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Autore: valeriaspanu    06/04/2014    6 recensioni
CONTINUO DI LIVING AGAIN: ciao a tutti ragazzi;) dato il successo di Living again, ho voluto scrivere una serie di one-shot su ciò che accade dopo il felice epilogo:D inoltre accetterò le scene che ci sono nelle vostre testoline: nel senso, se mi date consigli su "scrivere qualcosa sulla pucciosità di Haymitch come nonno" la farò senz'altro:) Quindi, leggete e commentate;) e "commissionate". Un bacio!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ragazzi!! Ahahah, questo capitolo sarà un po’ diverso dagli altri, vediamo se capite di chi è il pov;) e poi, niente, come sempre commentate numerosi, siete fantastici.

 

Ho sempre pensato che non avrei amato nessun altro dopo lei. Sono scappato, sono stato un vigliacco proprio io che ardevo del fuoco della vendetta, che volevo uccidere, riportare la giustizia… Ci avevano tolto così tanto, perché non potevano perdere qualcosa anche loro?

E lei, lei che era così simile a me, che rideva solamente nei boschi, che mi copriva le spalle sempre, in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo era la donna perfetta per me. Mi sembrava così, lo era, ci saremo sposati sicuramente prima o poi se non fosse stata per quella dannata mietitura. Appena sentii il nome di “Primrose Everdeen”, sapevo come sarebbe andata a finire, non mi ero stupito del fatto che si fosse offerta volontaria, era logico, io avrei fatto lo stesso per i miei fratelli. E mi sarei offerto io volontario al posto di Mellark, se non fosse stato per il fatto che lei non me l’avrebbe mai perdonato.

L’ho persa lì. Inevitabilmente.

Perché, una volta tornata viva, sana e salva tra le mie braccia, lei non era più la mia Catnip. Era una sopravvissuta e anche se non lo voleva ammettere, era irrimediabilmente legata a quel ragazzo, a quel biondino. Avevo condiviso qualcosa che aveva cancellato cinque anni di amicizia. Nel 13, piano piano si stava riavvicinando a me ma poi ho rovinato tutto come al solito. Quelle bombe.

Prim.

Avevo preferito scappare, come un vigliacco. Andare via era meglio di affrontare quegli occhi grigi pieni di disprezzo nei miei confronti: non mi ero stupito più di tanto al suo rifiuto di rispondere alle mie lettere, alle mie chiamate dopo un anno che la guerra era finita.

Mi ero stupito che fosse lui a rispondere al telefono.

Non potevo amarla, non meritavo di amarla, di distruggerla ancora di più, di trascinarla nel mio baratro. Senza Prim, Catnip cos’era? Ancora più spezzata, sopravvissuta, non vincitrice.

Nel 2 lavoravo come un pazzo, un folle. Poi i miei colleghi mi avevano convinto, trascinato per meglio dire, nel distretto 4 perché “Hawthorne, non puoi essere invincibile, prenditi una vacanza e non rompere il cazzo”. Ed avevo incontrato lei, ancora una volta.

Sapevo chi era Johanna Mason , ovviamente. L’avevo salvata da Capitol con un Peeta depistato e lei così magra, così fragile che pesava al massimo 40 chili, i capelli rasati, le guance scarne. Era più bella stavolta e teneva d’occhio un bambino dai capelli rossi che si buttava nell’acqua e giocava sulla riva ridendo mentre lei si teneva a debita distanza.

Mi aveva adocchiato e si era avvicinata a me.

“ Ciao belloccio”, mi aveva detto.

Avevamo fatto sesso. Tanto, tanto, tanto sesso. Due anime spezzate che si prendevano in giro, si torturavano l’un l’altra e si ritrovavano solo per scopare: mi andava bene così, sul serio. Perché Catnip era nei miei pensieri, come sempre.

Ma Catnip stava iniziando ad allontanarsi, a svanire piano piano. Rimaneva l’affetto per il suo profumo, per le nostre risate, per il suo sorriso. Ma degli occhi marroni stavano irrimediabilmente entrando nella mia testa, nel mio cervello.

Ricordo la prima volta che abbiamo fatto l’amore, quando ero irrimediabilmente perso per lei e avevo il terrore di farle del male e che lei facesse del male a me, distruggendomi di nuovo. Ne sarei morto. Era inverno e mi ero trasferito con lei al 4, ormai, vicino all’altra vincitrice, Annie, e al  figlio di Odair. L’avevo baciata quando ero entrato dentro di lei e i miei occhi si erano chiusi nel mentre che mi perdevo dentro di lei. Lei mi aveva fatto uscire quasi subito, spaventata: potevo sentire il suo terrore, la sua paura.

“Cosa fai, Hawthorne?” mi aveva chiesto, sussurrando.

Si era rivestita in fretta e stava per uscire dalla porta: quella ragazza, quella donna per cui avrei dato la mia vita e con la quale litigavo sempre mi aveva rubato il cuore e mi stava scappando tra le mani come Catnip aveva fatto. L’avevo bloccata, tirandole il braccio e l’avevo attirata tra le mie braccia.

-Non andare.- le avevo detto, poggiandole un bacio sulla spalla. –Nessuno ti farà del male, qui. Andrà bene.-

Avevo sorriso quando l’avevo sentita rilassarsi tra le mie braccia e finalmente le lacrime erano uscite da quei maledetti e impossibili occhi marroni.

 

-E’ bella, vero?-

Mi risveglio da quei ricordi e sorriso alla piccola che ho in braccio e che sto cullando. Sono diventato padre. E, sinceramente, non capisco come sia possibile, come sia potuto succedere: io ho portato così tanto dolore, così tante lacrime e adesso venivo ripagato con questa creatura che dormiva beata tra le mie braccia. Non aveva tanti capelli, mia figlia, ed erano marroni come quelli della mamma. Non ci aveva ancora fatto vedere gli occhi ma Katniss mi aveva detto di non illudermi perché sarebbero cambiati. Lei aveva perso la sfida con Peeta, anni fa. Ed è Katniss che mi ha consolato, rafforzato quando ho avuto il terrore di diventare padre, quando una paura antica come la vita stessa si è impossessata del mio cuore.

Non le farai del male, lei ti amerà come Dandy ama me. E’ strano, quasi assurdo l’amore che i figli hanno per i genitori: ma ti amerà, non le importerà il tuo passato. Tu sarai lì per lei, sempre e comunque. Andrà bene, Gale. Fidati.

-Beh, allora come la chiamiamo?- mi chiede Johanna, sorridendo stanca.

-Direi che Catnip è perfetto.-

Lei mi sorride e alza gli occhi al cielo: sai che ti amo, Johanna Mason? Ti amo con tutto me stesso e questo non potrebbe mai cambiare. Ma non c’è bisogno di parole tra di noi: semplicemente annuisce, sistemando meglio i cuscini dietro di se.

-E Catnip sia.-

  
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