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Autore: Polaris_Nicole    17/04/2014    1 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction.
Ero un po' diffidente dal pubblicarla, ma mi sono lasciata convincere da un'amica.
Ho sempre ritenuto Nico e Leo come due sfaccettature del mio carattere: Nico rappresenta la parte ribelle, che ha sofferto e simboleggia il mio desiderio di rivalsa; Leo invece rappresenta la voglia di vivere, il non voler mai far soffrire i propri amici, anche se dentro si nasconde un dolore ancora più grande ...
Ho sempre immaginato il contrasto che si sarebbe creato tra queste due parti che, pur essendo così diverse, sono capaci di completarsi.
Spero che la storia vi piaccia, non dimenticate di recensire!
[Valdangelo] [accenni alla Pernico]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Angolo dell’autrice: Hola! Prima di tutto mi scuso per non aver aggiunto le “note d’autore” al primo capitolo. Ho cercato di pubblicare il secondo capitolo il prima possibile, poiché, non credo che molti di voi abbiano gradito il rapporto conflittuale tra Leo e Nico – più che altro di Nico nei confronti di Leo – .
Nel secondo capitolo, però, le cose cambieranno un po’, * sorriso beffardo *, ma non anticipo niente.
Mi è dispiaciuto un po’ non trovare nessuna recensione considerando le 50 visite, spero di potermi riscattare con questo nuovo capitolo.
Ricordate!  1° recensione = 1° autrice felice!
 
Me ne stavo sdraiato sul mio letto nella cabina numero tredici.
Non riuscivo a spiegare il motivo del mio comportamento nei confronti di Leo, dal primo momento che l’ho visto ho sentito che nascondeva qualcosa, ma di certo non ero mai esploso in quel modo!
Fissavo con ostinazione il soffitto della cabina, come se da quello dipendesse la risposta che cercavo a quella domanda che vagava senza meta nella mia testa.
Non mi domandavo soltanto il perché del mio comportamento, ma anche perché mi interessasse così tanto conoscere il segreto che si cela dietro il suo sorrisetto da quattro soldi.
Non mi interessavo mai troppo alla vita degli altri, avevo già abbastanza problemi per la testa, come pretendevo di potermi addossare anche quelli degli altri? Ero già abbastanza distrutto per conto mio.
Avevo perso mia sorella quando avevo solo dieci anni, lei era tutto per me, non era stata solo una sorella per me, ma anche un’amica, un’alleata ed una madre.
Per non parlare del fatto che risulto morto da almeno una settantina d’anni … anche se io lo considero un problema secondario.
Per non parlare del “fantastico” rapporto che ho con mio padre ma, infondo, cosa si può pretendere se tuo padre è il dio dei morti? Cosa si può pretendere se le uniche persone disposte ad ascoltarti sono morte? Ovviamente niente.
Anche se detesto ammetterlo, questo è uno di quei momenti in cui mi sento tremendamente solo, in cui sento che nessuno mi vuole bene e uno dei miei pensieri ricorrenti è che se io decidessi di passare a miglior vita, probabilmente nessuno sentirebbe la mia mancanza.
Anche se forse soffrirebbero per me almeno per cinque minuti, no? Sono comunque lo stesso ragazzino fissato con Mitomagia che non riusciva mai a stare fermo, quello che non riusciva a staccarsi da Percy … Percy, lui si che è un eroe.
È sempre stato un esempio da seguire per me, un modello a cui ispirarsi, almeno fino a quando mia sorella non morì, allora cominciai ad odiarlo.
Non era vero e proprio odio, era più delusione.
Lui era sempre stato il mio eroe, come poteva avermi tradito in quel modo? Non so darmi una spiegazione neanche adesso. Percy è sempre stato bravo a deludermi. Avevo una cotta per lui, anzi, ne ero follemente innamorato.
Ma accanto a lui c’era Annabeth, c’era sempre stata Annabeth.
Come potevo per lui contare qualcosa se appena girava la testa si trovava davanti una bellissima ragazza dai boccoli biondi raccolti in una coda di cavallo e dagli occhi del colore della tempesta?
Un secondo … come ha fatto la mia testa ad arrivare fino a lui? Forse la cotta non mi è ancora passata del tutto, ma almeno l’attrazione fisica e “psicologica” (se così si può definire) nei suoi confronti è sparita del tutto.
Ero così perso nei miei pensieri che non mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta con fare insistente, non sapevo per quanto tempo stessero bussando alla porta, ma non mi importava.
“andate via! Non c’è nessuno” urlai alla porta nera e chiusa a chiave dall’interno.
“Nico apri, sono Percy” appena udii quelle stramaledette parole volsi gli occhi al cielo – in questo caso al soffitto – .
Me lo sarei dovuto aspettare, specialmente da Percy, con la mentalità infantile che si ritrova …
“Percy non sono in vena, ti spiace?> esclamai arrabbiato drizzandomi in piedi guardando con odio la porta, come se potessi guardarvi attraverso e vedere il volto di Percy.
“Nico, ti voglio parlare, fammi entrare!” ribatté nuovamente Percy con tono esasperato prendendo a pugni la porta.
“Percy, non mi rompere! Voglio stare da solo per un po’”
“sei stato da solo tutto il giorno, guarda che chiamo Leo e gli faccio scassinare la porta col cacciavite!” non risposi, mi limitai a sedermi a terra con la schiena contro la porta e appoggiai la testa sulle ginocchia.
“non vuoi proprio aprirmi, eh? Bene, penso che all’intero Campo faccia piacere ascoltare tutto il discorso che avevo intenzione di farti in privato, ma visto che ci tieni tanto …”
“entra” sbuffai con voce sommessa aprendo la porta.
“grazie” sussurrò lui con un sorriso soddisfatto entrando nella stanza, io restai per qualche secondo ad osservare il campo illuminato dalla fioca luce del tramonto, era veramente bello.
Amavo il tramonto e, nonostante detestassi con tutto me stesso ammetterlo, amavo anche il Campo Mezzosangue.
“Nico, ci sei?” chiese Percy notando quanto ero assorto nel guardare il tramonto.
“…”
“Nico!” mi chiamò nuovamente, io mi voltai e lo guardai negli occhi, occhi verdi e profondi come il mare che un tempo non facevo altro che ammirare, adesso per me non erano altro che occhi, dei bellissimi occhi, ma per me non sembravano rappresentare niente di importante, eravamo amici, niente di più.
“adesso mi spieghi cosa vuoi e se ha a che fare con la Torcia umana, puoi anche andartene” dissi tutto d’un fiato.
Lui arrossì leggermente, allora capii che era esattamente quello il motivo della sua visita.
“volevo sapere … ecco … perché ti sei comportato in quel modo? Nei confronti di Leo poi!”
“è che quello non me la racconta giusta, secondo me nasconde qualcosa” dissi con determinazione sostenendo il suo sguardo.
“andiamo, Nico! Leo è la persona più gentile che io abbia mai conosciuto! Come fai a dire di non sopportarlo?” chiese Percy con un sorriso sulle labbra, come se non mi stesse realmente ascoltando, oppure, come se stessi solo ingigantendo una questione del tutto inutile e stupida.   
“Nico, so che non vuoi credermi, ma Leo è davvero un bravo ragazzo, dovresti riconsiderarlo e a parte il tasso relativamente basso di incendi che potrebbe provocare, ti assicuro che non è un tipo pericoloso”
“non è questo il punto, è che mi da fastidio che sia sempre felice! Come si fa?” sbottai all’improvviso.
“secondo me devi solo conoscerlo meglio” mi disse sorridendo, non era il solito sorriso stupido, era un sorriso diverso, un sorriso pieno caratterizzato da una malcelata sicurezza.
Quell’ultimo sguardo mi spiazzò “io vado, è quasi ora di cena, vieni?” “non ho fame, penso che salterò la cena”.
Lui annuì deluso, ma se ne andò senza controbattere, cosa che mi lasciò basito, non era da Percy non insistere per quello che voleva! Ma lasciai perdere quasi subito: se voleva rendermi il gioco più facile, chi ero io per impedirglielo?!
Quel pensiero mi pervase, ma scomparve nel nulla nel momento stesso in cui sentii di nuovo qualcuno bussare alla mia porta.
Mi dissi subito che era Percy, così lo ignorai, ma quello continuò a battere insistente il pugno contro la porta, quasi volesse sfondarla.
Alla fine rinunciai ad ignorarlo e aprii la porta.
“Percy, non credi di avermi dato fastidio abbastanz …” le parole mi morirono in bocca quando al posto di un ragazzo alto, forte e dagli occhi verdi, mi ritrovai davanti un ragazzo della mia altezza dai capelli ricci e incontrollabili e gli occhi color nocciola.
“ciao” disse per interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato”
“ciao” dissi a mia volta, non sapevo perché, ma mi sentivo in imbarazzo, perché mi sentivo in imbarazzo?!
“Percy mi ha detto che non avresti cenato, così ho pensato che potevo farti un po’ di compagnia”
“e cosa ti dice che mi va di passare del tempo con te?” chiesi, ero sempre più teso, forse era per questo che lo trattavo in quel modo?
“ecco, io pensavo che ti avrebbe fatto piacere, so che mi detesti, ma perché non provi a conoscermi? Sono un tipo simpatico!” volsi gli occhi al cielo, possibile che quel ragazzo non fosse mai serio?!
“e va bene, passeggiata in spiaggia?” proposi, non sapevo perché, ma era come se non stessi aspettando altro.
Leo, come risposta, mi rivolse un sorriso ancora più grande del precedente e mi sorprese constatare che non mi dava per niente fastidio, anzi, sorrisi a mia volta!
Forse Percy aveva ragione, il ragazzo torcia non doveva essere poi così male …
 
 
 
  
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