a
little's e n o u g h
04/a.
all the thoughts inside my head
-
Draco, c'è una cosa che io e Pansy vorremmo dirti. E' che noi, sai... Vedi, ci
siamo sentiti molto quest'estate, ci siamo visti spesso. Io e lei abbiamo
deciso di stare insieme. -
- Che..? Pansy ma come puoi stare con lui se stai con me? -
- Ecco, è questo che ti volevo dire io: con te non voglio starci più. -
La
tazza di tè fumava davanti ai suoi occhi, il vapore gli riscaldava il viso dal
freddo di quella giornata. Al solo pensiero di dover fare l'allenamento avrebbe
ben preferito studiare di pomeriggio con Harry; quel tempo grigio gli fece
desiderare di restarsene lì in camera a leggere un buon libro invece che andare
agli allenamenti ma, giacché aveva passato le selezioni per un soffio non era
il caso di fare la figura del pigrone, anche perchè lui pigro non lo era per
niente.
-
Sei cambiato, Draco. Tutta questa tua sete di fama, la fissazione di superare
Potter... Dopo la storia di Voldemort, ti sei rammollito. -
Il processo contro i Malfoy si era appena sciolto. I ministri li avevano
rilasciati dopo le dichiarazioni di Harry: quest'ultimo, infatti, aveva
dichiarato che era salvo grazie all'aiuto di Draco e Narcissa. Lucius se l'era
cavata con la storia dell'imperio; il giudice Lafiché aveva quindi deciso di
assolverli e li etichettò come persone estranee ai fatti. Pochi giorni dopo
Draco era riuscito a ritornare a Hogwarts; gli sembrava ancora di sentire l'eco
della battaglia frastornargli il cervello, le parole di Pansy non erano rincuoranti.
- Mi sono legata molto a Blaise. Lui è il tipo di ragazzo che voglio, non un
mezz'uomo come te. -
-
Ipocrita - sbuffò Draco, infilandosi la divisa da Quidditch. Il furetto, che
Harry aveva chiamato Violet, sollevò le orecchie, curioso. - Era un'ipocrita. -
Draco uscì dalla stanza, accigliato e diretto verso il campo per seguire gli
allenamenti.
*
-
Ginny... Dobbiamo parlare. -
- Harry io non ho tempo. Devo andare al corso di giornalismo! E' una cosa
importante? -
- E' solo che... Mi manchi, non riusciamo mai a vederci... Volevo stare un po'
con te -
- Oh Harry, non è il caso di fare le scenate, su. Siamo solo sommersi d’impegni...
Alla fine del semestre saremo più liberi e potremmo passare più tempo insieme.
-
Harry
la fissò: Ginny gli sembrò una piccola Rita Skeeter sempre indaffarata e
distante; ecco, la sentiva lontana anni luce, come se lei fosse troppo avanti o
forse lui troppo indietro. Era da prima che arrivasse Draco nella 707 che Ginny
non gli dedicava abbastanza tempo. Harry si sentiva trascurato e vedere i suoi
capelli rossi muoversi a ritmo dei suoi passi veloci nell'allontarsi da lui gli
crearono solo un eco profondo nel cuore.
-
Beh Harry, se ti senti così dovresti dirglielo. Ammesso che capisca. Sai i
Weasley sono un po' tonti. -
- Non parlare male dei Weasley. Sono delle bravissime persone. -
- Ho detto che sono tonti, Potter, non cattivi. -
- E' che sono nervoso. Fra trasfigurazione, astronomia e il fatto che non mi
faccio una trombata da mesi... -
- Ah, a proposito, lo sento che di notte ti fai le seghe. Io vorrei dormire. Lo
trovo vomitevole. -
I
due si guardarono e scoppiarono a ridere, spontaneamente. Le loro chiacchiere
notturne erano il momento per cui Harry riusciva a sopportare quei giorni così
pesanti: chi l'avrebbe mai detto che Draco era diventato uno dei suoi migliori
amici.
-
Dici che dovrei parlarle? -
- Presentati a lei con aria grave, inchiodala con gli occhi e dille:
"Piattola, dobbiamo parlare." ed evita il discorso sulle seghe, alle
donne non piace. -
Harry
ci aveva pure provato a seguire i consigli che gli aveva dato il suo
coinquilino la sera prima; forse non era riuscito a inchiodarla con lo sguardo
o forse Ginny era semplicemente troppo fuggente e perse l'occasione.
Il moro decise che ci avrebbe riprovato il giorno dopo e ritornò in stanza.
04/b.
she isn't brave enough
Terminati gli allenamenti, il portiere di riserva della squadra era seduto in
panchina con la testa poggiata al muro. Dopo i pensieri che aveva avuto quella giornata,
aveva intenzione di restare più a lungo possibile lontano dalla stanza 707:
Harry era già nervoso per le prove di trasfigurazione che avrebbe dovuto
sostenere, quindi non era il caso di tornare subito in una camera sicuramente
in disordine e ammorbarlo con le sue preoccupazioni stupide.
Mentre ponderava per quanto altro tempo potesse nascondersi dal mondo chiuso in
quegli spogliatoi, fu attratto da uno strano rumore.
Aprì
meglio le orecchie convinto di aver sentito male; quello era rumore di baci.
-
Dai Steph, non qui, ci sono i ragazzi negli spogliatoi... -
- Che dici, Ginny? Sono andati tutti via - borbottò Stephen, afferrandole i
fianchi con le mani per trascinarla contro il muro degli spogliatoi.
- Mhh... - mormorò lei, lasciandosi baciare il collo. Rise piano e abbracciò il
ragazzo per la vita.
Stephen, il capitano della squadra di Quidditch, le infilò le mani sotto la
maglietta, palpandole il seno. Draco aveva il voltastomaco. Li vide baciarsi,
incuranti del mondo intorno.
-
E' il tuo nuovo ragazzo? - s'intromise Draco, restando seduto sulla panchina. I
due si staccarono all'istante. Ginny lo fissò omicida.
- Harry lo sa? A giudicare dalla tua faccia direi di no. -
- Ah, quindi ora lo chiami Harry? -
- E tu come lo chiami? "Quel cornuto del mio fidanzato"? -
- Non son fatti tuoi. -
- Lo sono eccome: Harry è mio amico. -
- Da quando? Sbaglio o fino a qualche anno fa volevate uccidervi a vicenda? -
- Non ho mai voluto uccidere Harry, né viceversa. Io e lui ci siamo chiariti.
Sai, parlando. Quella cosa che si fa tra persone civili. Ma del resto...
- Draco lasciò cadere la frase e decise di uscire da lì. Gli sembrò di rivivere
la storia con Pansy... E ora che avrebbe dovuto fare? Come si sarebbe dovuto
comportare con Harry?
-
Glielo dirai? -
La rossa l'aveva seguito fino a fuori dal campo di Quidditch. Il cielo era
diventato più cupo e l'aria si era raggelata; Draco si voltò lentamente,
rivolgendo un'occhiata glaciale alla ragazza.
- Deve saperlo. -
- Vorrei essere io a dirglielo. -
- Non l'hai fatto finora, chi me lo dice che lo farai ora? -
- Harry ed Io stiamo insieme. Lascerò Steph. Lui non lo saprà mai di questa
parentesi, se tu non parli. -
- Onesti e cavallereschi questi Grifondoro... -
04/c.
should I stay or should I go?
- Malfoy? -
La
luce nella camera 707 era fioca e proveniva da un lampione che funzionava a
intermittenza, posto fuori dalla struttura. Harry e Draco erano stesi ognuno
nel proprio letto e Violet era raggomitolata in una scatola che era diventata
la sua tana.
Draco era girato su un fianco in modo tale da dare le spalle al coinquilino,
insonne. Che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto dire a Harry di Ginny e
Stephen?
Harry, dal canto suo, era steso su un fianco e fissava le spalle di Draco e i
suoi capelli biondi che sembravano luccicare anche al buio.
-
Ginny mi è sembrata strana oggi. Come se non volesse parlare con me -
- Sì? -
- Sì, ed è fuggita via. Verso il campo da Quidditch. Per caso l'hai vista? -
Draco
lasciò passare dei secondi prima di formulare una qualsiasi risposta; secondi
così pesanti che sembravano essere ore.
- Potter, voglio diventare una persona onesta. -
- E che c'entra con Ginny, scusa? - Harry si sistemò, sedendosi sul letto.
- E' che non so come dirtelo. -
- Ho visto morire le persone a me più care, Malfoy, ho sconfitto Voldemort! Che
cosa pensi che potrebbe turbarmi? -
- Lumos - borbottò Draco, e la stanza s'illuminò.
Il biondo si alzò dal letto e andò a sedersi di fronte a Harry; incrociò le
gambe e lo fissò diritto nelle iridi verdi.
- Ho visto Ginny che si baciava con il capitano della squadra di Quidditch,
Stephen. –
Note
dell’autrice:
Le cose iniziano a surriscaldarsi…
Voi che avreste fatto al posto di Draco? La sua non è stata una scelta facile
ma sicuramente dettata dall’istinto e dal sentimento d’affetto che prova verso
Harry…
Fatemi sapere, noi
ci sentiamo prossimamente ;)