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Autore: eldarion    17/04/2014    8 recensioni
“...Lei aveva una vita meravigliosa, tutto a posto: niente sbavature, niente dubbi o incertezze, niente cieli oscuri né acque profonde.
Dalla finestra aperta sul cielo entrava solo il sole senza ombre e l’aria che sa di mare e ti fa vivere.”
Sanae è molto felice con Tsubasa, ama lui e i suoi due bambini. Ha una vita meravigliosa, tuttavia...E’ davvero stata una vita meravigliosa la sua? Personalmente mi sono sempre chiesta se Sanae fosse felice e che genere di felicità potesse essere la sua, da qui è nata questa storia che parla di lei, di una strana e improbabile avventura e...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer
I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Note personali: ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.

Buona lettura!
 


Il crollo di Tsubasa


 

La donna di fronte a Sanae, nella quale la ragazza riconosceva a stento la madre, la guardò in silenzio studiandola. 
Alla moglie del capitano parve che un fremito scuotesse quel corpo, e non era gioia. Forse era rabbia: un moto di rabbia repressa.
“Mamma! Mamma sono Sanae!...OH...Mamma sapessi che mi succede, è tutto così strano. Nessuno mi riconosce più ma tu...Tu conosci le stesse persone che conosco io, ti prego, ti prego fammi entrare e abbracciami. Abbracciami come quando ero piccola e tu e papà mi...”
“Basta ora! Non la conosco, io non ho figli!”
La donna, indurita ancor più dal quel discorso supplichevole, interruppe bruscamente Sanae la quale, annientata dalla frase, si aggrappò al cancello e continuò.
“Non è possibile, io sono cresciuta qui con te e papà...Dov’è papà? Deve essere qui, mi ha telefonato ieri proprio da casa!”
“Tuo padre?!”
Rispose la donna sospirando mentre Sanae insisteva ancora.
“Ma sì! Sì...Mio padre, tuo marito...Mamma che ti succede?”
Visibilmente spazientita quella madre sconosciuta troncò la conversazione.
“Ho detto che non ho figli...E mio marito se n’è andato molto tempo fa! Questa è un’altra ragione per cui non mi piacete: se lo conoscete e gli avete parlato siete una delle sue amichette! Ora Andatevene! Non ho niente da dirvi, se lui vi ha lasciata e lo cercate qui vi sbagliate non lo vedo da anni, molti anni!”
La donna girò su se stessa e si diresse verso casa senza dire altro. Non una lacrima scese dal volto della moglie del capitano, troppo scossa per piangere si guardò intorno smarrita.
“Atsushi...”
Mormorò incredula.
Se lei non era nata, era giusto, era più che giusto che la madre non la riconoscesse ma, per quanto la vita potesse essere cambiata per i suoi genitori, Sanae si era immaginata di trovarli felici con Atsushi.
Di nuovo la rabbia si impadronì della giovane che iniziò un’altra folle corsa alla ricerca dei pezzi della sua vita. Corse a perdifiato senza guardarsi intorno, urtando le persone, facendosi strada senza indugio alcuno fino all’asilo dove, se lo ricordava perfettamente, lei accompagnava il suo fratellino.
La costruzione bassa e circondata dai ciliegi in fiore era sempre uguale, e le voci gioiose dei piccoli ospiti animavano il giardino assolato come 
sempre. Prima di entrare Sanae si soffermò a osservare i piccoli alla ricerca di Atsushi: non lo vide.
“Sta cercando qualcuno?”
La voce gentile riscosse la ragazza dal torpore.
“Ah...si...Cerco un bambino di nome Atsushi...Atsushi Nakazawa, mi sembrava che frequentasse questo asilo.”
Sanae, stanca di essere presa per pazza, disse una mezza verità. “Mi dispiace, deve aver sbagliato struttura, c’è un Atsushi ma non è quello che cerca lei. Comunque ora controllo, se vuole seguirmi...”
Sanae seguì l’insegnante e restò con lei mentre consultava i registri attentamente ma senza successo.
“Mi dispiace, è come le dicevo, ho controllato anche gli alunni che hanno già lasciato l’asilo da tempo ma non c’è traccia del bambino che cerca.”
Precisò la maestra gentilmente.
Sanae abbassò gli occhi.
“Devo essermi sbagliata...Naturalmente...”
E lasciò la scuola a testa bassa. Si morse le labbra rivolgendo lo sguardo a Warashi che, come sempre, l’aveva seguita.
“Che è successo? Dov’è Atsushi? Io non esisto, va bene, ma lui cosa c’entra, che ha fatto di male? I miei genitori non hanno avuto solo me, dopo è arrivato Atsushi...Perché? Perché non c’è, perché non vivono tutti insieme felici nella nostra casa?”
Il piccolo angelo era molto triste.
“Non c’è Sanae...Tu non sei nata e nemmeno lui...Vedi Sanae, i tuoi genitori non hanno resistito, non hanno saputo aspettare. Tu non arrivavi e l’attesa, l’angoscia e la delusione li hanno divisi; invece di sostenersi a vicenda nel dolore si sono allontanati fino a separarsi e a dimenticare il loro amore. Non hanno avuto la forza di attendere ancora quel figlio che tanto desideravano e così lo hanno perduto...Sanae...Atsushi non c’è proprio perché sei mancata tu...Tu non c’eri, non eri là a consolare e salvare i tuoi genitori 
perché poi accogliessero anche il tuo fratellino.”
La rabbia di Sanae svanì tramutandosi in lacrime liberatorie.
La ragazza non sapeva spiegarselo ma non provava dolore. Una sorta di rassegnazione prese il posto della volontà di esistere.
“Voglio cercare i miei amici.”
Il piccolo annuì e Sanae s’incamminò lentamente per la via.
Le ombre dei ciliegi e il profumo dei fiori sembrava alleviare le profonde ferite della giovane.
Aveva smesso anche di piangere. Si guardava intorno come a voler fermare le immagini, gli scorci di un mondo al quale non apparteneva più. Chissà cosa le sarebbe accaduto una volta finito il suo viaggio, peccato...Peccato...Forse, pensò, non avrebbe più visto Fujisawa e nemmeno Barcellona,
 i suoi amici. Probabilmente non avrebbe più sentito il calore del sole sulla pelle e la brezza carezzevole scompigliarle i capelli.
In quel momento, solo in quel momento, realizzò che il suo mondo, con tutti i difetti che spesso glielo avevano reso insopportabile, non era poi così male.
Si fermò. Il negozio dei genitori di Ryo era ancora al suo posto. Prese un respiro e attraversò la strada. Quando fu dinanzi all’entrata non ebbe il coraggio di andare oltre. Si bloccò sull’ingresso, sotto il pesante tendone che riparava dal sole di mezzogiorno. Insieme alla rabbia anche il coraggio era sciamato. Fece per voltarsi e andarsene quando... “Posso aiutarla?”
Era la dolcissima voce di Yukari. La sua amica Yukari. Era sempre la stessa, bellissima e sorridente come la conosceva. Quanto avrebbe voluto abbracciarla e dirle chi era, dirle che le era mancata, ma non poteva. La sua amica non l’avrebbe riconosciuta o, peggio, l’avrebbe considerata una matta scacciandola. Sanae, seppure a fatica, trattenne tutte le sue emozioni.
“Si...Certo...Mi chiamo Sanae. Abitavo qui a Fujisawa da piccola, ho frequentato le scuole nella stessa classe di Ryo e Tsubasa, era anche la tua classe se non sbaglio. Sono stata anche manager della squadra di calcio con Te e Kumi e...Beh...Adesso sono qui di passaggio, sto facendo un giro nostalgico e siccome mi ricordavo che il negozio dei genitori di Ryo era da queste parti volevo fare un saluto a lui e ai vecchi amici....Sempre che mi ricordino...”
La moglie del capitano aveva raccontato la sua versione tutta d’un fiato, senza esitazione, recitando il suo ruolo di sconosciuta. Ormai lei non era più lei, anche se aveva un corpo e poteva parlare e provare emozioni, inutile ostinarsi.
Yukari sorrise scrutandola con attenzione.
“Mi dispiace Sanae, ma non mi ricordo di te. Comunque sei la benvenuta. Vieni accomodati.”
E la condusse gentilmente verso un divanetto di vimini circondato da fiori colorati.
“Eccoci qua Sanae, non ho molto tempo ma qualche minuto per chiacchierare e aggiornarti sulla situazione ce l’ho...Dunque vediamo...A quanto pare manchi da molto...Kumi non vive più qua, si è trasferita a Tokyo. Io e Ryo stiamo insieme. Che dire degli altri della squadra... Ah sì! Genzo è sempre in Germania e gioca a calcio con molto successo devo dire. Misaki ha continuato la sua carriera in Francia e ...Non mi viene quel nome...beh...Ti ricordi la Tigre?” Sanae annuì, avida di notizie, e Yukari, ben felice di quel tuffo nel passato, proseguì il suo racconto. “Lui gioca in Italia, non ricordo dove...E così sei stata la manager della squadra...Accidenti è davvero strano che io non mi ricordi di te sai? Ti dirò, non so molto altro, tanti hanno smesso di giocare...Jun è stato operato e ha continuato a giocare per un po’, poi è diventato medico. Di Aoba non so nulla, ricordi quando chiese a Tsubasa di lasciar vincere Jun perché era malato? Il capitano non ebbe la forza di reagire e perdemmo ma jun non perdonò mai Aoba per quello che aveva fatto. Lei gli aveva rubato la vittoria, quella vera, e Tsubasa non lo aveva rispettato come avversario. Per lui fu un vero tradimento, desiderava molto misurarsi col nostro capitano ad armi pari e invece...Anche Tsubasa cambiò molto dopo quell’episodio, è rimasto un altro anno qui in Giappone con la New team ma non era più lo stesso. Quando è partito per il Brasile ci è sembrata più una fuga che altro. Genzo è in contatto con lui, per il resto so che non è più tornato qua in Giappone, ha tagliato i ponti con tutti. Peccato, il fatto è che persino Ryo ha smesso di dedicarsi al calcio, lui non era certo un grande talento ma era bravo. Non so...Si è rotto qualcosa in lui e anche negli altri, forse saranno state le difficoltà, le aspettative deluse, il crollo di Tsubasa...Tanta fatica, tanti sogni e tutto può finire così, in un soffio. Il destino è capriccioso e non è facile tenergli testa, ci si stanca. Probabilmente sarà stata stanchezza...Eppure Tsubasa era così determinato, sembrava una roccia.” Il viso di Yukari, prima luminoso e sorridente, si rabbuiò. A Sanae echeggiavano in testa quelle strane parole...”il crollo di Tsubasa...”

 

Continua

Chissà...forse Sanae ha capito che deve smettere di combattere ma cercare di capire e vivere il suo viaggio e la sua ricerca come un'occasione per guardarsi dentro. Ma cosa sarà accaduto a Tsubasa?
Mah...Grazie ancora a tutti qurlli che mi seguono!

 

  
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