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Autore: OfeliaMontgomery    11/04/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ofelia appena entrò in casa fu accolta dalla madre che preoccupata le chiese dov’era finita ieri sera e che era molto preoccupata. Ofelia si scusò per non averli avvertiti e per averli fatti preoccupare. La ragazza era sul punto di appoggiare il piedi sul primo gradino quando una forte fitta le attraversò il corpo e capì che Nora voleva uscire.
Ofelia si accasciò sul pavimento mentre il dolore continuava ad aumentare, la madre le corse incontro e la strinse fra le sue braccia, mentre la ragazza lasciava il posto a Nora.
– Madre, madre – chiamò Nora tossendo mentre stava fra le braccia della madre. Lena le accarezzò dolcemente i capelli – Piccola mia mi manchi tantissimo – disse la madre bagnando anche il viso di Nora con le sue lacrime che scesero copiose, bagnandole le guance.
– Madre anche voi, moltissimo – disse Nora sorridendo dolcemente alla madre.
– Sei da sola? – chiese la madre continuando ad accarezzarle i capelli, Nora scosse la testa – Con me c’è anche quella che si fa chiamare Delia, ma chi è? E perché è identica a me? – chiese a sua volta la ragazza spaventata.
La madre le fece shh nell’orecchio e continuando ad accarezzarle il viso le spiegò tutto. – Nora tu sei morta nel 1807 e dopo di te rinacque Delia, poi Georgia, Arlene, Rebekah, oh Rebekah ed infine Ofelia che è ancora viva. Tu, piccola mia, eri una rinata, cioè una persona che rinasce ogni volta che muore e tutte quelle fanciulle che vedi con te, sono le tu degli anni successivi. Sono morte tutte all’età di ventidue anni come te d’altronde. Siete tutte insieme dentro al corpo di Ofelia, la tu di ora. Del presente. Non devi avere paura di loro. Loro sono te e sono brave come te. Capito? –.
Nora ascoltò tutto in silenzio e trattenendo il fiato – Quindi ora sono dentro al corpo di Ofelia, giusto madre? – chiese la ragazza toccandosi il viso, le labbra, il naso e gli occhi.
– Si tesoro mio è così. Tu puoi scambiarti per poco tempo con Ofelia per poter parlare con noi oppure puoi apparirle allo specchio, se vuoi parlarle, anche se penso che per te sia più difficile essendo la prima – le rispose Lena baciandole la testa.
– Quindi posso ritornare? Non mi abbandonerai, vero? – chiese Nora guardando con le lacrime agli occhi la madre che scosse la testa, – Mai, non ti abbandonerò mai, piccola mia – rispose la donna sorridendole dolcemente.
Nora annuì sorridendo poi chiuse gli occhi e al posto di tornare Ofelia, apparve Delia che si guardò in giro spaesata.
– Madre questa non è la nostra casa, perchè siamo qui? – chiese Delia alzandosi in piedi di scatto e correndo fuori di casa.
Lena la guardò schioccata mentre lasciava la loro casa. – Mark, Delia è scappata – urlò la donna mentre usciva di casa per rincorrere la figlia. Il padre uscì di corsa da casa e seguendo la moglie entrarono nel bosco. Corsero per circa venti minuti, si fermarono solamente quando trovarono Delia in ginocchio davanti all’albero in cui fu bruciata molti anni fa. La ragazza era intenta a piangere mentre stringeva i pugni sulla sua maglietta. Lena le si avvicinò da dietro e sedendosi al suo fianco, l’abbracciò, – Piccola devi tornare a casa, non puoi stare qui – le sussurrò stringendola forte. Il padre si avvicinò anche lui e appoggiando una mano su quella della moglie, abbracciò la figlia.
– Sono morta, sono morta davvero. Mi hanno bruciata, mi hanno uccisa – urlò fra le lacrime. Delia continuava a piangere incurante degli spasmi che ogni singhiozzo le provocava. La madre le accarezzava dolcemente la schiena per tranquillizzarla.
– Quindi è tutto vero quello che hai detto a Nora? Siamo tutte la stessa identica persona, solo che di epoche diverse – dichiarò la ragazza alzandosi da terra con le gambe tremolanti. Il padre l’aiutò a sorreggersi poi la prese in braccio e la portò in casa. Quando arrivarono a casa, ad accoglierli ci fu lo sguardo spaesato di Ofelia che chiese cosa fosse successo.
La madre le spiegò che Delia e Nora avevano comunicato con loro e che aveva detto ad entrambe la verità. Ofelia sorrise poi facendosi aiutare dal padre a portarla in camera, se ne andò a dormire. Toccò alla madre andare a lavorare quel giorno. Ofelia voleva che la bottega venisse aperta, anche perché la gente contava su di lei.
 
Ofelia se ne stava in camera sua, sdraiata sotto alle coperte, quando sentì dei piccoli colpi provenire dalla finestra. Svogliatamente si alzò dal letto e guardò che cosa fosse. Invece era ‘chi fosse.’ Era Evan che le lanciava dei sassolini contro alla finestra. Ofelia aprì la finestra e sporgendo di poco la testa, urlò il suo nome. Evan le sorrise – Scusa se ti disturbo, ma avevi dimenticato questo a casa mia – disse lui facendole vedere il fiore viola che portava in testa.
– Aspettami lì, ora scendo – disse Ofelia tirando indietro la testa, prese la sua vestaglia ed indossandola, scese al piano inferiore. Corse per andare ad aprire la porta. Era eccitata, ma per cosa?  Forse perché Evan le piaceva? E molto anche?
Quando aprì la porta si trovò un Evan tutto sorridente, – Ciao – disse sfoggiando un sorriso dolcissimo.
– Ciao – disse timidamente Ofelia facendolo entrare. Evan si girò verso di lei e le porse il suo fiore, Ofelia lo prese subito e lo strinse fra la mano.
– Non vai a lavorare oggi? – chiese Evan guardando attentamente Ofelia che indossava un pigiama a fiorellini e una vestaglia rosa pallido.
– No, perché oggi sono uscite due vecchie ‘me’ e sono molto stanca – rispose Ofelia spiegandogli la situazione.
Lui le sorrise ed avvicinandosi a lei, strofinò il suo naso contro quello di Ofelia e le diede un dolce bacio a fior di labbra. Dopo di quello se ne diedero un altro, un altro ancora e poi altri cento. Evan le accarezzò il viso poi staccandosi di poco da lei, la guardò negli occhi e le sorrise – Ora ti senti meglio? – chiese dolcemente. Ofelia annuì ancora frastornata per il bacio, ma felice.

 
  
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