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Autore: hinata 92    17/04/2014    4 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Chiamatemi pure… Lord Voldemort!

 

La ragazza si fermò a riprendere fiato e a ragionare. Dove diavolo poteva essersi cacciata la sua compagna? Era quasi mezz’ora che la cercava e aveva ormai esaurito tutti i posti che le erano venuti in mente. Sbuffò.

« Uffa… »

La sua voce rimbombò nel corridoio in modo innaturale. Ma dopotutto la scuola era deserta, perché tutti erano fuori, dove avrebbe dovuto essere anche lei. Ma era preoccupata per la sua amica e non avrebbe raggiunto i compagni prima di averla trovata, perché erano giorni, anzi, settimane, se non mesi, che quella ragazza si comportava in modo davvero strano. Continuò a camminare, a salire le scale, piano dopo piano. Prima o poi l’avrebbe trovata, era solo questione di tempo, non poteva essere scomparsa!

Finalmente udì qualcosa, un rumore strano proveniente dal corridoio di fronte a lei e si avvicinò. Che strano, pensò, sembrava un sibilo o…

La ragazza rimase immobile dallo stupore, a guardare la scena con gli occhi sbarrati, incredula di quello che vedevano i suoi occhi e, soprattutto, di quello che udivano le sue orecchie.

La compagna che aveva cercato fino a quel momento era lì, di fronte a lei. Le dava le spalle, ma era chiaramente visibile l’enorme serpente che l’ascoltava a occhi chiusi muovendo la testa come se annuisse alle sue parole. Sì, perché lei gli stava parlando con una serie di sibili soffocati e prolungati, in quello che, come aveva imparato grazie a Harry Potter durante il Club del Duellanti, poteva identificare chiaramente come Serpentese. Ripassò mentalmente quello che le avevano detto quella sera. Il Serpentese era un’abilità naturale ed ereditaria… ma non aveva senso, lei non poteva averla, conosceva benissimo i suoi fratelli ed era certa che loro non fossero Rettilofoni, erano rimasti sconvolti quanto lei quella sera!

Poi, ancora più grave, un’altra consapevolezza si fece largo nella sua mente. Sì, un serpente gigante poteva essere considerato a buon diritto un mostro degno dell’erede di Serpeverde. E dunque era lei che aveva aggredito Colin? No, non poteva crederci, non la sua amica, non l’allegra ragazzina coraggiosa con cui aveva parlato per ore e ore in dormitorio, che l’aveva aiutata durante i compiti in classe… e che era diventata sempre più strana col passare dei mesi…

La ragazza si fece coraggio. Doveva muoversi da lì, doveva avvertire qualcuno. Certo, le faceva male tradire un’amica, ma se questa andava in giro a pietrificare la gente…

Il grosso serpente fece per girarsi, ma improvvisamente emise un sibilo a sua volta. La ragazza dai capelli rossi si girò di scatto e vide la sua compagna che aveva assistito a tutta la scena. Quest’ultima sentì le gambe cederle: invece dei suoi soliti occhi scuri la sua compagna esibì delle iridi rosse e strette, e in quel momento seppe che quella che aveva davanti non era sicuramente Ginny Weasley.

Si udì ancora un sibilo violento, che anche senza essere Rettilofona la ragazza non ebbe problemi a capire grazie al dito che le venne puntato contro. Iniziò a scappare. Non aveva idea di dove andare, ma doveva muoversi, di questo era certa. Sentiva il serpente strisciare dietro di lei, più veloce, più veloce, sempre più veloce…

Ansimava profondamente. Quanto poteva correre una ragazza di undici anni prima che le cedesse il cuore? Si spostò rapidamente il ciuffo di capelli neri di fronte agli occhi imponendosi di pensare. Dove poteva andare in modo che il serpente non la seguisse?

Deviò rapidamente verso le scale, sperando che il serpente avesse qualche difficoltà sui gradini. Inutile, scoprì poco dopo voltandosi, poteva vedere chiaramente le sue squame seguirla. Si morse un labbro. Se solo Fred e George le avessero rivelato qualche passaggio segreto nei dintorni… magari con un’entrata stretta, così che quel bestione non potesse seguirla… ma non l’avevano fatto e lei doveva arrangiarsi da sola. Doveva andare più veloce.

« Se ce la fa Kaito quando è in ritardo alle lezioni… »

Si sedette sul corrimano e iniziò a scivolare giù. Il serpente accelerò ancora. Alla prima uscita in un corridoio scese di scatto ed attraversò la porta, con il cuore in gola. Era al quarto piano. Non sentiva più il serpente alle sue spalle, ma non se la sentiva di rallentare. Doveva correre ancora, doveva…

Dopo aver voltato l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno.

« Ehi! Ma cosa… »

« Hermione!!! Hermione, scappa!!! C’è… anf… il mostro di Serpeverde dietro… anf… di me!!! È… »

La ragazza la guardò con una strana luce negli occhi: « … un serpente gigante, giusto? »

La ragazza annuì sconvolta: « Sì… ma come… »

Hermione esultò: « Sì!!! Lo sapevo che era un Basilisco!!! »

La ragazza era incredula: « Ma, Hermione, hai capito cosa ti ho detto? C’È UN SERPENTE GIGANTE CHE M’INSEGUE! E tu che fai, esulti? »

« Scusa… ma ti sta inseguendo, hai detto? »

« SÍÍÍÍ!!! LO VUOI CAPIRE??? »

« Allora è inutile scappare, ti troverà subito grazie all’odore… anzi, aspetta. Hai detto che hai visto un serpente? »

« Sì, è fino ad adesso che te lo dico! »

« NON negli occhi, vero? »

« No… ho visto solo le squame… »

« Meno male, altrimenti saresti morta… »

« Se ero morta non potevi nemmeno farmela questa domanda, non credi? »

« … e se non ci muoviamo rischi comunque! »

« E me lo dici così? E cosa pensi di trovare nella borsa per salvarmi? »

« Per salvarCI, vorrai dire, sono anch’io nata babbana, ricordatelo. E comunque la mia arma segreta è questa! »

La ragazza la guardò di storto: « E cosa vuoi fare con uno specchietto? »

« Farci pietrificare. »

« COSA? »

« L’altra opzione è morire. »

« Credo che rivaluterò l’opzione della pietrificazione… »

« Bene, perché non c’è più tempo. È qui. »

La ragazza deglutì. Doveva avvertirli, doveva fare in fretta. Prese le penne che le aveva prestato Kaito. Una era blu, ma la buttò via. Quella rossa poteva essere un ulteriore indizio. Fece scattare la punta e iniziò a scrivere sulla mano, passando velocemente lo sguardo dal palmo allo specchio nelle mani di Hermione.

« Hermione, dov’è? Hermione? »

Il cuore iniziò a batterle più velocemente. La sua compagna di sventura era già stata pietrificata, e se a lei non era ancora toccata quella fine era solo per la diversa angolatura. Pochi secondi e avrebbe visto anche lei gli occhi maledetti. Aveva poco tempo per scrivere il suo avvertimento…

 

Attenti a

 

Iniziò a scrivere la parte più importante, ma prima di poter finire vide l’ombra di un occhio giallo…

 

 

Sheridan riprese fiato come se fosse appena uscita da una piscina. Continuò ciò che stava facendo qualche tempo prima, finendo la lettera G e continuando a scrivere il nome. Solo a quel punto si rese conto che davanti a lei non c’era più Hermione con il suo specchietto, ma Madama Chips che cercava di visitarla in ogni modo. Fissò la mano con la scritta incompleta e si morse un labbro. Evidentemente non aveva fatto in tempo.

Solo a quel punto si accorse della presenza della McGranitt.

« Come stai, Pumpkin? »

La ragazza sbarrò gli occhi e si mise a urlare: « PROFESSORESSA! IO L’HO VISTA, DOVETE FERMARLA! »

« Chi? »

Sheridan prese fiato e urlò: « ERA LEI! ERA… »

 

 

« GINNY!!! »

Harry si precipitò verso la ragazzina coricata a terra, con così tanta enfasi che nel chinarsi lasciò cadere la bacchetta a terra.

« Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta! »

Kaito lo raggiunse subito. I capelli rossi della ragazza erano l’unica nota di colore di quella sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavano fino al soffitto, perdendosi nel buio e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo. Il tutto era troneggiato da un’enorme statua alta fino al soffitto, il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all'orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. Proprio lì era distesa Ginny, con il volto a terra.

Kaito la voltò, afferrandola per le spalle. Aveva il volto bianco e freddo come l'alabastro ma gli occhi erano chiusi.

« Non è pietrificata. »

Harry chiese con voce strozzata: « Ma allora è… »

Kaito mise una mano sotto la divisa: « Non è nemmeno morta, stai tranquillo. Ma non sta bene, il battito è debole… »

Harry prese la ragazza e la scosse: « Ginny, ti prego, svegliati! »

La sua testa ciondolò inerte e Harry stava per riprovare, quando una voce sconosciuta ma suadente riecheggiò nella sala.

« Non si sveglierà. »

I ragazzi sobbalzarono e si voltarono.

Al pilastro più vicino era appoggiato un ragazzo alto dai capelli neri. I contorni della sua figura erano stranamente sfocati, come se lo vedessero attraverso una finestra appannata. Ma come poteva Harry non riconoscerlo?

« Tom... Tom Riddle? »

Riddle annuì, senza levare gli occhi da Harry.

Kaito lo guardò stupito: « Tom Riddle? Quel Tom Riddle? Quello del diario? Assurdo… non così giovane, perlomeno… »

Harry lo ignorò: « Che cosa significa che non si sveglierà? Non è ancora... non sarà mica...? »

« È ancora viva. Ma per poco. »

Kaito era incredulo. Da quel che gli aveva detto Harry, Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts cinquant'anni prima, eppure eccolo lì, avvolto in un'aura misteriosa e opalescente: non poteva avere più di sedici anni. Kaito si morse un labbro. Ma se il tempo per lui non era passato…

« Sei un fantasma? »

Riddle rispose abbassando la voce: « Un ricordo. Un ricordo conservato in un diario per cinquant'anni. »

« I libri non sputano fuori persone a raccontare la loro storia, nemmeno quelli magici, altrimenti non ci sarebbe bisogno del Professor Rüf. Tu non me la racconti giusta. »

Riddle non rispose all’osservazione di Kaito, si limitò ad indicare il pavimento, in direzione dei piedi giganteschi della statua. Lì accanto, aperto, c'era il piccolo diario nero che Harry aveva trovato nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un attimo, i ragazzi si chiesero come avesse fatto ad arrivare fin lì, ma c'erano questioni più urgenti da affrontare.

Harry sollevò di nuovo il capo di Ginny: « Devi aiutarci, Tom, dobbiamo portarla fuori di qui. C'è un Basilisco... non sappiamo dove si trovi, ma potrebbe arrivare da un momento all'altro. Ti prego, aiutaci! »

Riddle non si mosse. Kaito non gli tolse gli occhi di dosso. C’era qualcosa che non andava, lo sentiva, ma Harry sembrava non accorgersene. Quest’ultimo, madido di sudore, cercò di sollevare Ginny da terra; poi si chinò di nuovo a raccogliere la bacchetta magica.

Ma la bacchetta era sparita.

« Avete mica visto la mia bacchetta? »

Kaito si guardò intorno: « Era lì per terra un attimo fa… »

Riddle li stava ancora fissando, senza parlare. In quel momento si resero conto che tra le sue lunghe dita rigirava la bacchetta magica di Harry.

Harry allungò una mano per prenderla: « Grazie. »

Un sorriso increspò le labbra di Riddle che non staccava gli occhi da Harry e continuava pigramente a giocherellare con la bacchetta. Kaito si morse un labbro. Quella figura era abbastanza solida da poter afferrare un oggetto? Brutto segno, si disse, soprattutto perché ora aveva un’arma pericolosa che sapeva usare sicuramente meglio di loro, a giudicare dall’età che dimostrava.

Harry persisteva nella sua ingenuità: « Senti, dobbiamo andarcene di qui! Se arriva il Basilisco... »

« Non verrà, a meno che non lo si chiami. »

Kaito sbuffò: « Senti, non abbiamo intenzione di suonargli il campanello, vogliamo solo andarcene di qui con Ginny! »

« Non ci sarà bisogno di muoversi. »

Harry iniziò ad agitarsi, posando nuovamente Ginny a terra, incapace di tenerla in braccio più a lungo: « Cosa intendi dire? Dai, rendimi la bacchetta, potrebbe servirmi. »

Il sorriso si allargò sul volto di Riddle.

« Non avrai bisogno nemmeno di quella. »

Harry lo fissò sconvolto e incredulo: « Che cosa significa che non ne...? »

« Era tanto che aspettavo questo momento, Harry Potter. Il momento di incontrarti. Di parlarti. »

Harry stava per perdere la pazienza: « Senti, non credo che tu abbia capito la situazione. Siamo nella Camera dei Segreti. Parleremo dopo. »

Riddle fece un largo sorriso, infilandosi in tasca la bacchetta di Harry.

Kaito lo fissò preoccupato: « Non credo fosse una proposta amichevole. »

Harry sembrò rendersi conto solo in quel momento della situazione: « Come ha fatto Ginny a ridursi in questo stato? »

Riddle rispose con tono amabile: « Questa sì che è una domanda interessante, ed è anche una storia molto lunga. Suppongo che la principale ragione dello stato in cui si trova Ginny è che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile, rivelandogli tutti i suoi segreti. »

«Ma di che cosa stai parlando?»

« Quale estraneo invisibile? »

«Il diario, il mio diario. Sono mesi che la piccola Ginny ci scrive fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue lacrimevoli preoccupazioni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che non pensava di riuscire mai a piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter... e nemmeno a Kaito Kuroba. »

Il prestigiatore lo guardò sorpreso: « Io? »

Finalmente Riddle si rivolse verso di lui. Durante tutto il discorso, infatti, i suoi occhi non avevano mai abbandonato quelli di Harry. Ma anche così manteneva uno sguardo quasi famelico.

« Proprio tu. Ma davvero credi che un sedicenne straniero e misterioso, tanto abile da cavarsela in tutte le situazioni anche senza magia, in grado d’impressionare chiunque con i suoi trucchetti di “magia babbana” non possa fare colpo su una stupida ragazzina di undici anni? Sciocca ragazzina, è andata avanti per mesi a ripetermi che non sapeva che fare, che le piacevate tutte e due e che sapeva che non era giusto… poi, a San Valentino, ha scoperto da Fred e George che avevi già una ragazza in Giappone… da una parte è stato un brutto colpo, sai, aveva scritto una poesia anche per te che ha stracciato subito… ma dall’altra si è sentita più libera di tornare “dal suo primo amore”… stucchevole, davvero… »

Kaito divenne tutto rosso, non sapeva neanche lui se dalla rabbia per la vocina stridula con cui Tom Riddle imitava Ginny o per la vergogna, per non essersi reso conto dei sentimenti della ragazza… forse, se avesse chiarito subito tutto…

La figura continuò: « È una gran noia dover stare a sentire gli sciocchi, piccoli turbamenti di una ragazzina di undici anni, ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E adesso lei mi adora. Nessuno mi ha mai capito come te, Tom... Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi... è come avere un amico da portare sempre con me in tasca… »

Rise: una risata stridula, fredda, che non gli si addiceva affatto, e che fece rizzare i capelli in testa a Harry.

« Modestia a parte, ho sempre avuto il dono di affascinare le persone di cui avevo bisogno. Così, Ginny mi ha schiuso la sua anima e la sua anima era esattamente quella che io volevo. Mi sono alimentato delle sue paure più profonde, dei suoi segreti più oscuri, che mi hanno reso sempre più forte. Sono diventato potente, molto più potente della piccola Ginny Weasley. Abbastanza da cominciare a raccontarle qualcuno dei miei segreti, da cominciare a riversare un po' della mia anima nella sua... »

Harry chiese con la bocca secca: « Cosa vuoi dire? »

Riddle rispose con dolcezza: « Non hai ancora capito, Harry Potter? È stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti. È stata lei a strangolare i galli e a scrivere messaggi minacciosi sulle pareti. Lei ad aizzare il Serpente di Serpeverde contro i cinque mezzosangue oltre che contro la gatta di Gazza. »

« No… »

«E invece sì. Naturalmente all'inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario... Col tempo, sono diventate sempre più interessanti... »

Poi, facendo di nuovo quella vocina stridula, iniziò a recitare a memoria: «Caro Tom, credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me... Oggi c'è stata un'altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo... Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom! »

Harry serrò i pugni tanto che le unghie gli affondarono nella carne. Kaito s’impose la faccia da poker per nascondere il suo orrore e la voglia sempre più forte di tirargli un pugno in faccia.

« C'è voluto molto tempo perché la piccola, stupida Ginny smettesse di fidarsi del suo diario, ma alla fine ha cominciato ad avere dei sospetti e ha cercato di disfarsene. Ed ecco dove entri in scena tu, Harry. Tu l'hai trovato, e io sono andato in brodo di giuggiole. Fra tutti quelli che avrebbero potuto venirne in possesso, quello che più desideravo incontrare eri tu... »

Harry lo guardò con furia repressa: « E perché volevi incontrarmi? »

Riddle posò gli occhi sulla cicatrice a forma di saetta e la sua espressione divenne ancor più famelica: « Vedi, Ginny mi ha raccontato tutto di te, Harry, tutta la tua affascinante storia. Sapevo di dover scoprire altre cose sul tuo conto, di doverti parlare, incontrarti, se potevo. Per questo ho deciso di mostrarti l'episodio della mia famosa cattura di quel gran sempliciotto di Hagrid: per conquistarmi la tua fiducia. »

Questa volta la voce di Harry tremò: « Ma Hagrid è mio amico! E tu l'hai incastrato, non è così? Io credevo che tu avessi commesso un errore, ma... »

Riddle scoppiò ancora una volta in quella sua risata stridula.

« Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be', puoi immaginare da te com'è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, orfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall'altra quel gran pasticcione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cuccioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riuscita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l'Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. C'erano voluti a me cinque anni interi per scoprire quel che c'era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l'ingresso... figuriamoci se Hagrid poteva avere il cervello o il potere per farlo! Soltanto Silente, l'insegnante di Trasfigurazione, sembrava persuaso dell'innocenza di Hagrid. Convinse Dippet a tenerlo e a istruirlo come guardiacaccia. Si, credo che Silente avesse indovinato. Silente non mi ha mai apprezzato quanto gli altri insegnanti... »

Kaito sospirò: « Chissà perché la cosa non mi sorprende… »

Harry digrignò i denti: « Scommetto che Silente ti ha inquadrato subito. »

Riddle commentò con indifferenza: « Be', certo, dopo l'espulsione di Hagrid non mi ha mai perso d'occhio, e la cosa era molto seccante. Sapevo che riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola non era prudente. Ma non avevo certo intenzione di buttare al vento tutti gli anni che avevo passato a cercarla. Decisi allora di lasciare un diario che conservasse tra le sue pagine la memoria di quel che io ero a sedici anni; in questo modo, con un po' di fortuna, sarei riuscito a istruire qualcuno abbastanza per seguire le mie orme e a portare a compimento la nobile opera di Salazar Serpeverde. »

Harry lo guardò con aria di trionfo: « Be', non è il caso che tu canti vittoria. Questa volta non è morto nessuno, neanche il gatto. Fra qualche ora sarà pronta la pozione di mandragola e tutti quelli che sono stati pietrificati torneranno normali. »

Riddle abbassò la voce: « Forse non ti ho ancora detto che non mi interessa più ammazzare i mezzosangue. Da molti mesi a questa parte, il mio nuovo bersaglio… sei tu. »

Harry lo fissò sconvolto: « Eh? »

Kaito alzò gli occhi: « È proprio l’incarnazione dello stereotipo del cattivo… pure le pause ad effetto… »

Tom Riddle lo ignorò: « Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che chi aveva riaperto il diario per scrivermi non eri tu, ma Ginny. Lei te l'ha visto in mano ed è stata presa dal panico. Cosa sarebbe successo se tu avessi scoperto come funzionava e se io ti avessi spiattellato tutti i suoi segreti? O se - peggio ancora - io ti avessi detto chi era stato a strangolare i galli? Cosi, quella stupida mocciosa ha aspettato che nel tuo dormitorio non ci fosse nessuno e ha trafugato il diario. Ma io sapevo cosa fare. Ormai mi era chiaro che tu eri sulle tracce dell'Erede di Serpeverde. Da tutto quel che Ginny mi aveva detto di te, sapevo che avresti risolto il mistero a ogni costo, specie poi se a essere aggredita fosse stata una delle tue migliori amiche. E Ginny mi aveva detto che a scuola aveva suscitato un grande scalpore il fatto che tu parlassi il Serpentese... perciò, ho convinto Ginny a scrivere un addio sul muro, a venire quaggiù e ad aspettare. Lei ha pianto, si è dimenata, ed è diventata davvero noiosa. Ma in lei non è rimasta più tanta vita: ha messo troppo di sé nel diario, dentro di me. Abbastanza, comunque, da permettermi di abbandonare finalmente quelle pagine. Da quando siamo quaggiù non ho fatto che aspettare il tuo arrivo. Sapevo che saresti venuto. Ho molte domande da farti, Harry Potter. »

Kaito incrociò le braccia: « Domande così importanti da fare tutto questo casino per porle? »

Riddle sorrise amabilmente: « Oh, sì… come è potuto accadere che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riuscito a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela solo con una cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti? »

Nei suoi occhi famelici brillava ora un sinistro bagliore rossastro. Kaito represse un brivido. Perché era così interessato all’assassino dei genitori di Harry? E soprattutto… perché lo aveva chiamato Lord Voldemort? Ginny non lo avrebbe mai chiamato così, probabilmente non si sarebbe mai osata neppure scrivere il suo nome.

Harry chiese lentamente: « Perché ti importa tanto di sapere come ho fatto a cavarmela? Voldemort è vissuto dopo di te. »

Riddle disse piano: « Voldemort è il mio passato, il mio presente e il mio futuro. »

Kaito lo guardò impaziente: « Non avremmo tutto questo tempo per prendere il tè con i pasticcini, per cui ti spieghi da solo o dobbiamo cercarci i sottotitoli con la parafrasi? »

Tom gli sorrise divertito: « Se sono i sottotitoli quello che vuoi, Kaito Kuroba, posso anche accontentarti… »

Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica di Harry e cominciò a rotearla in aria, tracciando tre parole scintillanti:

 

TOM ORVOLOSON RIDDLE

 

Poi la agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in un ordine diverso:

 

SON IO LORD VOLDEMORT

 

Harry guardò la scritta con gli occhi sbarrati: « No… non è possibile… »

Kaito mantenne con molta fatica la sua faccia da poker, questa volta: « Però… prima di entrare a Hogwarts doveva essere già un mago… dell’enigmistica, però… »

« Vedo che non perdi occasione per fare battute, Kaito Kuroba… dopotutto sei nato fra i babbani, non pretendo che tu capisca chi sia e cosa ho fatto… »

« Guarda, per il momento so che sei uno schifoso manipolatore tronfio ed egocentrico e tanto mi basta. »

Tom Riddle divenne serio improvvisamente. Poi sorrise in modo poco rassicurante: « Credo che tu abbia appena firmato la tua condanna… anzi, per usare le tue stesse parole, credo che tu abbia appena suonato il campanello »

La figura si allontanò e si fermò fra le due immense colonne, guardando in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Riddle spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo.

Kaito sussurrò al compagno di disavventura: « Harry? Traduzione simultanea, please! »

« Uhm… più o meno… Parlami, Serpeverde, tu che sei il più grande dei Quattro di Hogwarts. »

« E che senso ha? »

Kaito ebbe la sua risposta quando il gigantesco volto di pietra di Serpeverde si mosse, spalancando la sua bocca sempre più fino a diventare un immenso buco nero.

E dentro la bocca qualcosa si mosse. Qualcosa risaliva strisciando dalle profondità delle sue viscere di pietra.

E poi ancora un ordine, chiaro solo alle orecchie di Harry: « Uccidi quello strambo vestito di bianco. L’altro è la mia preda… »

Harry si voltò verso Kaito: « ATTENTO, CE L’HA CON TE! »

Ma il prestigiatore si stava già bendando gli occhi con uno dei foulard blu regalatigli da Aoko a Natale: « Con tutto quello che gli ho detto, mi sarei stupito del contrario… a dopo, Harry, credo che per un po’ avrò altro da fare! »

E iniziò la sua specialità.

La fuga.

 

Kaito iniziò a correre, l’orecchio teso al minimo rumore per individuare l’enorme serpente che lo inseguiva. Di tanto in tanto gli arrivava qualche parola del discorso fra Harry e Tom ma si sforzava d’ignorarle, di lasciarle come sottofondo in un angolo della sua mente. Il Basilisco era alle sue spalle e ogni rumore poteva essere la differenza fra la vita e la morte. Kaito s’azzardò a sollevare leggermente la benda e a buttare un occhio all’ambiente intorno, per poi prendere la sua fedele pistola spara-carte e lanciare due assi a due statue ai lati opposti della sala.

« Perfetto. I preparativi sono conclusi. »

Il Basilisco era sempre dietro di lui, sibilando in modo quasi assordante. Per un attimo Kaito si chiese se Harry avrebbe potuto tradurgli cosa gli stesse dicendo, ma il ragazzo era già abbastanza occupato e probabilmente il messaggio sarebbe stato qualcosa di pericolosamente simile a “E stai un po’ fermo, spuntino!”. Perché il prestigiatore stava tutto fuorché fermo, continuando a saltare da una parte all’altra della stanza, schivando buche e statue e pregando di non inciampare. Ma per quanto avrebbe potuto continuare?

La voce di Harry a un certo punto gridò: « Non credere che se ne sia andato come pensi! »

« Bravo, cantagliele quattro! »

In realtà non è che contasse molto sulle parole di Harry, ma non sapeva come cavarsi d’impiccio, questa volta. Fino a che da qualche parte risuonò una musica, sempre più forte. Aveva un che di misterioso, di ultraterreno, faceva correre i brividi lungo la schiena; Kaito sentì rizzarsi i capelli in testa e il cuore allargarsi come se fosse raddoppiato di volume. Poi la musica raggiunse un volume cosi alto che se la sentì vibrare dentro la cassa toracica; fu allora che sentì un tonfo e la voce di Riddle che commentava: « È una fenice... »

« Fanny? »

Kaito sospirò. Bene, così ora avevamo una fenice e un Basilisco. Ma era la Camera dei Segreti di Hogwarts o quella dello zoo del mondo magico? E poi, come faceva Harry a conoscere anche la fenice? Parlava pure con gli uccelli? Era un mago o l’incarnazione magica del Dottor Dolittle?

Riddle continuò: « E quello è il vecchio Cappello Parlante. »

Cosa? Kaito fu tentato di fermarsi ad ascoltare la discussione, ma aveva un Basilisco che gli incombeva alle spalle e fu costretto a riconcentrarsi sulla sua fuga alla cieca. Alle sue spalle Kaito sentiva Harry e Riddle continuare a discutere, così concitatamente che un paio di volte fu tentato di gridare loro di fare silenzio, perché non sentiva più il Basilisco. Poi delle urla concitate da parte di Riddle in Serpentese lo convinsero a rischiare una sbirciatina dalla benda. Il serpente dal lucente corpo verde fiele, grosso come il tronco di una quercia, si era rizzato e la sua grossa testa massiccia ondeggiava fra le colonne, come se fosse ubriaco. Un uccello vermiglio delle dimensioni di un cigno, con una coda d'oro scintillante lunga quanto quella di un pavone e due artigli, anche quelli d'oro lucente, gli volteggiava sopra la testa, e il Basilisco cercava furiosamente di addentarlo con le zanne lunghe e sottili come sciabole.

Quella che doveva essere Fanny scese in picchiata. Il suo lungo becco d'oro scomparve e un attimo dopo un torrente di sangue nero schizzò sul pavimento. Il serpente menava colpi con la coda; mancò di poco Harry, e prima che il ragazzo facesse in tempo a chiudere gli occhi si voltò. Kaito si morse un labbro. Harry era…

No, era ancora in piedi. Ma come…

« Kaito, togliti la benda, Fanny l’ha accecato! »

Mentre Kaito si levava il foulard con un elegante gesto, il serpente accecato si dimenò, confuso, ma ancora micidiale. Fanny gli volteggiava sopra la testa: aveva ripreso a cantare la sua arcana melodia, colpendo il naso squamoso del mostro che continuava a sanguinare dagli occhi trafitti. Harry era proprio sotto di loro e mormorava disperato: « Aiutatemi, aiutatemi! Qualcuno mi aiuti! »

In quel momento Kaito lanciò un pallone gonfiabile da spiaggia: « EHI! STAVI INSEGUENDO ME, TI SEI DIMENTICATO? FATTI UNA CURA DI FOSFORO, TUBO DA INNAFFIATORE AMBULANTE! »

Quando il Basilisco si voltò verso di lui sibilando e con tutti i canini in bella vista, il prestigiatore fu sicuro di aver attirato la sua attenzione.

« Bene… ma almeno stavolta vedo cosa faccio. È tempo dello show! Vieni verso di me, serpentello, che ho una sorpresuccia per te… »

Come se gli avesse dato un ordine in Serpentese, il Basilisco scattò verso di lui, ma dalla tasca interna della giacca Kaito tirò fuori un pollo di gomma. Il Basilisco rimase indifferente.

« No, eh? A quanto pare se non è vivo non funziona… e vabbè, piano B! »

Con rapida e fulminea mossa Kaito fece un balzo e…

« Non è possibile! »

Harry per la prima volta concordò con Tom Riddle: « Assurdo… sta… »

« … sta camminando a mezz’aria??? »

Kaito sorrise, intimamente soddisfatto. Aveva già fatto un numero del genere davanti a mezza Tokio, ma vuoi mettere la soddisfazione di stupire dei maghi? Se solo Madama Bumb lo avesse visto in quel momento, probabilmente lo avrebbe promosso all’istante.

Il Basilisco rimase per un attimo confuso, non aspettandosi che la sua preda potesse togliersi dalla traiettoria a quella velocità, ma grazie al suo fiuto sviluppato lo individuò quasi subito e cercò di morderlo. A quel punto Kaito si chinò e si lanciò verso una delle statue, mentre il serpente rimaneva spiazzato per un paio di secondi, non aspettandosi quella pur debole resistenza.

« Piaciuto il filo trasparente, amico? L’ho lanciato prima con le carte… e sono un ottimo equilibrista. »

Il serpente spezzò il filo in un istante, ma Tom Riddle diede ordine al Basilisco di fermarsi, mentre recuperava la sua innata sicurezza e spavalderia: « Ah, era solo un banale trucchetto babbano, dovevo immaginarlo… ma non basterà un filo a fermare il Basilisco. Tra poco il tuo amico verrà mangiato, Harry Potter… quanto a te… »

La figura tirò fuori la bacchetta di Harry: « … avrò l’onore di finirti con le mie mani! Avad »

« Expelliarmus! »

La bacchetta schizzò dalle mani di Riddle per finire dritta in quelle di Kaito.

« Quest’incantesimo fa miracoli, oggi. »

Il giovane Voldemort si affrettò verso Ginny, ma Kaito lo richiamò dall’alto della statua esibendo i suoi trofei: « Inutile… la bacchetta di Ginny ce l’ho io. Sei disarmato, mio caro… »

« Quando… »

« Quando ho controllato il suo battito cardiaco. Un prestigiatore dev’essere svelto di mano... »

e un ladro ancora di più, aggiunse mentalmente. Ma questo era meglio non dirlo, per il bene della sua fedina penale. Mentre Tom tramava probabilmente crudeli tecniche di omicidio nei confronti di Kaito, alle sue spalle Harry si era infilato in testa il Cappello Parlante. Il prestigiatore non ebbe il tempo di chiedersi il motivo del suo strano gesto che il Basilisco, per ordine del suo padrone, gli si avventò contro nuovamente. Con un salto da fare invidia a un’atleta di ginnastica artistica olimpionico, Kaito balzò giù e riprese a correre disperatamente. Anche se non poteva più ucciderlo con lo sguardo, il serpente aveva dalla sua parte ancora le zanne avvelenate e, soprattutto, Tom Riddle che in serpentese continuava probabilmente a dargli indicazioni sulla sua posizione. Che poteva fare? Avrebbe potuto distrarlo con una delle sue colombe, ma non gli piaceva l’idea di sacrificarle. Di sicuro non poteva ancora tentare idiozie come la palla da spiaggia. Certo, discorso diverso se avesse avuto a disposizione la cintura spara palloni di Conan Edogawa e, soprattutto, le sue scarpe dopanti; in tal caso avrebbe potuto fargli saltare qualche zanna, ma l’unica cosa che aveva a disposizione era la sua attrezzatura da prestigiatore, di certo non ideata per affrontare un serpente di quelle dimensioni. E, certo, la bacchetta, anzi, tre bacchette per la precisione, con le quali però non sapeva lanciare incantesimi in grado di fermare quel mostro. A meno che…

Kaito si voltò di colpo verso il suo avversario, brandendo tutte e tre le bacchette.

« Se una non basta… »

Lanciò la bacchetta di Ginny in aria e impugnando le altre due gridò: « Expelliarmus! »

L’incantesimo partì con una potenza raddoppiata, mentre nel giro di un secondo, forse meno, Kaito riafferrò la terza bacchetta e la rimise in tasca. I due incantesimi combinati sbalzarono leggermente indietro la creatura, ma non abbastanza da fermarla del tutto.

Tom Riddle sorrise: « Sei coraggioso e audace, lo ammetto, Kaito Kuroba… non tutti avrebbero tentato un incantesimo con più bacchette per duplicarne l’effetto… per di più credevo fossi destrimane… »

« Come dissi a Olivander, sono ambidestro… usare la bacchetta con una mano o con l’altra mi è assolutamente indifferente. »

« Ma questo non ti salverà dal mio Basilisco… vedi, queste straordinarie creature sono molto resistenti alla magia… se l’incantesimo di disarmo è il più potente che conosci… »

« Scusa tanto se al primo anno la cosa più utile che t’insegnano è il Wingardium Leviosa… »

« Sì, lo ammetto, se fossi stato più esperto avresti potuto mettermi in difficoltà, ma così è la vita… finiscilo, Basilisco! »

Kaito fece una smorfia: « Credo di aver capito anche quest’ultima senza traduttore… se mi bocciano a Hogwarts è la volta buona che mi do a qualche corso universitario tipo “Lingue magiche e sovrannaturali”… »

Il prestigiatore riprese a correre, mentre Riddle tornava a rivolgersi a Harry e a sbeffeggiarlo per la spada che aveva appena tirato fuori dal Cappello Parlante.

« Hai deciso di darti anche tu alla prestidigitazione? »

« E anche se fosse? »

Riddle indicò Kaito: « Allora staresti per fare la fine del tuo amico… »

Già, Kaito si era ritrovato spalle al muro, con l’enorme serpente che incombeva su di lui. Harry lo guardò spaventato. Cosa poteva fare per salvarlo?

« Guardalo, Harry, guardalo morir… ma cosa… »

Sotto gli occhi sorpresi di Harry e Tom, Kaito scattò in avanti, verso il Basilisco, proprio mentre allargava le sue fauci… e un istante dopo s’alzò del fumo e videro il ragazzo vicino alla sua coda, che scappava a gambe levate.

Il ragazzo con la cicatrice lo guardò stupefatto: « Ma come ha fatto? È stato velocissimo! »

Riddle sorrise malignamente. Quel ragazzo poteva essere più interessante del previsto se riusciva a portarlo dalla sua parte… e se il Basilisco non se lo sgranocchiava prima per merenda…

Kaito intanto correva, ormai quasi senza fiato. Non ce la faceva davvero più, era peggio di qualunque inseguimento di Nakamori. La stanchezza gli annebbiava la vista più del fumogeno che aveva lanciato. L’ultimo fumogeno, a dir la verità, che aveva usato per distrarre il serpente dal suo odore. Aveva giusto guadagnato qualche metro. Bene, e a quel punto cosa poteva inventarsi per…

Quasi non si accorse di star cadendo. La fitta alla caviglia fu così intensa da accecarlo per un secondo e fu per puro istinto di sopravvivenza che mise avanti le mani per arrestare la caduta. Una buca, una stupida buca in quel pavimento marcio dal tempo. Kaito imprecò nella sua lingua madre quando provò a muovere il piede. Era davvero un pessimo momento per prendersi una storta. Con una smorfia di dolore, il ragazzo provò a rimettersi in piedi. Sì, la caviglia reggeva il suo peso, ma poteva dire addio alle corse e ai salti che gli avevano salvato la pelle fino a quel momento. Per di più quell’imprevisto gli aveva fatto perdere tutto il vantaggio che aveva accumulato. Rendendosi improvvisamente conto della cosa, si voltò. Il Basilisco era proprio su di lui, con le fauci aperte. Non aveva il tempo di scappare. Non aveva il tempo né le energie per rotolare di lato. Forse aveva il tempo di sparare una carta, ma sarebbe stato abbastanza inutile.

Cosa doveva fare? Cosa? Cosa?

 

« Cosa… »

 

Non l’aveva neanche visto, era stata solo un’ombra scura passatagli davanti. Solo ora che era lì, immobile di fronte a lui, Kaito identificò Harry. Con una spada in mano affondata fino all’elsa nella gola del Basilisco. Con una zanna di quest’ultimo nel braccio.

Il Basilisco si rovesciò sul fianco e ricadde a terra con uno spasimo, mentre Harry si afflosciava lungo la parete e cadeva insieme alla spada. Afferrò la zanna che gli spargeva il veleno nel corpo e se la strappò dal braccio. Ma era tardi, lo sapeva lui come lo sapeva Kaito. Mentre Harry lasciava cadere il frammento di zanna e guardava il suo stesso sangue inzuppargli i vestiti, Kaito non riusciva nemmeno a pensare.

« Harry… no… perché… »

Il ragazzo rispose con voce impastata: « Non so… l’ho fatto e basta… »

Tom lo guardò trionfante: « Alla fine sei mio. Mi sei costato un Basilisco, ma nessun prezzo è troppo caro per saperti morto… sei spacciato, Potter, spacciato… »

La fenice atterrò affianco a Harry, che l’accarezzò con aria stanca, mentre le diceva con voce impastata: « Fanny? Sei stata bravissima, Fanny... »

Riddle continuò a sbeffeggiarlo: « Ora mi siedo qui e ti guardo morire, Harry Potter. Fai con comodo. Io non ho fretta. »

« Ma io sì. »

Harry cercò stancamente di fermarlo: « No, Kaito, non farlo… »

Il prestigiatore si era alzato in piedi a fatica, brandendo la spada che Harry aveva tirato fuori dal Cappello Parlante poco prima.

« Scusate, ma ho un amico da salvare prima che finisca avvelenato. Quindi, se non ti spiace, ora ti affetto e poi lo porto su. »

Il ragazzo ridacchiò: « Cosa vuoi fare? Non ti reggi nemmeno in piedi! »

« Non sottovalutare la forza della disperazione. »

Kaito si avventò su di lui, ma la lama attraversò la figura. Tom rise.

« É inutile. Non sono abbastanza reale perché tu possa colpirmi. E quando sarò tangibile significherà che Ginny è morta. »

« STAI ZITTO! »

Kaito continuava a menare fendenti con entrambe le mani. Stanco, dolorante, preda dei sensi di colpa, non ragionava più in modo molto logico. Sapeva solo che se avesse lasciato uscire quel mostro da lì sarebbero stati guai per tutti e che l’unico ancora in grado di affrontarlo era lui. Si sentiva schiacciato da un tremendo senso di responsabilità: da lui dipendeva la vita di Harry, quella di Ginny e, appena fuori dalla Camera, quella di Ron e Allock e di tutti gli studenti della scuola…

« Arrenditi, Kaito Kuroba, tu non puoi fare nulla per fermarmi… ma potresti unirti a me… »

Il ragazzo, facendo perno sulla caviglia sana, ruotò su se stesso puntando direttamente la spada al suo collo.

« MAI!!! »

E per la prima volta Tom Riddle schivò il colpo. Kaito trovò ancora la forza di sorridere.

« Parli, parli, ma a quanto pare ora ti posso fare a sushi… »

Tom stava per ribattere, ma si bloccò di colpo, con gli occhi sbarrati.

« Tu… maledetto… »

Kaito non capì il sussurro. A cosa si riferiva? Non l’aveva ancora colpito!

D’istinto si voltò. Alle sue spalle c’era Harry, di nuovo in piedi, fra le mani il diario, zuppo d’inchiostro, colpito a morte dalla stessa zanna che l’aveva avvelenato poco prima.

Tom Riddle attirò nuovamente l’attenzione su di sé con un grido prolungato, terribile, penetrante. L'inchiostro continuò a sgorgare dal diario a fiotti, sulle mani di Harry, inondando il pavimento. Riddle si dimenava e si contorceva, urlando e dibattendosi, e poi...

Era sparito. Il diario cadde dalle mani di Harry insieme alla zanna a terra poi fu il silenzio. Silenzio, salvo il gocciolio continuo dell'inchiostro che trasudava ancora dalle pagine. Il veleno del Basilisco, attraversandole, le aveva bruciate, producendo un buco che ancora sfrigolava. Era finita.

Kaito sentì le ginocchia cedergli con l’allentarsi della tensione. Piantò la spada a terra e ci si appoggiò. Harry era tremante ma a occhio e croce sembrava stare meglio di lui.

Kaito chiese, con voce roca: « Tutto a posto? »

Il ragazzo annuì: « Sembra che le lacrime di Fanny mi abbiano guarito dal veleno del Basilisco. E tu? »

« A parte una storta e una stanchezza che non ti dico, sto bene. Vai a buttare un occhio a Ginny, mentre cerco di rimettermi in piedi… »

Harry annuì e si diresse verso la ragazzina dall’altra parte della Camera. Kaito udì un lamento flebile e vide Ginny muoversi. Harry le fu subito accanto e lei si mise seduta. I suoi occhi stupefatti andavano dalla grossa sagoma della testa del Basilisco morto a Harry e ai suoi abiti tutti insanguinati, a Kaito vestito di bianco e poggiato sulla spada, e poi al diario che il ragazzo teneva in mano. Sospirò profondamente e rabbrividì; poi le lacrime cominciarono a rigarle il viso.

«Harry... oh, Harry... ho cercato di dirvelo a colazione, ma non potevo farlo davanti a Percy. Sono stata io, Harry, Kaito... ma... v-vi g-giuro che n-non volevo. È stato R-Riddle... n-non ce l'ho f-fatta a d-dirgli di n-no... e... come avete fatto ad ammazzare quel coso? D-dovRiddle? L'ultimo ricordo che ho è di lui che saltava fuori dal diario...»

Harry sollevò il piccolo volume e mostrando a Ginny il buco prodotto dalla zanna: « Non ti preoccupare. Riddle è finito. Guarda! Lui e il Basilisco: sono finiti. Vieni, Ginny, usciamo di qui... »

« Ehi, non dimenticatemi qua! »

Harry sorrise: « Ma ti pare? Tranquillo, mettiti pure in piedi con calma, ormai non ci corre più dietro nessuno… »

« Meno male, per oggi ho fatto jogging a sufficienza… »

Kaito si rimise in piedi, ma la caviglia non lo reggeva, per cui il ragazzo tirò fuori la spada da dove l’aveva incastrata e la usò come appoggio per camminare.

Harry lo guardò preoccupato: « Ehm… Kaito? Hai intenzione di usarla come stampella? »

« Preferisci che usi una zanna di Basilisco? No, perché qua dentro non c’è molto altro… »

« Preferisco che ti appoggi a noi. Possiamo aiutarti. »

Prima che Kaito potesse replicare, Harry e Ginny si misero al suo fianco a sostenerlo. La ragazza vedendo più da vicino com’era conciato ebbe un’altra crisi isterica: « Scusami, Kaito, i-io ho detto che v-venivo a cercarti e invece… e invece mi cacceranno dalla scuola! E pensare che non vedevo l'ora di venire a Hogwarts fin da quando c'era Bill, e ora dovrò andarmene... c-che cosa diranno papà e mamma? »

Kaito non le disse nulla. Si limitò a stringerle con più forza il braccio e a seguire Fanny che li stava aspettando all'ingresso della Camera, volteggiando in aria. Nell'oscurità che risuonava di echi, scavalcarono le spire inanimate del Basilisco morto e poi ripercorsero il tunnel. Harry udì la porta di pietra richiudersi alle loro spalle con un lieve sibilo. Kaito si chiese se era la Camera che diceva loro addio.

Percorrevano ormai da qualche minuto la galleria avvolta nell'oscurità quando sentirono in lontananza un rumore di massi spostati lentamente.

Harry lasciò il bracciò di Kaito e gridò affrettando il passo: « Ron! Ginny sta bene! È qui con noi! »

Gli rispose il grido soffocato dell'amico e dopo l'ultima curva scorsero la sua faccia ansiosa scrutare attraverso il grosso varco che era riuscito ad aprire nel mucchio di massi.

Ron allungò un braccio attraverso il varco per aiutarla a passare per prima: « Ginny! Sei viva! Non riesco a crederci! Cos'è successo? »

Cercò di abbracciarla, ma Ginny lo tenne a distanza, sempre singhiozzando.

Ron la osservò raggiante: « Ma stai benone, Ginny. È tutto finito, è... e quell'uccello da dove viene? »

Fanny aveva seguito Ginny attraversando il varco.

Harry spiegò facendosi piccolo piccolo per sgusciare dall'apertura: « È di Silente. »

Poi allungò la mano per aiutare Kaito, ancora più in difficoltà di lui per la stazza e per la storta. Ron lo guardò preoccupato: « Cosa ti è successo, Kaito? E come mai hai una spada? »

Harry lanciò un'occhiata a Ginny e a Kaito: « Te lo spiegherò quando saremo usciti da qui. »

« Ma... »

Harry decise di tagliar corto. Non gli pareva una buona idea dire a Ron chi aveva aperto la Camera, perlomeno non davanti a Ginny: « Più tardi. E Allock dov'è? »

Ron indicò sorridendo col capo la parte superiore della galleria, in direzione delle condutture: « Là dentro, in condizioni pietose. Venite a vedere. »

Guidati da Fanny, le cui ali illuminavano di un tenue bagliore dorato l'oscurità, rifecero il percorso fino all'imboccatura del tubo. Lì stava seduto Gilderoy Allock, canticchiando placidamente fra sé e sé.

Kaito lo guardò perplesso: « L’umidità gli ha dato più alla testa del solito? »

Ron spiegò: « L'Incantesimo di Memoria ha avuto un effetto boomerang. Ha colpito lui, anziché noi. Non ha la più pallida idea di chi sia, di dove si trovi, o di chi siamo noi. Gliel'ho detto io di aspettare qui. È un pericolo per se stesso. »

Kaito alzò gli occhi al cielo: « Se è per questo lo era anche prima… non tutti terrebbero per mesi dei folletti impazziti in classe… »

Allock li guardò tutti con aria amabile.

« Salve. Strano posto, non vi pare? E voi, abitate qui? »

Ron guardò gli altri sollevando le sopracciglia: « No. »

Kaito sussurrò: « Diavolo, è inquietante… sembra uno di quei pazzi dei film horror che prima ti sorridono amabilmente e poi cercano di ucciderti! Non so se lo preferisco così o com’era prima… il che è tutto dire… »

Harry pensò bene di troncare la discussione e guardò su per il tubo lungo e buio, chiedendo a Ron: « Hai pensato come facciamo a risalire? »

Ron scosse la testa, ma Kaito si fece avanti: « Ho un rampino. Se riesco ad agganciarlo a qualcosa che sia più solido di Mirtilla Malcontenta posso tirarci su senza problemi… solo che reggerà al massimo due persone per volta. Oppure… »

In quel momento la fenice aveva superò tutti e mosse le ali davanti a loro con gli occhi che brillavano nell'oscurità e agitando le lunghe penne dorate della coda. Harry la guardò incerto.

« … oppure ricorriamo all’ascensore a fenice, come preferite. Io penso sempre in modo troppo babbano, evidentemente… »

Ron fissò l’uccello con aria perplessa: « Sembra proprio volerti dire di afferrarla, Harry, ma sei troppo pesante perché un uccello riesca a portarti fin lassù. Per non parlare di tutti noi. »

Harry sorrise: « Fanny non è un uccello qualunque. »

Kaito annuì: « Poco ma sicuro. »

« Dobbiamo aggrapparci formando una catena. Ginny, dai la mano a Ron. Professor Allock, lei... »

Ron si rivolse aspro ad Allock: « Ehi, dice a lei! »

« ...lei prenda Ginny per l'altra mano; Kaito, tu chiudi la fila come prima. »

Il prestigiatore si portò una mano alla fronte: « Roger, capitano. »

Il ragazzo con la cicatrice lo fermò un attimo: « A proposito… ma sei sicuro che un rampino faccia parte del normale equipaggiamento di un prestigiatore? Io nei film l’ho visto sempre solo usare dai ladri… »

Kaito mantenne la sua faccia da poker: « Hai mai visto film che parlano dei segreti di un prestigiatore? »

« No. »

« E allora che ne sai dell’attrezzatura per la prestidigitazione? E se speri che ti dica a cosa serve te lo puoi anche scordare, un mago non rivela mai i suoi trucchi. Ora, vogliamo andare o vuoi farmi una perquisizione? »

« Ok, chiudiamola qui, in effetti non è il posto né il momento adatto per queste discussioni. »

« Appunto. Andiamo? »

Harry si fissò alla cintura la spada e il Cappello Parlante. Ron si mise dietro di lui e lo afferrò per gli abiti, mentre Harry si afferrò alle piume della coda di Fanny che erano stranamente bollenti. Il professore rimase lì un po’ inebetito, mentre Kaito dava controvoglia la mano all’insegnante, indeciso se spaccargli la mano con la presa o se dare retta al senso di pietà che gli suscitava in quello stato e lasciarlo in pace.

Il corpo dell'uccello si librò con una straordinaria leggerezza e un attimo dopo, con un sibilo, ecco che risalivano in volo la tubatura. Harry sentì Allock esclamare: « Straordinario! Straordinario! Sembra un'autentica magia! », seguito poco dopo da Kaito che chiedeva a Ginny di tappargli la bocca in qualunque modo perché era la volta buona che lo strozzava. Ron sorrise divertito. L'aria frizzante sferzava i capelli di tutti, ma non avevano fatto in tempo a godersi l'ascensore che era già finita. Tutti e cinque capitombolarono sul pavimento bagnato del gabinetto di Mirtilla Malcontenta, e mentre Allock si raddrizzava il cappello e Kaito si lamentava per essere atterrato proprio sulla caviglia già malridotta, il sifone che nascondeva la tubatura tornò al suo posto.

Mirtilla strabuzzò gli occhi e disse con voce inespressiva: « Siete vivi. »

Harry rispose cupo, ripulendo gli occhiali delle macchie di sangue e di fango: « Non c'è bisogno che ti mostri tanto delusa. »

Kaito cercò di evitare che la discussione degenerasse: « Dai, non cominciamo… »

Inaspettatamente Mirtilla rispose, inargentandosi per l'imbarazzo: « Oh, be'... stavo giusto pensando. Se voi due foste morti, sarei stata lieta di ospitarvi nel mio gabinetto. »

Kaito fece appello a tutto il suo self control per non rispondere sinceramente alla proposta di Mirtilla, preferendo rinchiudersi in un bagno per cambiarsi d’abito, ma si ritrovò a concordare con Ron quando uscirono dal gabinetto e si incamminavano lungo il corridoio buio e deserto: « Bleah! Kaito, Harry! Credo che Mirtilla sia innamorata di voi! Ginny, per quanto riguarda Harry hai una concorrente! »

Ma il volto della ragazzina era ancora rigato da lacrime silenziose.

Ron le lanciò un'occhiata trepidante: « Che cosa c'è adesso? »

Harry gli fece segno di lasciarla tranquilla e Kaito annuì.

Fanny apriva la fila e illuminava il corridoio di una luce dorata. Il piccolo drappello la seguì e poco dopo si ritrovarono tutti fuori dell'ufficio della professoressa McGranitt.

Harry bussò e poi aprì la porta.

 

 

Dovrei cominciare con lo scusarmi per tutti questi mesi di assenza, causa università e problemi di salute vari… e invece, dato che sarebbe inutile, perché ormai il danno è fatto e non posso rimediare.

Vorrei invece concentrarmi sul perché ho scelto di fare questo capitolo in modo così esageratamente comico. Tranquilli, sarà un’eccezione, ma l’ho fatto per un motivo ben specifico. Secondo me questo capitolo è il più assurdo dell’intera trama. Perché? Perché qui Harry è un po’ stupidotto e Voldemort è stupido. Scusate, ma secondo voi, pur avendo un’amica stesa a terra che non sta bene, ti trovi davanti un ragazzino di cinquant’anni prima e non ti chiedi che ci faccia lì? E caro Tom, hai una bacchetta, puoi usarla perché hai fatto la scritta di fuoco, che ti cosata ucciderlo con quella? O almeno usala per immobilizzarlo così che il Basilisco possa finire il lavoro!

Ecco, tutte queste cosa che mi hanno sempre lasciato perplessa, ho voluto criticarle e smontarle grazie all’elemento imprevisto di Kaito. Non so se questo capitolo vi piacerà o meno, ma dal prossimo torniamo al solito stile, tranquilli.

Intanto approfitto ancora per ringraziare Giorgia_Weasley, Meiyo Makoto, Bumbix, Darkroxas92 e Tsuki no Sasuke per le recensioni, sperando di averne ancora qualcuna per questo capitolo.

Dunque, nel prossimo i nostri eroi scopriranno qualcosa in più su Tom Riddle… niente di nuovo? Forse… c’è un personaggio che non sa proprio tutta la vicenda…

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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