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Autore: valeriaspanu    18/04/2014    6 recensioni
CONTINUO DI LIVING AGAIN: ciao a tutti ragazzi;) dato il successo di Living again, ho voluto scrivere una serie di one-shot su ciò che accade dopo il felice epilogo:D inoltre accetterò le scene che ci sono nelle vostre testoline: nel senso, se mi date consigli su "scrivere qualcosa sulla pucciosità di Haymitch come nonno" la farò senz'altro:) Quindi, leggete e commentate;) e "commissionate". Un bacio!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C’è silenzio in casa Odair Cresta.

Uno strano silenzio per una casa in cui ci sono due bambini di nove e quattro anni più una neonata di 3 mesi. Ho lautamente pagato Haymitch perché portasse tutta la combriccola, genitori compresi, in gita alla baia: saremo stati soli praticamente tutto il giorno. Era il nostro quinto anniversario di matrimonio, lo volevo festeggiare bene, dal momento che con l’arrivo del maschietto , la casa sarebbe stata ancora più caotica.

Mi sono alzata almeno due ore fa e sto cercando, disperatamente, di fare una torta solo per noi due: ma è Peeta il cuoco in casa, non di certo io.

-Merda, merda, merda.- mormoro, vedendo che la torta non si alza, rimane maledettamente piatta.

Si sta formando un… buco? Che diavolo, ho messo 3 bustine di lievito, non dovrebbe gonfiarsi?

-Kat? Che stai facendo?-

Mi giro, rossa in viso e guardo Peeta che scende dalle scale con la faccia assonnatissima e il viso coperto da una leggera peluria bionda: dovrebbe davvero farsi la barba, o Dandy lo licenzierà dal ruolo di padre. Non le piace essere pizzicata quando lo bacia. Cerco di nascondere il disastro che sta avvenendo nel forno, mettendomici davanti al forno, coprendolo: non che sia difficile, visto che sono enorme ormai, data la gravidanza avanzata.

-Niente…- borbotto, mentre lui si avvicina e sorride nel vedere il caos nella cucina.

-Stai facendo una torta?-

-Forse.-

-E qual è l’occasione?- mi chiede lui, sorridente.

Si è rimbecillito? Lui sa benissimo qual è l’occasione: non è possibile che Peeta Mellark si sia dimenticato del nostro anniversario. Lo guardo un po’ accigliata e scanso il suo bacio del buongiorno.

-Ne avevo voglia. Non dovresti tagliarti la barba? Pizzichi.-

-Non te ne sei mai lamentata, signora Mellark.-

-Beh, me ne lamento adesso.- dico, sciogliendomi dal suo abbraccio e ondeggiando verso il bagno: oggi il piccolo lottatore ha deciso di mettere i suoi piedini proprio sulla mia vescica e sto andando in bagno ogni 15- 20 minuti: l’ultimo pargolo, Mellark. Giuro.

-Ehm… Kat. Dove stai andando?-

-In bagno, perché?-

-Sta uscendo del fumo…-

Oh fantastico. Peeta arriva prima di me, dal momento che la mia mobilità è molto scarsa, e spegne il forno prima che sia decisamente troppo tardi: dal forno esce una “torta”, se così si può chiamare, totalmente bruciata e con un buco nel mezzo.

-Era un ciambellone, vero?-

-Sì. Sì esatto.- dico io, cercando di conservare quel minimo di dignità rimastomi.

Non era un maledetto ciambellone, era un normalissima torta allo yogurt, la più facile al mondo. Non dovevo fare la panna o montare il bianco, dal momento che non sapevo neanche come si facesse. Mio marito mi guarda sorridente e prende un coltello, avvicinandosi al mio disastro culinario.

-Che fai?- gli chiedo, basita.

-Beh, l’hai cucinata e ora la mangiamo.-

Lo fermo e mi viene da ridere: stupido ragazzo del pane. Si prenderebbe anche un virus intestinale pur di farmi felice: ma non sono tanto idiota o cieca da fargli mangiare quella schifezza.

-Fermati, scemo. Prima di ucciderti.-

Lui mi sorride e come sempre mi fa arrossire: come riesce a farmi questo effetto sempre, ogni giorno? Mi mette una mano sulla pancia e il suo sorriso si allarga ancora di più, sentendo il piccolo che scalcia. Spero che il piccolo assomigli al padre, in tutto e per tutto: i suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra, il suo sorriso. Spero che abbia il suo coraggio, la sua forza di volontà, la sua bontà. Meglio che assomigli al padre piuttosto che a me.

-Scalcia, eh?-

-Era peggio Dandy, magari lui sarà più tranquillo di lei.-

- A proposito della peste…- dice lui, girandosi per casa – dove diamine sono tutti?-

-In gita alla baia. Volevo la casa solo per noi, per festeggiare…- borbotto, arrossendo.

-Festeggiare cosa?-

-O Mellark! Mi stai uccidendo! Lo sai benissimo di cosa sto parlando!-

-Io so solo di avere la casa libera… E Dio, se sei bella oggi signora Mellark…-

Mi sta ignorando? Sì, mi sta ignorando. Ma, per quanto non lo voglia ammettere, Peeta con la barba è terribilmente sexy. E quella canottiera e i pantaloni stretti del pigiama non lasciano molto all’immaginazione. Le sue labbra sono subito sopra le mie e le sue mani già armeggiano con le mutandine sotto il mio vestito per toglierle.

Dio, Mellark, riuscirò mai ad arrabbiarmi con te?

 

 

Mi risveglio e noto che la luce del sole è più fievole: cavolo, sarà pomeriggio inoltrato. E io ho dormito per gran parte della giornata. Ma dov’è Peeta? Sul letto, accanto a me, trovo un foglietto e riconosco subito la calligrafia di mio marito.

Segui il profumo.

Ed effettivamente, sento un odorino dell’aria che subito mi fa alzare. Mi avvolgo in una vestaglia da camera e scendo al piano di sotto ma in cucina non trovo nessuno. Infatti, il profumo proviene da fuori, dalla terrazza che da sul mare. Dall’enorme finestra posso notare subito una tavola perfettamente apparecchiata con ogni ben di Dio e, immancabilmente, due candele troneggiano come decorazioni. Sorrido ed esco sulla terrazza e osservo il tutto, con il cuore che batte a mille. Un secondo dopo mi ritrovo le sue braccia che mi stringono e le sue labbra trovano subito la mia spalla.

-Non avrai davvero pensato che me lo fossi dimenticato, vero?-

-Tutto faceva pensare a quello.- gli rispondo, appoggiando la testa sul petto.

-Tieni. È per te.- mi dice, porgendomi un pacchetto.

Gli sorrido, rimanendo in silenzio: non sono brava con le parole, ragazzo del pane, lo sai bene. Apro il piccolo cofanetto che mi porge e il mio cuore si ferma per un attimo. E’ lo stesso medaglione della seconda arena, quello dove si trovavano le foto di Gale, mia madre e Prim.

-Aprilo.-

Obbedisco a Peeta e le lacrime subito mi appannano la vista: le foto sono state sostituite, solo quella di Prim è rimasta al suo posto. Nell’altro spazio ci siamo io e Peeta e Dandelion il giorno del suo secondo compleanno e nell’ultimo c’è anche l’ecografia del nostro piccolo lottatore. Non so che dire, non avrei mai potuto pensare ad un regalo più perfetto di questo. E’ Peeta ad essere perfetto.

-Io… la torta.. il regalo…- borbotto, cercando di fare chiarezza nella mia testa, vorrei fare uno di quei lunghi discorsi romantici come solo Peeta può fare. Lui scuote la testa e mi zittisce, mettendomi un dito sulle labbra.

-Tu mi ami, Katniss. Vero o falso?-

-Vero.-

Vero, Peeta. Per sempre.

  
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