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Autore: littlemoonstar    11/04/2014    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Spinning wheel. 





Era una tortura senza precedenti. Non potevo attaccarlo, o allontanarmi. La voce era nella mia testa, roca ma distinta nelle sue spaventose sfumature, e rischiava di farmi impazzire.
Ascoltami bene, mia cara bambina.” continuò lui, ronzandomi nelle orecchie. Mi girava la testa. Portai le mani alle tempie e strinsi forte i denti, sbarrando gli occhi. Volevo mandarla via, ma non sapevo come.
Era insopportabile.
Le vibrazioni della sua voce continuarono ancora, destabilizzandomi.
Voglio che tu faccia una cosa per me, e sono sicura che la farai, perché ho qualcosa a cui davvero tieni. Perciò ascoltami bene e nessuno si farà male.”.
Qualcosa a cui tengo?
Mi bloccai, e nella mia mente passarono una serie di immagini. Si stava riferendo a mia nonna, su questo non c'erano dubbi. Eppure mi sorpresi a non pensare subito a lei, e questo mi stupì. Non pensai neppure a mia madre.
Pensai a Jim.
E mi diedi della stupida quando me ne resi conto. Non dovevo, era sbagliato. Mi sentivo un verme.
La voce continuava a disturbarmi. Mi accasciai a terra, tenendomi la testa tra le mani. Diveniva sempre più imponente, eliminando qualsiasi suono esterno. Un gemito di dolore mi sfuggì dalle profondità della gola.
Aveva cominciato a fare male davvero.
Se non vuoi che faccia del male alla tua cara nonnina, torna indietro nel tuo bosco e non le torcerò un capello. Arrenditi, vattene. E vedrai che la riavrai indietro in meno di un attimo.”.
Sobbalzai, scossa da quella richiesta. Allora era così, voleva che mi arrendessi. Il mio viaggio in cerca di risposte cominciava a infastidirlo. Questo voleva dire che c'era lui, dietro tutto questo?
Dietro la distruzione, le morti, il caos?
Non potevo crederci, e non riuscivo a credere neanche a lui.
« Sei...un bugiardo. » mugugnai a denti stretti, tenendo le mani salde sulle tempie. Mi mancava il fiato.
Se non mi credi, allora ascolta.”.
Le sue parole furono seguite da un grido acuto, e successivamente da una voce stanca, ma che riconobbi subito mentre gridava il mio nome. Era lei.
« Lasciala stare! » gridai, e la mia voce echeggiò nell'aria. Allora era vero, l'aveva presa. Mia nonna era viva, ma non per molto.
Torna a casa, Red. E la riavrai indietro. Fai questo e si sistemerà tutto. Altrimenti...sarai di nuovo sola. E questa volta per sempre.”.
La comunicazione si interruppe bruscamente, ed io reagii con un urlo. Un rivolo di sangue fresco si raggrumò nell'orecchio sinistro, scendendo poi sul collo. Respiravo a fatica, contenendo l'affanno.
Mi aveva resa debole di nuovo, e adesso non avevo la minima idea di cosa fare. Rimanevo lì, bloccata nella mia indecisione.
Era evidente che l'idea di abbandonare quel viaggio mi disgustava. Voleva dire arrendersi. Ma avevo sentito di nuovo la sua voce, e l'idea che la mia famiglia fosse in pericolo mi portava a rivalutare l'idea. In fondo era per ritrovare lei che avevo iniziato quel viaggio.
Eppure, nonostante questo, tutte le persone che avevo incontrato mi avevano spinta a continuare non solo per me stessa, ma anche per trovare una spiegazione a questa storia. Per allontanarci da quel dolore, e dai cambiamenti che avevano devastato quel mondo in maniera quasi irreparabile. Quel viaggio non era solo per me, lo sapevo bene.
E adesso mi trovavo ad un bivio, senza alcuna idea su cosa scegliere.
In quel momento un rumore di passi mi mise in allerta. Che il lupo fosse già venuto a prendermi. Mi alzai barcollando appena, raccolsi la lancia da terra e mi preparai ad attaccare. Nonostante la stanchezza.
Nonostante la paura.
Le orecchie mi fischiarono, e la testa cominciò nuovamente a dolermi per lo sforzo. Strinsi i denti e mi tenni su, mentre una figura esile si avvicinava lentamente verso di me. Dapprima non la riconobbi, vista anche la confusione che avevo in testa.
Poi focalizzai l'attenzione sulle morbide onde color miele che le circondavano il viso pallido, i bellissimi occhi chiari circondati da velate occhiaie, l'abito rosa stracciato lungo l'ampia gonna in uno spacco vertiginoso. Era diversa, cambiata, ma pur sempre lei.
Sollevai il capo e presi un lungo respiro, cercando di articolare le parole in modo comprensibile.
Lei si piegò sulle ginocchia, tendendo le labbra rosee in un sorriso.
« Bentornata nel mio Regno, Red. » sussurrò dolcemente, e per un momento mi rilassai.
« Aurora. » sibilai, ancora a corto di fiato. Era lei, ne ero certa. Osservai i suoi grandi occhi farsi improvvisamente più sottili, chiudersi in due fessure cariche di concentrazione.
« Non preoccuparti, andrà tutto bene. » disse, e sollevò appena lo sguardo oltre la mia testa.
Quello che accadde dopo non riuscii a spiegarlo neppure io. Sentii solo una fitta lancinante alla testa, e solo dopo pochi istanti arrivò la botta. Un colpo secco, tra capo e collo, che mi stordì facendomi cadere sull'erba ancora bagnata dalla rugiada.
Il buio mi avvolse, e con esso svanì anche il dolore.






Quando riaprii gli occhi, ancora stordita, non riuscivo a contenere la rabbia. Dopo un primo momento di apparente gioia per non essere morta, sopraggiunse l'odio verso me stessa. Per essermi fidata di quella che un tempo era mia amica, e che ora mia aveva immobilizzato gambe e braccia con delle corde su una parete.
« Aurora! » gridai, dimenandomi. « Liberami, maledetta! ».
La vidi entrare dalla porta a passo lento. La casa in cui ci trovavamo doveva essere quella in cui aveva vissuto da piccola, nel periodo in cui si era allontanata dal castello per non essere trovata da Malefica.
Il legno emanava un buon odore, e dalla finestra si intravedeva il bosco e il margine superiore del tetto di paglia. Dovevamo essere al piano terra. Avevo visto parecchie volte quella casa, e Aurora mi ci aveva portata quando venivo a trovarla. Passavamo intere giornate nel bosco, lontane dal castello e dalle buone maniere che come principessa doveva mantenere. Facevamo il bagno nel lago, mangiavamo sotto gli alberi, giocavamo con gli animali e parlavamo senza preoccuparci del mondo intorno.
Adesso che la vedevo lì davanti a me, le braccia conserte e lo sguardo fisso su di me, nessuno di quei ricordi mi sembrava più tanto piacevole.
« Stai calma. » iniziò lei, parlando come se tutto quello fosse assolutamente normale. « Mi dispiace, ma ho dovuto farlo. ».
« Falla finita. » mugugnai, senza crederle. « Immagino avrai fatto questo anche agli animaletti del tuo bosco, perciò mi sento parte di una comunità. ». La fissai, senza distogliere lo sguardo. Non mi intimidiva, ma non potevo fare a meno di ricordare quando eravamo allegre e spensierate.
Adesso invece ero legata come un tacchino ad una parete, perciò le cose erano cambiate parecchio.
Il nostro silenzio fu interrotto da un rumore di passi, e un ragazzo bellissimo si affiancò a lei.
« Oh, ma certo. » sbottai, alzando gli occhi al cielo. Vedendolo ricordai la botta che avevo preso nel bosco, e adesso cominciavo ad avere una vaga idea di chi poteva esserne l'artefice.
« Ciao, Red. » esordì Filippo con la stessa espressione concentrata della sua compagna. Nonostante l'odio che stavo provando nei loro confronti, vederli insieme non poteva che darmi un inevitabile senso di sollievo.
Pensare ad Aurora senza il suo principe era inconcepibile. Erano per me il simbolo del vero amore, e separati probabilmente non ce l'avrebbero mai fatta. Ora, anche se in modo diverso, li osservavo insieme senza dire una parola.
« Allora? » continuò Filippo, voltandosi appena in direzione di Aurora. « Che idea ti sei fatta? ».
Lei sospirò, scuotendo il capo. « Non saprei. Non mi sembra, ma non possiamo esserne sicuri. ».
Aggrottai la fronte, irritata per quei discorsi criptici. « Toc, toc. Ci sarei anche io qui! Non so cosa stiate pensando, ma vorrei esserne informata. ».
In quel momento sospettai che Aurora e Filippo potessero essere coinvolti con il mio lupo. In fondo erano arrivati subito dopo che le sue parole avevano abbandonato il mio cervello. Chi poteva dirlo?
Sfruttai il loro fare meditabondo e il silenzio che ne seguì per cercare di calmarmi, ma fu tutto inutile. Così rimasi in silenzio anche io: perché se avessi parlato, oh, sarebbero stati guai seri per tutti.
Passarono cinque, dieci minuti, e il loro fitto parlottare si interruppe. « Ehi, ti hanno tagliato la lingua? ».
Le parole di Aurora mi colpirono come una doccia fredda. Sollevai lentamente il capo, distogliendo lo sguardo dalle assi di legno del pavimento. La vidi sussultare, probabilmente dovevo avere un'espressione non proprio dolcissima.
« Sto pensando a come ti farò fuori una volta che mi sarò liberata da queste funi. » mormorai, monocorde. Le mie parole erano un sussurro inquietante. « Non è difficile, sai? Credo che riuscirò a liberarmi da qui in sette punto cinque secondi, quindi sarai morta prima di accorgertene. La dormita più lunga della tua vita. ».
Filippo fece un passo avanti, il volto macchiato da un ghigno irritato e furioso che raramente avevo visto su di lui. Compariva solo quando qualcuno osava toccare la sua adorata compagna.
« Vedi di stare buona, razza di – » iniziò, ma la mano delicata di Aurora interruppe gli sproloqui verso di me.
« Filippo, ti prego. » sibilò lei, la voce quasi inesistente. Aveva gli occhi lucidi. Che quella tortura le pesasse?
Cominciavo a non capire. Avevo mille ipotesi nella testa, ma nessuna sembrava quella giusta. Così decisi di seguire quella che mi indicava il mio istinto, consapevole del fatto che seguendolo mi sarei quasi sicuramente cacciata nei guai. Succedeva sempre così, a non ragionare.
« Aurora. » mormorai, togliendomi quella fredda espressione dal volto. « Vuoi spiegarmi che succede? ».
Lei tornò con lo sguardo su di me, quasi sorpresa da quel cambio di atteggiamento. Incredibile come poche parole fossero riuscite ad allontanarci in qualche misero istante, rendendoci perfette sconosciute l'una agli occhi dell'altra.
Il silenzio ci avvolse, escludendo qualsiasi altra cosa. Persino Filippo, che era rimasto fermo a fissare il nostro scambio di sguardi, assecondò quel momento tra noi senza intromettersi.
La vidi mentre inspirava a fondo attraverso il nasino piccolo e perfetto: la pelle opalescente brillò alla luce che filtrava debole attraverso la finestra. Scosse la testa, e mi sembrò di scorgere l'ombra di un sorriso attraverso le labbra socchiuse. Filippo la guardò, confuso.
« Possiamo slegarla. Non ci farà del male. » asserì, e questa volta sorrise davvero. A quel punto fui io, a rimanere stupita.
« Farvi...del male? » ripetei, confusa. Adesso non capivo davvero. Come potevo far loro del male?







Massaggiai più volte i polsi arrossati. Quelle dannate funi mi avevano distrutto le braccia. Rimasi a fissarli in piedi, a pochi metri dalla parete su cui mi avevano legata come un trofeo. La confusione oramai regnava sovrana nella mia testa, e non potevo far nulla per schiarirmi le idee se non attendere che loro parlassero.
Fu Aurora ad iniziare. « Mi dispiace, Red, ma non potevamo rischiare così tanto. ».
La sua voce non era cambiata, e ora aveva ritrovato la dolcezza di un tempo. La ricordavo esattamente così, quando il nostro mondo non era ancora distrutto e le cose erano diverse.
« Rischiare cosa? Come avrei potuto farvi del male? » ribattei, spalancando le braccia. Mi sembrava così assurdo anche solo parlarne. Erano loro, nonostante tutto non era cambiato nulla.
Allora cosa?
Cosa li spingeva a comportarsi in quel modo nei miei confronti?
Aurora soffocò una risata amara. « Dicono tutti così. Che sono sempre gli stessi, che non si sognerebbero mai di far del male. Che non è cambiato nulla. Ma poi allenti quelle corde, li liberi, e subito te ne penti. Ti tradiscono, e tu ti senti una stupida per avergli creduto. ». Le sue parole attraversarono le mie orecchie come una doccia gelata ed improvvisa, facendomi capire che non ero la prima né l'unica che si era addentrata nel loro bosco.
« E' già successo? » azzardai, ma conoscevo già la risposta. La conoscevamo tutti. Aurora chinò il capo.
« Il mondo delle Fiabe è cambiato, Red. » questa volta fu Filippo a parlare. « Bisogna guardarsi dai nemici, ma anche dagli amici. Noi ci siamo passati, ed ora abbiamo imparato a difenderci. Per questo non ci siamo fidati di te: ti abbiamo vista nel bosco così, all'improvviso, in un luogo molto lontano dal tuo regno e in preda ad una crisi. Pensavamo fossi comandata da una forza oscura, che non fossi più te stessa. ».
Il mondo stava marcendo. Ci stavano facendo cose orribile, e quella tortura era incredibilmente divertente per qualcuno che se ne stava comodo a guardare, come di fronte ad un grande schermo.
Le nostre sofferenze e il nostro dolore erano solo un passatempo.
« Come l'hai capito? » mormorai, rivolgendomi direttamente ad Aurora. « Come hai capito che ero io? ».
Lei sorrise, ed i suoi occhi mi trafissero. Erano talmente limpidi, talmente sinceri, che nessuno avrebbe potuto pensare a lei in modo negativo. Io stessa mi sorprendevo di averla vista come nemica, anche se solo per un breve periodo.
« L'ho visto. » rispose lei, con la voce incrinata dall'emozione. « Nei tuoi occhi. E nella tua voce. Eri tu. Non potevi che essere tu, Red. ».
Quelle parole piantarono un altro paletto nel mio cuore già tramortito più e più volte: troppe persone mi stavano dimostrando un affetto che mai avrei immaginato. Scoprivo legami forti giorno dopo giorno, ed ogni volta me ne sorprendevo. Avevo come l'impressione di essere intrappolata da quelle emozioni che rischiavano di distruggermi, per poi lasciarmi in un lago di debolezze da cui non sarei più riuscita ad uscire.
Aurora ed io eravamo amiche. Lo eravamo un tempo, e sentivo quel legame persino in quel momento.
Rimasi a guardarla, in silenzio. Non avevo bisogno di sapere altro.
In quel momento lo scalpiccio di zoccoli interruppe i nostri discorsi privi di parole. Aguzzai l'udito in direzione della porta, ma sembrava provenire da più lontano.
Il rumore di una corsa rapida, di zoccoli decisamente non umani. Un...cavallo?
Riportai lo sguardo su Filippo e Aurora, ma probabilmente doveva trattarsi di qualcuno che conoscevano: erano tranquilli, certamente si aspettavano quella visita.
« Tranquilla. » sussurrò Aurora, rispondendo alle mie silenziose domande. « E' un nostro alleato. ».
Rimasi a fissare la porta per minuti interi, tanto che alla fine mi sembrò quasi di non sentire più alcun suono. Poi, improvvisamente, la porta si aprì. Riconobbi subito i fluenti capelli neri e il passo deciso.
Il mio cuore mancò un battito, ma subito si riprese. Rasserenato.
E felice.
« Mulan! ».





« Questo tè è ottimo. » commentò Mulan, sorseggiando il tè dalla tazza di porcellana che Aurora aveva accuratamente conservato. Emanava un odore davvero delizioso, in effetti. Ma in quel momento ero troppo agitata per assaggiarlo. Osservavo Mulan e cercavo in lei uno sguardo, qualcosa che potesse suggerirmi come diavolo fosse arrivata lì.
« E' un infuso di aghi di pino e miele. Sono una maestra, in questo. » rispose Aurora, e fui sorpresa di vederla scherzare di nuovo, per la prima volta. Proprio come un tempo.
« Scusatemi tanto. » sbottai alla fine, alzandomi in piedi. « Perché io sono stata legata come un tacchino, mentre lei sorseggia tè al pino come se niente fosse? ».
Aurora ridacchiò, seguita dalla risata più composta di Mulan. « Ho fatto visita ad Aurora parecchio tempo fa, quando vagabondavo in cerca di un posto dove stare. È stata la prima a darmi ospitalità. ».
« Ancora non conoscevamo le insidie che questo mondo poteva nascondere. » aggiunse Aurora, alzando gli occhi al cielo. « Fui un po' troppo ingenua, a pensarci bene. Se Mulan fosse venuta con lo scopo di rubarmi il Regno, probabilmente a quest'ora sarei morta. ».
« Ma non è successo. » concluse lei, sorseggiando altro tè. Si voltarono verso di me, in attesa di una mia risposta. Feci spallucce e tornai a sedermi.
« Okay, mi sta bene. » mugugnai, strappando ad Aurora un altro sorriso. In quel momento rientrò Filippo, che aveva portato il cavallo di Mulan nella stalla insieme al suo destriero, Sansone. Avere un cavallo, soprattutto in un regno così grande, poteva essere di grande aiuto.
« Mi dispiace essere piombata così all'improvviso. » si scusò Mulan, schiarendosi la voce. Doveva aver fatto un lungo viaggio. A cavallo di certo non aveva seguito il mio stesso percorso via fiume tagliando per il bosco di Pocahontas, perciò il suo doveva essere stato un viaggio lunghissimo via terra.
« Com'è la situazione lì fuori? Come stanno gli altri? » mi affrettai a chiedere, mordendomi la lingua.
Gli altri?
Da quando in qua questa era la mia prima preoccupazione?
Mulan posò la tazza sul tavolo. Sapeva a cosa mi stavo riferendo: Peter.
Lui e nessun altro.
Quando ci eravamo separati, Peter era tornato indietro verso la locanda di Biancaneve per cercare l'antidoto che avrebbe potuto salvare la vita a Pennino. Da quel momento non avevo saputo altro.
« E' stato difficile comunicare. Ho ricevuto un messaggio da parte di Biancaneve ed Esmeralda qualche giorno fa. » iniziò lei, cercando di essere il più dettagliata possibile. « hanno trovato l'antidoto, e l'hanno consegnato a Peter. Quando mi ha scritto, lui era appena partito. Non so se abbia funzionato, ma lo spero tanto. Sembrava davvero la volta giusta, questa. ».
Annuii, tra me e me. Sperai davvero con tutto il cuore di ricevere altre notizie, presto. Molto presto.
« Per quanto mi riguarda, » continuò lei, alzandosi in piedi. « Ho accompagnato Jim ad Est, ma di sua madre non c'era traccia. ».
Un brivido freddo mi percorse interamente la schiena. Non sentivo quel nome da molto, e attraverso le mie orecchie rimbombò dandomi quasi fastidio. Quelle sensazioni che provavo non erano giuste, dovevo smetterla.
Eppure sentire il suo nome riusciva a risvegliarmi. Oh, Jim. Non potevo immaginarlo mentre si scontrava con l'ennesima sconfitta, per non aver trovato sua madre. Io mi sentivo allo stesso modo.
Per questo non volevo rivederlo nella mia mente.
« A quel punto ci siamo separati. Io mi sono diretta a Nord, e lui è tornato ad Agrabah. Ho viaggiato a lungo prima di arrivare qui. Speravo di trovarti. » concluse lei, stringendomi le mani. Era la prima volta che dimostrava un tale affetto nei miei confronti.
Il suo calore mi faceva sentire diversa. Come se qualcuno, dopo tanto tempo, tornasse a preoccuparsi di nuovo per me. Era una sensazione strana, che mi rendeva felice ma allo stesso tempo riusciva a mettermi a disagio.
Emozioni, troppe. Non riuscivo a reggerle tutte. Me lo sentivo, sarei crollata e presto.
Mulan era davvero molto stanca per il lungo viaggio, così Aurora le concesse una delle stanze della casa per riposarsi. Offrì la stessa proposta anche a me, ma rifiutai. Dormire era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
Così uscii fuori e andai a sedermi oltre la porta di ingresso, dove un muretto di pietra grigia delimitava il confine tra l'interno e il verde prato all'esterno.
Rimasi immobile a fissare il bosco di fronte a me: aveva un'aria tranquilla, e non era cambiato molto da quello che ricordavo. L'unica differenza, e forse era questo ciò che più tormentava Aurora, era il silenzio.
Non si sentivano più gli animali, e tutti quei suoni che animavano il bosco e che ad Aurora piacevano tanto. La natura era scomparsa e l'aveva lasciata sola, in quella casa nel bosco, in compagnia del solo silenzio.
Ripensai alle maledizioni che ognuno di noi aveva con sé, le stesse che ci avevano tolto qualcosa, una parte della nostra vita. Sentivo di essere vicina alla soluzione di quel mistero così fitto, ma in quel momento il limbo silenzioso che mi circondava non dava adito ad altri pensieri.
C'ero solo io, e nessun altro.
« Ehi. » mormorò una voce alle mie spalle, e in pochi istanti Aurora tornò a sedersi accanto a me, rompendo quel silenzio opprimente. « Tutto bene? ».
Annuii, poco convinta. Ovviamente lei non la bevve. « Mi dispiace per prima. ».
Scossi la testa. « Lo capisco. Nessuno può fidarsi più di nessuno, in questo schifo di mondo. ».
Esitai, mordendomi il labbro. Era quello, il problema: il viaggio che stavo compiendo aveva fatto nascere in me la fiducia nelle persone, e questo aveva permesso di creare quei legami che tanto disprezzavo.
« Non è poi del tutto vero. » commentò lei, arricciando il nasino. « E' questo, il problema, vero? ».
La guardai, e mi sfuggì un sorrisetto divertito. Riusciva sempre a capire come la pensavo, maledizione.
« E' che...durante il mio viaggio, ho ascoltato così tante storie, e incontrato tante persone...persone che credevo non avrei più rivisto. E ora, io... » mi fermai, mordendomi nuovamente la lingua. Stupida, stupida Red.
« Ti preoccupi per loro. » concluse Aurora al mio posto. « E' normale, Red. Sei umana. E non puoi evitare di stringere legami. Tutti noi lo facciamo, soprattutto in questo momento così delicato. Ne abbiamo bisogno. E tu, Red, sei la prova che il tuo viaggio sta riunendo davvero i nostri cuori. ».
« Io..? » mormorai, scettica. « Non volevo soccombere alle emozioni. Volevo restarne fuori. ».
« Ma è impossibile. » ribadì lei, prendendomi la mano, le sue dita erano sottili e delicate. « E' impossibile, Red. E non c'è niente di male. Davvero. ».
Esitai, riflettendo sulle sue parole. Pensai a Belle, a Biancaneve, ad Alice. Ad Aladdin e a Jasmine.
Ma prima di tutto pensai ad un nome, e quel nome rimase nella mia mente.
Restituii la stretta e chiusi gli occhi. Sentivo il calore di Aurora sulla mia pelle, ed era una bella sensazione.
Il pensiero di salvarli, di salvare tutti loro e riportare quel mondo alle origini...mi dava forza.
« Non sarà così per sempre. » sibilai, con un nuovo vigore nella voce. « Torneremo a stare bene. Tutti. Questo caos finirà. Lo farò finire. ».
Gli occhi di Aurora mi sorridevano. « Eccoti qui. » disse, come se mi vedesse per la prima volta.
Restituii quel sorriso, piena di coraggio. Perché da sola non sarei riuscita a trovare la forza, ma con loro – e il pensiero di salvarli tutti – sarebbe stato tutto più semplice.
Quel meraviglioso silenzio fu interrotto da un rumore diverso, questa volta. Non erano gli zoccoli di un cavallo, ne i passi di una persona.
Era un rumore metallico, uno scalpiccio artificiale. Ci alzammo entrambe in piedi, questa volta in guardia.
La figura scura di fronte a noi rallentò, mostrandosi sotto la luce del crepuscolo.
E in quel momento smisi quasi di respirare. Sentii il fiato congelarsi nei polmoni e rimanere lì, immobile.
« Jim... » sussurrai, senza rendermene conto. Senza crederci.




 













Nb. Eccoci qui. Non potevo lasciare fuori la Bella Addormentata, che è senza dubbio la mia favola preferita. Quando ero piccola me la facevo raccontare ogni sera. Spero che la caratterizzazione dei personaggi vi sia piaciuta, ho inserito anche il principe Filippo perché non potevo, NON POTEVO separarli! Il titolo del capitolo è "Spinning Wheel", che significa "Arcolaio", un piccolo tributo al nuovo personaggio della storia.
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile, vi avverto che sarà...piccante. Vi ho incuriosite? Lasciate a casa i bambini! :-P
Un abbraccio,

L.



  
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