C’è silenzio in casa Odair
Cresta.
Uno strano silenzio per una casa in cui ci sono
due bambini
di nove e quattro anni più una neonata di 3 mesi. Ho
lautamente pagato Haymitch
perché portasse tutta la combriccola, genitori compresi, in
gita alla baia:
saremo stati soli praticamente tutto il giorno. Era il nostro quinto
anniversario di matrimonio, lo volevo festeggiare bene, dal momento che
con l’arrivo
del maschietto , la casa sarebbe stata ancora più caotica.
Mi sono alzata almeno due ore fa e sto cercando,
disperatamente, di fare una torta solo per noi due: ma è
Peeta il cuoco in
casa, non di certo io.
-Merda, merda, merda.- mormoro, vedendo che la
torta non si
alza, rimane maledettamente piatta.
Si sta formando un… buco? Che diavolo,
ho messo 3 bustine di
lievito, non dovrebbe gonfiarsi?
-Kat? Che stai facendo?-
Mi giro, rossa in viso e guardo Peeta che scende
dalle scale
con la faccia assonnatissima e il viso coperto da una leggera peluria
bionda:
dovrebbe davvero farsi la barba, o Dandy lo licenzierà dal
ruolo di padre. Non le
piace essere pizzicata quando lo bacia. Cerco di nascondere il disastro
che sta
avvenendo nel forno, mettendomici davanti al forno, coprendolo: non che
sia
difficile, visto che sono enorme ormai, data la gravidanza avanzata.
-Niente…- borbotto, mentre lui si
avvicina e sorride nel
vedere il caos nella cucina.
-Stai facendo una torta?-
-Forse.-
-E qual è l’occasione?- mi
chiede lui, sorridente.
Si è rimbecillito? Lui sa benissimo
qual è l’occasione: non
è possibile che Peeta Mellark si sia dimenticato del nostro
anniversario. Lo guardo
un po’ accigliata e scanso il suo bacio del buongiorno.
-Ne avevo voglia. Non dovresti tagliarti la barba?
Pizzichi.-
-Non te ne sei mai lamentata, signora Mellark.-
-Beh, me ne lamento adesso.- dico, sciogliendomi
dal suo
abbraccio e ondeggiando verso il bagno: oggi il piccolo lottatore ha
deciso di
mettere i suoi piedini proprio sulla mia vescica e sto andando in bagno
ogni
15- 20 minuti: l’ultimo pargolo, Mellark. Giuro.
-Ehm… Kat. Dove stai andando?-
-In bagno, perché?-
-Sta uscendo del fumo…-
Oh fantastico. Peeta arriva prima di me, dal
momento che la
mia mobilità è molto scarsa, e spegne il forno
prima che sia decisamente troppo
tardi: dal forno esce una “torta”, se
così si può chiamare, totalmente bruciata
e con un buco nel mezzo.
-Era un ciambellone, vero?-
-Sì. Sì esatto.- dico io,
cercando di conservare quel minimo
di dignità rimastomi.
Non era un maledetto ciambellone, era un
normalissima torta
allo yogurt, la più facile al mondo. Non dovevo fare la
panna o montare il
bianco, dal momento che non sapevo neanche come si facesse. Mio marito
mi
guarda sorridente e prende un coltello, avvicinandosi al mio disastro
culinario.
-Che fai?- gli chiedo, basita.
-Beh, l’hai cucinata e ora la mangiamo.-
Lo fermo e mi viene da ridere: stupido ragazzo del
pane. Si prenderebbe
anche un virus intestinale pur di farmi felice: ma non sono tanto
idiota o
cieca da fargli mangiare quella schifezza.
-Fermati, scemo. Prima di ucciderti.-
Lui mi sorride e come sempre mi fa arrossire: come
riesce a farmi
questo effetto sempre, ogni giorno? Mi mette una mano sulla pancia e il
suo sorriso
si allarga ancora di più, sentendo il piccolo che scalcia.
Spero che il piccolo
assomigli al padre, in tutto e per tutto: i suoi capelli, i suoi occhi,
le sue
labbra, il suo sorriso. Spero che abbia il suo coraggio, la sua forza
di
volontà, la sua bontà. Meglio che assomigli al
padre piuttosto che a me.
-Scalcia, eh?-
-Era peggio Dandy, magari lui sarà
più tranquillo di lei.-
- A proposito della peste…- dice lui,
girandosi per casa –
dove diamine sono tutti?-
-In gita alla baia. Volevo la casa solo per noi,
per
festeggiare…- borbotto, arrossendo.
-Festeggiare cosa?-
-O Mellark! Mi stai uccidendo! Lo sai benissimo di
cosa sto
parlando!-
-Io so solo di avere la casa libera… E
Dio, se sei bella
oggi signora Mellark…-
Mi sta ignorando? Sì, mi sta ignorando.
Ma, per quanto non
lo voglia ammettere, Peeta con la barba è terribilmente
sexy. E quella
canottiera e i pantaloni stretti del pigiama non lasciano molto
all’immaginazione.
Le sue labbra sono subito sopra le mie e le sue mani già
armeggiano con le
mutandine sotto il mio vestito per toglierle.
Dio, Mellark, riuscirò mai ad
arrabbiarmi con te?
Mi risveglio e noto che la luce del sole
è più fievole:
cavolo, sarà pomeriggio inoltrato. E io ho dormito per gran
parte della
giornata. Ma dov’è Peeta? Sul letto, accanto a me,
trovo un foglietto e
riconosco subito la calligrafia di mio marito.
Segui il profumo.
Ed effettivamente, sento un odorino
dell’aria che subito mi
fa alzare. Mi avvolgo in una vestaglia da camera e scendo al piano di
sotto ma
in cucina non trovo nessuno. Infatti, il profumo proviene da fuori,
dalla
terrazza che da sul mare. Dall’enorme finestra posso notare
subito una tavola
perfettamente apparecchiata con ogni ben di Dio e, immancabilmente, due
candele
troneggiano come decorazioni. Sorrido ed esco sulla terrazza e osservo
il
tutto, con il cuore che batte a mille. Un secondo dopo mi ritrovo le
sue
braccia che mi stringono e le sue labbra trovano subito la mia spalla.
-Non avrai davvero pensato che me lo fossi
dimenticato,
vero?-
-Tutto faceva pensare a quello.- gli rispondo,
appoggiando
la testa sul petto.
-Tieni. È per te.- mi dice, porgendomi
un pacchetto.
Gli sorrido, rimanendo in silenzio: non sono brava
con le
parole, ragazzo del pane, lo sai bene. Apro il piccolo cofanetto che mi
porge e
il mio cuore si ferma per un attimo. E’ lo stesso medaglione
della seconda
arena, quello dove si trovavano le foto di Gale, mia madre e Prim.
-Aprilo.-
Obbedisco a Peeta e le lacrime subito mi appannano
la vista:
le foto sono state sostituite, solo quella di Prim è rimasta
al suo posto. Nell’altro
spazio ci siamo io e Peeta e Dandelion il giorno del suo secondo
compleanno e
nell’ultimo c’è anche
l’ecografia del nostro piccolo lottatore. Non so che
dire, non avrei mai potuto pensare ad un regalo più perfetto
di questo. E’
Peeta ad essere perfetto.
-Io… la torta.. il regalo…-
borbotto, cercando di fare
chiarezza nella mia testa, vorrei fare uno di quei lunghi discorsi
romantici
come solo Peeta può fare. Lui scuote la testa e mi zittisce,
mettendomi un dito
sulle labbra.
-Tu mi ami, Katniss. Vero o falso?-
-Vero.-
Vero, Peeta. Per sempre.