Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Defiance    16/04/2014    0 recensioni
Ecco a voi l’ultimo Halfblood, seguito delle mie due precedenti FF (perfettamente comprensibile per chi non ha letto le altre due, spiegherò i punti collegati alle altre storie mediante brevi riassunti. Nessun problema neanche per coloro che non conoscono una delle saghe coinvolte perchè riprenderò le cose essenziali).
Una nuova sfida si prepara per i nostri protagonisti, che vengono inviati a New Orleans per prendere parte ad una guerra voluta dalle streghe del quartiere francese; quello che loro non sanno, è chi sia la loro arma segreta.
Nuovi mondi e nuovi personaggi si scontreranno in una battaglia all’ultimo sangue e ne seguiranno eventi che cambieranno radicalmente la loro vita.
[Lieve rischio spoiler The Originals per chi non segue la versione americana]
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4
 
 
 
 
 
 
 
“Percy”
La voce di Harry rimbombò nella sala di addestramento, mentre il semidio era intento a prendere a pugni un sacco, con estrema brutalità.
Nell’udire l’amico, il figlio di Poseidone si interruppe e si voltò a guardarlo.
“Dimmi” rispose, gelido.
“Vuoi venire con noi a prendere a calci qualche demone o vuoi restare qui a scaricare inutilmente la tua frustrazione su un sacco da box?” lo schernì il mago, inarcando un sopracciglio.
Da quando le ragazze avevano lasciato il gruppo erano tutti molto più scorbutici e nell’aria poteva chiaramente percepirsi una tensione che rischiava di esplodere da un momento all’altro.
Sì, Jace, Percy ed Harry erano diventati una specie di pericolosa bomba ad orologeria.
“Sbaglio o Annabeth ci aveva lasciato un piano ben preciso da seguire?” replicò il semidio, sfilandosi i guanti dalle mani e rivolgendo la completa attenzione all’amico.
“Sì, ma lei non è più qui e visto che adesso comandiamo noi possiamo seguire un piano nostro. Né io né Jace vogliamo starcene con le mani in mano e aspettare. Di solito, ‘vedere come si evolvono le cose’ non ha mai portato a buon fine. Se possiamo stroncare la guerra sul nascere tanto vale provarci. O quanto meno…”
“…O quanto meno capire con chi abbiamo a che fare” concluse il figlio di Poseidone, sospirando.
“Io ci sto. Datemi dieci minuti e vi raggiungo”
 
Definire il cimitero di Lafayette in piena notte con l’aggettivo ‘inquietante’ era davvero un eufemismo.
“Un tempo, la Città di Ossa si trovava qui. Ma dopo il Grande Incendio il territorio fu affidato alle streghe in maniera definitiva e la dimora dei Fratelli Silenti fu spostata” stava raccontando Jace,che imprecò notando che agli amici la storia degli Shadowhuters interessava ben poco, soprattutto in quel momento.
“Aspetta un attimo!” esclamò all’improvviso Percy, corrugando la fronte.
“Stai dicendo che questo è un luogo sacro ai Cacciatori?”
“Lo era. Poi è stato sconsacrato e consacrato alle streghe” spiegò l’amico.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare il semidio.
“Per cui, se il territorio è consacrato, non è possibile che vi siano demoni, giusto?” proseguì Harry socchiudendo gli occhi.
“sì, se vengono fatti entrare dall’interno. Credo funzioni un po’ come le mura che circondano Idris” chiarì Jace.
Idris. Avrebbe tanto voluto che sua sorella la vedesse, le sarebbe piaciuta… si costrinse a reprimere quel pensiero, non poteva perdere la concentrazione durante una missione.
“Ehm, ragazzi” Percy cercò di attirare la loro attenzione, mentre la sua veniva catturata da una ventina di demoni differenti che incalzavano verso di loro.
“Guai in vista”
“Ma che cavolo?!” boccheggiò il Cacciatore.
“Spero che quest’esclamazione voglia riferirsi al numero di mostri e non al fatto che non ne hai mai visti di questo genere, Herondale” mormorò Harry, sguainando la sua spada angelica.
Avevano scoperto, che con un complicato incantesimo inventato da Hermione, anche loro potevano impugnare quelle lame. E soprattutto, usare le rune.
In un certo senso, le loro ‘civiltà’ si stavano pian piano fondendo; inizialmente al Conclave la cosa non era andata molto a genio, ma le argomentazioni in merito portate avanti dalla strega erano troppo ferrate per poter essere scongiurate e, alla fine, l’avevano avuta vinta: se dovevano essere i difensori del mondo, tanto valeva renderli il più forti possibili.
Clary, dal canto suo, aveva inventato una runa in grado di conferire agli Shadowhunters i poteri degli elementi naturali, ma si era furbamente ben riguardata dal renderlo noto al Conclave.
“Mi dispiace deluderti, Potter. Ma credo che la risposta corretta sia: non ho mai visto niente del genere” replicò Jace, per poi lanciarsi nel bel mezzo della folla, seguito a ruota da Harry e Percy.
 
La battaglia non fu delle migliori: quelle creature sembravano essere davvero potenti, agivano d’astuzia e questo era strano persino per quegli esseri.
I demoni, solitamente, non erano dotati di tanta ragione, non quelli Minori almeno, cosa che fece venire un dubbio a Jace: poteva essere un mini-esercito di demoni Superiori?
Ne esistevano davvero così tante specie?
Pregò di sbagliarsi, perché già affrontarne uno sarebbe stato molto complicato, figurarsi un’orda intera.
E sì che ognuno di loro ne aveva viste ormai di tutti i colori, ma l’immortalità e l’invincibilità erano doni che ancora non avevano ricevuto e se non fosse stato per le nuove ‘misure di sicurezza’, di certo sarebbero tutti morti da un pezzo.
“Non riusciremo mai ad ucciderli, Jace!” gridò Harry, mentre tentava un affondo nel petto a un essere enorme e rosso.
Fu quando lo colpì che si resero conto di quanto sfortunate fossero le loro sorti: il demone si dissolse, ma dopo pochi secondi si rigenerò, come se fosse una sorta di mostro mitologico con un grado di rigenerazione molto elevato.
“Ma che cavolo…?!” esclamò Percy, richiamando a sé l’acqua e investendo le creature in un’ondata che le scagliò a centinaia di metri di distanza da loro.
“Harry!” lo richiamò poi all’attenzione e il mago eseguì un perfetto incantesimo di incarcerazione.
“Dobbiamo andare via da qui! Quelle funi non li tratterranno ancora a lungo! Usciamo di qui e smaterializziamoci!” gridò Potter, tirando Jace per un braccio.
“Io non me ne vado finchè non gli ho fatti fuori” ribattè imperterrito lo Shadowhunter.
“Dannato ego dei Cacciatori!” imprecò il figlio di Poseidone “e poi siamo noi semidei che passiamo per egocentrici! Non ti rendi conto che non li uccideremo mai?! Non sappiamo nemmeno cosa siano!”
Fu ciò che si materializzò davanti a loro, in lontananza, che convinse Jace a dare retta ai compagni.
Una massa informe, che si innalzava tra le funi, enorme: era come se i demoni si fossero fusi in uno e irati più che mai correvano verso di loro; dovettero ringraziare la stazza di quella cosa, se ebbero il tempo di fuggire.
“Jaaaaceeeee” urlò all’improvviso una voce nelle sue orecchie, facendolo arrestare.
“Avete sentito?” domandò con gli occhi sgranati.
“Cosa? Le uniche cose che sentiamo sono il ringhio e il pessimo alito di quel mostro che ci sta alle calcagna Jace!” rispose Percy, riafferrando l’amico per il braccio e spingendolo via con forza.
“La voce, Jackson! La voce!” affermò deciso il biondo, lasciando il semidio perplesso.
“Questo non promette bene. Per esperienza, le voci non promettono bene” asserì Harry,- che di voci in vita sua ne aveva avuto abbastanza-, strattonando a sua volta lo Shadowhunter, il quale alla fine si arrese e ricominciò a correre.
Il mostro era a pochi centimetri da loro, quando il mago trovò la concentrazione giusta per poter eseguire la smaterializzazione e tirarli tutti fuori da quel casino.
 
Ricomparvero tutti a pochi metri dalla casa che avevano affittato, affannati come non mai.
Restarono stesi sul marciapiede per diversi minuti: si sentivano dei vili codardi, erano scappati prima di aver eliminato quella cosa, che per quanto ne sapevano poteva anche accrescere il suo potere se lasciata in vita ancora a lungo.
“Questo rende evidente quanto Hermione e Annabeth fossero indispensabili per noi” sospirò scoraggiato Percy, lasciandosi ricadere sul divano del loro salotto.
Per fortuna, nessuno si era svegliato.
Le loro missioni notturne erano segrete agli altri membri del gruppo, che volevano necessariamente attenersi al piano delle loro vecchie compagne.
“Se la prendiamo in questo modo, se ci svalutiamo così fin dall’inizio, allora siamo fottuti, Percy” fece notare Harry, accingendosi a medicare le sue ferite.
“Ho sentito una voce” ripetè ancora Jace, col volto devastato, mentre si accasciava sul divano accanto a quello dove giaceva il semidio.
“E l’ho riconosciuta: era la voce di Sebastian
“Lo avevo detto io che non portava bene” sbuffò il mago, lanciando a Percy una fiala contenente un po’ di nettare degli dei.
“Ma è morto. Hermione lo ha trafitto, ricordate?” rimembrò il figlio di Poseidone, come se la sua presunta ricomparsa fosse una cosa completamente assurda.
“Sì, trafiggendo anche sé stessa. Solo che poi è tornata in vita grazie a una runa di sua invenzione. ‘la natura ristabilisce sempre l’equilibrio’. Non posso credere che stia accadendo di nuovo!” esclamò Jace, alzandosi in piedi e agitando le braccia per aria prima di portarsi le mani sul volto.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Avrebbe potuto impedire che ciò accadesse.
“Potresti aver solo immaginato quella voce. Sebastian domina i nostri incubi da un anno a questa parte Jace!” tentò di scongiurare quell’ipotesi Harry, nonostante non credesse nemmeno lui alle sue parole.
Meglio di chiunque altro sapeva cosa volesse dire essere l’unico a poter udire una voce di cui gli altri non avevano la minima percezione e più di tutto, era consapevole di quanto fosse frustrante non essere creduto.
“No! NO! Io l’ho sentita. Era chiara e distinta. Era lui, ne sono sicuro. Le streghe devono averlo aiutato!” controbatté imperterrito il Cacciatore, battendo un pugno sul tavolino di vetro che andò in mille pezzi, ferendogli la mano.
“Grandioso. Sei un genio Herondale, dico davvero” commentò sbuffando Percy, facendo roteare gli occhi per aria e passandogli lo Stilo per permetterli di disegnare un Iratze che guarisse quei tagli.
“Un momento. Jace, il rilevatore. Mentre eravamo al cimitero non è scattato” notò Harry, storcendo il naso.
“Magari è danneggiato” suppose lo Shadowhunter.
“Davvero? E quando si sarebbe rotto? Solo un quarto d’ora prima, con quel demone in Bourbon Street, aveva funzionato” rammentò il figlio di Poseidone.
“Ma che cazzo sta succedendo!” ringhiò in preda alla collera lo Shadowhunter, tirando un calcio al divano.
Proprio in quel momento, Clary irruppe nella stanza, gridando.
“Cos’è stato? Ho sentito un rumo… oh, avete rotto il tavolino. E cosa diavolo ci fate in piedi se siete sempre gli ultimi ad alzarsi?”
“Sssh. Sssh! Sta’ zitta, per favore!” muggì Jace a denti stretti, correndo dietro di lei per tapparle la bocca.
“Voi uscite di notte non è vero?” comprese lei, scrollandosi il ragazzo di dosso e diventando livida in volto, mentre i tre si scambiavano uno sguardo colpevole.
“Per l’Angelo, ma siete pazzi o cosa? Avevamo un piano!”
“Già, un piano che se non avessimo ignorato ci avrebbe portati a morte certa” borbottò Harry, convinto che avrebbe dovuto cominciare una strenua difesa del ‘progetto alternativo’ di loro ideazione.
“Oh. Ma certo. Ora che siete incazzati vi credete invincibili e fate stupidaggini per scaricare la vostra rabbia. Era proprio quello che Hermione e Annabeth si erano raccomandate con voi di non fare!” li riprese la Cacciatrice, sbattendosi con forza la mano sulla fronte.
“Abbassa la voce, prima di svegliare gli altri e metterci contro anche loro!” intimò Jace.
Proprio non riusciva a moderarsi quando era fuori di sé e non solo quello non era un bel periodo, ma gli eventi di quella notte lo avevano turbato più di quanto non volesse dare a vedere.
E non solo perché rappresentavano il suo unico fallimento nel corso della sua carriera.
“Beh, tanto se non vi scoprono ora lo faranno domani quando gli racconterò tutto! E poi non è proprio che stiate cercando di non farvi udi…”
Fu il campanello ad interrompere Clary.
I quattro si scambiarono un’occhiata confusa: non aspettavano visite… Draco e Ginny sarebbero arrivati la settimana dopo, al termine della missione in cui erano impegnati da circa un mese, insieme a Clarisse e Chris, mentre gli altri erano occupati su un altro fronte e non potevano raggiungerli affatto; all’inizio questa cosa non aveva turbato nessuno, ma ora Percy cominciava a credere che gli sarebbe servito molto più di qualche rinforzo.
I quattro allora si diressero cautamente verso la porta e quando Harry la aprì, la prima a parlare fu proprio Clary, distinguendo immediatamente la figura che si stagliava davanti a lei.
“Simon?!” sussurrò sorpresa, spalancando la bocca per lo stupore.  
Vederlo comparire lì, era l’ultima cosa che si aspettava in quel momento.4
 
 
 
 
 
 
 
“Percy”
La voce di Harry rimbombò nella sala di addestramento, mentre il semidio era intento a prendere a pugni un sacco, con estrema brutalità.
Nell’udire l’amico, il figlio di Poseidone si interruppe e si voltò a guardarlo.
“Dimmi” rispose, gelido.
“Vuoi venire con noi a prendere a calci qualche demone o vuoi restare qui a scaricare inutilmente la tua frustrazione su un sacco da box?” lo schernì il mago, inarcando un sopracciglio.
Da quando le ragazze avevano lasciato il gruppo erano tutti molto più scorbutici e nell’aria poteva chiaramente percepirsi una tensione che rischiava di esplodere da un momento all’altro.
Sì, Jace, Percy ed Harry erano diventati una specie di pericolosa bomba ad orologeria.
“Sbaglio o Annabeth ci aveva lasciato un piano ben preciso da seguire?” replicò il semidio, sfilandosi i guanti dalle mani e rivolgendo la completa attenzione all’amico.
“Sì, ma lei non è più qui e visto che adesso comandiamo noi possiamo seguire un piano nostro. Né io né Jace vogliamo starcene con le mani in mano e aspettare. Di solito, ‘vedere come si evolvono le cose’ non ha mai portato a buon fine. Se possiamo stroncare la guerra sul nascere tanto vale provarci. O quanto meno…”
“…O quanto meno capire con chi abbiamo a che fare” concluse il figlio di Poseidone, sospirando.
“Io ci sto. Datemi dieci minuti e vi raggiungo”
 
Definire il cimitero di Lafayette in piena notte con l’aggettivo ‘inquietante’ era davvero un eufemismo.
“Un tempo, la Città di Ossa si trovava qui. Ma dopo il Grande Incendio il territorio fu affidato alle streghe in maniera definitiva e la dimora dei Fratelli Silenti fu spostata” stava raccontando Jace,che imprecò notando che agli amici la storia degli Shadowhuters interessava ben poco, soprattutto in quel momento.
“Aspetta un attimo!” esclamò all’improvviso Percy, corrugando la fronte.
“Stai dicendo che questo è un luogo sacro ai Cacciatori?”
“Lo era. Poi è stato sconsacrato e consacrato alle streghe” spiegò l’amico.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare il semidio.
“Per cui, se il territorio è consacrato, non è possibile che vi siano demoni, giusto?” proseguì Harry socchiudendo gli occhi.
“sì, se vengono fatti entrare dall’interno. Credo funzioni un po’ come le mura che circondano Idris” chiarì Jace.
Idris. Avrebbe tanto voluto che sua sorella la vedesse, le sarebbe piaciuta… si costrinse a reprimere quel pensiero, non poteva perdere la concentrazione durante una missione.
“Ehm, ragazzi” Percy cercò di attirare la loro attenzione, mentre la sua veniva catturata da una ventina di demoni differenti che incalzavano verso di loro.
“Guai in vista”
“Ma che cavolo?!” boccheggiò il Cacciatore.
“Spero che quest’esclamazione voglia riferirsi al numero di mostri e non al fatto che non ne hai mai visti di questo genere, Herondale” mormorò Harry, sguainando la sua spada angelica.
Avevano scoperto, che con un complicato incantesimo inventato da Hermione, anche loro potevano impugnare quelle lame. E soprattutto, usare le rune.
In un certo senso, le loro ‘civiltà’ si stavano pian piano fondendo; inizialmente al Conclave la cosa non era andata molto a genio, ma le argomentazioni in merito portate avanti dalla strega erano troppo ferrate per poter essere scongiurate e, alla fine, l’avevano avuta vinta: se dovevano essere i difensori del mondo, tanto valeva renderli il più forti possibili.
Clary, dal canto suo, aveva inventato una runa in grado di conferire agli Shadowhunters i poteri degli elementi naturali, ma si era furbamente ben riguardata dal renderlo noto al Conclave.
“Mi dispiace deluderti, Potter. Ma credo che la risposta corretta sia: non ho mai visto niente del genere” replicò Jace, per poi lanciarsi nel bel mezzo della folla, seguito a ruota da Harry e Percy.
 
La battaglia non fu delle migliori: quelle creature sembravano essere davvero potenti, agivano d’astuzia e questo era strano persino per quegli esseri.
I demoni, solitamente, non erano dotati di tanta ragione, non quelli Minori almeno, cosa che fece venire un dubbio a Jace: poteva essere un mini-esercito di demoni Superiori?
Ne esistevano davvero così tante specie?
Pregò di sbagliarsi, perché già affrontarne uno sarebbe stato molto complicato, figurarsi un’orda intera.
E sì che ognuno di loro ne aveva viste ormai di tutti i colori, ma l’immortalità e l’invincibilità erano doni che ancora non avevano ricevuto e se non fosse stato per le nuove ‘misure di sicurezza’, di certo sarebbero tutti morti da un pezzo.
“Non riusciremo mai ad ucciderli, Jace!” gridò Harry, mentre tentava un affondo nel petto a un essere enorme e rosso.
Fu quando lo colpì che si resero conto di quanto sfortunate fossero le loro sorti: il demone si dissolse, ma dopo pochi secondi si rigenerò, come se fosse una sorta di mostro mitologico con un grado di rigenerazione molto elevato.
“Ma che cavolo…?!” esclamò Percy, richiamando a sé l’acqua e investendo le creature in un’ondata che le scagliò a centinaia di metri di distanza da loro.
“Harry!” lo richiamò poi all’attenzione e il mago eseguì un perfetto incantesimo di incarcerazione.
“Dobbiamo andare via da qui! Quelle funi non li tratterranno ancora a lungo! Usciamo di qui e smaterializziamoci!” gridò Potter, tirando Jace per un braccio.
“Io non me ne vado finchè non gli ho fatti fuori” ribattè imperterrito lo Shadowhunter.
“Dannato ego dei Cacciatori!” imprecò il figlio di Poseidone “e poi siamo noi semidei che passiamo per egocentrici! Non ti rendi conto che non li uccideremo mai?! Non sappiamo nemmeno cosa siano!”
Fu ciò che si materializzò davanti a loro, in lontananza, che convinse Jace a dare retta ai compagni.
Una massa informe, che si innalzava tra le funi, enorme: era come se i demoni si fossero fusi in uno e irati più che mai correvano verso di loro; dovettero ringraziare la stazza di quella cosa, se ebbero il tempo di fuggire.
“Jaaaaceeeee” urlò all’improvviso una voce nelle sue orecchie, facendolo arrestare.
“Avete sentito?” domandò con gli occhi sgranati.
“Cosa? Le uniche cose che sentiamo sono il ringhio e il pessimo alito di quel mostro che ci sta alle calcagna Jace!” rispose Percy, riafferrando l’amico per il braccio e spingendolo via con forza.
“La voce, Jackson! La voce!” affermò deciso il biondo, lasciando il semidio perplesso.
“Questo non promette bene. Per esperienza, le voci non promettono bene” asserì Harry,- che di voci in vita sua ne aveva avuto abbastanza-, strattonando a sua volta lo Shadowhunter, il quale alla fine si arrese e ricominciò a correre.
Il mostro era a pochi centimetri da loro, quando il mago trovò la concentrazione giusta per poter eseguire la smaterializzazione e tirarli tutti fuori da quel casino.
 
Ricomparvero tutti a pochi metri dalla casa che avevano affittato, affannati come non mai.
Restarono stesi sul marciapiede per diversi minuti: si sentivano dei vili codardi, erano scappati prima di aver eliminato quella cosa, che per quanto ne sapevano poteva anche accrescere il suo potere se lasciata in vita ancora a lungo.
“Questo rende evidente quanto Hermione e Annabeth fossero indispensabili per noi” sospirò scoraggiato Percy, lasciandosi ricadere sul divano del loro salotto.
Per fortuna, nessuno si era svegliato.
Le loro missioni notturne erano segrete agli altri membri del gruppo, che volevano necessariamente attenersi al piano delle loro vecchie compagne.
“Se la prendiamo in questo modo, se ci svalutiamo così fin dall’inizio, allora siamo fottuti, Percy” fece notare Harry, accingendosi a medicare le sue ferite.
“Ho sentito una voce” ripetè ancora Jace, col volto devastato, mentre si accasciava sul divano accanto a quello dove giaceva il semidio.
“E l’ho riconosciuta: era la voce di Sebastian
“Lo avevo detto io che non portava bene” sbuffò il mago, lanciando a Percy una fiala contenente un po’ di nettare degli dei.
“Ma è morto. Hermione lo ha trafitto, ricordate?” rimembrò il figlio di Poseidone, come se la sua presunta ricomparsa fosse una cosa completamente assurda.
“Sì, trafiggendo anche sé stessa. Solo che poi è tornata in vita grazie a una runa di sua invenzione. ‘la natura ristabilisce sempre l’equilibrio’. Non posso credere che stia accadendo di nuovo!” esclamò Jace, alzandosi in piedi e agitando le braccia per aria prima di portarsi le mani sul volto.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Avrebbe potuto impedire che ciò accadesse.
“Potresti aver solo immaginato quella voce. Sebastian domina i nostri incubi da un anno a questa parte Jace!” tentò di scongiurare quell’ipotesi Harry, nonostante non credesse nemmeno lui alle sue parole.
Meglio di chiunque altro sapeva cosa volesse dire essere l’unico a poter udire una voce di cui gli altri non avevano la minima percezione e più di tutto, era consapevole di quanto fosse frustrante non essere creduto.
“No! NO! Io l’ho sentita. Era chiara e distinta. Era lui, ne sono sicuro. Le streghe devono averlo aiutato!” controbatté imperterrito il Cacciatore, battendo un pugno sul tavolino di vetro che andò in mille pezzi, ferendogli la mano.
“Grandioso. Sei un genio Herondale, dico davvero” commentò sbuffando Percy, facendo roteare gli occhi per aria e passandogli lo Stilo per permetterli di disegnare un Iratze che guarisse quei tagli.
“Un momento. Jace, il rilevatore. Mentre eravamo al cimitero non è scattato” notò Harry, storcendo il naso.
“Magari è danneggiato” suppose lo Shadowhunter.
“Davvero? E quando si sarebbe rotto? Solo un quarto d’ora prima, con quel demone in Bourbon Street, aveva funzionato” rammentò il figlio di Poseidone.
“Ma che cazzo sta succedendo!” ringhiò in preda alla collera lo Shadowhunter, tirando un calcio al divano.
Proprio in quel momento, Clary irruppe nella stanza, gridando.
“Cos’è stato? Ho sentito un rumo… oh, avete rotto il tavolino. E cosa diavolo ci fate in piedi se siete sempre gli ultimi ad alzarsi?”
“Sssh. Sssh! Sta’ zitta, per favore!” muggì Jace a denti stretti, correndo dietro di lei per tapparle la bocca.
“Voi uscite di notte non è vero?” comprese lei, scrollandosi il ragazzo di dosso e diventando livida in volto, mentre i tre si scambiavano uno sguardo colpevole.
“Per l’Angelo, ma siete pazzi o cosa? Avevamo un piano!”
“Già, un piano che se non avessimo ignorato ci avrebbe portati a morte certa” borbottò Harry, convinto che avrebbe dovuto cominciare una strenua difesa del ‘progetto alternativo’ di loro ideazione.
“Oh. Ma certo. Ora che siete incazzati vi credete invincibili e fate stupidaggini per scaricare la vostra rabbia. Era proprio quello che Hermione e Annabeth si erano raccomandate con voi di non fare!” li riprese la Cacciatrice, sbattendosi con forza la mano sulla fronte.
“Abbassa la voce, prima di svegliare gli altri e metterci contro anche loro!” intimò Jace.
Proprio non riusciva a moderarsi quando era fuori di sé e non solo quello non era un bel periodo, ma gli eventi di quella notte lo avevano turbato più di quanto non volesse dare a vedere.
E non solo perché rappresentavano il suo unico fallimento nel corso della sua carriera.
“Beh, tanto se non vi scoprono ora lo faranno domani quando gli racconterò tutto! E poi non è proprio che stiate cercando di non farvi udi…”
Fu il campanello ad interrompere Clary.
I quattro si scambiarono un’occhiata confusa: non aspettavano visite… Draco e Ginny sarebbero arrivati la settimana dopo, al termine della missione in cui erano impegnati da circa un mese, insieme a Clarisse e Chris, mentre gli altri erano occupati su un altro fronte e non potevano raggiungerli affatto; all’inizio questa cosa non aveva turbato nessuno, ma ora Percy cominciava a credere che gli sarebbe servito molto più di qualche rinforzo.
I quattro allora si diressero cautamente verso la porta e quando Harry la aprì, la prima a parlare fu proprio Clary, distinguendo immediatamente la figura che si stagliava davanti a lei.
“Simon?!” sussurrò sorpresa, spalancando la bocca per lo stupore.  
Vederlo comparire lì, era l’ultima cosa che si aspettava in quel momento.





************Angolo Dell'Autrice**************
Salve a tutti!
Questa volta mi sono sbrigata ad aggiornare, vero? Ahahahah
Allora cosa ne pensate? La situazione sta cominciando a smuoversi
un pochino... vi sta piacendo la storia? Andiamo, un pò di critiche e 
commenti motivano sempre uno 'scrittore', fatevi sentire ;)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gusto,
alla prossima,
Bell.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Defiance