Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: skippingstone    13/04/2014    1 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14. Sii

«Snow, allora, mantieni la calma e prova a rilassarti. L'ansia e lo stress non ti aiuteranno di certo.»
Caesar mi aggiusta la tuta. Si lecca la mano e l'avvicina al mio capo. Io mi scanso di fretta per non essere toccato dalla sua saliva che, anche se fosse oro colato, mi farebbe ribrezzo. Cosima, da dietro, sta mettendo in scena una pantomima. Infatti fa finta d'impiccarsi perché non ne può più di tutte le parole di conforto che Caesar mi sta dando.
È da quando sono arrivati che lui mi dice cosa fare e cosa non fare. Mi vuole perfetto, ma io non posso esserlo. Questo lavoro dovrebbero farlo con Level che continua a tenere nascosto, almeno a me, il suo incontro notturno (e chissà quanti altri ne avrà avuti). Dovrebbero davvero puntare più su di lei che su di me. Io cosa posso offrire? Solo una storia strappalacrime. Level può donare adrenalina, segreti e storie da infarto. Lei non è quella che sembra, nessuno di noi lo è.
«Insomma, mi ascolti?» - Caesar sbuffa - «Ha ragione Victor.»
Appena sento quel nome mi crolla il pavimento sotto i piedi. Anche se non l'ho visto per tutta una giornata, Victor è diventato uno dei miei semi-demoni a causa di quello che è stato, per me, un tradimento.
«Allora, Snow, ascolta me, Cosima "sono una gran figa" Flickerman, conosciuta anche come la donna più brava a letto, e non Caesar "non so godermi nemmeno una serata del cazzo" Flickerman. Sii stronzo, sii forte, sii distruttivo, sii pessimo, sii stravolgente, sii brutale, sii sadomaso, sii tu alla massima potenza. Ti voglio senza zucchero, ti voglio divampante, ti voglio tossico, ti voglio. Quindi, come se fossi eccitato perché davanti a te c'è una che vuole prosciugarti, distruggi il guinzaglio che tiene a bada la bestia che è in te e vai, attacca! Non c'è niente da guadagnare e niente da perdere: c'è solo da vivere! Ok?»
Cosima si aggiusta gli occhiali da vista che oggi indossa, mi carezza la guancia e lentamente fa scendere la sua mano sul cavallo dei miei pantaloni. Di solito mi sposterei ma questa volta non lo faccio perché voglio seguire il consiglio di Cosima. Finora mi sono lamentato del fatto che non ho vissuto a pieno, allora perché non iniziare a farlo? Voglio essere tutto ciò che ha detto Cosima, voglio essere come un fuoco che incendia le stanze più buie di una casa disabitata, voglio lasciare solo cenere tanto lo stupore che causerò.
Il primo stupore, infatti, nasce in Cosima che sorride divertita perché, passati qualche secondi, sta abbassando la zip della mia tuta. Si avvicina di più a me e mi sussurra parole all'orecchio.
«Questo è il mio porta fortuna per te. Ti ricorderai di me ogni volta che penserai alla tua prima vera e forte erezione. Insomma, chi non si ecciterebbe se una come me gli stesse toccando l'amico e gli stesse dicendo che deve essere un grande?»
Caesar si copre gli occhi esterrefatto e borbotta qualcosa tra sé e sé. Non gli sono mai piaciuti i modi della sorella. Cosima, alla fine, si ferma e mi spinge in avanti mostrando una faccia ancora più sorpresa di quella di prima.
«Ragazzi, io faccio la porca ma neanche lui scherza. Voleva davvero che gli facessi qualche servizietto davanti a voi. Che sfrontato questo Snow!»
Tutti scoppiano a ridere e io registro il viso di Cosima nella mia memoria. Voglio lasciare intatto il ricordo di questa donna che, a differenza di tutte le altre persone, è l'unica che sembra mantenere la sua personalità sempre e comunque. Con lei è tutto più semplice, facile. Lei sa giocare, lei sa farti ridere, lei sa cosa vuol dire farti dimenticare il peggio. Dovrebbero esistere più persone del genere su questo mondo e, preferibilmente, non essere uccise da qualcuno. Che senso ha creare persone fantastiche se poi devono morire?

Siamo in una sala, uno spazio dedicato al distretto 2. Qui vi è uno schermo gigante che trasmette una scaletta con i nomi di ogni tributo, il distretto di provenienza e una nostra foto. Sullo schermo possiamo, inoltre, vedere un cronometro che parte da dodici minuti. Infatti ognuno di noi ha dodici minuti di tempo per stupire questa giuria che dovrebbe darci un punteggio che va da 1 a 12. Tutto ciò solo per accaparrarmi degli Sponsor. In questa storia io ci vedo solo la doppia beffa: oltre a dover morire prossimamente sui migliori schermi, devo essere anche giudicato. Insomma loro hanno in mano una penna magica che dice se moriremo prima o dopo. Che penna di merda! Per favore, evitiamo di dare dei fogli a questi malati.
Il tempo che scorre mi mangia. Anche se volessi essere tossico, divampante e tutto quel che Cosima vuole, io sto perdendo tutta l'adrenalina e l'energia per dare spazio a gambe che tremano, mani che sudano, voce che diventa debole.
Level sta parlando con Victor che deve stare obbligatoriamente con noi, io mi tengo a debita distanza. I due potrebbero, in effetti, essere grandi amici visto che entrambi sono una specie di traditori. Dovrebbero creare uno stand nell'Addestramento per il tradimento, ormai è una moda che non passa indifferente.
Lo schermo di fronte a noi diventa del tutto blu e appare la foto di Level. Una voce computerizzata la informa del fatto che è il suo turno. Victor le fa un cenno e lei ci guarda per cercare sostegno o per qualcos'altro che sinceramente non so. Rimasti da soli, io e il mio mentore ci ignoriamo. Io tamburello le dita sul tavolo, gioco con le unghia, faccio grandi bei respiri per far passare un po' quel dolore alla pancia. Lui, a braccia conserte, si guarda intorno, fischietta, si morde il labbro. È assurdo: siamo così vicini e mai stati così distanti.
Una volta lì dentro, dovrei sorridere e leccare culi? Immagino di essere diventato, in modo alquanto triste, un prodotto di Capitol City (come un detersivo o un nuovo dispositivo cellulare della Peach, l'industria di tecnologia più avanzata del distretto 3) che ha bisogno di pubblicità per essere venduto meglio.
Passati i famosi dodici minuti, arriva il mio turno: devo riuscire a farcela.
Prendo un gran bell'ultimo respiro, mi alzo e mi avvio verso la stanza dell'esame finale.
«Snow...» - Victor mi chiama e io, dopo tutto, mi fermo - ...ricorda le parole di Cosima!»
Mi vien quasi da piangere. Una sua parola ha saputo dare un colpo sordo a tutto il mio essere. Una persona così debole, quale io sono, può essere davvero una furia, una distruzione?
Non mi volto, non tanto per cattiveria ma perché non voglio fargli capire che lui ha ancora un potere su di me, e vado avanti. Entrando nella stanza, già da lontano, scorgo molte diavolerie: armi, corde, massi e altre cose che riconoscerò solo quando mi sarò avvicinato.
«Tributo del distretto 2, hai solo 12 minuti per poter mostrare le tue capacità. Può usare tutto ciò che è nella stanza. Cominci!»
La giuria mi guarda per un attimo e iniziano a parlare. Non so di cosa stiano parlando ma questo atteggiamento mi dà fastidio: io sono qui, mandato a morire, e voi non mi degnate neanche della vostra attenzione?
«Tributo del distretto 2, ha capito le regole? Devo ripetergliele?»
Mi guardo attorno. Capisco che c'è qualche telecamera nascosta che spia questo incontro perché, se non sono loro a parlare, lo è qualcun altro dietro a un microfono che io non posso vedere.
Ora la giuria mi analizza. Qualcuno strizza gli occhi, qualcuno ride, qualcuno sbuffa anche. Allora uno dei dodici si alza e schiocca le dita proprio di fronte al mio naso.
«Stai dormendo?»
Decido di non muovermi. Resto impassibile e chiudo le palpebre per fargli credere che io stia dormendo come lui ha detto.
Non so cosa faccia in seguito il signore ma lo sento parlare.
«Ma dove lo hanno preso questo? Non avevo mai visto un Tributo così. Questo è davvero stupido, sarà il primo a morire.»
In quel momento, apro di scatto gli occhi e gli urlo addosso.
Lui sobbalza e mi guarda sconvolto. Ora tocca a me, davvero. Ho colto la loro attenzione e io posso diventare quel fuoco che si accende, divampa e distrugge. Do uno schiaffo sul tavolo di acciaio e un tonfo si propaga per tutta la stanza. Continuo a urlare e butto a terra tutto ciò che è sospeso in aria o si trova sui tavoli. Dei secchi, cadendo, si aprono macchiando il pavimento di variopinti colori. Decido, quindi, di macchiarmi le mani con la tempera rossa. Dopo li guardo e sorrido.
«Bum!»
Come fa un pazzo squilibrato, sbarro gli occhi, sorrido, mostro loro i miei denti e inizio a toccarmi tutto iniziando a somigliare a qualcuno che sta morendo dissanguato. Metto le mani sul mio collo come se mi stessi strozzando, poi salgo sulle guance, sugli occhi e tiro all'indietro i miei capelli. Ora punto ognuno di loro con l'indice e porto, prima, le mani agli occhi.
«Non vedete.»
Le porto alle orecchie.
«Non sentite.»
Infine mi copro la bocca.
«Non giocate!»
Rido a crepapelle pensando che quello che sto facendo è così insensato e surreale che potrebbero chiudermi in un Palazzo d'Isolamento e lasciarmi marcire in una prigione. Perciò, o la va o la spacca. Ritorno a macchiarmi le mani con la tempera e mi avvicino a loro. Sento la voce di Caesar, di Cosima, di Victor, di Livius e agisco senza pensarci troppe volte. Inizio a scrivere delle cose sulle maglie della mia giuria. Uno degli undici che sono seduti mi blocca, ma quello restato in piedi che mi ha preso in giro qualche secondo fa (colui che mi piace chiamare "il dodicesimo") dice loro di lasciarmi fare.
Mi allontano da loro quando finisco la mia opera d'arte e mi avvicino all'ultimo immacolato del gruppo, al dodicesimo. Su di lui, un semplice punto esclamativo.
«Cosa ha scritto il tributo?» - chiede uno dei giudici.
«Per ognuno di noi una lettera...» - afferma il dodicesimo - «...ha scritto una B, la A su di te, una S, quella è una T, un'altra A, una M, una O, una R, una S segnata da una bella X, una T e una E. Su di me cosa ha scritto?»
«Ha disegnato un semplice punto esclamativo.»
«Cosa vuol dire Basta Morste?» - chiede l'unica donna del gruppo.
«Non ci vuole di certo un robot. Basta Morse, o meglio, basta morte!» - il dodicesimo sorride, divertito da tutta la situazione che sembra averlo colpito dolcemente.
Gli altri, invece, mi guardano chi in modo indignato, chi in modo stupito, chi in modo confuso.
Ritorna a parlare la voce elettronica che ha spiato tutto: mi dice che il tempo è finito. Io son felice di averlo usato al meglio!
«Ah, miei cari, felici Hunger Games! Possa la fame essere sempre a vostro favore.»
Sto diventando sempre più bravo a fare le grandi uscite.

«Una tazza di thè, Snow?»
«No grazie!!!»
Da quando ho scoperto che Victor mi avvelenava i vari bicchieri di thè, ho smesso di berne. Poco importa se me lo offre Victor o, come in questo caso, Caesar, io ho ormai paura di tutto ciò che non è un liquido trasparente.
«E allora? Volete raccontarci ciò che è successo o volete farci morire? Sarebbe più emozionante scaccolarsi guardando due zaranne che girano intorno alla stanza invece di stare a parlare con voi.»
«Cos'è una zaranna?»
«Ma dove vivete? Nel distretto 13 inesistente?» - Cosima batte le mani e rivolge lo sguardo verso il cielo. - «Bando alle storiacce, cosa è successo là dentro? Cosa dobbiamo aspettarci?»
Level, dopo aver inserito un po' di succo di limone nel suo thè, inizia a raccontare il suo incontro con i fantastici dodici. Ha optato di sorprenderli sparando ai manichini. Io guardo altrove pensando che ha scelto il modo peggiore per farsi conoscere. Insomma, chi di noi tributi ormai non sa come si spara? Forse solo la più piccolina, ma tutti gli altri hanno usato nell'Addestramento, almeno una volta, il fucile o la pistola. Inoltre dice di aver centrato, per tutti i manichini, il cuore.
Son sicuro che la mia faccia abbia un'espressione che spiega tutto il mio rammarico nel sentire queste cose. Davvero Level crede di aver dato il meglio di sé così? O ci nasconde qualcosa (tanto per cambiare) o davvero ha fatto questa cosa. Preferisco la prima soluzione. Anzi, no. Ho una folgorazione: ha usato la pistola perché il suo amichetto Tacito le ha insegnato ad usarla. Quale pistola, poi?
All'improvviso guardo Cosima e resto quasi paralizzato perché capisco che sto iniziando a pensare come lei facendomi film mentali porno.
«Cos'hai persona che voleva farmi giocare con i suoi gioielli di famiglia prima di entrare a far vedere chi sei?» - mi chiede Cosima.
«Niente, persona che vede anche un ago in mezzo ad un labirinto.»
«Non parlarmi di labirinti, per favore. Sono ancora scioccata dall'ultima volta che ci sono stata.»
«Perché sei stata in un labirinto?»
«Beh, vuoi conoscere la versione vietata ai minori o quella censurata?»
«Credo che io voglia ascoltare... nessuna della due!»
«Non sei per niente divertente, peggio di Caesar.» - Cosima sbuffa per poi aggiustarsi gli occhiali. - «Tu cosa hai fatto là dentro? Li hai stupiti?»
«Peggio, li ho fatti pensare, quasi bruciare!»
«Oddio, ti posso chiamare il ragazzo di fuoco, ora?»
«Per favore! Sono stato divampante, ho dato loro fuoco ma il fuoco si spegne... prima o poi.»
«Tu avrai difficoltà a spegnerti!»
Ormai io e Cosima abbiamo monopolizzato la conversazione, la stanza. Siamo noi i protagonisti di tutto e tutti, la mia storia lo è.
«Allora, Snow...» - Caesar riesce a intrufolarsi - «...spiegaci cosa hai fatto. Dopo dovrà accendersi automaticamente lo schermo perché ci comunicheranno il punteggio che voi due avete ottenuto e, infine, dovremo prepararci per l'intervista di domani.»
Un punteggio, poi l'intervista. Mi sento del tutto spersonalizzato. Prima di essere, infatti, una persona, sono un numero, poi una storia, poi un agnello per il sacrificio. Insomma, non dovrei più considerarmi una persona, ma un giocattolo difettoso che sarà buttato nel dimenticatoio.
«Io ho...»
Non ho neanche il tempo d'iniziare a raccontare ciò che ho combinato che si accende lo schermo. Appare il viso, il faccione di Caligula Collosso che dà il buonasera a tutti noi di Panem. Dopo essersi vantato degli abiti che indossa, dei capelli che ha e delle donne che ha avuto nel letto la sera precedente, inizia finalmente a parlare di ciò che davvero è importante: i punteggi. Sceglie di partire da colui che ha il punteggio più alto fino a scendere in basso. Nessuno di noi prende 12 punti perché si parte da Ermen e Tacito che ne prendono 11, poi ci sono i ragazzi che hanno preso 10 punti, Søren e Level hanno preso 9, Falloppio ha preso 8 e Loto, la più piccola, ha preso 7. Continuano a scorrere immagini e nomi ma io sembro essere invisibile, innominabile. Sembra essere finita la lista e del mio nome neanche l'eco. Guardo Cosima e inizio a rendermi conto di aver combinato una grande cazzata. Ho fatto il pazzo e ne sto pagando le conseguenze.
Infatti eccomi là, sullo schermo. Accanto a me un solo numero: 1.
Sorrido, imbarazzato al massimo. Io sono quello che ha preso il punteggio più basso, quello che gli Strateghi definirebbero "un tributo morto in partenza" e Cosima, capendo quel che provo, lascia la stanza. Così la inseguo. Mi aspettavo da lei una battuta, una pacca sulla spalla o qualche carezza per poi iniziare una chiacchierata spinta.
La chiamo più volte e lei non si volta. Continua a correre, a fuggire dalla mia voce, dai miei occhi, da me fin quando non si accascia in un angolo.
«Cosima, che c'è?»
Alza lo sguardo e ha gli occhi rossi.
«Non voglio che tu muoia.»
Vorrei tanto dirle che non succederà, che io resterò accanto a lei perché lo voglio davvero, ma non posso farle una promessa del genere: mai fare promesse che sai di non poter mantenere.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: skippingstone