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Autore: ValeryJackson    15/04/2014    14 recensioni
Skyler aveva sempre avuto tre certezze nella vita.
La prima: sua madre era morta in un incidente quando lei aveva solo sette anni e suo padre non si era mai fatto vivo.
La seconda: se non vuoi avere problemi con gli altri ragazzi, ignorali. Loro ignoreranno te.
La terza: il fuoco è un elemento pericoloso.
Tre certezze, tutte irrimediabilmente distrutte dall'arrivo di quel ragazzo con gli occhi verdi.
Skyler scopre così di essere una mezzosangue, e viene scortata al Campo. Lì, dopo un inizio burrascoso, si sente sé stessa, protetta, e conosce tre ragazzi, che finiranno per diventare i suoi migliori amici. Ma, si sa, la felicità non dura in eterno. E quando sul Campo incombe una pericolosa malattia, Skyler e i suoi amici sembrano essere gli unici a poterlo salvare.
Una storia d'amore, amicizia, dolore, azione, dove per ottenere ciò che vuoi sei costretto a combattere, a lottare, e ad andare incontro alle tue peggiori paure.
Ma sei davvero disposto a guardare in faccia ciò che più ti spaventa?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl On Fire'
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Michael sgranò gli occhi, interdetto.
Skyler si reggeva un fianco.
E solo quando lei scostò la mano, e il figlio di Poseidone notò quell’enorme pozza di sangue della quale era sporca la sua maglietta, sentì montare il panico.
 
«Skyler» la chiamò John, con occhi spiritati.
Il respiro della figlia di Efesto era irregolare, e anche il solo ingerire aria le imperlava la fronte di sudore.
Attraverso lo squarcio della maglietta, Michael riusciva a vedere la carne viva gocciolare sangue, e solo in quel momento si rese conto di quando in realtà la ferita fosse profonda. In ginocchio accanto a lei, il suo sguardo vagava da quella al suo viso, pallido come un cencio.
«Sto bene» ansimò la ragazza, con la gola secca. Provò a deglutire, ma invano. «Sto bene.» Ma non stava affatto bene. Il suo volto era incrostato di terra e stanchezza, e per via del sudore i capelli le si incollavano alle guance, dandole un’aria cadaverica. Con mano tremante, provò a sfiorarsi di nuovo la ferita, ma subito un dolore lancinante le colpì il fianco, costringendola a digrignare i denti in una smorfia di dolore.
Emma, in piedi dietro John, si lasciò sfuggire un singhiozzo, che subito frenò premendosi la mano sulla bocca, imponendosi di non piangere.
«Ehi, ma che succede?» domandò Leo, correndo verso di loro. Era appena sceso dalla groppa del suo drago, e non aveva assistito alla scena. Non appena fu abbastanza vicino da poter notare il corpo inerme della sorella che giaceva a terra, sgranò gli occhi, accelerando il passo.
Emma gli si piazzò davanti appena in tempo, premendogli i palmi sul petto e impedendogli di andare da lei, di fare qualche stupidaggine. Il ragazzo provò ad opporsi, ma lei strinse la sua maglietta nei pugni.
«Leo, no» mormorò la bionda, con voce tramante.
«Skyler» sussurrò il ragazzo, incapace di credere ai propri occhi. Emma lo fece indietreggiare, allontanandolo dalla scena. Cercò di essere forte, ma dopo un po’ non resse più. Affondò il viso nella sua maglietta sporca e si lasciò sfuggire un altro singhiozzo.
Michael ebbe un flashback che gli fece gelare il sangue.
Quel taglio. Quell’espressione. Quel sangue.
Quel sogno…
«Non mi guardate così» li rimproverò Skyler, con un filo di voce. «Sto bene» obbiettò. «Sto…» Ma non terminò la frase. Le sue palpebre si fecero pesanti, minacciando di chiudersi, e lei non aveva le forze necessarie per opporsi.
«Skyler» esclamò John, prendendole il viso con una mano e costringendola a guardarlo. Aveva gli occhi imperlati di lacrime, e la foce gli vibrava leggermente. «Skyler, guardami. Guardami. Andrà tutto bene, ok? Non mollare. Andrà tutto bene.»
La mora provò ad annuire, ma tutto ciò che riuscì a fare fu un semplice cenno, mentre diventava sempre più difficile respirare e pensare allo stesso tempo. «Andrà tutto bene» ripeté, ma non riuscì a convincere neanche se stessa. Un brivido le corse lungo la schiena. «Ho un po’ freddo, John» sussurrò, poco pima che gli occhi tentassero di nuovo di chiudersi.
«Skyler!» la chiamò John, scrollandola leggermente per impedirle di addormentarsi. Altrimenti non si sarebbe svegliata più. «Skyler, guardami.» Ma la ragazza non ci riusciva.
Michael scosse convulsamente la testa, con gli occhi sgranati. «No» mormorò con un fil di voce. Indietreggiò lentamente, senza riuscire ad alzarsi, rastrellando con i talloni il terreno. «No.»
«Non puoi salvarla, figlio di Poseidone» riecheggiò una voce nella sua mente. Michael sentì il cuore mancare un battito.
«Non puoi salvarla.»
Non poteva essere vero. Non lì, non ora. Era ancora peggio che nel sogno.
Lì era tutto vero, lì il suo sangue era reale.
E lì davvero lui non poteva salvarla.
Scosse di nuovo la testa, incapace di distogliere lo sguardo. Il suo respiro accelerò, e i battiti del suo cuore si fecero irregolari. «No.»
Non il quel posto. Non così.
Non lei.
Non poteva morire. Non era giusto, non poteva permetterlo.
Gliel’aveva promesso. Le aveva promesso che l’avrebbe protetta. Le aveva promesso che l’avrebbe riportata a casa, che avrebbe rivisto di nuovo lo zio.
Le aveva promesso che non l’avrebbe lasciata andare.
E non l’avrebbe fatto.
Il panico che attanagliava il suo cuore si trasformò in adrenalina, che attivò i suoi muscoli quasi fossero stati colpiti da una scossa elettrica. Un’idea gli baluginò nella testa.
Indietreggiò più velocemente, con il sangue che gli pompava nelle vene, per poi voltarsi, fare perno sulle mani ed alzarsi da terra con uno slancio. Fu così istantaneo che per poco non perse l’equilibrio, ma dopo qualche passo lo riacquistò, e riuscì a non cadere.
Mentre correva a perdifiato, faceva vagare lo sguardo intorno a sé, disperato.
Dov’è? Dov’è? Dov’è?
Non appena lo vide, vi si precipitò incontro, afferrandolo al volo e tornando da Skyler.
Si lasciò cadere con un tonfo accanto a lei, ignorando il dolore alle ginocchia.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene» le assicurò, cominciando a frugare convulsamente nel suo zaino.
Skyler gli lanciò una fugace occhiata, che sarebbe stata scettica, se ne avesse avuto le forze.
«Ho un piano. Andrà tutto bene.» La guardò negli occhi, implorandola con lo sguardo. «Resisti.»
«Michael» provò a ribattere lei, con un fil di voce.
«Resisti!» la interruppe lui, continuando a cercare frustrato qualcosa nello zaino. «Non ti lascerò andare, ok?» Quasi lo urlò, in un moto d’ira. «Non lo permetterò.»
Quando sembrò trovare ciò che stava cercando e lo estrasse, Skyler non capì. Ma non appena vide un raggio di sole infrangersi controluce sulla fialetta, sentì smorzarsi il fiato. Sgranò gli occhi.
La lacrima della Fenice.  Che cosa aveva intenzione di fare?
Michael stappò la boccetta, incastrando le iridi azzurre nelle sue. Scosse impercettibilmente la testa. «Non ti lascerò andare.»
Fece per inclinare la fialetta, ma Skyler gli afferrò il polso, stringendolo con tutta la forza che le era possibile. «No!» lo fermò, guadagnandosi un’occhiata confusa. «Non farlo.»
«Ma…»
«Non te lo lascerò fare!» esclamò la figlia di Efesto, ma arrabbiarsi era troppo faticoso, e così fu costretta ad abbassare la voce, ansimante. «Quello è l’unico modo per salvare il Campo, Michael. Per salvare tuo fratello. Non te lo lascerò fare.» Fece un respiro tremante, reprimendo le lacrime. «Non farlo.»
Michael esitò, mentre quella voce agghiacciante gli riecheggiava nella testa.
«Devi fare una scelta, figlio di Poseidone» gli ricordò. «Non puoi salvarli entrambi. O lei, o tuo fratello.»
O lei, o tuo fratello.
Quell’affermazione non l’aveva mai spaventato tanto come in quel momento.
Ora gli era tutto più chiaro.
Ma come poteva? Come poteva scegliere fra la sua famiglia e la sua amicizia? Come poteva decidere se fosse più forte l’amore per Percy o l’amore per lei?
Lui era stato il suo passato, la sua ancora, il suo eroe.
Lei era il suo presente, il suo cuore e il suo futuro.
Come poteva scegliere fra l’acqua e il fuoco?
Come poteva scegliere chi doveva morire?
La guardò negli occhi, con un tuffo al cuore.
Vedere suo fratello star male, avere poche ore di vita, lo distruggeva un passo alla volta. Sapeva che se aveva una possibilità di salvarlo, era solo portargli gli ingredienti che aveva recuperato, e sapeva anche che così facendo non avrebbe salvato solo lui, ma tutto il campo. Era partito apposta per quell’obbiettivo.
Ma vedere Skyler così… era peggio.
Perché lo lacerava all’interno.
E perché gli lacerava proprio il cuore.
Abbozzò un sorriso dolce, afferrandole delicatamente la mano che ancora stringeva saldamente il suo polso, e con accortezza la scostò dal suo braccio. Intrecciò le dita alle sue, stringendole forte mentre Skyler continuava a non capire.
«Non posso perderti» le sussurrò, così a bassa voce che solo lei riuscì a sentirlo.
Poi inclinò la fialetta.
La lacrima della Fenice scivolò lentamente sul lucido vetro.
E cadde con un tocco leggero sul fianco di Skyler.
La ragazza sgranò gli occhi, in un misto di confusione e stupore.
La lacrima penetrò nella sua ferita scomparendo sotto il sangue e la carne viva. E, lentamente, questa si rimarginò.
La pelle si ricongiunse nel modo in cui si trovava prima, e del sangue non rimase altro che una piccola macchia incrostata.
Al suo posto, comparve una cicatrice, quasi invisibile all’occhio umano. Skyler se la sfiorò con mano tremante, tastandone la forma con la punta delle dita, mentre il suo respiro tornava regolare.
John sgranò gli occhi, sorpreso. Guardò Michael. Poi, con un sorriso, spostò i verdi occhi su Skyler.
Lei aveva gli occhi lucidi, ma sorrise.
John l’abbracciò di slancio, stringendola ancor di più fra le braccia e permettendole di nascondere il viso nell’incavo del suo collo, ridendo e piangendo allo stesso tempo, sollevato.
Michael rilassò i nervi tesi, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il respiro, e chiuse gli occhi, ringraziando mentalmente tutti gli dei per averla salvata.
Ma poi avvertì un tuffo al cuore.
Era finita.
Tutta la missione, le loro battaglie, le fatiche per arrivare fin lì.
Era stato tutto inutile.
Aveva costretto Percy a morire. Aveva salvato Skyler, ma aveva perso anche l’ultima possibilità che aveva di poterlo guarire.
Aveva perso lui. Per sempre.
Quando riaprì gli occhi, notò che Skyler si era tirata su a sedere, e che lo guardava con un luccichio di dispiacere negli occhi.
Gli accarezzò un guancia, sfiorandogli lo zigomo con il pollice, e lui premette il viso contro il suo palmo, inebriandosi del suo calore.
Skyler aprì la bocca per parlare, quando qualcosa stridette in lontananza.
Sembrava il verso di un animale.
I ragazzi alzarono gli occhi, confusi, e dopo averli stretti a due fessure per via del sole, videro qualcosa stagliarsi nel cielo in lontananza.
Due possenti ali risplendettero controluce davanti al sole, prima che lo strano essere si gettasse in picchiata su di loro.
Solo quando fu abbastanza vicino, Michael trattenne il fiato.
La Fenice sembrava riflettere i raggi di luce sulle sue piume colorate, acquisendo un aspetto magico e regale. Con un battito d’ali leggiadro, si avvicinò ai ragazzi, posandosi sulla spalla di Michael.
Il ragazzo non capì. Che cosa ci faceva lì? Voleva forse che Skyler prendesse un’altra lacrima? Fysi gli aveva detto che ne donava solo una ad ogni persona con il cuore nobile. Non era forse così?
La Fenice paupulò, facendogli perdere l’espressione interdetta che dominava il suo volto. Poi indicò con un cenno del becco la sua mano.
Michael abbassò lo sguardo, confuso. Non si era reso conto di stringere ancora la fialetta fra le mani. Lentamente, vi allentò la presa, aprendo il palmo e permettendo alle nocche di riacquisire il proprio colore naturale.
La Fenice gongolò, soddisfatta, protendendo il becco verso la fialetta. Michael trattenne il fiato, stupito.
Non vorrà mica…
Esitante, avvicinò la mano tremante al muso della creatura, stringendo la fialetta fra le dita e porgendogliela.
La Fenice si sporse in avanti, sbattendo le ali per non perdere l’equilibrio, ed inclinò la testa di lato.
Qualcosa luccicò accanto al suo occhio.
Ed una lacrima si depositò sul fondo della fiala.
La creatura stridette, soddisfatta. Poi spiegò le dorate ali e, con una rapida mossa, si alzò in volo, sollevandosi dalla spalla di Michael e stridendo verso il cielo. Scomparve alla volta del sole, avvolta da un’aura magica.
Michael strinse interdetto la fialetta nel pugno, richiudendola con mano tremante.
Solo in quel momento, si accorse del silenzio che regnava intorno a lui.
Guardò Skyler negli occhi, incapace di fiatare. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì ad estrarne alcun suono, che lei gli butto le braccia al collo.
Dagli altri ragazzi si levarono esclamazioni di gioia ed incredulità.
Michael non riusciva ancora a parlare.
«Hai sempre avuto il cuore più nobile di tutti» gli sussurrò Skyler, in modo che solo lui potesse sentirla.
Michael chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire una risata sollevata, mentre si rendeva davvero conto di ciò che questo significava.
Ce l’aveva fatta.
Quella lacrima, quel gesto, quella Fenice.
Poteva salvare suo fratello.
Le braccia di Skyler scivolarono dal suo collo, per posarvici le mani. La figlia di Efesto appoggiò la fonte contro la sua, le guance bagnate da lacrime di gioia. Sorrise. «Torniamo a casa» mormorò, felice.
Lui annuì con occhi lucidi, sorridendo a sua volta. «Torniamo a casa.»
Un rumore metallico attirò la loro attenzione, mentre Skyler si allontanava da lui per voltarsi a guardare.
Leo era montato sul suo drago di metallo, con un enorme sorriso dipinto sul volto.
«È ora di andare!» esclamò, contento. «Ci ho messo un giorno intero per arrivare qui. Se vogliamo arrivare in tempo, dobbiamo sbrigarci.»
Mentre gli altri si avvicinavano a lui, il ragazzo ammiccò in direzione di Emma. Le porse una mano. «Posso chiederle di cavalcare con me verso il tramonto, princesa?»
La figlia di Ermes fece roteare gli occhi, sbuffando, ma poi afferrò la sua mano e si fece issare sul dorso del drago. Leo la fece sedere davanti a sé, all’amazzone. Afferrò le due maniglie che si trovavano di fronte a lei, come scusa per avvolgerla con le braccia e stringersi più vicino. Un po’ troppo vicino.
«Non provare mai più a chiamarmi così» minacciò Emma, lanciandogli un’occhiataccia.
Lui sorrise malandrino. «Ok» annuì. Poi si sgranchì la voce. «Le diamo il benvenuto sulla Drago Felice Line. In caso di emergenza, le uscite di sicurezza sono lì, lì, lì e lì» disse, indicando dei punti a caso. «Se le viene sonno, può appoggiarsi al petto del sottoscritto. Le consigliamo di non sporgersi fuori, di non mangiare durante le ore di volo, ma soprattutto di stringersi forte al figlio di Efesto in caso di turbolenza.»
«Che genere di turbolenza?» domandò Emma, con un sopracciglio inarcato.
Il ragazzo sorrise sornione, battendo un tallone contro il fianco del drago. Quest’ultimo sferzò l’aria con le sue ali, sollevandosi sulle zampe posteriori.
Emma si lasciò sfuggire un gridolino, mentre il drago ricadeva con un tonfo a terra. Con grande sorpresa, si ritrovò a stringere con forza la maglietta di Leo. Il figlio di Efesto adesso teneva con la mano destra la maniglia opposta, ed il suo braccio era avvolto saldamente attorno alla sua vita.
Emma si voltò a guardarlo, pronta a fulminarlo con lo sguardo, ma i loro corpi erano talmente vicini che non appena lo fece, i loro nasi si sfiorarono.
Il ragazzo la guardò negli occhi, perdendosi in quelle iridi argentate. Sorrise. «Sta tranquilla» le sussurrò, malizioso, facendole l'occhiolino. «Ti reggo io, princesa.»
Nel frattempo, Michael e John avevano aiutato Skyler ad alzarsi, mentre la ragazza recuperava pian piano le forze.
Il figlio di Apollo saltò sul dorso del drago subito dopo, sedendosi dietro Leo, e Skyler provò ad imitarlo arrampicandovisi.
Nonostante avesse riacquistato il suo colorito naturale, faceva ancora molta fatica a compiere simili sforzi. Michael se ne accorse, e rampò accanto a lei sul fianco di metallo del drago, avvolgendole i fianchi con un braccio. Le sorrise, aiutandola ad issarsi dietro John, sedendosi dietro di lei subito dopo.
Indugiò un attimo, prima di avvolgerle la vita da dietro con le braccia, stringendola a sé. Skyler sospirò, approfittando di quella situazione per poter posare la schiena contro il suo petto e rilassarsi.
Michael fece un gran respiro, inspirando il dolce profumo della sua pelle. Le loro guance si sfioravano, e il ragazzo sentì un brivido fargli rizzare i peli sul collo.
L’occhio gli cadde sul suo fianco, senza che lo volesse, soffermandosi sullo squarcio della sua maglietta, che lasciava intravedere la pelle nuda. La sfiorò delicatamente con la punta delle dita, esitante, avvertendo la nuova cicatrice della ragazza sfregare contro i suoi polpastrelli.
Skyler sussultò un attimo, ma lo lasciò fare, e Michael giurò di non essersi mai sentito così in colpa come in quel momento.
Ma non era colpa sua. Lo sapeva.
E sapeva che neanche Skyler lo aveva minimamente pensato. Lo capì quando lei gli accarezzò il braccio, fino a raggiungere la sua mano ed intrecciare le dita alle sue, stringendosi contro il suo petto.
Tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era protezione, e Michael, incoscientemente, gliela stava dando.
Il ragazzo sfiorò la sua mascella con la punta del naso, per poi toccare appena il suo collo con le labbra. Il suo naso scivolò dolcemente dalla sua mascella allo spazio dietro il suo orecchio, e lì Michael le lasciò un bacio, lasciandole sfuggire un sorriso. 
«Tenetevi forte» intimò Leo, battendo di nuovo i talloni per far attivare il drago.
Quest’ultimo agitò le sue possenti ali, dapprima lentamente, poi con maggiore forza. Si sollevò da terra, sostenendo il proprio peso a fatica, ma poi sembrò diventare più leggero, e distese la schiena virando verso l’alto. Si alzò in volo, mentre il sole stava lasciando spazio ad un placida luna.
Avevano poco tempo per poter raggiungere il Campo Mezzosangue.
E forse, e dico forse, ce l’avrebbero fatta davvero.
 
Ω Ω Ω
 
Arrivare al Campo fu molto più complicato di quanto avessero previsto.
Ci misero un intero giorno e un’intera notte, e dovettero fare i conti con diverse turbolenze e varie trombe d’aria che ogni tanto, invece di trascinarli avanti, li risucchiavano indietro.
Il tempo era poco, e i ragazzi lo sapevano.
«Massimo otto giorni» li aveva avvertiti Chirone, poco prima che decidessero di partire. «Dopo di che…»
Allora, il centauro non aveva terminato la frase, ma sapevano tutti benissimo cosa c’era scritto fra le righe.
Facendo un rapido calcolo mentale mentre cavalcavano il drago di metallo, Michael si rese conto di quanto in realtà fosse tardi. Era l’ottavo giorno. O ora, o mai più.
Un groppo gli salì in gola, bloccandogli il respiro. E se non ce l’avessero fatta? E se non fossero arrivati in tempo?
Non voleva nemmeno pensarci.
Non doveva.
Non poteva.
Non ci riusciva.
 
Ω Ω Ω
 
Assottigliando lo sguardo attraverso la fitta nebbia serale, Leo fu il primo a scorgere i confini del campo.
Avvertì gli altri, e, con una rapida planata, il drago si gettò su quest’ultimo, scendendo in picchiata verso il fitto bosco.
Se avesse calcolato meglio le direzioni, Leo sarebbe riuscito a farlo atterrare vicino alla Casa Grande. Ma le lunghe ore di viaggio avevano sfinito anche lui, per cui tutto ciò che riuscì a fare poco prima che si schiantassero al suolo fu farlo cadere con un tonfo in mezzo ai fitti alberi.
Il drago si accasciò con poca delicatezza a terra, sollevando una nube di fumo e polvere. I ragazzi tossirono, un po’ storditi per via dell’impatto.
«Ha bisogno di qualche piccola modifica» constatò Leo, tossendo ancora.
Skyler lo imitò, assicurandosi con lo sguardo che i suoi amici stessero tutti bene. Ma non appena si voltò per osservare Michael, al suo posto vi trovò solo l’aria, mentre la sua figura correva a perdifiato fra la folta vegetazione.
«Michael!» lo chiamò inseguendolo, subito imitata dagli altri.
Ma il ragazzo non la sentì neanche. Il sangue gli pompava nelle vene, e il cuore batteva così forte da rimbombargli contro la scatola cranica, otturandogli i timpani.
Non aveva mai corso così veloce in vita sua, e il suo corpo ne risentiva. Il fiato non reggeva, e lo sforzo era tale che, dopo tutte quelle notti insonni e quei combattimenti, le gambe minacciavano di cedere da un momento all’altro.
Non aveva tempo per autocommiserarsi, né tanto meno per fermarsi.
Doveva raggiungere suo fratello il prima possibile.
Corri, corri, corri…
Era come se imporselo lo rendesse più veloce.
Ad un tratto, vide le chiome degli alberi diradarsi, e la flebile fiamma del falò comparire in lontananza. Accelerò il passo, incurante della stanchezza e del dolore.
Attraversò il campo di corsa, ignorando le espressioni dei ragazzi che si voltavano a guardarlo stupito e le ormai soffocanti barelle piene di semidei inerti e malati.
Puntò dritto all’infermeria.
Vi entrò come un matto, urtando due satiri e tre figlie di Apollo, che lo chiamarono per nome, basiti, senza neanche guadagnare un mi dispiace.
Sorpassò diverse stanze, schizzando lungo i corridoi, per poi precipitarsi nella camera di Percy.
Lì, una figlia di Apollo armeggiava con qualche disinfettante accanto al tavolo. Michael guardò il corpo del fratello, il fiato grosso per via della corsa, e, per un attimo, pregò che si muovesse. Che si alzasse in piedi e che corresse ad abbracciarlo, per poi sgridarlo per tutti i casini che aveva combinato.
E invece se ne stava lì, immobile, e questo fu come una pugnalata in pieno petto.
«Dannazione» imprecò, a denti stretti.
La figlia di Apollo si voltò. Sobbalzò, sorpresa, per poi sgranare gli occhi, fissandolo come si guarda un fantasma.
«Michael…» cominciò, senza parole.
«Dov’è Chirone?» la interruppe lui, brusco. Ma non aspettò risposta. Si precipitò fuori dalla stanza, mentre lei apriva la bocca per dire qualcosa.
Attraversò a passo svelto il corridoio, infilando furioso la testa in ogni stanza. L’adrenalina nuotava così velocemente nelle sue vene da annebbiargli la mente, tant’è che non se ne rese neanche conto ,quando gli amici lo raggiunsero a corto di fiato.
Finalmente, quando aprì con uno slancio la porta di una camera, dentro vi trovò il centauro, mentre visitava senza impegno due pazienti figli di Ares.
Quando Chirone lo vide, per poco non gli saltarono gli occhi dalle orbite.
«Michael?» chiese, quasi pensasse di esserselo solo immaginato.
«Ho gli ingredienti» si affrettò a dire il figlio di Poseidone, lanciandogli lo zaino che l’uomo prese al volo.
Notò che il centauro lo osservava, come sotto shock, per cui diede un pugno alla porta della camera, furioso. «Presto, si muova! Ho gli ingredienti!»
Chirone sembrò svegliarsi da uno stato di trance, e si precipitò al trotto al seguito di Michael, che correva ansioso verso la camera del fratello.
Non appena entrarono, Chirone svuotò il contenuto dello zaino sul tavolo, passando in rassegna gli ingredienti sotto lo sguardo ancora confuso della figlia di Apollo.
Afferrò una ciotola e cominciò a mischiarli insieme, schiacciandoli, indurendoli, amalgamandoli.
«Non so se ricordo come si fa» disse, più a sé stesso che agli altri.
Michael si inginocchiò accanto al letto del fratello, afferrandogli una mano, mentre Skyler, Emma e John osservavano la scena con il fiato sospeso.
«Andrà tutto bene» sussurrò il figlio di Poseidone, stringendo le pallide dita di Percy nel palmo. «Andrà tutto bene.»
Finalmente, Chirone finì di mescolare gli ingredienti, e quando si avvicinò al letto nella ciotola c’era solo una gelatinosa poltiglia verdognola. Michael immaginava vi avrebbe fatto qualcosa per guarire il fratello, invece quello si agitò sul posto, ed esitò.
«Ragazzo, voglio che tu sappia che c’è anche la possibilità che…» Ma non terminò la frase.
Michael lo guardò, con il fiato bloccato in gola. Sapeva cosa il centauro stava cercando di dirgli.
E se non funzionava? E se questa cura era solo una menzogna, e se avevano portato gli ingredienti sbagliati?
E se Chirone non l’aveva preparata bene? E se non ci fosse mai stato un modo per salvarlo?
Il ragazzo annuì leggermente, stringendo i denti per darsi forza. Chirone sospirò, teso e nervoso. Infilò due dita nella poltiglia verde, schiuse la bocca di Percy con l'altra mano e applicò una striscia di quella cura sul suo palato.
Michael aspettò.
Immaginò il momento in cui l’avrebbe guardato negli occhi, il momento in cui avrebbe sorriso un’altra volta.
Strinse di più la sua mano. «Andiamo» pregò, a denti stretti, incapace di distogliere lo sguardo dal suo volto. «Andiamo.»
Ma Percy non si mosse. Rimase così, immobile. Fu come se qualcosa, nel petto di Michael, si fosse appena lacerato. Qualcosa di molto vicino al cuore.
«Torna da me, Percy» mormorò, con voce spezzata. Serrò ancora di più le dita attorno alla sua mano, quasi si aspettasse che il fratello ricambiasse la sua stretta. «Ti prego, torna da me.»
Ma non successe nulla.
Nella stanza cadde il silenzio, un silenzio glaciale e pieno di speranze andate in fumo.
Chirone sospirò affranto, allontanandosi dal lettino, mentre nessuno degli altri tre ragazzi aveva il coraggio di fiatare, osservando distrutti la scena.
Michael sentì un singhiozzo soffocare infondo alla sua gola. «Ti prego» mormorò a denti stretti, mentre la sua vista si appannava, gli occhi coperti da un velo di lacrime. «Ti prego.» La seconda volta sembrò più una supplica.
Ma Percy non rispose, neanche stavolta.
Un brivido gli corse lungo la schiena, mentre si rendeva conto della realtà.
Non gli avrebbe risposto. Né ora, né mai.
Eppure si rifiutava di crederci. Si rifiutava di arrendersi di fronte all’evidenza.
Abbassò lo sguardo sulle loro mani unite, incapace di osservare ancora il suo volto immobile. Soffocò le lacrime, rifiutandosi di piangere. Perché, se l’avrebbe fatto, voleva dire che era davvero finita. Ma non riuscì comunque ad impedire a un singhiozzo di uscir fuori dalle sue labbra.
Fu a quel punto che la sentì.
Una stretta. Dapprima debole, poi più forte e intensa.
Michael sgranò gli occhi, osservando le loro mani congiunte.
Le dita di Percy ebbero un fremito incerto, prima di stringersi sicure attorno alla sua mano tremante.
«Ehi» sussurrò una voce fioca, e solo a quel punto Michael alzò lo sguardo. Osservò il volto del ragazzo, e gli parve di scorgere un guizzo sulle sue labbra.
«P-Percy?» balbettò, trattenendo il fiato.
Il naso di Percy si arricciò, e poi lui schiuse lentamente le palpebre, faticando ad aprirle.
Michael incontrò quasi subito gli occhi verde smeraldo del fratello. Identici ai suoi. Identici al mare. Lo guardavano, con quel luccichio di dolcezza che li caratterizzava, e non riuscirono a nascondere un’ombra di sorriso.
Sorriso che svanì, non appena vide i suoi occhi lucidi per via delle lacrime. Le sopracciglia di Percy si corrucciarono, facendo trasparire la sua confusione. «Perché piangi?»
«Percy!» esclamò stavolta Michael, incredulo.
Tutti si voltarono a guardare, senza fiato. Solo quando si resero conto di ciò che era appena successo, i loro occhi si riempirono di giubilo.
«Oh miei dei…» sussurrò la figlia di Apollo, portandosi una mano alla bocca. E solo a quel punto nella stanza esplosero risate fitte di incredula felicità.
Chirone si appoggiò al tavolo, tirando un sospiro di sollievo.
«Michael?» gracchiò Percy, con un po’ di fatica. «Che cos’è successo?»
«Niente. È tutto finito, adesso» lo tranquillizzò Michael, accarezzandogli la fronte ancora sotto shock. Calde lacrime gli bagnarono il viso, dolci. Ma erano lacrime di gioia. Di gioia e di sollievo. «È tutto finito» ripeté, con voce smorzata.
Anche Skyler si lasciò sfuggire una lacrima, mentre abbracciava John e sorrideva con lui. Emma, dal canto suo, aveva posato la schiena contro il muro ed era scivolata giù, sedendosi a terra e ridendo euforica con la testa fra le mani.
Michael non riusciva a smettere di fissare il fratello, quasi avesse paura che fosse tutto un sogno. Ma non era un sogno, era realtà. Lo capiva dal modo in cui si guardava intorno spaesato, dalla stretta tenue ma anche decisa che esercitava sulla sua mano, dalla lucentezza smeraldina degli occhi che lo aveva sempre caratterizzato.
Percy emise un sospiro tremante, ancora un po’ confuso. Deglutì un po’ di saliva, nel tentativo di inumidire la gola secca, ma subito una smorfia disgustata si dipinse sul suo viso. «Che schifo» si lamentò. «Perché ho quest’orribile sapore in bocca?»
Michael rise fra le lacrime, divertito. «Fidati, non vorresti saperlo.»
Percy arricciò il naso, contrariato. «Non ricordo nulla» ammise, stordito. «Che cos’è successo?»
Michael scosse la testa, sorridendo allo stesso tempo. «Non importa, ormai. È finita.» Gli mise una mano sulla spalla e strinse forte, come a volergli trasmettere tutta la sua gioia. Poi strinse di nuovo la sua mano, perché ancora non ci credeva, e perché voleva assicurarsi che fosse davvero così.
Percy gli rivolse un sorriso incerto, annuendo leggermente. E, mentre non riusciva e non voleva impedire a calde lacrime di rigargli il volto, Michael sorrise, ripetendolo, stavolta, più a se stesso, quasi fosse una conferma.
«È finita.»

Angolo Scrittrice
Holaaa!!
Tandadadan!!!
Vai con lo sclero fra tre. Due. Uno.

aaaaaaaaah! **
Sono molto happy, now. No, sul serio. Ce l'hanno fatta! Hanno salvato Percy!
Ma andiamo per gradi.
Dunquo, il taglio sul fianco e la presunta morte di Skyler erano ricollegati (come avrete capito) al sogno di Michael del capitolo 21. O lei, o tuo fratello, ricordate? E lui ha scelto lei ** certo, un po' a malincuore, ma quella è stata una reazione istantanea, e diciamo che non ha molto pensato alle conseguenze, se non a salvare Skyler. Ora, però, abbiamo capito di che genere di scelta si trattava.
Leo è tornato a flirtare con Emma! ahah! Giuro, mi diverto troppo a scrivere di quei due. Perchè me li immagino davvero fare una cosa del genere, Leo che rompe, loro che bisticciano, e poi... va beh, lasciamo stare.
E così, sono arrivati al Campo. Per un attimo hanno temuto che la cura non facesse effetto, ma poi Percy si è svegliato. E così (lo dico, tanto l'avrete già capito) faranno tutti gli altri.
Ora è finita. Ma è davvero finita.
In un primo momento avevo immaginato questo come ultimo capitolo, ma poi ho deciso che volevo rompervi ancora un po', e quindi dovrete sopportarmi per altre due settimane (y)
Spero di aver fatto la scelta giusta, e che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio infinitamente i miei Valery's Angels, che mi supportano e mi danno la forza ogni volta **:
Greg Heffley, Ema_Joey, giascali, carrots_98, _Kayla_ heartbeat_F_, Kalyma P Jackson, FoxFace00, DormitePayne e kiara00. Grazie, grazie, grazie.
Un bacione enorme, e auguratemi in bocca al lupo, perché vado a fare i compiti >.<
Al prossimo martedì!
Sempre vostra,
ValeryJackson

 
  
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