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Autore: Moon9292    15/04/2014    6 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 5 - Quel pazzo venerdì

 

 

Quel venerdì mattina, Kyra si svegliò stranamente con un sorriso sulle labbra.
Erano anni che non passava una notte tranquilla e serena, senza incubi pronti a disturbare il suo riposo. Da quando aveva nove anni, non aveva passato notte senza pensare a quel che le era accaduto. Ma quella notte no. Quella notte non aveva sognato il suo passato. Quella notte aveva sognato di un pomeriggio qualunque, intenta a passeggiare per le vie della città spensierata. Ad occhio esterno poteva sembrare niente quel sogno, quasi banale. Ma non per lei. Lei aveva sempre invidiato le sue coetanee e la spensieratezza che dimostravano. Aveva sempre desiderato non preoccuparsi del suo passato o del suo presente e soprattutto del suo futuro. Ma la sua vita non le aveva regalato molte occasioni di serenità.
Anzi, le aveva giocato parecchie palle curve. E tutti quei sogni di tranquillità finivano sempre sepolti dalle difficoltà quotidiane.
Ma quel giorno qualcosa in lei era diverso. Non doveva affrontare i ricordi, e non doveva lottare per il suo presente.
L’unica cosa che doveva fare, era alzarsi e fare la colazione con il suo pancarrè e il suo burro d’arachidi. Poi si sarebbe preparata e sarebbe andata a lezione, ed avrebbe appreso sicuramente qualcosa di nuovo. E questo la entusiasmava. Apprendere, conoscere, il sapere erano un qualcosa che da sempre aveva affascinato Kyra.
Era quasi una drogata della conoscenza, e per questo quando andava al liceo, spesso si rinchiudeva in biblioteca e leggeva qualsiasi libro che la incuriosiva.
Aveva letto di tutto. Dal genere romantico, al giallo, oppure fantasy e molto altro ancora. In quei mondi così diversi tra loro, Kyra sognava di perdersi e di vivere una vita diversa dalla sua.
Ma poi il libro finiva, e la realtà tornava a schiacciarla con le sue verità e le sue brutture. La realtà era la peggior nemica dell’immaginazione.
Quella era una di quelle mattine in cui sentì di poter vivere qualsiasi cosa, qualsiasi tipo di avventura. Quasi come se il libro appena finito di leggere, un libro particolarmente bello, avesse preso vita e fosse diventata la protagonista.
Non sapeva perché si sentiva cosi leggera e spensierata, ma sperava ardentemente che quella sensazione durasse ancora a lungo.
Aprì l’anta dell’armadio e cominciò a scegliere qualcosa da indossare. Osservò con cipiglio i suoi indumenti. Per la prima volta, in ventidue anni di vita, guardando il suo vestiario si rese conto di avere capi d’abbigliamento non adatti al suo corpo, dai toni spenti e consumati. Non che non le andassero bene, ma forse solo per una volta avrebbe voluto indossare qualcosa di diverso. Di più allegro e femminile, qualcosa che magari non la facesse sembrare un fungo in pieno inverno, di quelli grigi e dall’aspetto inquietante che non andresti mai a cogliere.
Spostò da una parte all’altra le stampelle, sperando di trovare qualcosa che non fosse beige o nero, ma presto fu costretta a gettare la spugna. Non aveva nulla di colorato.
Perciò fu costretta ad indossare una camicia bianca, un pochino più attillata, e dei jeans consumati.
Indossò le converse grigie, rigorosamente comprate al mercato dell’usato, ed infine il giubbotto di pelle che Sean le aveva regalato tre anni prima per il suo compleanno, e che mai aveva usato.
Si guardò allo specchio, e per la prima volta l’immagine che vedeva riflessa, non sembrava quella di una ragazza sfatta e trasandata, con un disperato bisogno di fare shopping.
Di fronte a se vedeva una giovane donna, con un abbigliamento non proprio all’ultima moda, ma decisamente più consono alla sua persona.
Kyra sapeva di non essere diventata una maniaca dello shopping, e non aveva di sicuro sviluppato dalla notte al giorno l’ossessione per il vestito firmato e all’ultima moda.
Ma in quel momento, si rese conto che essere un tantino più curati non le avrebbe fatto male.
E questo, suo malgrado, lo doveva al suo nemico, nonché socio d’affari.
Gabriel Martin.
Sospirò, sentendo nuovamente sulle spalle il peso delle difficoltà da dover affrontare.
Scosse la testa, scacciando via quelle idee, perché niente e nessuno avrebbe potuto rovinare la sua giornata. Improvvisamente il suo cellulare squillò. Quando vide il nome sul display, un sorriso spontaneo nacque sul suo viso.
<< Ehi, ciao >>, salutò dolcemente.
<< Buongiorno dolcezza. A che devo tutta questa bontà, di prima mattina? >>, domandò allegramente Sean.
<< Non posso essere felice per una volta? >>
<< Beh, se fossi un normale essere umano ti risponderei di si. Ma conoscendoti, so già che tu e la felicità siete due complete estranee, dolcezza >>, rispose canzonatorio il ragazzo. << Anzi, ti dirò di più. Quando tu vedi una strada che porta verso i prati verdi e gli arcobaleni luminosi, decidi di percorrere il viale opposto, quello buio e grigio, con banchi di nebbia fitta e gli ululati dei lupi famelici in sottofondo >>
<< Tu si che sai come piacere alle ragazze, Sean >>, commentò sarcastica Kyra.
<< Tutto per la mia femmina preferita >>
<< Anche tu sei la mia femmina preferita, Sean >>
<< Oh, dolcezza, cosi mi fai commuovere >>, rispose il ragazzo, tirando su con il naso con fare teatrale. << Piuttosto ieri non ci siamo sentiti, e trascorrere la giornata senza sentire neanche una volta la tua voce è stato a dir poco agghiacciante. Non farlo mai più! >>
<< Sean, se ti mancavo, potevi sempre alzare il telefono e chiamarmi >>, lo rimproverò Kyra.
<< Scherzi? Ero furioso con te, dolcezza. Non potevo buttare al cesso il mio orgoglio di femmina offesa >>
<< E perché mi chiami allora? Non mi pare di averti mandato qualche messaggio di scuse >>.
Nel frattempo, la ragazza afferrò la borsa vecchia e consunta, e infilò dentro i vari quaderni per la giornata. Avrebbe dovuto seguire diverse lezioni. Fece un rapido resoconto, organizzando così la giornata.
Non avrebbe avuto tempo per mangiare, come sempre. Poi forse, se tutto fosse andato bene, avrebbe potuto avere la giornata libera dalle cinque in poi. Magari poteva fare una bella passeggiata, e andare a leggere nel parco che tanto le piaceva.
<< Dolcezza, sul serio devo trovare una scusa per chiamarti? Ormai la mia incazzatura da prima donna è passata. Ora la mia anima maschile ha finalmente messo al suo posto quella femminile, riportando la mia mente al suo stato zen. Dunque sono disposto a sentire le ragioni che ti hanno spinto a commettere una tale sciocchezza, e a poter conversare con te in maniera pacifica >>, affermò con voce effemminata Sean.
Kyra allontanò scettica il suo telefono, guardandolo perplesso. Aveva davvero sentito tutte quelle stronzate esposte in meno di venti secondi?
<< Non ho afferrato la metà delle cose che mi hai detto, Sean, ma sono contenta che tu sia disposto ad ascoltarmi >>, disse confusa la ragazza, riportando all’orecchio l’apparecchio elettrico. << Anche perché c’è una cosa che devo raccontarti >>
<< Oh, sono tutto un fremito dolcezza. Spara! >>, esclamò l’altro entusiasta.
I pettegolezzi e Sean stavano bene insieme, quasi quanto il pane con la marmellata. Erano una coppia vincente.
Kyra sospirò, e alla fine raccontò tutto. Dell’incontro con Gabriel, dell’accordo di fingere di essere la sua ragazza, del pranzo in biblioteca e dello shopping sfrenato a cui l’aveva costretta. Quando arrivò alla fine del racconto, si rese conto con suo sommo dispiacere che non avrebbe fatto in tempo a fare la colazione.
<< … E questo è quanto >>, concluse incrociando le dita, sperando che l’altro non esplodesse dalle troppe informazioni ricevute.
Passarono vari minuti, in cui dall’altra parte del telefono non si sentì un rumore.
Kyra cominciò a preoccuparsi. Sean solitamente era molto casinista, e poco incline al silenzio. E quindi quel mutismo non era di certo un buon segno. Non aveva sentito nessun rumore simile ad un tonfo, quindi escluse lo svenimento da parte dell’amico. Forse si era mangiato la lingua. Alle volte quando era troppo agitato, finiva per mordersi la lingua non sapendo da quale fiume di parole cominciare.
Solitamente la investiva e basta, come un tram che passa a tutta velocità.
<< Sean? Ci sei ancora? >>, lo chiamò.
Allontanò il telefono per controllare che la chiamata fosse ancora attiva.
<< Dolcezza fammi ricapitolare. Ora tu staresti fingendo di essere la fidanzata di quel tipo, Gabriel, che odi più o meno da quattro anni, e che il diciotto partirai per andare a conoscere la sua famiglia? E soprattutto, ti ha portata a fare shopping? >>, esclamò con voce monocorde.
<< Ehm, si >>, tentennò la ragazza.
Dall’altra parte, improvvisamente, ci fu un urlo da donnetta isterica, che costrinse Kyra ad allontanare nuovamente il telefono, sperando di non essere diventata sorda. Ecco, quella era la reazione peggiore che potesse immaginare.
Quell’urlo stava a significare che Sean era elettrizzato oltre ogni dire, ma anche estremamente contrariato. Era un mix di emozioni che solitamente prevedevano Kyra come unica vittima.
Era accaduto raramente di dover assistere a quel connubio di emozioni e francamente sperava di non dover più subire le conseguenze di quella reazione, specialmente dopo l’ultima volta.
Era accaduto quando Sean si era lasciato con il suo ultimo fidanzato. Kyra aveva tentato in tutti i modi di tirarlo su di morale, ed infine aveva dovuto fare violenza su se stessa, trascinando l’amico in discoteca a ballare e ad ubriacarsi. Quella era stata l’unica soluzione per riprendere Sean dalla depressione in cui era precipitato. Ma non immaginava che quella sera, tra i due, lei avrebbe finito per scolarsi da sola un’intera bottiglia di vodka alla fragola. Non ricordava molto di quella notte, sapeva solo di essersi ritrovata in bagno con uno sconosciuto intento ad aprire i suoi jeans e pronto a possederla sul lavandino del bagno.
Se Sean non fosse intervenuto, probabilmente si sarebbe trovata o con un figlio illegittimo a cui badare oppure con una bella malattia venerea. Il giorno dopo, l’amico prima aveva dato i numeri per il suo comportamento sconsiderato e poi le aveva fatto i complimenti perché, a detta sua, “non aveva mai visto una suora come lei, agitare i fianchi in quella maniera così provocante da rischiare di farlo drizzare anche ad una checca isterica come lui”.
<< Sean, ti prego, abbassa il volume! Hai svegliato mezzo campus >>, si lamentò Kyra passandosi una mano sugli occhi.
<< Dolcezza, come puoi pretendere che stia calmo quando mi molli una bomba simile? Hai idea di quello che vorrei farti? >>, esclamò scioccato il ragazzo.
<< Lo so che l’urlo sta a significare che sei anche arrabbiato, ma credimi Sean non avevo scelta. Insomma, tremila dollari? Ti rendi conto? Non avrò problemi a pagarmi la rata del campus >>
<< E la questione morale, dove la metti? Non ci pensi a quella povera famiglia che verrà presa in giro da voi due? Dovrai mentire per due settimane! >>
<< Mi sento già in colpa per questo, ma non potevo rifiutare. Io ho bisogno di quei soldi >>
<< Dolcezza, avrei potuto aiutarti io. Una soluzione l’avremmo trovata comunque, come facciamo sempre. Ma mentire cosi, non lo trovo corretto >>, ribatté con più calma Sean.
<< E come? I soldi non piovono dal cielo, e trovare una somma simile in pochi mesi, è impossibile. L’unica era prostituirmi, ma non volevo prenderla in considerazione come ipotesi >>, affermò sarcastica Kyra.
<< Beh, mi sembra ovvio, dolcezza. Ma la prossima volta aspetta prima di prendere una simile iniziativa. Tu lo sai, io mi invento sempre qualcosa >>
<< Sean, ho ventidue anni. Non posso sempre fare affidamento su di te >>
<< Invece puoi. Tu ed io siamo una squadra, te lo ricordi? >>, sussurrò con tenerezza.
A Kyra si strinse il cuore. Era vero. Loro due erano una squadra. Soli contro il mondo. Se lo ripetevano sempre quando erano prima bambini, e poi adolescenti. Specie quando dovevano affrontare delle difficoltà.
<< Si, siamo una squadra >>.
Poi rimasero per qualche minuto in silenzio, e a Kyra venne da ridere. Anche a distanza poteva sentire i neuroni dell’amico lavorare febbrilmente.
<< Sean, avanti spara >>, lo incitò.
<< Devi raccontarmi ogni cosa, dolcezza. Com’è questo Gabriel, come si è comportato, che tipo è, e soprattutto fagli i complimenti da parte mia. Sono anni che tento di portarti a fare shopping, eppure non riesco mai a convincerti. Questo ragazzo deve essere davvero unico, anche se resta comunque un grande stronzo >>, commentò a raffica Sean.
Kyra non riuscì a trattenersi, e rise di gusto. Sean era davvero unico nel suo genere.
 
Gabriel si svegliò con una sensazione strana. Quasi come se i problemi degli ultimi giorni fossero diminuiti di intensità.
Sentiva che le cose si sarebbero sistemate. E che tutto stava procedendo come doveva. Quasi come se la direzione presa fosse quella giusta. Con una freddezza mentale, e più consapevolezza, Gabriel era giunto alla conclusione che Amelie non era la ragazza giusta per lui.
Che era stato un bene lasciarsi, e che cosi avrebbe risparmiato alla famiglia un incontro non molto piacevole. Ma se da un lato le cose erano andate per il meglio, dall’altro la coscienza di Gabriel si era fatta sempre più insistente.
In ventidue anni, non aveva mai dovuto fare i conti con il senso di colpa o cose simile. Ma da quando aveva coinvolto la Smith in quella follia, aveva dovuto fare i conti con i suoi scrupoli d’animo.
Da una parte si sentiva a disagio a presentare una completa estranea alla famiglia, spacciandola per qualcosa che non era. Odiava dover mentire ai suoi genitori, ma la paura di deluderli era davvero troppa.
Ed inoltre si sentiva diverso nei confronti di Kyra. La odiava ancora, e probabilmente alla fine di tutta quella farsa, sarebbe tornato a darle il tormento. Eppure le trasmetteva una sensazione di fragilità, come se la ragazza avesse potuto spezzarsi da un momento all’altro.
Sotto tutta quella scorza dura, fatta di sarcasmo e abbigliamento pessimo, c’era una persona che doveva aver sofferto tantissimo in passato. Una ragazza che, sotto i colpi della vita, era caduta più volte ma che con fatica si era sempre rialzata.
Si alzò dal letto, con quei strani pensieri in mente, ed andò in cucina pronto per fare colazione. Appena cominciò a preparare gli ingredienti per i suoi pancake, le venne in mente il pranzo avvenuto in biblioteca due giorni prima. Entrambi amavano la colazione, e ad entrambi piacevano cose estremamente caloriche.
Guardò stranito i vari ingredienti per i pancake sistemati sul bancone della cucina e, senza sapere il perché, li posò optando per due fette di pancarrè con burro d’arachidi marmellata e nutella.
Non sapeva il motivo di quella sua scelta, ma voleva provare. In fin dei conti, cambiare non faceva mai male. E lui in quell’ultima settimana era cambiato molto, si rese conto.
Spalmò il burro d’arachidi su entrambe le fette, poi ad una aggiunse la nutella e sull’altra mise la marmellata. Poi, sospirando, assaggiò la prima fetta.
Quello che successe alle sue papille gustative, fu indescrivibile. La mattina per lui era sempre stata fatta di pancake e di sciroppo d’acero. Non aveva mai provato qualcosa di diverso.
E solo in quel momento si rese conto di cosa si era perso realmente.
Quella combinazione di sapori e gusti diversi era paradisiaca. Era una versa esplosione di bontà. Sapeva che da quel momento in poi, non avrebbe più potuto fare a meno di quella fetta di pancarrè.
Doveva riconoscere alla Smith di averlo iniziato verso nuovi orizzonti, fatti di marmellata e burro d’arachidi.
Beh, quel giorno sicuramente si sarebbero visti, e l’avrebbe ringraziata.
A quel pensiero, un boccone di pane gli andò di traverso. Aveva davvero pensato di ringraziare Kyra? Ma in che mondo parallelo era finito? Abbandonava la sua colazione preferita per un altro tipo di alimento, cominciava a farsi venire gli scrupoli di coscienza, e andava d’accordo con la Smith. Addirittura aveva pensato di ringraziarla. Di sicuro gli alieni dovevano averlo rapito, oppure era finito in quel telefilm, “Fringe”, fatto da alternative diverse.
Scrollò la testa, cacciando via quei pensieri decisamente scadenti.
“Ecco”, pensò, “mi sono del tutto fritto il cervello”
In quel momento squillò il suo telefono. Quando vide il chiamante, sorrise divertito. Certe cose, per sua fortuna, non cambiavano mai.
<< Amico, non hai idea di quanto sia felice di sentirti >>, affermò appena rispose alla chiamata.
<< Gabe, sono solo le sette e mezza del mattino. Non puoi già essere già fatto di qualche strano acido. E poi non ricordi, avevamo deciso di smettere >>, rispose fintamente affranto Adam.
<< Non sono fatto di niente, coglione. È solo che stavo pensando che in quest’ultimo periodo sono successe delle cose, e che alcune abitudini sono belle >>
<< Cose del tipo? >>, domandò curioso l’amico.
<< Niente, solo una coscienza che torna a galla. Nulla di cui preoccuparsi >>, sminuì Gabriel con semplicità.
<< Tu? Una coscienza? Questa sì che è bella. Cosa hai fatto di grave, da far risvegliare il tuo subconscio? >>
<< Niente, le solite cose. Prendere in giro la ragazza sfigata del mio corso, andare a letto con altre persone mentre sono fidanzato. Offendere, denigrare… cose simili >>
<< Non sei per niente uno stinco di santo, Martin. Alle volte mi preoccupo per la tua anima. Rischi di andare all’inferno >>, affermò con saggezza Adam.
<< Tua madre ha ricominciato a farti i sermoni? >>, chiese Gabriel sospirando per metà divertito e per metà rassegnato.
<< Esatto. È convinta che a ventidue anni io non possa continuare con questa vita sgangherata, che devo trovarmi una fidanzata e sposarmi tra un paio d’anni. Lavorare nell’impresa di papà e stronzate simili. Dio, perché sono figlio unico? >>, esclamò stancamente Adam.
Gabriel annuì anche se l’altro non poteva vederlo.
Erano anni che la madre dell’amico lo tormentava, criticando qualsiasi scelta fatta. Non sopportava che Adam facesse quello che voleva, e che nel frattempo continuasse a divertirsi. Il figlio, pertanto, aveva deciso di disobbedirle come meglio poteva. Se lei decideva quali vestiti Adam dovesse indossare, lui andava subito a comprarsi qualcosa di opposto. Ancora ricordava Gabriel il periodo in cui l’amico aveva indossato solo vestiti di pelle nera con le borchie. La madre ogni giorno lo accoglieva in casa con dell’acqua santa pronta ad esorcizzarlo.
Per non parlare del periodo in cui aveva cominciato a fumare droga, anche abbastanza pesante, solo perché la madre aveva criticato i fumatori in generale e i drogati in particolare. Adam voleva fargliela pagare ogni volta.
Ma così facendo entrambi avevano rischiato di fare una brutta fine.
Avevano sedici anni, quando successe. In quel periodo la madre di Adam aveva davvero raggiunto picchi di follia estremi, tanto che il figlio passava quasi tutte le sere fatto di canne. E Gabriel, ovviamente, lo assecondava. Ma quella sera fu particolare. Non seppe mai il motivo per cui l’amico uscì di casa cosi sconvolto, ma quando arrivarono in discoteca la prima cosa che fece, fu chiedere al barista chi poteva vendergli della roba.
Gabriel provò a fermarlo, ma non ci fu verso. Andò dallo spacciatore di turno e si comprò due pasticche di LSD. Una per se stesso e una per Gabe. Così, come due idioti, la provarono. Scelta pessima.
Dopo i primi dieci minuti passati in un mondo di pace e serenità, arrivò l’inferno. Specialmente per Adam, che insieme alla pasticca aveva mischiato l’alcool e il fumo. Stette male per quasi mezz’ora dopodiché semplicemente svenne. Gabriel era un adolescente, e si trovò preda del panico. Era convinto di aver perso l’amico, perciò fece l’unica cosa che un’adolescente avrebbe potuto fare: chiamò casa sua.
I genitori arrivarono in poco meno di dieci minuti, e trascinarono lui e Adam in ospedale, dove quest’ultimo fu costretto a subire una lavanda gastrica. La famiglia Miller non seppe mai cosa accadde quella sera, ma da allora nessuno dei due si drogò più.
<< Dai amico, prima o poi riuscirai ad abbandonare casa tua. Devi solo fare abbastanza soldi e poi potrai venire a stare qui vicino a me >>, propose Gabriel.
<< Lo sai che prima di poter permettermi casa, dovrò finire il corso di fotografia. E la mia famiglia per certe cose, sai che non sgancia i soldi >>, replicò tristemente Adam.
<< Sei un povero sfigato >>
<< Non me lo ricordare >>
<< Piuttosto, perché hai chiamato? >>, domandò Gabriel.
<< Un amico non può chiamare al suo compagno di avventure, senza secondi fini? >>, esclamò scioccato Adam.
<< Miller, spara >>
<< Va bene, va bene. Martin sei una vera spina nel culo >>, sospirò con fare teatrale. << Volevo solo assicurarmi che non avessi cambiato idea sulla tua venuta qui >>
<< Ancora? Adam sei diventato paranoico. Lo sai che non mi perderei mai la festa dei miei. E poi scusa, ma perché diamine ti interessa sapere se vengo o meno? A te cosa cambia? >>, domandò Gabriel estenuato e confuso.
Una lampadina si accese nella sua testa. Adam lo tormentava cosi, solo quando voleva qualcosa o quando doveva dirgli qualcosa di importante. Era successa la stessa cosa quando doveva raccontargli della sua prima volta, o quando voleva essere accompagnato a fare le analisi perché convinto di aver beccato una qualche malattia venerea.
La sua curiosità aumentò esponenzialmente, ma se c’era una cosa che sapeva di Adam Miller era che non avrebbe mai raccontato cosa le tormentava se non era lui a volerlo. E Gabriel sapeva aspettare. Perché prima o poi si sarebbe aperto da solo, senza forzature. E lui sarebbe stato lì, pronto ad aiutarlo in qualsiasi circostanza.
<< Non fare lo stronzo, Martin. Volevo solo accertarmene. Conoscendoti, le probabilità che ti saresti tirato indietro erano molte >>
<< Non sono così stronzo da non presentarmi neanche durante la promessa di matrimonio di mia madre e mio padre. Sai poi come mi avrebbero ridotto? Peggio di uno scolapasta >>, esclamò scioccato Gabriel, ricordando quanto micidiale potesse essere la furia dei suoi.
In quel momento si domandò cosa sarebbe accaduto se la sua famiglia fosse venuta a conoscenza dell’imbroglio che stava organizzando con Kyra. Di sicuro non ne sarebbe uscito vivo. Sua madre lo avrebbe fatto a fettine con il coltello del pane.
<< Certo, Martin, non sei cosi stronzo. Comunque preparati psicologicamente a dover affrontare un fatto >>, lo avvisò Adam.
<< Oddio, che è successo? >>, chiese preoccupato Gabriel.
<< Tua sorella si è presa una cotta non so per quale tizio >>
Il sangue nelle vene di Gabriel cominciò a ribollire. Sua sorella era soltanto sua, e di nessun altro. Non era autorizzata a fidanzarsi finché non avesse compiuto i trent’anni, e questo lei lo sapeva benissimo.
<< Voglio nome cognome, indirizzo e qualsiasi altra informazione su questo tipo. Urge una castrazione d’emergenza >>, esclamò con furia.
<< Sta calmo, tigre. Non ho capito bene la situazione, ma tua madre non ha voluto dirmi molto. Conoscendo la tua follia, ha pensato bene di non raccontarmi i dettagli. Sa bene che poi te li avrei raccontati >>
<< Quella donna è subdola e perfida >>, commentò affascinato e al tempo stesso preoccupato Gabriel.
Sua madre era l’unica donna ad ispirargli dolcezza e al tempo stesso paura profonda.
<< Beh, Martin, ora devo andare. Il corso di foto inizia tra venti minuti, e devo ancora finire di preparami. A dopo stronzetto >>, lo salutò Adam.
<< A dopo coglione >>, ripose Gabriel.
Poi attaccò riflettendo sulle parole dette dall’amico. La situazione a casa poteva essere più complessa di quello che immaginava. Aveva dimenticato quanto impossibile alle volte fosse sua madre, e quanto ficcanaso fosse sua sorella. Inoltre il padre aveva un occhio scrutatore capace di fare invidia persino a Sherlock Holmes. Urgeva una consulenza con la Smith.
 
Kyra arrivò in classe puntuale come un orologio svizzero. Si guardò intorno cercando un posto libero, e lo trovò accanto alla sua compagna di stanza, Allyson.
<< Ehi, Ally, ciao. Stamattina sei uscita prima del solito o sbaglio? >>, la salutò appena si sedette.
<< Si, sono uscita alle sette. Avevo bisogno di scaricare. Sai dopo quello che è successo con Freddie, mi sento ancora un po’ scombussolata, quindi preferisco fare attività molto presto, in modo da non rischiare di incontrarlo >>, confermò Allyson arrossendo, e abbassando lo sguardo.
A Kyra si strinse il cuore nel vederla in quello stato. Quasi come sconfitta. Conosceva bene come ci si sentiva e cosa si provava in situazioni simili, e non lo augurava neanche al suo peggior nemico.
<< Dai Ally non fare così. Quello stronzo di Freddie non ti toccherà mai più, te lo prometto. E stai pur certa che la colpa non è tua >>, a quelle parole afferrò con forza la mano dell’amica costringendola a guardarla. Gli occhi di Allyson incontrarono quelli di Kyra. I primi erano umidi di lacrime, i secondi sicuri e fermi. << Non è colpa tua, chiaro? Freddie ha sbagliato, è lui che dovrebbe stare male. Lui è uno stronzo pervertito, tu invece sei nel giusto. Una persona ha il diritto di fare ciò che più gli piace senza correre il rischio di essere assalita da maniaci simili. E tu non devi sentirti in nessuna maniera in colpa o sporca o chissà che, perché non lo sei. Anzi, sei una ragazza splendida e luminosa, e non devi permettere a nessuno di toglierti la tua luminosità. Non permetterlo, mai >>.
Si rese conto di aver parlato con molta enfasi, perché le lacrime sgorgarono copiose dagli occhi di Allyson. Quest’ultima si gettò tra le braccia di Kyra e la strinse forte.
Tremava, e singhiozzava, ma Kyra sentiva che ce l’avrebbe fatta. Allyson avrebbe superato quel momento. Sorrise mestamente, ripensando invece a se stessa e al suo passato. La spensieratezza della mattina aveva annebbiato per un attimo i sentimenti che provava per il suo passato, ma in quel momento i ricordi la investirono come una valanga, senza poterle dare un freno.
Improvvisamente sentì forte l’impulso di essere lei quella consolata, quella che veniva abbracciata e rassicurata. Alzò gli occhi di scatto, come se una qualche forza estranea l’avesse spinta a ricercare il suo salvatore. In mezzo a quella folla di studenti ridenti e divertiti, trovò due occhi azzurri intenti a scrutarla silenziosi e a porsi mille domande. Ma soprattutto due occhi azzurri che, con la loro semplice intensità, la rassicurarono come mai era successo.
Gabriel Martin aveva appena salvato Kyra Smith dal baratro dei suoi ricordi.
I due continuarono a scrutarsi silenziosamente. Il cuore di Kyra batteva più forte, come mai le era accaduto. Non sapeva spiegarsi quelle emozioni, ma non voleva che lo sguardo di Gabriel si allontanasse. Aveva bisogno di essere guardata. E non ne sapeva neanche la ragione. Continuarono quel gioco di occhi, finché non arrivò la professoressa ad interromperli.
Fu come se un elastico venisse spezzato, e il resto del mondo riprendesse ad emettere suoni. I due saltarono sulla sedia, e fissarono dritto verso la cattedra spaventati.
Kyra sentiva le gote arrossate, ed uno strano calore pervaderle il corpo. Ancora una volta si chiese che diamine le stesse succedendo.
 
Gabriel uscì dall’aula con ancora la strana sensazione degli occhi di Kyra addosso.
Quando era arrivato quella mattina, non era riuscito a stare fermo un solo secondo, cercando qualcosa nell’aula. Infine, il suo sguardo si era posato sul viso della Smith, e senza volerlo aveva captato qualcosa del loro discorso.
<< … Una persona ha il diritto di fare ciò che più gli piace senza correre il rischio di essere assalita da maniaci simili. E tu non devi sentirti in nessuna maniera in colpa o sporca o chissà che, perché non lo sei. Anzi, sei una ragazza splendida e luminosa, e non devi permettere a nessuno di toglierti la tua luminosità. Non permetterlo, mai >>
Quel discorso aveva attivato qualcosa in lui. Come una specie di intuito, ma che non era riuscito bene ad identificare. Sapeva solo che quelle parole avevano lasciato un segno in lui, e che le avrebbe ricordate sempre. Perché la Smith aveva ragione. Nessuno aveva il diritto di togliere la dignità e la felicità ad un’altra persona.
E lui negli anni passati lo aveva fatto spesso. Aveva umiliato e deriso moltissime persone, e quelle parole fecero riemergere la sua coscienza che urlava per essere ascoltata.
Era stato egoista e meschino, e finalmente se ne rendeva conto.
Ripensare a ciò che aveva fatto, a quante persone aveva maltratto lo fece sentire male. Ma ciò che più lo sconvolgeva, era lo sguardo di Kyra. Appena aveva abbracciato la sua compagna di stanza, aveva cominciato a cercare qualcosa.
E poi i loro occhi si erano incontrati. E il resto del mondo era come scomparso.
Tutto ciò che riusciva a vedere o sentire, erano quegli occhi castani cosi profondi e maledettamente lucidi, quasi come una pozza oscura, piena di misteri e segreti. Segreti che non potevano essere rivelati a nessuno, ma che in quel momento premevano per uscire donando la pace a quello sguardo.
E Gabriel non era riuscito a distogliere la vista perché sentiva di voler essere lui quell’ancora. La salvezza che quelle gemme color cioccolato cercavano.
Poi era arrivata la professoressa, e il momento magico era svanito. Era tornato in se, e la coscienza era tornata ad acquietarsi.
Com’era strana la vita alle volte. Un attimo prima senti di dover mettere in gioco qualsiasi cosa tu sappia e conosca, e l’attimo successivo niente contava più.
Si sentì stordito da questi suoi repentini cambi d’umore, quasi come se qualcosa premesse per uscire, ma che una gabbia glielo impediva.
Avrebbe dovuto riflettere meglio su ciò che gli stava accadendo. Da quando aveva preso a frequentare la Smith, si stava rincitrullendo.
Che poi frequentare era un parolone. Era solo un accordo d’affari il loro, e che allo scadere di quelle tre settimane tutto sarebbe finito. Tra di loro non ci sarebbero più stati incontri o scambi di alcun tipo.
Non avrebbe più dovuto nascondersi, o improvvisarsi una spia. Niente più shopping o qualsiasi cosa contavano di fare da lì per la successiva settimana, allo scopo di conoscersi.
Niente di niente.
Uno strano colpo le prese al petto. Quasi come se quel pensiero lo avesse infastidito. Ma questo non aveva senso. Lui non poteva essere infastidito perché non avrebbe più visto la Smith. Di sicuro qualcosa non andava nel suo cervello, quel giorno
Forse era la colazione. Mangiare qualcosa di diverso doveva aver alterato il suo metabolismo, o roba simile.
Di sicuro doveva esserci una spiegazione plausibile per quei suoi strani pensieri.
Uscì dall’aula ancora confuso, e si diresse verso la caffetteria. Quando una ragazza gli passò accanto con un cappuccino in mano, non riuscì a trattenersi. Prese il telefono e compose un messaggio.
“Hai fatto colazione stamattina?”
Appena inviato, si bloccò in mezzo al vialetto del campus. Ma cosa gli era preso? Mandare messaggi simili alla Smith? Ma era davvero impazzito. Sembrava quasi un messaggio mandato alla propria fidanzata, e quello era decisamente inappropriato. Loro fingevano di stare insieme, ma di base si detestavano.
Poi però gli venne in mente il pomeriggio precedente, e lo shopping fatto. Si ricordò dell’eccessiva magrezza della ragazza e del fatto che non mangiasse regolarmente.
Non andava bene. Si trattava della sua salute, per la miseria. E poi non poteva spacciarsi per modella dal fisico mozzafiato, se le si riuscivano a contare le costole.
Si, aveva mandato quel messaggio per il bene del loro accordo.
Gabriel non era affatto preoccupato per la Smith. Assolutamente.
Una vibrazione lo distrasse dai suoi pensieri. Prese il telefono dalla tasca e vide un messaggio lampeggiare sul display.
“Buongiorno anche a te, Martin. Che c’è, adesso controlli anche se mangio o meno? Non sapevo che nell’accordo fosse previsto che tu mi facessi da padre. Mi dà già il tormento Sean, perciò ti prego non mettertici pure tu”
Gabriel sbuffò infastidito. Quella ragazza non era in grado di rispondere semplicemente ad una domanda. No! Doveva metterci di mezzo anche la sua vena acida e con la risposta sempre pronta. Poteva immaginarsela mentre scriveva tutta accorata, quel messaggio di risposta. Dannata ragazza, l’avrebbe mandato al manicomio.
“Ti costerebbe troppo rispondere ad una domanda, senza dover ribattere neanche fossi un ragno velenoso? Nessuno ti ha mai detto che la tua razza è quella umana, e pertanto non abbiamo veleno in circolo?”
Arrivò alla caffetteria, e si sedette ad un tavolino fuori. Era una bella giornata, e il sole mattutino splendeva alto nel cielo, riscaldando dolcemente i visi dei passanti. Era una bella sensazione avvertire i tiepidi raggi solari sul viso. Gabriel inforcò gli occhiali da sole, e si guardò intorno. La caffetteria non era piena di gente. Molti a quell’ora seguivano, ma lui aveva due ore vuote. La cameriera arrivò per prendere l’ordinazione, e sorrise maliziosamente. Gabriel ricambiò il sorriso, sapendo che una nuova conquista era stata fatta.
Il suo animo vanitoso aveva bisogno ogni tanto di questi colpi. Avere troppo a che fare con la Smith, lo smontava. La sua fiducia in se stesso precipitava miseramente.
Una nuova vibrazione interruppe i suoi pensieri.
“E a te nessuno ti ha detto che sei un semplice ragazzo, e non un pavone in piena fase di accoppiamento? Ritira la coda, che la ragazza l’hai già conquistata”
Gabriel spalancò gli occhi, rileggendo quel messaggio. Due erano i fatti. O la Smith, in quanto strega, possedeva una palla di vetro dove vedeva tutto e tutti. Oppure era lì vicino e lo stava spiando.
Un nuovo messaggio lo distrasse dalle sue elucubrazioni.
“Idiota, so a cosa stai pensando. Non ho nessuna sfera di cristallo. Sono semplicemente seduta sul prato di fronte alla caffetteria, proprio sotto all’albero di ciliegio”
Gabriel alzò di scatto lo sguardo, puntandolo verso l’albero indicato. La sotto vide una figura seduta per terra, appoggiata con la schiena al tronco, e con un libro aperto sulle gambe stese. Aveva un giubbotto di pelle nero, e i famosi occhiali spessi. Kyra lo stava fissando con un sopracciglio alzato, ed un’espressione divertita sul viso.
Il suo cuore perse un battito. Nella sua mente vari pensieri andavano a crearsi. Primo tra tutti era come diavolo la Smith avesse fatto a capire che la stava immaginando con una palla di vetro in mano.
Ma quello che più lo lasciò stranito, fu il pensiero che andò a formularsi spontaneamente nella sua mente.
“E’ bellissima seduta la sotto”.
Scosse la testa più volte, cercando di riprendersi. Non poteva aver davvero pensato quello, riferito a Kyra. Era davvero assurdo. Andava contro ogni logica umana.
La Smith non era bellissima. Era più un tipo normale, abbastanza comune che passava inosservata in mezzo alla gente.
Ma sotto quell’albero particolare, con quell’espressione e l’aria di una che è in pace con se stessa e il mondo, diventava unica. 
Una vibrazione lo distrasse dai suoi pensieri.
“Che c’è, ti sei incantato? La mi estrema bellezza ti ha per caso folgorato?”
Dannata! Lo aveva riletto nel pensiero per l’ennesima volta. Scrisse velocemente un messaggio di risposta, ed attese trionfante di vedere la sua espressione.
“Bellezza folgorante? La tua? Ma stai scherzando? Un pomodoro ha più fascino di te, ed io odio i pomodori. Com’è quell’esempio che facesti? Tra me, una scimmia, un porcellino d’india e uno zombie sceglierei quest’ultimo? Bene, te ne posso fare uno io. Tra te, un blobfish, una salamandra e il mostro di non aprite quella porta, scelgo il blobfish”
Sul volto della Smith, apparve prima un’espressione confusa, poi inaspettatamente scoppiò a ridere. Gabriel rimase perplesso nel vederla piegata dalle risate, ma poi fu contagiato da quell’attacco di ilarità, e cominciò a ridere anche lui.
Ad occhio esterno potevano sembrare due idioti, e forse lo erano davvero. Ma quel momento di totale spensieratezza non l’aveva vissuto con nessuno in tutta la sua vita. Solo con Adam, e tra di loro c’era un’amicizia che durava da anni. Passato l’attimo di risata, riprese il cellulare in mano e mandò un altro messaggio.
“Dai, a parte gli scherzi, hai fatto colazione si o no?”
Fissò Kyra cercando di captare il suo sguardo. Quando la ragazza lesse il messaggio, sul suo volto apparve un’espressione amareggiata e colpevole. Gabriel aveva capito già quale sarebbe stata la risposta.
“No”
Una strana rabbia pervase il corpo di Gabriel. Le aveva detto solo il giorno prima che era troppo magra, e lei che faceva? Si metteva a dieta forzata. Mandò l’ennesimo messaggio senza badare ad analizzare i suoi sentimenti. Prima doveva mettere in testa alla Smith che necessitava di mettere un po’ di grasso su quelle ossa ambulanti, e poi avrebbe cercato di scomporre le sue emozioni.
“E per quale assurdo motivo non hai fatto colazione? Non avevi detto che era il pasto che preferivi? E poi solo ieri ti ho detto che eri troppo magra. Ho capito che non mi sopporti, ma fare il contrario di ciò che ti dico solo per farmi dispetto è assolutamente ridicolo. Anche perché ne va della tua salute”
Gabriel aspettò che la ragazza leggesse il messaggio e che gli desse una valida motivazione.
Quando la Smith lesse il messaggio, alzò entrambe le sopracciglia confusa e sarcastica. Poi spostò lo sguardo su di lui fissandolo intensamente.
Gabriel si sentì attraversare da parte a parte. Quell’occhiata era troppo genuina ed onesta, e lui si sentì andare a fuoco. Quasi come se la sua anima fosse troppo sporca e non sopportasse quel giudizio.
Il telefono vibrò, segno che era arrivato un nuovo messaggio.
“Martin, non ti si addice questo ruolo da padre preoccupato. Ma se proprio ci tieni a saperlo, non ho mangiato non per farti dispetto (non sono né cosi scema né cosi immatura da comportarmi cosi), ma perché non ho avuto tempo. Mi ha chiamato Sean, e ci siamo messi a parlare, e non mi sono resa conto del tempo che passava. Tutto qua. Niente segreti scabrosi, o atteggiamenti da anoressia repressa. Ho solo fatto tardi”
 Gabriel rilesse quel messaggio più volte, provando sensazioni contrastanti.
Da un lato era sollevato che la ragazza non avesse deciso di fargli dispetto, e che avesse solo fatto tardi.
Dall’altro però si sentì invadere da una strana emozione. Il fatto che avesse parlato tutta la mattina con quel Sean non gli piaceva per niente. Ma che diamine di rapporto c’era tra i due?
E soprattutto, perché gli dava cosi fastidio che la Smith avesse un rapporto così intimo con un maschio?
“Siamo sicuri che tra te e questo Sean non ci sia qualcosa di diverso dall’amicizia? Già stiamo facendo qualcosa di non propriamente pulito, mentendo ai miei genitori, ma se tu fossi fidanzata allora la cosa salterebbe. Non mi piace fare da terzo incomodo”
Sapeva di essere ridicolo. Lui era stato a letto con decine di ragazze già fidanzate.
Per colpa sue e delle sue finte promesse, aveva sfasciato un sacco di coppie. Anche quelle che stavano insieme da anni. Ma non riusciva a spiegarsi la sensazione che provava all’idea della Smith fidanzata, e lui con il ruolo di amante. Quel gioco non gli piaceva per niente. Una vibrazione lo distrasse dai suoi pensieri.
“Martin, Sean ed io siamo gli equivalenti di te e quell’Adam. Siamo come fratelli, ci conosciamo da quando andavamo all’asilo. Io so tutto di lui, e lui sa tutto di me. Ma fine della questione. Siamo solo migliori amici”
Gabriel si sentì stranamente più tranquillo a quelle parole. Aveva bisogno di quella rassicurazione.
Se erano vere, allora non avrebbe dovuto temere nulla, perché lui e Adam erano davvero come fratelli.
Improvvisamente un movimento lo distrasse. Accanto a se di sedettero Freddie, Edward e James. Involontariamente nascose il cellulare in tasca, temendo che uno di loro potesse vedere con chi stava parlando. Lanciò uno sguardo veloce verso Kyra. Lo stava fissando come se lo vedesse per la prima volta. Non gli piaceva quello sguardo, perché sembrava che lo stesse giudicando.
Poi raccolse la borsa de terra, e si allontanò senza più degnarlo di uno sguardo.
A Gabriel quel gesto parve quasi come un voler mettere una barriera. Spessa ed indistruttibile. Una barriera capace di far sussultare il suo cuore. Non gli piaceva quella sensazione, specie perché non sapeva trovargli un nome.
<< Allora amico, ci vieni alla festa di domani sera? >>, domandò Freddie.
Gabriel si voltò verso di lui, sorpreso. Era appena stato riportato nel mondo reale di colpo. Un mondo dove lui era popolare, e la Smith no. Un mondo dove tra i due non poteva esserci nulla, neanche un’amicizia.
<< Festa? Quale festa? >>, chiese confuso. Nessuno gli aveva detto niente.
<< Si la festa di primavera, che le ALPHA DELTA PI organizzano ogni anno per festeggiare le vacanze. Ci sarà tutta l’università, anche gli sfigati >>, rispose Edward.
<< Si, così potremmo fare un sacco di scherzi a quei perdenti. Ve lo ricordate l’anno scorso? Abbiamo chiuso gli sfigati del club degli scacchi nelle vetrine all’ingresso, nudi e con un cappellino a punta in testa >>, sghignazzò James.
Come scordarsi quello scherzo, pensò Gabriel. In quel momento, gli era parsa una cosa divertente e simpatica. Ma a distanza di tempo, capì di aver fatto una grossa stronzata. Specie perché uno di loro, abbandonò due giorni dopo l’università. Era il migliore nel corso di fisica, e sarebbe potuto diventare qualcuno, se solo lui e i suoi amici lo avessero lasciato in pace.
La sera in cui scoprì che il tizio se n’era andato da Stanford, Gabriel aveva chiamato Adam sconvolto costringendolo a raggiungerlo. Avevano passato l’intera notte a bere tequila e parlare di cose inutili. Il mattino dopo, con un enorme cerchio alla testa, e lo stomaco completamente distrutto, Gabriel si era sfogato raccontando all’amico come si sentiva da schifo per aver costretto una brava persona a scappare.
<< Già, e quest’anno dobbiamo inventarci lo scherzo del secolo. Perciò cominciamo a pensare a chi dovrà subirlo >>, propose emozionato Edward.
<< Non c’è bisogno di pensare. Io so già chi sarà la vittima >>, sibilò minaccioso Freddie.
Gabriel guardò la sua espressione, e rimase paralizzato. Sembrava fuori di se, aveva l’espressione di un pazzo col sorriso feroce, e lo sguardo di un assassino. Chiunque avesse scatenato l’ira di Freddie, era certamente spacciato.
<< E chi sarebbe, amico? >>, domandò eccitato James.
<< Kyra Smith >>, pronunciò Freddie con tono mortifero.
In quel momento Gabriel non pensò più a nulla, sconvolto per la direzione che avevano preso le cose. L’unico pensiero che riuscì a formulare fu: “MERDA”
 
Kyra si stese nel letto stanca. Erano le nove e mezza di quel lungo venerdì.
Dopo aver seguito le lezioni per tutta la mattina, aver saltato anche il pranzo, aver dato lezioni di recupero a quegli smidollati dei suoi compagni di corso, era stata costretta a dare una mano alla bibliotecaria.
Avevano infatti stipulato un accordo. Complici del fatto che restavano per la maggior parte del tempo solo loro due, avevano stretto una certa confidenza. E Kyra, in una delle loro conversazioni, aveva espresso la possibilità di aiutare la donna nel sistemare i vari libri negli scaffali giusti, sotto piccola ricompensa economica.
E quel pomeriggio aveva dovuto fare doppio lavoro. Erano arrivati dei nuovi volumi da dover catalogare e sistemare nei vari scaffali, ed avevano impiegato quasi tre ore mezza per finire tutto il lavoro.
Era stanca, e con le braccia pesanti. Moriva dalla fame, ma non aveva né la forza né i soldi per comprarsi qualcosa da mangiare. Doveva risparmiare, perché sapeva che il problema presentatosi per l’alloggio e risolto fortuitamente, sarebbe tornato poi successivamente.
Quindi, prima cominciava a mettere da parte i soldi, e prima raggiungeva la somma stabilita dall’università.
Certo che se ogni sei mesi doveva risparmiare tremila dollari, allora sarebbe diventata anoressica nel giro di poco.
Sean probabilmente l’avrebbe rincorsa per tutta Stanford con una mazza chiodata rosa, se avesse solo perso un etto.
Chiuse gli occhi, cercando di ignorare i brontolii allo stomaco. Doveva trovare la forza di alzarsi e lavarsi. E infine rimettersi a letto.
Un lavoro davvero difficile. Probabilmente avrebbe optato per andare a dormire vestita.
Sospirò, felice di quella scelta, e si mise comoda.
Improvvisamente un rumore la distrasse, facendola sedere di scatto sul letto. Si concentrò maggiormente per capire se fosse stato frutto della sua fantasia, o se avesse davvero sentito qualcosa.
Quando il rumore si ripresentò, si girò verso la finestra, rendendosi conto che qualcuno stava bussando sul vetro.
La sua mente corse subito all’immagine di Sean intenta a spiarla da una telecamera nascosta, e furioso con lei per non aver cenato.
‘Dolcezza, preparati perché la mia mazza chiodata ultra fashion sfonderà quel tuo bel cranio che ti ritrovi attaccato sul quel collo ossuto’
Da brividi!
Nuovamente sentì il rumore, così inspirò profondamente facendosi coraggio. Lei era forte e coraggiosa. Avrebbe affrontato Sean e avrebbe cercato di placare la sua ira funesta. O sarebbe espatriata in un altro continente. Magari la Russia! Da piccola la storia di “Anastasia” l’aveva sempre affascinata.
Con coraggio alzò le tapparelle, trovandosi una faccia schiacciata contro il vetro.
<< AHHH >>, urlò spaventata facendo un passo all’indietro.
<< Shhh, che ti urli, idiota >>, sibilò Gabriel mettendosi un dito davanti alla bocca, e guardandosi intorno con circospezione, temendo di essere visto.
La rabbia esplose in Kyra.
<< Che cazzo ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo >>, esclamò furiosa.
<< Sono qui per mangiare la pizza >>, rispose con ovvietà il ragazzo.
Solo in quel momento Kyra si accorse che Gabriel portava due enormi scatoli di pizza. Il suo stomaco brontolò di riflesso. Ormai erano settimane che non mangiava una pizza degna di questo nome. L’ultima volta lei e Sean l’avevano presa surgelata. Dopo due morsi erano stati costretti a buttarla per quanto faceva schifo.
<< Tu sei fuori di testa >>, affermò sgomenta.
<< Mi fai entrare oppure resto qui fuori sperando di piantare radici? >>, domandò sbuffando Gabriel e picchiettando contro il vetro.
Kyra fu tentata di abbassare la tapparella e stendersi nel letto. Giusto per vendicarsi dello spavento. Ma il suo stomaco brontolò sempre di più.
Perciò sospirando, allungò una mano e aprì la finestra.
<< Prendi queste >>, disse Gabriel porgendole le pizze.
Kyra prese le scatole, constatando quanto fossero pesanti. Ma dovevano mangiare loro due, oppure tutto lo studentato?
Nel frattempo il ragazzo, con un balzo, si arrampicò sul davanzale della finestra, entrando poi nella stanza. Si guardò intorno, osservando l’arredamento, e fischiò.
<< Però, sei davvero povera >>, commentò sarcastico.
Kyra, con la mano libera, gli mollò un pugno sulla spalla.
<< Idiota >>.
Si voltò ed andò a sedersi sul letto. Poggiò i due scatoli, e li aprì. Un profumo meraviglioso si propagò per tutta la stanza, svegliando le papille gustative della giovane.
<< Serviti pure, mi raccomando >>, scherzò Gabriel, sedendosi per terra a gambe incrociate.
Due pizze americane la facevano da padrone. Uno scatolo conteneva metà diavola e metà capricciosa. L’altro metà patatine e wurstel e metà ortolana.
<< Ma queste pizze sono gigantesche >>, esclamò stupefatta.
<< E non solo. Sono anche preparate da un famoso pizzaiolo italiano che va molto di moda in città. Una volta assaggiata la sua pizza, non potrai più provarne altre >>, aggiunse Gabriel con un sorriso soddisfatto.
<< Intendi “L’emporio della pizza”? >>, domandò Kyra.
<< Lo conosci? >>
<< Tutti lo conoscono. Ci passo sempre quando vado a casa di Sean, ed è sempre pieno. Mi sono domandata ogni volta come fosse la roba da mangiare li >>
<< Beh, stai per scoprirlo >>, commentò Gabriel.
Il suo tono di voce era diverso, quasi dolce, e questo sorprese parecchio Kyra. Da quando il ragazzo si comportava in quel modo con lei? Si fissarono per qualche secondo negli occhi, per poi distoglierlo prontamente, entrambi imbarazzati. Un rumore li distrasse. Lo stomaco di Kyra si era fatto sentire a gran voce.
<< Direi che è il caso di cominciare. Buon appetito >>, e detto questo Gabriel si avventò su un pezzo di diavola.
<< Buon appetito >>, rispose commossa Kyra.
Era da tantissimo tempo che non mangiava in compagnia. Solitamente evitava di andare a mangiare da Sean perché sapeva che da lì, sarebbe nata una questione per il cibo infinita.
Con Allyson non aveva mai tempo di pranzare o cenare, a causa dei diversi orari di studio. Ed oltre a loro due non aveva altri amici con cui stare. Alle volte si rendeva conto da sola di essere estremamente patetica.
Assaggiò il primo boccone di pizza capricciosa, e ne rimase folgorata. Quella era davvero la pizza più buona al mondo.
In pochi morsi divorò la prima fetta, avventandosi poi sulla successiva.
<< Piano tigre. Abbiamo tutta la sera per finirci la pizza >>, scherzò Gabriel addentando ancora la sua prima fetta.
<< Scusa, ma questa pizza è buonissima. E poi sto morendo di fame >>
<< Allora non sbagliavo nel pensare che oggi non avessi neanche pranzato. Ma perché ti ostini a questo digiuno forzato? >>
<< Quando non hai soldi, devi pur tagliare su qualcosa >>, spiegò Kyra con un’alzata di spalle.
<< E tagli proprio sul cibo? >>, domandò sbigottito Gabriel.
<< Ora sei uguale a Sean >>
<< Beh, mi stupisce che questo tuo presunto amico non ti abbia ancora fatto ragionare >>
<< Veramente ogni volta che si parla di cibo, mi minaccia di sfondarmi il cranio con una mazza chiodata >>, omise il colore della mazza volontariamente. Non era ancora pronta rivelare l’omosessualità dell’amico. Voleva godersi quegli attimi di tranquillità ancora per poco.
<< Beh, quando lo farà digli di chiamarmi, perché gli darò una mano >>, sentenziò Gabriel addentando la sua seconda fetta di pizza.
<< Veramente vorrebbe prendere a mazzate anche te >>, commentò divertita Kyra.
<< Perché? >>, domandò perplesso il ragazzo.
<< Beh, perché gli ho raccontato tutto quello che mi hai fatto passare in questi lunghi quattro anni.  Non è molto felice del trattamento che ho subito >>.
Gabriel abbassò le mani in grembo, allontanando le sue fauci dalla pizza. Sembrava mortificato. Kyra rimase confusa da quel cambiamento d’umore repentino.
<< Che c’è? >>, chiese con la bocca piena.
<< Ti ho trattato una vera merda. Mi dispiace >>, sussurrò dispiaciuto.
Kyra sgranò gli occhi. Non si aspettava di certo delle scuse. Era ancora scioccata da quella cena improvvisata, se poi si aggiungevano le scuse per le angherie subite, allora davvero il mondo stava per finire.
Sbirciò dalla finestra, convinta di trovare una pioggia di meteoriti pronta a distruggere il pianeta, ma quando si rese conto che il cielo era ancora sopra le loro teste, capì che il mondo non stava per finire. E che Gabriel Martin si stava davvero scusando.
<< Ehm, sei sicuro di stare bene? >>
<< Smith, sto cercando di scusarmi. Non rendermela più difficile di com’è con quella tua lingua biforcuta >>, sbottò infastidito Gabriel.
Kyra alzò le mani in segno di resa. Era pronta a sentire quelle parole.
<< Sto cercando di dire che non ho avuto un bel comportamento nei tuoi riguardi, anzi. Mi rendo conto di aver contribuito a rendere un inferno la tua vita già abbastanza complicata. Insomma… >>, sbuffò portandosi una mano tra i capelli, e tirandoli leggermente. << …quello che sto cercando di dire, in maniera molto confusa e anche atipica, è che sono davvero mortificato >>.
I due si fissarono negli occhi. Quel magnetismo che sempre li univa, si ripresentò puntuale. Kyra era attratta da quello sguardo, come se quegli occhi azzurri mostrassero la vera anima di Gabriel racchiusa sotto quella scorza fatta di snob e vanità.
Si sentiva una privilegiata, perché era certa che solo lei avesse possibilità di scrutare in quelle pozze d’acqua e vederne la loro profondità.
Si riscosse dai suoi pensieri, rendendosi conto di essere entrata in territorio sconosciuto. Quel campo da cui era sempre stata lontana, e che aveva osservato con cinismo e incredulità.
Il campo dell’amore.
Fissò le sue mani, ancora strette alla fetta di pizza, e sospirò.
<< Non fa niente >>, poi rifletté sulle sue parole. << O meglio, si fa qualcosa. Ma è acqua passata. Non ho abbastanza tempo per dedicarmi al risentimento. Devo lavorare >>.
Scherzò, sorridendo maliziosa. Gabriel la fissò intensamente, studiando il volto e cercando di scorgere la verità. Quando capì che la ragazza non stava mentendo, sorrise più rilassato.
<< Questo non vuol dire che da oggi in poi saremo amici, sia chiaro. Non ti sopporto ancora, ma stai certa che da questo momento, da me non subirai più scherzi idioti >>
<< Ne sono felice. Non sopporterei di diventare tua amica, senza offesa. Sarebbe troppo strano >>, commentò Kyra arricciando il naso.
<< Assolutamente. Strano, tanto da essere paragonato al ritorno dei dinosauri in terra >>
<< O strano come vedere Gabriel Martin riprodursi con un blobfish >>, commentò Kyra.
Entrambi si guardarono, poi scoppiarono a ridere. Era strana l’aria che girava per la stanza, ma era piacevole. I due nemici mortali chiacchieravano tranquillamente, scherzando e ridendo come se non esistesse il passato.
E questa era la cosa che Kyra desiderava maggiormente al mondo. Dimenticare il passato e concentrarsi solo sul presente.
Dopo un po’ tornarono tranquilli e ripresero a mangiare la loro pizza.
<< Allora, Smith, continuiamo con la nostra conoscenza. Facciamo un nuovo gioco >>, esordì Gabriel afferrando la terza fetta di pizza. << Raccontiamoci i momenti più folli che abbiamo vissuto, le cose più pazze che abbiamo mai fatto >>
<< Ci sto. Comincia tu >>, annuì Kyra prendendo anche lei la sua terza fetta di pizza.
<< Bene, vediamo… >>, ragionò Gabriel. << Ah sì, ci fu quella volta in prima media dove io ed Adam ci mascherammo da mago Merlino e re Artù perché avevamo perso una scommessa con dei nostri amici. L’intera giornata passata con quei costumi ridicoli. La nostra scuola chiamò subito i nostri genitori per farci venire a prendere >>.
I due scoppiarono nuovamente a ridere per la comicità del racconto. Sembrava surreale, ma Kyra non dubitò neanche di una parola. Conoscendolo un po’ meglio, aveva imparato che Gabriel Martin era imprevedibile.
<< Bene ora tocca a me. Avevamo sedici anni, e Sean aveva appena preso la patente. Decidemmo di fare un giro con la macchina, ma quell’idiota dimenticò di fare benzina, perciò ci ritrovammo a spingere l’auto per tutta la strada, fino ad arrivare al benzinaio più vicino. Beh, ti lascio immaginare la fatica e il sudore >>, Kyra diede un altro morso alla pizza ricordando quel momento divertente. << Comunque sta di fatto che sudai ovunque, anche in mezzo alle gambe >>
<< No! Davvero? >>, esclamò divertito Gabriel.
<< Si, purtroppo si. Tutti quanti si girarono a fissarmi, a quel punto Sean, notando il mio disagio, prese la bottiglia d’acqua dalla borsa della scuola, e se la versò sul cavallo dei pantaloni urlando: “siamo due piscioni! Evviva!”. Scoppiai a ridere adorando il mio amico, poi alzammo il volume dello stereo e cominciammo a ballare per tutto il distributore di benzina. Fu davvero comico >>.
Altre risate proruppero per la stanza. Kyra rifletté che quel ricordo, però, era dolceamaro, perché due giorni dopo Sean finì in ospedale dopo essere stato aggredito.
<< Perché quella faccia? >>, chiese d’improvviso Gabriel.
<< Quale faccia? >>
<< Quella di una che sta pensando a qualcosa di triste. Che è successo? >>.
Kyra rimase scioccata. Si vantava sempre di avere una maschera che la proteggesse dal resto del mondo e che celasse le sue emozioni. Indossava anche gli occhiali per questo!
Ma Gabriel sembrava che avesse imparato a leggerla un po’, e questo la spaventava. Senza rifletterci sopra, presa alla sprovvista, aprì bocca prima di riflettere.
<< Due giorni dopo Sean finì in ospedale >>
<< Come mai? >>, chiese con voce seria Gabriel.
<< Un gruppo di ragazzi lo aggredì >>, spiegò Kyra.
<< Non mi dirai il perché, vero? >>
La ragazza scosse la testa. Non poteva aprirsi troppo. Non ancora. Sean per lei era un argomento troppo delicato e importante, per essere sciorinato in quel momento con la pizza tra i denti.
<< Bene allora è il mio momento >>, esclamò Gabriel, cercando di smorzare l’atmosfera tesa. << Quando ero al liceo, io e Adam decidemmo di fare lo scherzo del secolo. Prendemmo un sacco pieno di rospi, poi petardi vari che disseminammo per tutto l’edificio, e fuochi d’artificio, di quelli pesanti, sul tetto. Con gli estintori in mano, demmo il via allo scherzo. Accendemmo tutti i fuochi, i petardi e liberammo i rospi che correvano spaventati per la scuola. E noi come cretini a cavallo degli estintori urlando come dei cowboy. Fummo sospesi per una settimana >>
Kyra non riuscì a resistere. L’immagine del composto Gabriel Martin seduto sull’estintore che giocava a fare il cowboy era troppo esilarante. Si rotolò sulle lenzuola dalle risate, cercando al tempo stesso di respirare. Non riusciva a crederci. Quel ragazzo era una scoperta continua.
<< Tu invece, che altro hai combinato? >>.
Appena le passò l’attacco di ridarella, cominciò a riflettere su quale aneddoto raccontare.
<< Avevo circa undici anni, quando successe una cosa. Comunque, per farla breve dovevo trasferirmi. Io e Sean però non volevamo essere separati, così decidemmo che l’unico modo di restare uniti era quello di sposarci. Perciò andammo in chiesa e chiedemmo al prete di celebrare il matrimonio. Quello, credendo fosse un gioco, celebrò una finta messa. Dopodiché andammo a casa di Sean e ci chiudemmo in camera sua, dove ci scambiammo un bacino innocente. Ma nella nostra idiozia eravamo convinti di aver fatto sesso, e che io ero rimasta incinta di due gemelli. Perciò andammo a casa mia urlando che io e Sean non potevamo separarci perché eravamo marito e moglie, e che inoltre ero incinta. Immaginati la reazione >>.
Altre risata si diffusero per la stanza. Kyra si rese conto che a pensare ai momenti belli, anche il passato diventava sopportabile.
<< E dopo? Vi siete lo stesso trasferiti? >>, domandò Gabriel interessato.
<< No. Capirono che io e Sean non potevamo lasciarci, perché troppo legati. Così restammo a vivere nella mia casa, che tra parentesi era affianco a quella di Sean >>
<< Insomma un’amicizia prevista dal destino. Uniti anche dalle case, e dalle marachelle combinate insieme >>, commentò divertito il ragazzo.
<< Beh, anche tu e Adam vi siete dati da fare >>
<< Oh sì, Adam è un fratello per me. Quando andremo dai miei lo conoscerai, e sono certa che ti piacerà >>.
Kyra si rabbuiò al pensiero di quello che avrebbe dovuto fare di lì ad una settimana, ma decise di scacciare il pensiero.
Cosi continuarono la serata mangiando pizza e raccontandosi altri aneddoti della loro infanzia e adolescenza.
Si fecero le undici e mezza, quando Gabriel si alzò da terra.
<< Dio ho mangiato come un maiale >>, commentò toccandosi la pancia.
<< Io mi sento simile ad una balena. Da oggi mangerò solo krill >>, affermò Kyra rotolando sulle lenzuola.
<< Bene, ora posso ritenermi soddisfatto. Perché domani, mia cara sociopatica, con manie da folle e dalla lingua biforcuta, ci vedremo al parco della città alle otto del mattino per una bella corsetta >>, esclamò entusiasta Gabriel.
<< Che? Tu sei pazzo. Prima cosa io e l’attività fisica non andiamo d’accordo. Secondo, io alle otto non esisto. Sono ancora profondamente addormentata >>, ribatté con forza Kyra.
<< Dovrai rassegnarti, perché domani mattina facciamo quello che io amo, mentre domani pomeriggio faremo qualcosa che ami tu >>
<< Ti odio Martin >>
<< Anche io Smith >>, sorrise soddisfatto Gabriel, dirigendosi verso la finestra. << Ah un’altra cosa >>
<< Che c’è, vuoi aggiungerci una bella escursione visto che ci siamo? Cosi sono sicura che faccio la fine James Franco in “127 ore” >>, sbuffò Kyra alzandosi dal letto e buttando i cartoni di pizza strappati.
<< No, idiota. Volevo dirti che domani sera c’è una festa universitaria >>
<< Ah sì? Non lo sapevo. Cos’è, hai deciso di abolire la regola “nessuno deve vederci”? >>
<< Ancora no, super idiota. Volevo dirti di non presentarti >>, l’avvisò seriamente Gabriel.
<< Perché? Hai paura che possa rivelare qualche tuo segreto passato? >>, scherzò Kyra.
<< Senti perché non mi lasci finire di parlare? Dicevo di non presentarti, perché Freddie ha intenzione di giocarti un brutto scherzo per vendetta. Non ha digerito quella storia del fango >>
<< Che persona matura >>, commentò sbuffando Kyra. Uno sguardo d’ammonimento da parte di Gabriel la fece zittire. Non era il momento di fare considerazioni. << Va bene, lo prometto. Starò lontana dalla festa. Anche perché io non sono decisamente tipo da feste >>
<< Bene. Allora ci vediamo domani alle otto >>, sorrise compiaciuto il ragazzo.
Aprì poi la finestra e si calò.
<< Buonanotte Romeo >>, scherzò Kyra guardando il ragazzo dalla finestra.
<< Buonanotte, Giulietta. Sappi che per te, però, non farò mai follie >>
<< Ci conto >>.
I due si sorrisero divertiti. Poi senza aggiungere una parola, Gabriel si allontanò lasciando Kyra da sola, a riflettere sulla serata passata.
Il suo cuore batteva stranamente più forte, segno che qualcosa era cambiato.
Ma ancora non sapeva bene cosa. Di certo niente sarebbe stato più come prima. E questo non sapeva se fosse una cosa positiva o negativa.







 
Buonasera, gente...
incredibile ma vero, Moon ha aggiornato la sua storia!!! Il mondo sta per finire O.O
beh, se andate alla mia pagina noterete che anche l'altra storia "Da adesso in poi..." è stata aggiornata recentemente...
che sia un ritorno di questa pazza schizzofrenica?? ancora non si sa...gli impegni universitari sono tanti...
per scrivere questo capitolo, ho rinunciato a studiare anatomia, quindi immaginate che sacrificio U.U
hahaha, però è vero...spero di tornare ad aggiornare presto, ma non vi do false speranze...
di sicuro non sarà come "Eppure mi hai cambiato la vita", con aggiornamento settimanale, ma non voglio far passare neanche mesi...
anche perchè figurarsi, questa storia nella mia testa è completa, ma avevo scordato alcuni aneddoti...e non voglio rischiare di cambiare qualcosa, solo perchè non ricordo cosa deve succedere...
eh, si, stasera mi sono fatta un po' di pubblicità...allora? denunciatemi!!! -.- si lo so, sn squallida...
beh, che dire del capitolo...kyra e gabe cominciano a capire un po' cosa provano, anche se sono ancora molto restii...
ritornano in scena sean e adam, e le loro chiamate folli...
adoro scrivere quei momenti, perchè mi faccio sempre un sacco di risate XDXD
bene, ora vi lascio...
concludo dicendo di visitare la mia pagina di facebook, dove potrete trovare foto, notizie e quant'altro...
ora vi lascio davvero 
buonanotte a tutti ^-^
un bacio
Moon9292
   
 
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