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Autore: Kary91    08/04/2014    7 recensioni
{Rory/Prim | Mini Long di 4 Capitoli}
Fu solo in quel momento, con Prim stretta a lui e il suo profumo a stuzzicargli delicatamente le narici, che l’avvertì di nuovo: la sensazione che aveva perso con l’arrivo delle bombe e che temeva non avrebbe mai più ritrovato. Era qualcosa che si poteva riassumere in una sola parola, una parola composta da quattro lettere: c.a.s.a.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Re Rossi e Brutti Anatroccoli; '
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E. Y. E.S. O.P.E.N.


[3]

 

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«Everybody's waiting for you to breakdown

Everybody's watching to see the fallout

Even when you're sleeping, sleeping

Keep your ey-eyes open. »

Rory si chiuse con forza la porta alle spalle, senza preoccuparsi del fatto che qualcuno potesse sentirlo; le idiozie della gente del Tredici stavano incominciando a dargli noia. Attraversò a passo svelto la stanza che, fino a qualche giorno prima, era appartenuta a Katniss e a Johanna Mason. Individuò subito Prim, rannicchiata sul letto della sorella: aveva le ginocchia strette al petto e lo sguardo assorto, concentrato sul gioco di luci che la lampada proiettava sulla parete. Sul suo viso erano ancora evidenti i segni dell’ansia e della paura che l’avevano sorpresa il pomeriggio precedente, nel momento in cui avevano assistito assieme alle immagini trasmesse dal notiziario di Capitol City. Rory aveva serrato i pugni per la rabbia, osservando il gruppo di pacificatori appostati sul tetto, per poi inorridire, quando le esplosioni e la pioggia di fiamme e detriti avevano catturato lo schermo, disintegrando la zona in cui, poco prima, aveva visto suo fratello combattere. Le rassicurazioni di Haymitch erano arrivate qualche ora più tardi, ma lui e Prim avevano comunque vissuto momenti di paura e sgomento, circondati dalle espressioni assenti dei rispettivi familiari.

 “Sei in ritardo, mr. Occhi Sempre Aperti” lo informò la ragazza con un sorriso, mentre Rory prendeva posto sul letto di fianco a lei.  Il coetaneo roteò gli occhi.  

 “Ero sceso a origliare i discorsi dei tizi appena usciti dal Comando” rivelò, appoggiando la schiena contro il muro. Cinse poi le spalle di Prim con un braccio e sorrise, quando la ragazza si coprì la bocca con una mano per cercare di mascherare uno sbadiglio, “Ho sentito che domani manderanno una truppa di volontari a Capitol City” aggiunse poi con noncuranza, distogliendo lo sguardo da Prim. L’amica gli rivolse un’occhiata penetrante, alla quale Rory rispose con un sopracciglio inarcato.

“Volontari dai sedici in su” specificò in quel momento il ragazzo, appoggiando abbattuto la nuca contro il muro. “Avere tredici anni fa schifo.”

Durante il primo mese trascorso al Distretto 13 aveva trovato la scuola del posto e le varie esercitazioni militari stancanti e ridicole: non era interessato a combattere. Voleva solo che la sua famiglia e Prim avessero tre pasti caldi al giorno e un posto decente in cui vivere. Nel corso delle ultime settimane, tuttavia, il suo modo di pensare era cambiato. La guerra non era più solo il gioco di due ragazzini che combattevano con i bastoni di fronte all’ingresso di casa Hawthorne. Era diventata reale e coinvolgeva tutti – adulti, bambini e chi stava nel mezzo, come lui e Prim. Ne erano parte anche loro, Rory se lo sentiva nelle ossa ogni volta che le sue orecchie registravano qualche brandello di conversazione fra due soldati e il suo cuore accelerava i battiti.

Prim sorrise debolmente, osservandolo con espressione insolitamente addolcita.

“Sei troppo giovane per arruolarti” mormorò, appoggiando il capo sulla sua spalla. “Uno o due allenamenti di straforo con i ragazzi più grandi non fanno di te un soldato vero.”

L’amico le scoccò un’occhiataccia, prima di sospirare: in fondo Prim aveva ragione. Sentiva di voler fare qualcosa per la sua gente, contribuire per portare a casa una dignità che alla  sua famiglia spettava di diritto, ma che non si era mai potuta permettere; tuttavia non pensava davvero di volersi arruolare: immaginarsi nei panni dell’ e.r.o.e. di turno era appagante, ma la paura era tanta e aveva buon senso a sufficienza da sapere che a tredici anni non si è ancora fatti per la guerra. A stento si incomincia a capire come funzioni vivere.

“Non sarei comunque potuto andare nemmeno se fossi stato più grande” obiettò infine, dando una scrollata di spalle. “Con Gale a Capitol City devo restare qui per prendermi cura della mamma e dei miei fratelli. E di te.”

Prim smise di sorridere e distolse lo sguardo, tornando ad appoggiare la nuca contro il muro.

“Non ho più bisogno di persone che si prendano cura di me” dichiarò a bassa voce, seppur mantenendo un tono di voce esitante. Si strinse nella vecchia giacca da caccia di Mr. Everdeen che da anni era passata in eredità a Katniss. “Posso farlo da sola e credo che potrei anche dare una mano a chi ha più bisogno d’aiuto di me. Ci penso da un po’.”

Rory la fissò deluso per qualche istante, prima di assumere un’espressione insospettita. Prim incominciò a mordicchiarsi il labbro, continuando a eludere il suo sguardo.

“A Capitol City assieme alla truppa, domani, invieranno anche dei medici” esordì infine, voltandosi finalmente verso l’amico. “Anche per quello c’è un limite d’età, ma hanno un disperato bisogno di persone e mi hanno chiesto… Mi hanno chiesto se volessi andare con loro” concluse con un filo di voce: parlava con esitazione e le guance le erano diventate rosse, come se temesse la reazione di Rory, ma nel suo sguardo il ragazzo riuscì a scorgere una sottile punta di determinazione. Rory la fissò a bocca aperta per qualche istante, cercando di registrare il significato di quelle parole. Scosse poi il capo con vigore, rifiutandosi di accettarle.

“Non l’ho detto a nessuno” aggiunse Prim in fretta, mentre l’amico ritirava il braccio, allentando la presa sulle sue spalle,  “Nemmeno a mia madre.  Lo sai solo tu.”

“Ma tu non ci andrai” ribattè secco il ragazzo, alzandosi in piedi. “Non ci andrai: sei troppo giovane, no? Come lo sono io.”

“Non ho ancora deciso se ci andrò” ammise in quel momento Prim, tornando a stringersi le ginocchia al petto, “So solo che…”

“Non c’è niente da decidere” la interruppe Rory alzando il tono di voce e serrando le mani; nei suoi occhi grigi la rabbia stava facendo a pugni con la paura “Tu devi restare qui. Con me.”

Le parole gli uscirono di getto prima che avesse il tempo di rifletterci su a dovere. Si accorse di avere le guance bollenti per la collera e per l’imbarazzo, ma non distolse lo sguardo. Anche Prim arrossì. Tese esitante una mano verso di Rory, come se volesse accarezzargli il viso, ma cambiò idea quasi subito. Si fermò, alzandosi dal letto e fece un passo in avanti per abbracciarlo. Rory la strinse a se’ con più vigore del solito, mentre i suoi capelli gli solleticavano il viso. Sapeva di buono, Prim. Gli piaceva averla così vicina al punto tale da poterle sfiorare la pelle con la punta del naso. Gli piaceva attirarla a sè per la vita mentre lei gli allacciava le braccia attorno al collo, con la naturalezza tipica dei migliori amici. In quel momento, tuttavia, i suoi pensieri erano annebbiati dalla paura. Aveva perso un padre e rischiava di perdere un fratello ogni giorno: non poteva vivere nel terrore di dover dire addio anche a lei.

“Non partirai” le mormorò in un orecchio con esitazione, prima di scostarsi appena, per poterla guardare negli occhi. “Vero?”

Sentì la stretta di Prim farsi più forte per qualche istante. Quando tornò a incrociare il suo sguardo si accorse che aveva le guance rigate dalle lacrime.

“Quando Katniss si è offerta volontaria per salvarmi, mi ha dato la possibilità di poter far qualcosa di importante” mormorò la ragazza; sembrava spaventata, ma nei suoi occhi brillava ancora la traccia di risolutezza che Rory aveva notato poco prima. “Qualcosa di importante per gli altri.”

Il ragazzo scosse il capo, scostandosi da lei.

“L’ha fatto perché sei sua sorella e non ti voleva perdere” sbottò risentito, fissandola con insistenza, “L’ha fatto perché potessi crescere e avere una famiglia; cose così. Non perchè tu andassi in guerra.”

“E lo farò” rispose con decisione la ragazza, “Un giorno lo farò. Ma adesso…” si interruppe, non sapendo come proseguire. “Vorrei solo poter proteggere chi ne ha bisogno, così come lei ha fatto con me” mormorò infine, arrossendo lievemente. La sicurezza di poco prima sembrava essere svanita. “Forse hai ragione tu” ammise infine, tornando a incrociare il suo sguardo. “Forse siamo davvero troppo piccoli per pensare a queste cose, ma non riesco a farne a meno.” 

Rory la guardò di traverso per un po’ prima di lasciarsi sfuggire un sospiro. Si sentiva incredibilmente stanco, come se avesse appena terminato il giro di consegne del bucato, dopo aver percorso in lungo e in largo la zona in cui vivevano i commercianti del Dodici. Si lasciò cadere sul letto e fece cenno a Prim di imitarlo, sdraiandosi sul lato destro del materasso. Prim si rannicchiò di fianco a lui e si lasciò stringere, appoggiando la fronte contro il suo petto. Rory incominciò ad accarezzarle i capelli con gesti impacciati, sperando ingenuamente di riuscire in qualche modo a cancellarle quell’assurda idea dalla testa, facendole sentire la propria presenza.

“Non ti lascerò partire” mormorò infine, prima di posarle le labbra sui capelli. “Questa sera dormirò con te: e terrò gli occhi bene aperti, per essere sicuro che tu non vada via.”

Prim sorrise contro il suo petto; sollevò poi  appena il capo per poterlo guardare negli occhi.

“Stavo pensando…” ammise, tornando ad arrossire, “…Stavo pensando che, quando un giorno avrò dei bambini, potrei dare loro dei nomi da quattro lettere. Sarebbe carino. V.E.R.O.?” chiese conferma con un sorriso, scandendo l’ultima parola per evidenziare il numero di lettere. Rory le rivolse un’occhiata sorpresa, avvertendo un’insolita stretta dalle parti dello stomaco. Accostò la fronte alla sua, sorridendo malandrino.

“Vero, ma per avere dei nomi di quattro lettere dovrebbero essere degli Hawthorne…” le fece notare avvicinandosi ancora, avvertendo il cuore accelerare i propri battiti. Poteva distinguere chiaramente il rossore sulle guance di Prim, generalmente così pallide. “… V.E.R.O. ?”

La ragazza ridacchiò e annuì, spingendo il cuore di Rory a fare una mezza capriola. Riusciva ancora a farla sorridere. Fu grazie all’espressione allegra di Prim che riuscì a trovare il coraggio di chinarsi in avanti per eliminare la distanza fra le loro labbra. Si scambiarono un bacio timido, di quelli che arrivano quasi per gioco, ma che al loro interno nascondono il desiderio di averne subito un altro. Si separarono sorridendosi, le fronti ancora unite e le guance arrossate per l’imbarazzo e la contentezza. Prim si mosse in avanti per baciarlo un’altra volta, distogliendo poi lo sguardo, intimidita. “V.E.R.O.” concluse poi in un sussurro, tornando a sorridergli. Risero entrambi, tornando a stringersi l’uno all’altra e Prim chiuse gli occhi, abbandonando la fronte contro il petto di Rory. Finì presto per addormentarsi, cullata dal tocco leggero della mano del ragazzo sui suoi capelli. Rory invece rimase sveglio. Tenne gli occhi bene aperti, per essere sicuro che Prim rimanesse al suo fianco. Li tenne aperti come gli aveva insegnato suo padre e come aveva sempre cercato di fare, sin da quando era bambino. Rimase a lungo in silenzio a contemplare l’espressione rilassata di Prim, sorridendo dell’abbraccio che ancora li manteneva vicini. Di tanto in tanto uno sbadiglio di troppo sfuggiva al suo controllo, ma non mollò la presa fino alle prime luci del mattino quando il sonno riuscì finalmente a ingannarlo e a chiudergli le palpebre, addormentandolo con il sorriso sulle labbra.

Al suo risveglio, Rory scoprì quanta verità contenesse il vecchio consiglio che gli aveva dato suo padre da bambino. Joel Hawthorne aveva avuto ragione: la gente del Giacimento doveva sempre tenere  gli occhi aperti.

Lui i suoi, però, li aveva chiusi.

E quando li aveva riaperti Prim non c’era più.

 

Nota dell’autrice.

Eccomi di nuovo qui! Questa scena è stata quella che mi ha dato piu’ problemi durante la stesura e tutt’ora non mi convince pienamente, specialmente la parte in cui si parla della decisione di Prim. Il punto è che continuo a trovare assurdo che una ragazzina di tredici anni venga inviata come medico in guerra. Trovo assurdo che qualcuno ce la mandi e che nessuno sollevi obiezioni a riguardo e trovo anche un po’ forzato il fatto che  una ragazza così  giovane come Prim scelga di andarci, quindi ho faticato veramente molto a scrivere le motivazioni che la spingono a fare quella scelta, perché continuo a trovare quella della decisione poco convincente. Ho scelto di fare in modo che sua madre non sapesse della decisione presa, perchè onestamente dubito che Mrs. Everdeen l’avrebbe lasciata partire. Spero di non aver scritto castronerie, in tal caso vi chiedo scusa, ma ho fatto del mio meglio per cercare di giustificare la scelta di Prim e il punto di vista suo e di Rory nei confronti della guerra che, in un modo o nell’altro, sta comunque coinvolgendo loro e le loro famiglie. Il bacio non era inizialmente previsto, ma poi ho pensato che era giusto che questi due pupattoli avessero un momento tutto per loro, visto dopo quella sera non si sarebbero più rivisti. Il V.E.R.O. di Rory e Prim non vuole ricalcare in alcun modo il Vero/Falso dell’Everlark, ma ho pensato che fosse carino il fatto che si rispondessero enfatizzando le quattro lettere della parola, visto il discorso e vista anche la mania di Rory. Il prossimo capitolo, l’epilogo, sarà molto breve ed è suddiviso in due piccoli frammenti; credo che aiuterà  ad unire insieme i vari elementi accennati nel corso della storia. Ringriazio infinitamente le cinque persone che hanno recensito lo scorso capitolo, cercheró di rispondere a tutti in serata, chiedo scusa anzi per il ritardo! Grazie anche a chi ha inserito la storia nei preferiti/seguiti, spero davvero che la storia vi stia piacendo!



Un abbraccio e a presto!

Laura

 

   
 
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