “E da quando noi ci frequentiamo?” chiese mimando le virgolette e parandosi davanti a me.
- “Oh insomma … hai capito che voglio dire.”
- “Onestamente no, solitamente quando frequento una ragazza vuol dire che me la porto a letto, per cui non mi pare che ti stia frequentando … per lo meno non ancora.” Ghignò malizioso accomodandosi nuovamente accanto a me.
- “Piantala di fare l’idiota Molinari e dimmi quello volevi.”
- “Era meglio Walter.”
- “Cosa?” chiesi interdetta.
- “Dicevo che era meglio prima quando mi hai chiamato per nome.” Affermò impassibile mentre il mio cuore scalpitava. Cavoli, era vero. Prima l’avevo chiamato per nome, anche se ero troppo incazzata per rendermene conto.
- “Mi è scappato, ti assicuro che non ricapiterà.”
- “Invece è meglio se ti ci abitui in fretta, perché dovrà  ricapitare un sacco di volte.”
- “Non credo proprio.” Risposi d’impulso, ma una volta raggiunta la consapevolezza di ciò che intendeva dire, sospirai rassegnata perdendo ogni capacità dialettica.
- “Bene, vedo che finalmente ci sei arrivata.” Continuò poi leggendo l’espressione del mio volto. “Direi che arrivati a questo punto sia meglio accordarci su di una strategia di comportamento, non credi?” 
- “Hai ragione.” Sbuffai
- “Scusa puoi ripetere?” Troppo tardi mi resi conto delle parole che mi erano uscite.
- “Ah Ah Molto spiritoso.”
- “E’ la prima volta che mi dai ragione, potrò pur sottolinearlo.” Sorrise sfrontato tirando fuori dal giubbotto un pacchetto di sigarette e prendendone una tra le dita.
- “Non accenderla.” Intimai
- “E perché mai?”
- “Non sopporto le persone che fumano.” Osservai
- “Beh io non sopporto te, quindi siamo pari.” Rispose portandosela tra le labbra in un gesto tremendamente sensuale. 
- “Davvero simpatico.” Mormorai
- “Quindi che succede adesso?” chiese tranquillo accendendo la sua sigaretta come se non avessi mosso alcuna rimostranza in merito all’argomento. Bene Monica, hai una NON ragazzo che ti considera alla stregua di una carta da parati.
- “Intendi riguardo al nostro falso fidanzamento?”
- “Già”
- “Penso sia il caso di fare una tregua.” Sospirai rassegnata.
- “Eh brava la mia gattina” sorrise soddisfatto “Finalmente ci sei arrivata genio!”
- “Molto spiritoso … Tanto per cominciare smettila di affibbiarmi tutti questi nomignoli deficienti. Io non sono la tua gattina, principessa, micetta, ecc ..”
- “Quindi come devo chiamarti sentiamo? Amore mio?”
- “No, nella maniera più assoluta.”
- “Ma i fidanzatini si danno sempre dei nomignoli idioti.” Protestò con voce da cucciolo che nonostante tutto mi fece sorridere. 
- “Potresti chiamarmi semplicemente Monica.”
- “Ah è così che ti chiami?” scherzò
- “Quanto sei scemo.” Affermai divertita. Ma quando avevamo iniziato a scherzare? 
- “D’accordo allora Monica.” Sentirlo pronunciare il mio nome di battesimo in  maniera così dannatamente sensuale, mi scatenò un brivido lungo tutta la spina dorsale, e per un attimo mi ritrovai a pensare che lo stesso nome pronunciato da altri non avrebbe più avuto ugual significato.
- “Ehi bellezza, ci sei?” domandò ad un tratto riscuotendomi dai miei pensieri.
- “Cosa?”
- “Ti sei incantata?” 
- “Si, scusa. E’ che non sono abituata.” Una risposta davvero patetica, molto brava Monica. “O.k. Walter “ sottolineai cercando di ridarmi un tono “Questione nomi: superata. Passiamo alla fase successiva.” 
- “Come sei professionale.” Sbuffò “Poi io non voglio essere chiamato per nome.”
- “E come dovrei rivolgermi a te?”
- “Mi pare ovvio, voglio uno di quei nomignoli idioti.” Rispose mentre gettava a terra la sigaretta “Che ne dici di cucciolo, begli occhi, amore del mio cuore, …” parafrasò con voce teatrale.
- “Ma piantala buffone” gli diedi un colpetto sul braccio “E poi chi ti ha detto che hai degli occhi belli?”
- “Me lo dicono sempre tutte.” Rispose in modo piuttosto ovvio. Ed hanno ragione mi ritrovai a pensare.
- “Sai bene ce non ti chiamerò mai con questi nomignoli ridicoli.”
- “Ricordati bene queste parole?”
- “Che vuoi dire?”
- “Solo quello che ho detto, e cioè di imprimerti bene nella tua bella testolina quello che hai appena affermato.”
- “Perché?”
- “Perché quando ti innamorerai di me userai nomignoli scemi e mi vomiterai addosso paroline sdolcinate.”
- “Tipo vaffanculo”
- “Già” rispose scoppiando a ridere facendomi sentire miracolosamente serena. Era molto bello stare con lui quando non faceva lo stronzo arrogante viziato scopaiolo.
- “Io non mi innamorerò mai di te.” Tentai di riprendermi ma forse il primo gradino verso di lui l’avevo già oltrepassato.
- “Ne sei proprio sicura?” Ancora quella voce melliflua e sensuale che mi mandava in orbita. Era una domanda la sua ma suonava come una sfida.
- “Sicurissima.”
- “Mai dire mai.”
- “Come al solito sei molto sicuro di te.”
- “Capita a quasi tutte le ragazze con cui vado a letto.” Spiegò con il tono scontato di poco prima “ Prima o dopo mi confessano il loro amore e poi scappano frignando.”
- “Viva la franchezza …”
- “Perché dovrei raccontarti delle palle. Le cose stanno così e basta.”
- “Beh io non sono come le altre.” Dichiarai decisa.
- “Su questo siamo d’accordo.” Affermò improvvisamente serio penetrandomi con lo sguardo e facendomi avvampare le gote. Cos’era questo un complimento?
POV WALTER
No, Monica Laboni non era decisamente come le altre. Era insopportabile e a mio avviso non era in grado di divertirsi e lasciarsi andare, ma non era lontanamente paragonabile a nessuna ragazza che mi era passata davanti. Era piena di difetti ma stare in sua compagnia era stimolante. In sua presenza nulla era scontato perché lei era inaspettata, fresca e spontanea anche se cambiava repentinamente umore passando dal giorno alla notte in un battito di ciglia. Era come un libro impegnativo ma interessante e non palloso. Un libro che volevo leggere pagina dopo pagina.
- “Chiariamo subito un punto,non voglio passare per la cornuta di turno.” Affermò decisa ridestandomi dai miei pensieri.
- “Non sono portato per la monogamia, ma visto il tuo bel corpicino potrei provarci.” Sorrisi scrutandola dalla testa ai piedi.
- “E punto numero due, è scontato che noi due non avremo rapporti sessuali di alcun tipo.”
- “Cosa? E come credi che farò a sopravvivere? Sono un ragazzo giovane con gli ormoni in subbuglio, ho delle esigenze IO.”
- “Hai mai sentito parlare di Federica?”
- “Me la consumerò a forza di farmi seghe.”
- “Molinari” sbottò.
- “Laboni” replicai.
- “D’accordo, ogni tanto te ne andrai a fare una gita fuori porta con i tuoi amichetti del cuore, almeno a 100 km da qui, e potrai fare i tuoi porci comodi.”
- “Stai scherzando vero?”
- “La ragazza in questione non dovrà essere di Milano o provincia e non potrai lasciare numeri o contatti per farti rintracciare. Meglio se ti inventi un nome falso. Così tu manterrai l’anonimato ed io quello che resta della mia reputazione.”
- “Oppure potresti occuparti sporadicamente di me così che io non debba andare a cercarlo altrove.”
- “Toglimi una curiosità: ma ci credi davvero alle stronzate che dici?”
- “Ma dimmi un po’ non era meglio chiamarti Crudelia invece di Monica?”
- “Io non voglio far sapere a tutti che il mio ragazzo mi tradisce.”
- “E io voglio scopare quando mi va.”
- “Sei proprio una testa di cazzo Molinari.”
- “Bentornati ai vecchi tempi brutta stronza.”
Non avevo pensato a questo cazzo. Cioè ero consapevole che miss Perfezione non avrebbe mai accettato una storia di sesso con me, ma non avevo pensato che non avrei neppure potuto scopare con altre. Non avevo messo in conto che avere una ragazza anche se finta, avrebbe significato non tradirla in pubblico.
Non mi ero neppure ricordato del nostro gioco tra ragazzi e lo stare sessualmente fermo (per quanto poi? Non sapevo neanche di preciso quanto sarebbe durata questa farsa) avrebbe potuto pregiudicare la mia scalata al successo. E’ vero che la principessa in questione era la mia ragazza e quindi nessuno eccetto me l’avrebbe potuta avere, però molti in questo tempo avrebbero potuto accumulare punti per poi provarci appena terminato il nostro fidanzamento.
Inoltre lei era maledettamente bella ed io quanto avrei resistito prima di saltarle addosso come un animale? Soprattutto se in astinenza forzata? Anche adesso che me la trovavo a fianco incazzata come una biscia in un parco isolato era una lotta continua tra la testa ed i miei istinti di uomo. Cazzo! Ero veramente nella merda.
- “Senti” incominciò respirando a fondo “ che io non ti sopporti e tu non sopporti me è palese, ma per far funzionare questa …. “Cosa” è chiaro che dobbiamo organizzarci. Propongo di incontrarci domani pomeriggio in territorio neutrale e cercare almeno di conoscerci.”
- “Facciamo casa mia?”
- “Casa tua non è territorio neutrale.”
- “E’ vero, ma è molto spaziosa e nel caso mi venisse voglia di strozzarti avresti molto spazio dove poter scappare.”
- “Facciamo in biblioteca …”
- “Che schifo. Assolutamente no.”
- “Penso che un posto dove ci sia altra gente è meglio di uno dove staremo soli. E poi dovremo pur cominciare a farci vedere insieme no?”
- “E come prima uscita pubblica potremo anche finire a litigare mettendoci le mani addosso. L’unione più corta della storia. Altro che coppia consolidata da far partecipare al concorso delle scuole.”
- “Già” sospirò frustrata “Allora che facciamo genio?”
- “Che dici di andare a casa mia portandoci i nostri amici come arbitri?”
- “Che vuoi dire?”
- “Beh la tua amichetta del cuore è già a conoscenza del nostro segreto così come Ale e Yuri, quindi verranno anche loro ad aiutarci in questa insolita conoscenza e a sedare gli animi quando e se ci surriscalderemo.”
- “D’accordo. Buona idea.”
- “Grazie.” Sorrisi sinceramente. Finalmente un passo in avanti in quella districata faccenda.
- “Bene, direi che a questo punto posso pure andarmene.” Esordì alzandosi.
- “E no … aspetta” la bloccai veloce per la vita trascinandomela seduta sulle ginocchia “Prima devi darmi un bacio per sancire la tregua.”
- “Cos..”
Ma non la lascia neppure iniziare a protestare prima che le mie labbra coprirono esigenti le sue senza chiedere il permesso per entrare. Basta porca troia mi ero trattenuto fin troppo ed io non ero un santo. Volevo un bacio e l’avrei avuto punto. Probabilmente la stronza ops..Monica non la pensava così però, perché nell’arco di dieci secondi mi arrivò un ceffone ben assestato in piena faccia.
- “L’hai detto tu che qui avrei potuto anche picchiarti” asserì sgattaiolandomi lontana “Non provarci mai più” sentenziò poi scappando lontano da me.
- “Ti ci dovrai abituare bellezza.” Le urlai in modo che potesse sentirmi.
Ottimo Molinari bel lavoro. La nostra tregua già faceva acqua da tutte le parti.


NOTE DELL’AUTORE
Ci sono riuscita finalmente. Ringrazio tutte voi che avete avuto la pazienza di aspettarmi e spero che il mio capitolo non vi abbia deluso. Ci sono un sacco di cose che vorrei dirvi ma se mi dilungo poi magari pubblico fra altri giorni e sono sicura che preferite leggere di Monica e Walter che delle mie banalità. Quindi per chi vuole e a tempo ci sentiamo in privato. Bacio Manu

  
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