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Autore: Tikal    11/04/2014    1 recensioni
Premetto che faccio schifo nelle introduzioni:
Allie si è trasferita da San Francisco a Venezia per poter studiare architettura, una passione che coltiva più di ogni altra cosa.
Una sera viene costretta da Sarah, amica e coinquilina, ad accompagnarla al Laguna Blu, un famoso locale, dove conosce i componenti de "Seven" una band di originariamente sette ragazzi, ora rimasti solamente in cinque.
Nel frattempo però misteriosi ricordi iniziano a riaffiorare, e Allie si troverà a dover fronteggiare quelli che lei chiama "Ricordi Mancati" di un passato che sembra aver dimenticato, ma che tornerà a galla, in un modo o nell'altro.
Segreti, misteri verranno a galla, assieme a qualcosa che molti avrebbero preferito dimenticare, mentre un nuovo pericolo incombe, rischiando di travolgere ogni cosa.
Ho già detto che faccio schifo nelle introduzioni??
Attenzione: spoiler su Il marchio di Atena e La casa di Ade
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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div style="text-align: center;">Capitolo 1
Laguna blu

 
Seduta a un tavolo di un caffè che dava sulla città, una ragazza era china su un vecchio libro di testo dalla copertina sgualcita e strappata.
Era completamente assorta dalla lettura, i suoi occhi, grigi come la tempesta, non si staccavano dalla pagina, le dita abili e veloci scorrevano le righe e si fermavano solo per scostare ciuffi di capelli biondi sfuggiti alla coda fatta frettolosamente.
La ragazza spostò distrattamente la ciocca di capelli biondi, sul viso dipinta un’espressone concentrata e assorta, come se il testo che stava leggendo fosse la cosa più importante in quel momento.

 
 
Il sole stava già tramontando, indorando le calli con i suoi ultimi raggi dorati, quando lei, finalmente, si alzò dal suo tavolo e si diresse verso l’uscita. Varcata la soglia gli ultimi raggi del sole morente la inondarono di luce, e lei schermò gli occhi con una mano per proteggerli, aggrottò la fronte osservando ammirata la città che si estendeva sotto il suo sguardo. 
Venezia. 

Aveva sempre sognato di visitare l'Italia, e la città sull'acqua era in cima alla sua lista. Ammirava il complesso ed intricato lavoro edile e architettonico che i fondatori avevano fatto per creare la città, e aveva scelto di passarvi un anno per poter studiarne al meglio l'architettura complessa e affascinante. 
Voleva diventare architetto; sin da piccola, quando le altre bambine si divertivano a giocare con le bambole, lei preferiva costruire piccoli edifici con le mattonelle giocattolo, o combattere contro gli altri bambini. 
Si incamminò velocemente in direzione dell'appartamento che condivideva con Sarah, un'altra ragazza americana, che, come lei, stava trascorrendo l'anno scolastico all'estero; la ragazza affrettò il passo, per evitare di rimanere chiusa fuori di casa nel caso in cui Sarah fosse uscita prima che tornasse. 
Era a Venezia da due settimane, ma continuava a perdersi continuamente tra le calli e i canali, alle volte per la poca conoscenza che aveva della città, altre perché rimaneva incantata a osservare gli edifici, scordandosi la strada. 
Fissò confusa l'incrocio che le si parava davanti, incerta su quale via imboccare per tornare all'appartamento. Si mordicchiò nervosa il labbro inferiore, mentre il suo cervello pensava a quale strada prendere. Aveva lasciato a casa il cellulare poiché non voleva essere disturbata durante lo studio, quindi non poteva nemmeno chiamare Sarah per chiederle aiuto. 
Decise di tornare su i suoi passi, per chiedere aiuto al proprietario del bar dove studiava; si girò e per poco non fece cadere in acqua un ragazzo. 
<< Aiuto! >> gridò lui, aggrappandosi alla sua giacca. Lei gli afferrò il braccio e tirò con tutte le sue forze. Rimasero immobili per un attimo, in una situazione di stallo, trattenendosi a vicenda per non cadere nella laguna. 
Le mani della ragazza erano scivolose e lei perse la presa, cadendo in acqua assieme a lui, che non le aveva ancora lasciato la giacca. Caddero in acqua con un tonfo. Lei fu la prima a riemergere, i capelli biondi zuppi d'acqua. Immediatamente delle mani si tesero verso di lei, per tirarla fuori dall'acqua. Lei ne afferrò una e si lasciò aiutare ad uscire. 
Il ragazzo che era caduto con lei uscì quando lei era già sulla strada, mentre una signora le porgeva un asciugamano per cercare di asciugarsi. Gettò un’occhiata al campanile dietro di lei e impallidì, non avrebbe mai fatto in tempo a tornare a casa.
Lasciò lì asciugamano alla donna e se ne scappò via, senza gettare nemmeno uno sguardo indietro.
 


<< Finalmente sei tornata, Allie. >> l’accolse Sarah quando le venne ad aprire la porta. << Dove sei.. Oddio! Cosa hai fatto? Sei tutta bagnata! >> Allie scosse le spalle ed entrò, cercando invano di tranquillizzare l’altra.
<< È tutto ok, sul serio Sarah. Sono solo caduta. >>  << Nella laguna? >> disse Sarah sarcastica. << A dir la verità sì.. >> mormorò lei. Sarah scosse la testa, rassegnata. << Non voglio sapere altro. Va a cambiarti, stasera si esce. >> Allie borbottò qualcosa che l’altra non capì e se ne andò in bagno.
Sarah studiava Scienze politiche e aveva un solo anno in meno di lei, per quanto si sforzasse di non darlo a vedere, era bella in un modo tutto suo. Si tagliava i capelli da sola, e quindi erano asimmetrici e irregolari, ma metteva così in risalto i tratti da pellerossa che aveva ereditato da suo nonno, e gli occhi cambiavano colore.
Allie si intrufolò velocemente nella doccia, lavandosi via lo sporco della laguna.
Mentre l’acqua scendeva i suoi pensieri continuavano a tornare a quel ragazzo, quello che l’aveva trascinata nella laguna. Per un attimo, quando i loro sguardi si erano incrociati, lei aveva sentito un fremito correrle su per la schiena, come un brivido. Forse lo aveva già incontrato ad una festa? Era probabile, ma allora perché le aveva fatto quell’effetto?  
Com’era possibile? Nessu
no dei ragazzi che aveva incontrato le faceva quell’effetto, e non si ricordava di nessuno come lui.
Allie sospirò e chiuse l’acqua. Uscì dalla doccia avvolta in una nube di fumo e si asciugò in fretta.
In camera rimase dieci minuti davanti al suo guardaroba, incerta su cosa mettere. Sarah non le aveva specificato che tipo di serata avrebbero passato, era meglio vestirsi normalmente? O forse l’abito grigio da cocktail sarebbe andato meglio?
Alla fine optò per una via di mezzo tra i due: un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta bianca; Sarah entrò mentre lei aveva appena finito di cambiarsi. Indossava anche lei un paio di pantaloncini di jeans e una maglia blu, solo che lei stava benissimo anche così. << Allie sei pronta? >> le domandò. << Due minuti Sarah. Sistemo i capelli e arrivo! >> le rispose l’altra di rimando. Sarah sbuffò e si avvicinò all’amica. << Faccio io, va bene? >> le prese le ciocche dalle mani e le intrecciò velocemente i capelli biondi con dei nastri grigi in una bellissima treccia. << Ecco fatto. >> disse sorridendole. << Grazie Sarah. >> rispose Allie ammirando l’acconciatura. Lei non sarebbe riuscita a farla nemmeno in due ore. << Di niente. Ora andiamo o faremo tardi. >> sbuffò Sarah.
 


Il locale si chiamava “Laguna blu”, ed era in centro alla città, tra le case sull’acqua e le gondole senza tempo. Quando entrarono Allie si chiese cosa ci facessero lì. Sarah non era il tipo da locali pieni di gente, e quel posto era quasi soffocante.
Ragazzi di tutte le età ballavano come dei forsennati, mentre al bar un uomo versava da bere ad altri. La macchina del fumo offuscava la vista e più di una volta la ragazza rischiò di andare a sbattere contro qualcuno.
<< Scusate! Scusami! Lasciatemi passare per favore! >> gridava Sarah poco più avanti di lei, cercando di passare per raggiungere il bancone mentre Allie la seguiva a ruota.
<< Sarah, si può sapere perché diamine siamo venute qui? >> le chiese Allie fermandola un momento.
<< Un mio amico mi ha chiesto di venire.. era da tempo che non ci vedevamo.. ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto venire.. >> disse lei gridando sopra la musica. << Cosa? Chi? >> chiese Allie, senza essere però udita dall’amica che continuò imperterrita a avanzare tra la folla. “Oh, fantastico.” Penò tra se Allie mente seguiva l’amica.

 
 
Sarah condusse Allie dietro le quinte del palcoscenico sul quale erano già stati preparati gli strumenti musicali, dietro il palco un ragazzo dai ricci scuri e ribelli stava finendo di controllare le luci. << Jack! >> lo chiamò Sarah. Il ragazzo alzò la testa dal suo lavoro, aveva gli occhi scuri che brillavano di una luce tipica dei combina  guai, e non era molto alto. Indossava un paio di jeans con le bretelle e una camicia coreana. 
<< Sarah! Che ci fai qui? >> la salutò.
<< Sai com'é.. passavo da queste parti.. Oh, andiamo! Pensavi che mi sarei persa il vostro concerto? >> gli rispose scherzosa. Lui rise, e Allie pensò che assomigliava a un folletto. 
<< Jack a proposito, questa é Allie Roberts. >> disse Sarah indicando l'altra. Jack spostò lo sguardo su di lei, scrutandola a lungo.  
<< Piacere Allie, sono Jack Rodriguez, lieto di conoscerti. >> disse con un finto baciamano.
<< Jack, dove sono gli altri? >> chiese Sarah allungando il collo dietro Jack alla ricerca di qualcun'altro.
<< Chi stai cercando Lawrence? >> fece una voce alle spalle della ragazza, mentre delle braccia si stringevano attorno alla sua vita. 
<< Di sicuro non te, Mr. Perfettino >> rispose acida Sarah scostandosi di dosso le braccia e girandosi verso il ragazzo dietro di lei. Il ragazzo sogghignò, fissando la ragazza di fronte a lui. << E andiamo Sarah! Mi dispiace! >> Sarah rispose qualcosa che Allie non udì. Il suo sguardo si era fissato su un punto dietro le spalle del ragazzo.
<< Che ci fai qui? >> domandò, più brusca di quanto avesse voluto. Era il ragazzo di quel pomeriggio, quello con cui era caduta in acqua.
<< Sono nella band. Suono il basso. >> fu la risposta.
<< Senti.. mi dispiace per oggi.. non volevo trascinarti in acqua con me.. >> lei sorrise.
<< Non é nulla. >> fece lei, liquidando la faccenda con un gesto della mano.
<< Sei americano? >> lui annuì. << Di New York. Sono qui in viaggio di studio. Studio alla facoltà di Oceanografia. Tu? >>
<< Sono di San Francisco, e anche io sono qui per l'università. Sto studiando per laurearmi in architettura. >> rispose. 
<< A proposito, io sono Allie. >> gli tese la mano e lui la strinse. Aveva una presa forte e accompagnò la stretta con un occhiata intensa e penetrante. 
Allie si rese conto di non averlo ancora studiato per bene. 
Era alto, poco più di lei. Aveva i capelli scuri, neri e spettinati, e un sorriso caldo che infondeva sicurezza, la pelle abbronzata era messa in risalto dal colore della maglietta, di un arancione brillante. 
Ma ciò che la catturò di più furono gli occhi, verdi, dello stesso colore del mare, quando é calmo, la fissavano colmi di affetto, allegria, curiosità e calore. 
Sentì un brivido correrle lungo la schiena, come quel pomeriggio, quando, per un attimo i loro sguardi si erano incrociati, e si ricordò di non averli mai visti prima, di così belli. 
<< Io sono Andrew. >> rispose lui senza interrompere la stretta e senza spostare lo sguardo dai suoi occhi.
<< Sono venuta qui per vedere Jack, non te Peter! >> la voce di Sarah li riportò alla realtà; stava ancora litigando con Peter, il quale si cercava di spiegarsi disperatamente.
<< Come mai Sarah è così arrabbiata con lui? >> chiese Allie al ragazzo, lasciandogli imbarazzata la mano.
Lui si incupì. << Lei e Peter stavano insieme da qualche mese, erano una coppia dolcissima, ma poi, circa un mese fa, Peter ha fatto una scemenza e lei lo ha lasciato. >> Andrew alzò le spalle. << Lui sta cercando di farsi perdonare da allora, ma, a quanto vedo, non sta avendo molto successo. >>
Allie sorrise, guardando distrattamente i due ragazzi che continuavano a urlarsi contro.
<< Per me stanno benissimo insieme, di solito gli opposti si attraggono. >> il suo sguardo si posò sull’amica; si capiva che Sarah, qualunque fosse stata la scemenza che Peter aveva fatto, lo amava ancora. Lo si vedeva da come gesticolava, si sentiva nell’inflessione della voce quando pronunciava il suo nome, nonostante dicesse di essere arrabbiata.
<< Hai ragione. >> Allie sentiva lo sguardo di Andrew perforarle la nuca, e il suo cuore iniziò a battere sempre più velocemente, minacciando di sfondare la cassa toracica. Sentì il rossore salirle alle guancie e ringraziò il cielo che dietro il palco fosse buio.
<< Basta ragazzi! Peter dobbiamo andare! >> Jack stava inutilmente cercando di dividere i due che continuavano a gridarsi addosso.
<< Hey ragazzi! Scusate il ritardo! Che mi sono perso? >> chiese una voce alle sue spalle. Allie si girò, a parlare era stato un ragazzo che ansimava per la corsa. << Nulla Chris. Sarah e Peter stanno litigando, di nuovo. >> rispose pragmatico Jack giocherellando distrattamente con una chiave inglese. << Oh, ciao Jasmine. >> Jack salutò una ragazza, apparsa poco dopo Chris, che gli rispose con un cenno del capo.
<< Pensi che dovremmo farli smettere? >> chiese Allie al folletto, lui scosse la testa divertito.
<< No, lasciali fare. Basta che Peter ci dia un taglio entro i prossimi due minuti. >> la ragazza sorrise. In fondo gli amici di Sarah non erano così male.
<< Seven sul palco tra due minuti! >> annunciò un tecnico. Jack si sporse oltre Allie per controllare l’entrata.
<< Non è ancora arrivata. >> dichiarò piatto mordendosi il labbro. << Dove diavolo si è cacciata? >>
<< Jack vedrai che arriverà. >> rispose Chris. << Chi deve arrivare? >> chiese Allie curiosa.
<< La cantante del gruppo, Francesca. >> rispose cortese Jasmine. << Di solito è sempre puntuale.. non vorrei che.. >> Jasmine guardò Chris. << Tranquilla J, vedrai che non le è successo nulla. >> rispose lui, abbracciandola.
Nel frattempo Peter e Sarah avevano smesso di litigare, ma continuavano a guardarsi male e a lanciarsi occhiataccie, mentre si allontanavano sempre di più l’uno dall’altra.
<< Seven sul palco tra un minuto. >> ripeté il tecnico.
<< Non possiamo aspettarla! Come facciamo? Non possiamo mandare tutto a rotoli! >> Jack era sempre più nervoso, continuava a camminare in cerchio con le mani seppellite nei ricci scuri lanciando imprecazioni in inglese, spagnolo, italiano e, con grande sorpresa di Allie, in greco.
<< Calmati Jack. >> disse Andrew. << Calmarmi? Come diavolo faccio a calmarmi, Andrew! Siamo senza cantante! Dove la trovi un’altra cantante che conosce le canzoni in meno di un minuto? >> domandò il folletto, sempre più agitato.
Andrew spostò il suo sguardo su Allie, aveva un espressione a metà tra il divertito e il colpevole.
<< Sai cantare? >>
 
 
 
Angolo della malata mentale autrice
Per prima cosa, ciao a tutti!!
Sono finalmente riemersa dal mio periodo buio e sono tornata!!! (poveri voi)
Passiamo alla storia..
Mi scuso nel caso abbia sbagliato qualcosa nella descrizione (anche se breve)
di Venezia, ma non ci sono mai stata, quindi vi prego di perdonare la mia ignoranza.
Sappiate che questo obbrobrio questa storia è frutto di una domenica notte in cui non sapevo cos’altro fare se non intasare le note del cellulare (dormire? Ma quando mai, il giorno dopo avevo solo una verifica di fisica! -.-)
So benissimo che ho messo “quasi tutti” come personaggi, non sono stupida, non vi voglio rivelare nulla adesso,
ma sappiate che la banda Jackson & Co. arriverà presto! ;)
 *risata malefica*
Vi prego di aiutare l’ente A.S.F.T. (Autori Seriamente Fuori di Testa)
donando due minuti del vostro tempo per una, anche minuscola, recensione.
Ringrazio di vuore chiunque abbia letto fin qui <3
Al prossimo capitolo
Baci,
Virgia99 <3
 
   
 
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