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Autore: TaliaAckerman    08/04/2014    3 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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DUE SETTIMANE DOPO


Mentre camminavano per le strade affollate di Sasha, Jel sentiva il cuore leggero come mai a distanza di settimane. Gli sembrava di aver lasciato la capitale di Tharia solo pochi giorni prima, con tanti dubbi e solo due Pietre con sé, e ora si trovava di nuovo lì, con alle spalle un viaggio praticamente senza intoppi e la Pietra Viola* insieme alle altre due nel pregiato involucro di stoffa.
I primi giorni di viaggio verso oriente erano stati faticosi e stressanti, con i due maghi che non riuscivano a scrollarsi di dosso la sensazione di essere seguiti; eppure le giornate si erano susseguite tranquille e piuttosto monotone, grazie al cielo quasi senza ombra di pericoli. I consigli del maestro Raenys erano stati utili: per l'intera durata del tragitto aveva tenuto le spille accuratamente celate nei mantelli (così come le Pietre), non avevano seguito il percorso della Grande Via e, sebbene questo avesse allungato notevolmente la durata del viaggio, il giovane era straordinariamente soddisfatto del loro operato. L'episodio della locanda in Haryar e dei Ribelli che avevano cercato di ucciderli era quasi sparito dalla sua mente. Tutto perdeva importanza davanti al buono sviluppo della missione.
Dopo aver pranzato in una piccola osteria ai margini della città i due, in sella ad Ehme e Yin, furono pronti a ripartire - questa volta in direzione ovest - per raggiungere Città dei Re e prelevare la Pietra Ambra. Cavalcarono di buon ritmo attraverso le ultime, strette stradine fino a lasciarsi alle spalle Sasha e giungere alle sterminate colline che separavano Tharia dallo Stato dei Re. Jel aveva sempre amato quel particolare paesaggio: i pendii erbosi erano raramente interrotti da piccole macchie di faggi e betulle. Fiori variopinti coloravano l'ambiente di rosso, giallo e violetto, e sebbene fossero piuttosto a Nord l'aria rimaneva tipica e piacevole.
- Credo che verrò qui per qualche mese! - gridò scherzosamente all'amica. - Quando questa situazione sarà risolta chiederò un periodo di congedo e passerò del tempo su queste colline!
Udì la risata cristallina di Gala che gli rispondeva:- Ti immagino come eremita, Jel...
Il giovane rise di cuore, ma in realtà dovette ammettere che l'idea non gli dispiaceva affatto: dopo tutta la gente a cui era stato a contatto in quelle settimane - e soprattutto quella che aveva rischiato di incontrare - un po' di sana solitudine sarebbe stato un ottimo rimedio.
Cavalcarono ininterrottamente per ore; il vento scompigliava loro i capelli, frizzante e gradevole, il paesaggio non accennava a cambiare. Jel non se ne preoccupava però: sapeva che tale bioma si estendeva per un'immensa porzione di territorio, anche oltre il confine con lo Stato dei Re.
- Guarda là! - esclamò ad un tratto Gala. Aveva il dito puntato verso nord, e oltre ad esso Jel poté distintamente scorgere profilo delle abitazioni di una piccola cittadina. Fece per qualche istante mente locale, poi proferì:- Dovrebbe trattarsi di Célia, un paese appena oltre il confine. Se non erro, dovremmo essere già nello Stato dei Re...
- Ma esiste una sola cosa che tu non conosca, Jel? - lo interruppe la strega ridacchiando. - Immagino che potresti dirmi anche quanti abitanti vivono qui...
Lui scosse la testa con un sorriso. - Esageri sempre, Gal. Però ricordo che una sartoria importante ha sede qui. Ci sono stato un volta... tanto tempo fa...
La sua mente vorticò lontana a quel giorno di molti anni prima, quando aveva accompagnato il padre a ritirare dalla sartoria un nuovo abito di broccato da regalare a Lys. Come aveva detto di chiamarsi il proprietario? ... Ah, sì. Tomson.
- Wow... - constatò Gala, anche se in verità non pareva neanche minimamente interessata - Che ne dici di fermarci qui stasera?
Alzando le spalle, il giovane replicò:- Perché no? Non abbiamo fretta.
In realtà ne avevano, eccome anche, ma la verità era che quel luogo aveva un effetto strano su di lui: lo riportava indietro con i ricordi, ai tempi in cui suo padre era ancora vivo e nessuno aveva ancora avuto il sentore della ribellione a Nord, quando non c'erano guerre che si profilavano all'orizzonte. Una sensazione di malinconia, ma allo stesso tempo piacevole, lo accompagnò mentre i due maghi si dirigevano verso Célia. Cavalcando verso Nord passarono accanto ad una catapecchia di legno, assediata dai fiori e dalle erbacce che avevano cominciato a crescere anche sul tetto. Seduto sull'uscio, con in volto un'espressione corrucciata, stava un uomo che doveva avere una cinquantina d'anni. Era magro, ossuto e sebbene sul suo volto rimanesse l'ombra di un antico fascino, i capelli sporchi e spettinati - uniti agli stracci che indossava e allo sguardo sconsolato - ne davano un'immagine triste e grottesca.
Jel non poté far a meno di chiedersi cosa lo avesse portato a ridursi in quello stato, da quanto vivesse in quelle condizioni... Che vita doveva a ver condotto?
Piantala di fare l'idiota. Se ti fermassi ad aiutare tutti i poveracci che incontri che ne faresti poi della tua vita? E della missione? Non sono affari tuoi...
L'uomo fece un cenno di saluto nella loro direzione. Jel e Gala, meccanicamente, lo imitarono. - Non è esattamente come a Grimal... - mormorò la ragazzina mortificata.
Passarono oltre, scendendo dalle tondeggianti colline e addentrandosi per le vie della città. L'atmosfera non era particolarmente... vitale. Gli spazi erano quasi deserti, fatta eccezione per qualche mendicante e una manciata di donne di casa che tornavano dal mercato. Jel non se ne stupì: le difficoltà economiche che si erano abbattute su gran parte di Fheriea avevano colpito lì più che in altri luoghi. Una giovane donna che doveva avere circa l'età di Jel passò accanto a loro distrattamente, urtando il cavallo di Gala con una spalla. Con l'urto parve riscuotersi e li guardò in volto, rivelando un paio di occhi verde palude particolarmente sporgenti. - Perdonatemi... Mi... Mi dispiace... - balbettò stralunata, affrettando il passo. I due maghi si scambiarono un'occhiata dubbiosa: gli occhi di Gala parevano due punti interrogativi carichi di disagio.
Mentre procedevano, passarono davanti alla famosa sartoria del signor Tomson. Jel era a conoscenza del personale che lavorava lì dentro: bambini, ragazzini, orfani sfruttati fino all'ultimo. Questa consapevolezza l'aveva sempre avvilito, specie contando che tutte le divise dei Consiglieri e gran parte degli abiti dei reali provenivano da quelle filerie. Ma, come dire, quello era l'ordine naturale delle cose, - probabilmente il lavoro avrebbe mantenuto e salvato la vita a quei poveri ragazzini - quindi non valeva la pena di mettere in piedi una campagna per tutelare le loro condizioni. Magari un giorno, in un'altra vita, un'altra era...


- Non credi forse che stiamo un tantino esagerando?
- Esagerando, e perché? - fece Jel senza capire.
- Il maestro Raenys ci aveva raccomandato di non dare troppo nell'occhio... - rispose Gala a mezza voce, portandosi il bicchiere colmo d'acqua alle labbra. - Ma, beh... Da quando abbiamo preso la Pietra Viola abbiamo... come dire... abbassato un po' la guardia, non ti sembra?
Il giovane fece un gesto leggermente infastidito con la mano e replicò:- Non stiamo indossando le spille no? E le Pietre sono al sicuro, no? Beh, si fa per dire... - aggiunse poi vedendo l'espressione dell'amica. Si rese conto di quello che stava dicendo con un attimo di ritardo. - Non intendevo questo - spiegò. - Insomma, lo so che è... pericoloso ma... per ora sta andando tutto bene no? Non c'é motivo di preoccuparsi, almeno finora.
Ma la ragazzina aveva ancora un'aria dubbiosa. Alla fine si arrese:- E va bene, se lo dici tu... Ma quando abbiamo finito di mangiare andiamocene di qui. C'é fin troppa gente...
- Hai ragione - convenne lui posando sul tavolo il boccale di birra. - Vuoi assaggiare? - chiese poi sorridendo e ammiccando al liquido dorato. Gala, suo malgrado, rise, ma poi afferrò il manico del boccale e se lo portò alla bocca. Tirò giù un paio di sorsi. - È... è buona! - ammise stupita. Jel le mollò una pacca gioviale sulla spalla. - A quanto pare stai finalmente crescendo anche tu...
Terminarono la loro cena in un'atmosfera più rilassata, e quando alla fine i due uscirono nelle strade inondate dalla luce del tramonto Jel si convinse a rimanere positivo: la missione aveva cominciato ad andare davvero a gonfie vele. Camminarono un po' assonnati fino alla staccionata ove avevano assicurato Ehme e Yin, poi ripartirono. - Meglio passare la notte in qualche posto un po' riparato, fuori dalla città - fece il mago previdente, anche ripensando al lieve disagio che Gala aveva manifestato durante la cena. - Che ne dici, Gal?
Lei annuì mentre i due cavalli cominciavano a prendere velocità.
E così ripartirono. Per l'ennesima volta, ripartirono. Cavalcarono per le viuzze per qualche minuto fino ai margini della città, e poi ancora oltre, fino a fermarsi nei pressi di un torrentello. Rocce piatte ma imponenti fornivano una sorta dI riparo naturale sulla sinistra e sul terreno l'erba era fitta e soffice.
Smontarono da cavallo e, dopo aver assicurato Ehme al tronco di un'esile alberello, Jel depose la sacca con le provviste e i mantelli a terra. Era ancora indeciso se indossarlo durante la notte: la stagione calda era ormai inoltrata, ma con gli improvvisi venti freddi di quella fascia collinare non c'era mai da essere troppo tranquilli. Il crepuscolo era vicino e il giovane mago si sentiva decisamente spossato; gli effetti della birra che aveva bevuto gli aleggiavano debolmente nel corpo e nella mente. Il sole ormai tramontato proiettava strani giochi di luce sul terreno... - Non sarà proprio come un letto caldo... Ma almeno saremo nascosti - constatò Jel dopo aver sbadigliato e strizzando l'occhio alla compagna.
- Su questo avrei qualcosa da ridire - un voce beffarda rispose alla battuta. Ma non quella di Gala.
No... fu tutto quello che il giovane ebbe il tempo di pensare, prima che due figure si materializzassero dalle tenebre che si stavano addensando.
- Cosa... cosa...? - balbettò Gala intimorita, indietreggiando.
L'uomo alto che aveva parlato per primo fece un passo verso di loro. - Per essere due Consiglieri sembrate piuttosto sprovveduti - osservò in tono freddo.
- Di una cosa però vi diamo atto: siete veloci, per essere dei ragazzini - le seconda voce apparteneva ad una donna. Nonostante il semi buio, Jel poté distinguere il colore ramato dei suoi capelli, acceso però da riflessi rosso fiammeggiante che parevano brillare di una luce propria. Istintivamente si parò davanti a Gala. - Che volete da noi? - chiese in tono duro. O almeno pregò che così sembrasse, perché la paura lo stava attanagliando; nel momento stesso in cui aveva visto davanti a sé i due sconosciuti aveva avvertito la grande quantità di Magia che scorreva in loro. Non sarebbero mai stati in grado di seguirli senza che se ne accorgessero, non utilizzando il potere magico.
Avevano di fronte a loro due maghi adulti. Che con tutta probabilità stavano dando loro la caccia, secondo le parole della giovane donna.
- Come avete fatto a trovarci?- aggiunse poi. La rossa scoppiò a ridere e, rivolgendosi al compare, osservò:- È buffo come le vittime tentino sempre di guadagnare tempo, eh?
Poi posò nuovamente occhi sprezzanti sui due ragazzi. - È da giorni, anzi, settimane che vi seguiamo, Consiglieri. Siamo sempre stati dietro di voi.
- E dal momento che conoscevamo il vostro percorso vi abbiamo atteso qui, al confine - completò l'uomo tranquillamente, con piglio quasi pigro. Jel non ebbe il tempo per pensare a qualche altra cosa intelligente da dire, perché la giovane aveva già fatto un passo verso di loro, sollevando una mano; lui si preparò a contrattaccare, in qualunque modo fosse possibile, ma il mago di fronte a loro -che pareva il più maturo dei due - poggiò una mano sulla spalla alla strega. - Quanta fretta, Sephirt - la gelò pacato. - Prima controlla che abbiano davvero con loro le Pietre.
Jel e Gala indietreggiarono; il giovane aveva la gola secca. - Quindi è questo che volete? - chiese retoricamente, stringendo a sé il sacchetto con i talismani e pregando perché la donna non si rendesse conto che erano nascoste lì.
- Ma non farmi ridere... - sibilò questa a denti stretti, attirando a sé la sacca di velluto con la Magia, ma in modo così improvviso che Jel non poté far nulla per impedirglielo. Sephirt, così l'aveva chiamata l'altro mago, slacciò il legaccio che teneva chiuso il sacchetto e vi gettò uno sguardo; un lampo di lieve disagio parve attraversare il suo volto mentre osservava le tre Pietre riunite, poi alzò la testa. - Sono loro, Mal - annunciò seria.
- Molto bene - replicò l'uomo tirandosi su le maniche. - In questo caso temo che il vostro viaggio finisca qui.
Come in un sogno Jel ebbe appena il tempo di vedere il ghigno trionfante della strega dai capelli rossi, prima che con lo sguardo il mago lo sollevasse da terra scagliandolo contro il masso più vicino. L'aveva preso così alla sprovvista, e con un potere così intenso, che lui non riuscì ad evitare di venire scagliato addosso alla roccia di schiena. L'unica difesa che poté attuare fu quella di attutire lievemente lo scontro, scontro che anche così fu così violento da fargli credere di aver perso i sensi. La vista gli si era offuscata; per un momento, la sua mente girò vorticosamente.
- Occupati della ragazzina - sentì ordinare l'uomo a Sephirt, e fu questa l'unica che gli permise di imporsi di resistere. Era ovvio che con quei due non avrebbero mai avuto chance, ma non avrebbe abbandonato Gala alla morte così in fretta. Sorprendendo tutti, se stesso compreso, si rimise in piedi a fatica; un rivolo di sangue zampillò dal taglio che si era aperto sulla sua nuca. - Prima dovrai uccidere me - intimò ansimando alla strega.
- Jel, NO! - esclamò Gala atterrita, ma era troppo tardi. Mal lo attaccò da dietro, mentre Sephirt si affrettava ad "occuparsi di lei".
La Magia dell'uomo costrinse nuovamente Jel a roteare in aria, ma questa volta il giovane riuscì ad impedire un nuovo, doloroso schianto ed ebbe il tempo di lanciare a sua volta un incantesimo: una potente massa d'aria si abbatté sul rivale con forza, ma questo semplicemente alzando un braccio la respinse, indirizzandola verso Jel stesso. Da terra, il giovane tentò di imitarlo, ma il dolore in tutto il corpo diminuì la sua concentrazione e riuscì solo in parte nell'intento. Rotolò sull'erba.
- Sei tenace, ragazzo - ammise Mal con una certa ammirazione avanzando verso di lui. - Ti chiederei di unirti a noi... ma non credo servirebbe a molto...
Un urlo, con tutta probabilità appartenente a Gala, sovrastò le sue parole. Jel perse il controllo di sé.
- Chiudi quella bocca, Ribelle! - urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, rialzandosi e preparandosi ad attaccare di nuovo. Non c'era altra spiegazione d'altronde: i due maghi che li avevano trovati doveva essere nordici, nientemeno. Ma come avevano fatto a venire a sapere della loro missione? Come potevano aver seguito le loro mosse in quel modo? Beh, per l'ennesima volta il giovane aveva sottovalutato il nemico.
Lui e Mal ripresero a combattere lanciandosi addosso ogni tipo di incantesimo, tanto che Jel non ebbe il tempo di controllare come se la stesse passando Gala. Il rumore dello scontro tra le due suggeriva che fosse ancora viva, ma le continua urla e gemiti erano presagio che forse non lo sarebbe stata ancora per molto.
Alla fine, dopo lo sproporzionato numero di zolle di terra e pietre che il Ribelle gli aveva scagliato addosso, Jel decise di tentare il tutto per tutto e abbandonò la Magia. Pensando che fosse troppo esausto per continuare a difendersi, Mal sogghignò e alzò una mano per l'ultima volta. - Addio, Consigliere...
- Non questa volta! - ignorando la paura, il dolore fisico e il novantanove per cento delle possibilità che ciò che avrebbe fatto sarebbe stato completamente inutile, Jel si gettò fulmineo sull'avversario, spingendolo avanti e trascinandolo nell'acqua del laghetto.
L'improvviso cambio di temperatura gli restituì lucidità. Avvinghiato a lui Mal si divincolava furiosamente cercando di liberarsi, e in seguito Jel si stupì di essere riuscito a tenerlo immobilizzato per così tanto tempo, contando che era più adulto e robusto circa il doppio di lui. Ma il momento di gloria finì in fretta: con un colpo di reni il mago si liberò e capovolse la situazione. Ora era lui a tenere fermo Jel, impedendogli di risalire in superficie.
Lottando per respirare, Jel si dibatté con disperazione. Riemerse con la testa dalle acqua cristalline quel tanto che gli permettè di prendere aria a pieni polmoni, poi Mal lo trascinò nuovamente sott'acqua; aveva rinunciato anche lui ad usare il potere magico, dunque lo avrebbe ucciso così, in quel modo prolungato e atroce, lontano dalla luce del sole... Non voglio morire! Non voglio!
Guidato dal puro istinto e dal folle desiderio di non affogare, sollevò di scatto la testa abbattendola sul volto dell'uomo; con orrore sentì il rumore di ossa frantumate che emise il suo naso spezzandosi, e immediatamente l'acqua attorno a loro si tinse di rosso. Mal allentò la presa sulla sua vita abbastanza perché, con uno strattone, il giovane riuscisse a divincolarsi e risalire in superficie. Con due ampie bracciate raggiunse la sponda e uscì dall'acqua; grondante e intontito dall'apnea che era stato costretto a mantenere raggiunse Gala e Sephirt, che a metri e metri di distanza da dove le avevano lasciate, erano ancora impegnate nel duello. Ma forse "duello" non era la parola giusta: Gala, in viso un'espressione dolorante e atterrita, schivava e respingeva alla meglio gli incantesimi della donna, che rideva sadicamente e aveva l'aria di star divertendosi un mondo.
- VIENI VIA! - tuonò in direzione dell'amica, approfittando della situazione per sollevare da terra la strega e scagliarla diversi metri più in là.
Mal intanto stava già riemergendo dall'acqua...
Gala che, come Jel si rese conto con una stretta allo stomaco, era coperta da lividi violacei e lesioni sanguinanti, non esitò a seguirlo. Corsero via come pazzi, in direzione dei due cavalli; passando accanto a Sephirt Jel letteralmente le assestò un calcio in faccia per evitare di venire nuovamente trattenuto.
Come diavolo avevano potuto essere scoperti? Com'erano riusciti i due Ribelli a coglierli di sorpresa in modo simile? Il mago non comprendeva più nulla: l'aria era rotta dai singhiozzi sconvolti di Gala e dagli urli rabbiosi dei loro inseguitori, e tutto il corpo gli doleva terribilmente. Nel furioso intento di non lasciarseli sfuggire, Mal li atterrò da dietro una, due volte, ma i due riuscirono a liberarsi e continuarono a correre; la paura era talmente forte che avrebbero dato il tutto per tutto pur di sopravvivere.
Dopo che Jel ebbe recuperato al volo la sacca con le Pietre, montarono in sella ad Ehme e Yin senza neanche accorgersene, e come furie esortarono i due cavalli a ripartire. - Andiamo, andiamo! - strepitava Gala reggendosi alle briglie come poteva, data l'angolatura innaturale che aveva preso il suo braccio. Era spezzato, sicuramente. Doveva essere piuttosto doloroso, ma al momento a Jel non importava: dovevano andarsene da lì; contava solo quello.
Non si curò del fatto che probabilmente i due Ribelli si erano messi al loro inseguimento. Avvertiva dietro di sé il fragore degli zoccoli dei loro cavalli, erano a pochi metri di distanza...
Spronò la puledra argentata ad andare più veloce, sempre avanti, nel disperato tentativo di fuggire e salvarsi la vita. Un unico pensiero echeggiava nella sua mente:
Scappa!








Note dell'autrice: avevo promesso che l'azione sarebbe arrivata! Mal e Sephirt hanno finalmente raggiunto Jel e Gala, cosa succederà ora? Se volete saperlo, ahahah, leggete il prossimo capitolo :D sì, lo so, sono sclerata ma è l'euforia per essere riuscita a postare questo capitolo xDxDxD
Se ne è valsa la pena fatemelo sapere con una recensione, ho ricontrollato più volte tutto il testo ma qualcosa potrebbe essermi sfuggito comunque... Al prossimo aggiornamento gente!
Baci, Talia_Federer :3
  
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